Nuova Repubblica - anno III - n. 2 - 25 gennaio 1955
2 SOCIALISMO E U. P. DEL TENERE LASINISTRA Caro Codignola, quando mi domandano che cosa sono, io rispondo sempre che sono un socialista; e quando mi vien chie– sto che significhi qsscre un soci~li– sta, per non farla troppo lunga ri– spondo con le parole del programma votato dal Congresso socialista cli Genova del 1892. A mc pare, infatti, che nel nostro paese, ove di un socialista si voglia dare una definizione, non sia possi– bile tracciarne fedelmente il profilo se non dicendo che socialista è colui che partecipa alla lotta elci lavorato– ri per la conquista elci poteri pub– blici, e quindi per la trasformazione dell'ordinamento economico e soda– le, per la socializzazione dei mezzi di produziont e di scambio; in breve: per sostituire all'attuale società la società socialista, cioè la società senza classi o, come altri dice, l'ordine nuo– vo, pii\ giusto, dove a ciascuno ven– ga garantita la sicurezza sociale del– l'esistenza. Questo è, in Italia, il programma elci socialisti. E nell'adesione a que– sto program.ma, senza molti « se » e molti « ma », coloro che sono socia– listi si riconoscono. Ma questo è il programma finale, questi sono gli scopi dell'azione socia– lista. E c,ò che pii, conta ormai, nel– le difficili lotte politiche elci nostro paese, non sono i bei programmi, ma gl~strumcnti con i quali a questi programmi si spera di poter comin– ciare a dare pratica attuazione. Di qui, le divisioni fra socialisti: alcune delle quali (quella fra il P.S.I. e U.P., ad esempio), per le ragioni che le determinano e i buoni rapporti che nonostante la separazione inter– corrono fra le parti, a mc sembra che possano considcr~rsi divisioni po– sitive. Per convincersi come sia pOssibilc che una divisione fra i socialisti ven– ga definita positiva, non bisogna di– menticare che oggi la lotta politica in Italia - anche la lotta elci socia-. listi - non può non svolgersi nel quadro degli ordinamenti costituzio– nali. Noi abbiamo, infatti, una costi– tuzione democratica sufficientemente avanzata; tale, da offrirci la possibili– tà, nonostante la resistenza delle clas– si dominanti, di modificare l'ordine sociale con mezzi pacifici. In queste condizioni, poiché non si tratta di or– ganizzare insurrezione e rivolte, ma cli presentarsi al R!>cseper chic~crnc il voto, siamo tenuti a domandarci quale sia lo schieramento più adatto che i socialisti devono assumere per fare qualche passo in avanti. A questa domanda il nostro grup– po politico ha risposto da tempo. Abbiamo detto che la chiave della situazione sta in una politica di m1ziat1va socialista praticata dal P.S.I.; e poiché tale politica - per un insieme di ragioni che tutti cono– sciamo ed abbiamo detto e rieletto per anni - non soltanto non può _essere realizzata in breve tempo ma è destinata ad incontrare gravi diffi– coltà fin dal momento in cui si cer– cherà di darle una impostazione chia– ra e conseguente, ci siamo risolti a costituire a fianco del P.S.I. una for– mazione autonoma di socialisti e di democratici. Con il compito, non già Bu t;l, cli metterci in concorrenza col P.S.I., ma di offrirgli permanentemente una indicazione e un appoggio per quel– la politica di.... iniziativa socialista in cui è racchiuso, a nostro avviso, il segreto della ripresa delle classi la– voratrici in Italia. Con lo scopo, non già di creare un nuovo e rigido schie– ramento di tinta radical-socialista (che finirebbe col trasformarsi pre– sto in un partito borghese di stampo cavallottiano), ma di allargare l'in– fluenza ciel socialismo in Italja, cioè di conquistare alla politica socialista - visto che il P.S.I. oggi non è ancora capace cli farlo, più per il peso degli crrç,ri passati che per ciò che attualmente è - quei settori della società nazionale i quali, in contra– sto con i loro interessi, si trovano tut– tora legati al carro della conserva– zione sociale. f: bene continuare a ripetere tutto ciò, perché non avvenga che ci smar– riamo per strada. Soltanto se conti– nueremo ad as.s.olvcrc i compiti e a puntare sugli scopi• che abbiamo pre– fisso ad U.P. potremo dire, infatti, cli aver reso un importante servizio al P'ICSe. La nascita di U.P. è un fatto rilevante e positivo per que·– sto: perché siamo riusciti - io mc l'auguro - a portare su terreno so– cialista alcune forze della democra– zia laica. Dal,ibiamo continuare su questa strada; ma senza· che i pro– blemi propri del radicalismo diven– gano ;' problemi nostri. Guardiamoci da questo pericolo, caro Codignola. Che mi pare che esista. L'ultimo articolo di fondo su « Nuova Repubblica> e il pezzo pub– blicato per procurare nuovi abbonati, rni sembrano infatti rivelare una cer– ta inclinazione a destra. Teniamo la sinistra, caro Codi– gnola. t l'unico modo perché I so– cialisti come te, come me e tanti altri compagni che militano in U.P. non si ritrovino a combattere una battaglia sbagliata. LELIO L.UlORIO Caro Lagorio, non potrei che sottoscrivere il tuo giudizio e la tua diagnosi, che sono quelli insistentemente a/fermati da me - come ben sai- per sostenere la tesi della massima concentrazione di forze socialiste e democratiche, orientate a una politica comune di allargamento socialista. Forse, dalla tua lettera traspare una prospettiva, nei riguardi del P.S.I., che vorrei de– finire ottimistica: e non perché non sia la prospettiva giuJta, ma perché è dubbio che il P.S.l. abbia la capa– cità di rendersene conto, ed è ovvio che la nostra azione non può di– pendere soltanto dalla politica di al– tri, che noi abbiamo solo un limi– tato potere d'influenzare. Non mi pare d'altronde che vi sia accenno di propensione a tlestra in recenti atteggiamenti miei e del no– stro giornale: a meno che anche il tuo ragionamento non possa p11r es– so definirsi cli destra. E poi, cerchia– mo di evitare espressioni che, per esstre generiche rùchiano di essere equivoche. Anche lit sei automobili– sta, e sai che per arrivare a una certa meta prefissata occorre seguire le curve della strada. La meta è a sini– stra, ma per arrivarci non è buon me– todo tenere la sinistra in qualunque momento e per qualunque atto: sian– drebbe inevitabilmente a sbattere con– tro un muro. Quanti sono i socialisti in Italia che, ammalati del complesso di sini– stra, sono stati e sono responsabili dell'involuzione a destra di tutto il paese? T, C. 1anco NUOVA REPUBBLICA UNGOVERNO di sinistra liberale INFRANCIA? 1 L dibattito di politica estera al– l'Assemblea Nazionale di fine d·anno, che si conciuse con Tap– provazione a stretta maggioranza de• gli accordi di Londra e cli Parigi, è stato uno dei più drammatici .nella sto– ria parlamentare della IV Repubblica. Le ragioni di tale tono dramma– tico non sono state solamente di ca: rattere sentimentale, come i giornali d 0 informazione in Italia volevano far credere, ma an~he specificatament~ po– litico. E tali ragioni sono da tenere nel dovuto conto, per chi voglia pen– sare con il proprio cervello e ren– dersi conto di quanto sta per sottoscri– vere. Sicché non possiamo non re– stare pensosi, quali che siano i no– stri- sentimenti verso il documento di– plomatico, alla lettura dell'articolo cli Jacques Soustelle: « Le refus de la croisade », pubblicato sul numero na– talizio del settimanale L'ExpreJJ. Jac– ques Soustelle, non è un comunista, né un compagno di viaggio; valo– rosissimo combattente della Resisten– za, ministro dopo la Liberazione in un governo De Gaulle, fu uno dei teorici, e dei dirigenti del R.P.F., ed ora è deputato di quel gruppo. Nel– l'articolo citato egli sottolinea non solo la differenza sul piano politico che la N.A.T.O. presenta per la Fran– cia e gli altri paesi occidentali eia una parte e per la Germania dall'altra, ma anche lo sgomento che il riarmo te– desco produrrà nei popoli slavi, le vittime più frequenti dtl militarismo tedesco. Vi è poi una accorata con– clusione i cui motivi hanno valore per la Francia e per l'Europa tutta : ,t La nostra situazione geografica e storica assomiglia a quella dell 0 lmpe– ro d 0 Oriente dal XIII al XV secolo preso fra rJslam e il cristianesimo oc– cidentale. Soccombette tanto per le imprese mercantili di Venezia e di Genova quanto per gli assalti del Sultano. Poi i due mondi che si credevano inconciliabili, roccident~ cristiano e rJslam, il mondo della mezza I una e quello della croce, r uno che doveva immancabilmente annien– tare l"altro, hannb trovato un modus vivendi e sono sopravissuti. Ma i gre– ci d 0 Oriente non era~o più lì ~er os– servare lo spettacolo». Le sedute parlamentari che giunse– ro alla ratifica degli accordi di Lon– dra e Parigi recano in sè questa drammatica angoscia d 0 una Assemblea che era tuttavia nel suo intimo con– traria. Tenendo presente tale situa– zione psicologica, si comprende la esiguità della maggioranza ottenuta eia Mendès-France, e la fatica che questi durò per raggiungerla, tanto che, co– me osserva Claude Bourdet su Fm11ce– Observa1e11r, dovette ricorrere a « una mendicità governativa degna di l.a– niel », e valersi delle pesanti pres– sioni esercitate sui deputati da Lon– dra e eia Washington. t necessario però aggiungere che l'opposizione rea– zionaria della vecchia coalizione (La– niel, Pleven, Bidault) cercava di far cadere il governo perché contraria ad alcune riforme che Mend~-France si propone di realizzare in Francia e nel Nord-Africa molto più che per ra– gi_oni di politica internazionale. La fine di questo dibattito di poli– tica estera vede dunque la maggioran– za governativa assottigliata quanto mai, e per di più con il rischio di divenire minoranza quando il governo passerà a dar corso a quelle riforme La battaglia condotta da Mentlès-Frt111ce per l'approvazione dell'U.E.0. rientra nello stile di governo dimostrato dall'uomo fin dalla conclusione del– la pace in Indocina: elim,ìnare cioè progressivamente, e con energia, tutti g/i ostacoli che si trovano sul suo cammino per metter mano a una politica di permanente distensione all'estero e di seria riforma all'interno, evitando passi capaci di impegnare troppo l'avvenire. Evidentemente, M.-F. giudicava la C.E.D. un impegno più grave, per la libertà d'azione della Francia e del– l'Europa, che non la V.E.O.: ha preferii.o quindi scegliere il male minore, e una volta decisa la sua politica, l'ha spinta fino in fondo. Ma, all'interno della Francia, questo estremo realismo del Presidente ha diviso le forze che in un pr,1110tempo l'avevano appoggiato: particolarmente, l'approvazione dell'U.E.0. ha determinato l'accanita opposizione dell'Ob– servateur (Bourdet), che aveva sperato - dopo la catluta della C.E.D. - in una più decisa iniziativa francese verso la Russia, anche a costo d'una even– tuale rottura con l'America. La nuova sinistra che pareva delinearsi dopo )a 'caduta della C.E.D. 110n sembra quindi in grado di mantenere uno schiera– mento di larghi confini: al suo posto, si vanno formando due raggruppa– menti, uno di centro-sinistra (liberali e radicali di sinistra, resistenti ex gol– listi ecc., che fan capo all'Exprcss e a M.-F.), l'altro di sinistra non marxista, o Nouvelle Cauchc (con Jcunc Republiquc, France - Obscrvatcur, Union Progressiste e Ccntrc d'action dcs gauches indépcndantes). L'articolo del compagno Fagiuoli mette in luce un aspetto di questa complessa. situazione, sulla. quale ci ripromettiamo ,li continuare ad illumi– nare i nostri lettori. (ad esempio la legge sull'alcooljsmo) che ha in animo. Ciononostante esse sono le premesse per la formazione cli una nuova esperienza politica che potrà dare alla Francia un nuovo vol– to e farle assumere una funzione dav– yero notevole nella vita internazionale. L'ExpreJJ ci illumina al riguardo. Il periodico parigino, assai vicino agli ambienti del presidente del consiglio, riporta due. editoriali, uno della re– dazione e l'altro di André Malraux, assiduo collaboratore di De Gaulle, che per il loro contenuto s'integrano. Malraux parla d 0 una alternativa alla tradizionale antitesi marxista: di una sinistra definentesi nel proletariato e di una destra a questo contraria. E prospetta un movimento, che per un secolo si è espresso in uno stato d 0 ani– mo e in una cultura ereditata più che in una realtà economjca: si tratta del liberalismo francese rinascente og– gi dietro l'operato cli Mend~-FranC'!. Esso, oltre che scongiurare la ricadu– ta, per mezzo d'una eventuale crisi di governo, nell'immobilismo .di Pinay e Lani.el, dovrebbe dar vita ad una maggioranza di sinistra liberale, la quale iniziasse un programma di « n4:w dea! », facendo un po· suoi quei motivi di giustizia e di democrazia sociale, che furono le grandi rivendicazioni del partito socialista da Jaur~ a Blum. Certamente l'uomo della strada fran– cese è permeato di alcuni fondamen– tali principi della Rivoluzione, che impugna in determinati momenti della storia (si ricordi raffare Drc-yfus e il Fronte popolare), e ~llorché li risente programmati, sopratutto se in ter– mini di reazione a tenderlze involuti– ve, vi si appassiona. 11 consenso vastis– simo in ogni ceto, che Mend~-France suscitò nell·estate scorsa, è in molta parte d'ovuto a tali sentimènti. Sin– golare in propositÒ è l'atteggiamento di alcuni cattolici, quali François .Mau– riac, che fino a qualche tempo fa da– vano la loro adesione al M.R.P. Mal– raux dice molto giustamente che per molti cattolici il legame con la de– mocrazia cristiana era dovuto ad una esigenza di difesa d 0 alcu.ni valori cri– stiani ed evangelici che essi vedevano soddisfatti da quel partito; ma una volta constatata la pratica di governo del M.R.P. sentirono quei valori usur– pati e rinnegati. E fu allora, in ter– mini diversi, il dramma dei preti– operai: un cristianesimo contro la gerarchia. Lo stesso Mauriac, che po– chi anni or sono collaborava a Le Figa,-o con editoriali assai severi e duri, è spinto ora a scrivere in alt~a parte de L' Expreu: « Esiste oggi una sinistra cristiana. Esiste un· sindacali• smo cristiano organizzatissimo. Se al– .cuni dirigenti del M.R.Ì'. sembrano aver dimenticato l'ideale della loro giovinezza, siate certi che attorno ai deputati dissidenti migliaia di demo– cratici cristiani sono pronti ad orga• [n. d. d.] nizzarsi. La Chiesa della C.F.T.C. e dei preti-operai, la Chiesa della Mis– sione cli Francia e delle Fraternitt's del Padre Foucauld, la Chiesa cli Témoig,u,ge chrétie,, non assomiglia a quella che, dal tempo di Dreyfus, re– stava troppo attenta alle parole d 0 or– dine politiche dell'estrema destra e delle leghe antisemite »; e più sotto: « Ma molti, immagino, comprendono che l'interesse della Chiesa di Fran– cia non è di risvegliare la battaglia della scuola e le passioni anticlericali, né di compromettersi con una destra così ottusa, così asservita come la no– stra a ogni interesse.... Potrebbero i no– stri vescovi non augurarsi che tut– ta la gioventù cattolica, che i sinda– calisti cristiani divenissero uno dei poli di questa· nuova sinistra liberale?». Se per Malraux il discorso •è lungo poiché s·entrerebbe a parlare d'espe– rienze di carattere metafisico oltre che politico, per spiegare radesione d 0 al-' cuni gaullisti è necessario tener pre– sente il carattere e la formazione del movimento di De Gaulle. Emmanl!'el Mounier disse che era un partito di piccoli borghesi e bottegai pieni di risentimento e disfattismo, i quali ave– vano trovato affascinante, per il suo passato, ·la persona del generale e avevano ripostO fiducia nel suo mes– saggio che a volte riecheggiava quello di Boulanger. Ma alla testa di que– sta piccola gente reazionaria vi erano intellettuali e ex-resistenti per cui il R.P.F. era una soluzione a modo loro dei problemi politici e il soddisfaci– mento del loro patriottismo; poiché è diffuso in molti di questi uomini il rimpianto d 0 una Francia che conti nel mondo per la sua politica e per la sua influrnza di nazione civile e libe– ra. .B un .nazionalismo, che non ha nulla d 0 imperialista: esso chiede solo che il proprio paese assuma l'impor– tanza che ebbe durante la storia. Que– ste aspirazioni sembrano ora soddi– sfarsi per alcuni nel liberalismo di Mend~-France. !l il caso di Malraux e fors'am:he di Soustelle. La rinascita d 0 una esperienza libe– rale pare avere molte probabilità di successo, per l'entusiasmo che suscita in alcuni uomini, i quali si prodiga– rono in momenti decisivi. Il valore che noi attribuiamo a que– sta esperienza ha un carattere parti– colare, pur essendo d 0 accordo con Clau– de Bourdet che non si tratta di una No111,elleGa11che, ·bensl d 0 una forma– zione ispirata dalla borghesia illumina– ta. Se l'operazione politica - in una parola: un governo di liberali di sini– stra condizionato dalla S.F.1.O. - do– vesse riuscire, avrebbe forse probabili– tà di sbloccare una situazione non so– lamente in Francia ma anche nel re– sto dell'Europa. Sarebbe forse un p;i. mo passo verso una soluzione socia– Jist:ta venire. ANDRE.l FAGIUOLI
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