Nuova Repubblica - anno III - n. 1 - 10 gennaio 1955

81 8 Pl~AlJSJ e botte + P: di ieri la 11ot1Z1a clell'iscrizio– ne apposta sulla lapide di un caduto fascista a Predazzo in Val di Fiem– me: « Qui giace uno dei trecento– mila uccisi da mano partigiana 01- sassina >. Giustamente Clara Bavero, nel riferire la notizia in una lettera a Risorgimento socialista, onerva che « in uno stato antifascista, che alla Resùtenza si richiama e della Resùtenza afferma di essere filiazione diretta e legittima, sarebbe lecito aspettarsi, in casi del genere, qualche moderno provvedimento, se non altro per rinnegare le manifestazioni di una parte politica che in Italia non dovrebbe avere, oggi, diritto di cit– tadinanza>. D'altra parte, è vera– mente, il nostro, uno stato antifasci– sta? O non J piuttosto, l'iscrizione di Predazzo, una delle innumerevoli, ormai, manifestazioni esterne di una realtà politica, sociale ed economica che la Resistenza, a suo tempo, do– veva distruggere e che invece potè appena scalfire? Di questa vecchia, intramontabile, immarcescibile (per dirla con termine littorio) realtà ita– liana, antifascismo e Resistenza non sono, purtroppo, che la veste, tin alibi di cui la cosiddetta classe diri– gente continua a servirsi nel giuoco politico, perché ancora non può far– ne a meno, ma con l'animo e la volontà protesi verso il giorno - scritto a lettere d'oro nel Libro dei Togni - in cui potranno essere ri– pristinati i veri valori e i veri eroi 11azionali. In attesa di pronunciamenti go– vernativi, ci si accontenta per ora di iniziative provinciali. Come quella preso a Massa Carrara dai nazisti dr. Pelù, consigliere provinciale, e signori Man/redini, Giuliani e Ton– giani, consiglieri comunali, che han– no respinto l'invito di partecipare alle onoranze che dovevand essere tributale ai trecnto trucidati del Frigido, motivando il loro rifiuto con l'affermazione che a San Cas– siano di Porli vi è ancora una tomba che attende le spoglie di Mussolini. Se Dio vuole, c'J ancora qualcuno in provincia, che pur appartenendo a partito governativo, non sì è di• menticato di essere stato antifascista e sa eome rispondere a vergognosi gesti come quello dei quattro ·sud– detti nazisti. Il nostro plauso, per– tanto, al comm. Guido,ii, presidente del Consiglio provinciale di Massa Carrara, che ho risposto a quel– l'atto con parole che sottoscriviamo interamente e volentieri riportiamo qui sotto: e A nessuno potrà sfuggire la gra– vità del fatto che, di fronte all'or– rendo crimine del Frigido, ci siano stati· degli uomini capaci di rifiutare l'invito a rendere omaggio alle vit– time di tanta atrocità, non fosse altro che per riaffermare i supremi valori della persona umana c~e a nessu– no, per nessun motivo, è lecito trat• tare come pesante ingombro di cui ci si può disfare a proprio piacimen– to, facendone persino bersaglio per le proprie esercitazioni di tiro. Il dottor Pelù avrebbe voluto accomu– nare nelle onoranze tutti i Caduti ed il clot/.or Ma,ifredini ha lamentato che a San Cassiano ci sia ancora un sepolcro vuoto, ecc. ecc. Se questi. sono i caduti che si vogliono acco– munare nelle onoranze che la Patria risorta tributa ai suoi eroi, diciamo subito che non possiamo collocare sullo stesso altare delle vittime, il carnefice; non possiamo esaltare la tomba di un uomo che, armato sol• tanto di boriose parole, ha portato il paese alla guerra e alla rovina ed è fuggito miseramente con una aman– te e con un carico d'oro di proprietà dello Stato. Non permetteremo mai, che si riabilitino questi uomini e que– sti sistemi politici; JU quuto terreno non ci potrà essere transazione o conciliazione; su questo terreno 110n c'è eh, la legge la q1rnle ha il dovere di impedire che sotto qualunque forma risorga il fascismo che è re– sponsabile di troppo dolore, di trop– pe lacrime e di troppo sang~e >. (:> Che la pubblicità è l'anima del commercio lo sanno, purtroppo, a oe P er quanti preconcetti si possano nutrire e per quanti dubbi possano nascere circa l'obbi~!tività di una storiografia in funzione politica - co– me quella esercitata dagli studiosi co– munisti nel campo della storia contem– poranea - nondimeno è necessario ri– conoscere che la via da loro battuta sulle orme tracciate da Gramsci è una via che porta a una messe feconda di risultati, in buona parte validi ed accettabili da tutti. Si verifica cioè in sede storiografie~ quanto riscontriamo in sede politica: la possibilità (direi quasi la necessità per noi assertori di un socialismo au– tonomo) di percorrere insieme ai co– munisti .- in determinate circostanze - un bel pez.zo di strada; con la cau– tela però che ci deve imporre la con– sapevolezza della diversa meta cui ten– diamo e con la diffidenza verso quella particolare forma 111e,11is che fa talvol– ta dei comunisti i gregari troppo fe– deli verso quelli che considerano i loro c:tpi, tanto da arrivare al sacrificio to– lale di ogni spirito critico o, vicever– sa, alla più spietata autocritica del loro passato lontano o presente. Sono infatti per lo più giovani stu– diosi comunisti che danno impulso al– lo studio del movimento operaio, ve– dendo giustamente in questo il sorgere di una nuova classe politica, che - do– po la conseguita unità d'Italia - s'in– serisce nella tradizione risorgimentale cercando di perpetuarla e di ravvivar– la col lievito della rivoluzione sociale per giungere a quella trasformazione strutturale che il risorgimento solo in parte attuò o addirittura mancò di at– tuare. La storia del movimento operaio si identifica così con le origini del socia– lismo in Italia, al cui studio invitarono già da tempo le parole di Max Nettlau ~ poi di Nello Rosselli, tanto ingiusta– mente bistrattato dal Gramsci. Dunque, nonostante la dovuta cau– tela e la pregiudiziale sollevata da Nino Valeri nei confronti di « una storiografia, che in nulla differisce dal– la politica, perché altro non è che uno dei suoi settori di lotta » 1 , accogliamo con intert"sse e simpatia lavori come questi di Libertario Guerrini, che af– fronta un argomento finora inesplorato, citando dati e statistiche per chiarire e colmare le lqcune di una storia lo– cale, la quale non si esaurisce in se stessa ma porta un valido, se non il più valido, contributo alla comprensi,one del– la storia nazionale. loro spese, tutti gli italiani che man– giano, bevono e vutono panni in questa metà del secolo XX d. C., quei poveri italia11i che - abbiano la ventura di trovarJi in un bar o in un cinema, in città o in campagna, al mare o ai monti - sono co– munque, Jempre, Jatlicamente ricer• · cati, inJeguiti, raggiunti e rimbam– biti da legioni di slogans pubblici– tari. Giungerà quindi particolarmen– te gradita a tutti codesti infelici la notizia dell'iniziativa presa dalle So– cietà Miche/in di Torino, Pirelli di Milano e RIV di Torino - cui pron– tamente si è associata la Pellizzari di Arzignano - per l'esclusione dei cartelli pubblicitari dai tratti di stra– da ritenuti turisticamente intereJJan• ti. Oco gratias, veramente! Ché non solo ci rallegriamo di non dover più allungare il collo fra il cartellone della pompa X e quello dell'arancia– ta Z per sbirciare il famoso pano– rama, quello che la solerte guida del Touring contraJSegna con l'asterisco; ma siamo lieti soprattutto che la lodevole iniziativa sia partita dalle società stesse interessate al/a pubbli– cità. Sarà forse un'eco delle nostre aJcendenze anarchiche; ma tutto quanto è frutto di autodùciplina e non di autorità riscuote la nostra incondizionata JÌmpatia. I Dobbiamo allora aspettarci una analoga iniziativa da parte della RAI? Non facciamoci illusioni, ami– ci; soprattutto ora che il cambio della guardia ha portato alla dire– zione di codesta moderna J/)ruzza• trice della scemenza nazionale, un trust di cervelli squùitamente cleri– cale. Aspettiamoci, llltt'al più, che codesto trust si faccia parte diligente (com.e si 11sa dire) per sostituire alla réclame di 11na società di formaggi o di borotalco, q11ella di una ditta di arredi sacri o d'abiti talari. OGNUNO a o NUOVA REPUBBLICA LIBRI E PROBLEMI LA LOTTA OPERAIA IN TOSCANA Quello che non possiamo accettare è il considerare il movimento operaio co– me la viva forza del progresso deter– ministicamente destinata a sfociare nel Partito comunista, e quindi il condan– nare tutti gli aspetti che una siffatta soluzione non contemplasse e vedere in essi la causa delle sconfitte cui il pro• letariato andò incontro. Ma, tornando al libro del Guerrini, diremo che esso - nonostante questo difetto - viene a completare sempre più gli studi sul movimento operaio in Firenze e provincia, che annoverava– no finora almeno due lavori essenziali ed esemplari. Il primo è quello di Elio Conti sulle origini del socialismo a Firenze 2 , che - a nostro giudizio (confortato anche da quello assai più autorevole di Leo Valiani 3 ) - rimane il libro più bello che sia stato scritto in questo campo. La storia locale serve qui con equili– brio perfetto a lumeggiare una situa– zione generale e la difficile ricerca in prevalenza condotta sulle carte di poli– zia, ci rivela uno storico di classe, intento alla ricostruzione dei fatti, sen– za l'ombra di spirito di parte o di «rivendicazione». Diciamo questo anche se non condi– vidiamo appieno la condanna radicale del socialismo anarchico, che il Conti definisce come « una conseguenza del– la arretratezza dell'ambiente economi– co-sociale e dell'immaturità politica del– le masse lavoratrici ». Pur riconoscen– do la sostanziale verità di questa af– fermazione, non definiremmo l'anarchi– smo in genere, e quindi nemmeno l'anarchismo dei primi bakuninisti fio– rentini, come un movimento dal punto di vista ideologico affatto negativo. Siamo più propensi a scorgere in esso, come ha fatto Carlo Rosselli soprat• tutto dopo la esperienza in Catalogna, la estrinsecazione del « volontarismo » - che in Italia si sposò con la eredità risorgimentale - e l'aspirazione alla rivoluzione umanista. L'anarchismo rap– presenta nei suoi tratti schematici ed essenziali l'elemento individualistico, che è un fattore insopprimibile della dialettica storica. « Il socialismo marxi– sta parte dalla massa, dalla collettività. Il comunismo libertario parte dal sin– golo » - sosteneva appunto Carlo Rosselli •. E diciamo questo, non per limitare l'elogio al Conti, ma onde affermare che per noi, eretici dell'ortodossia mar– xista, il perpetuarsi della tradizione anarchica in seno al movimento operaio ha un particolare interesse, the tra– scende i limiti di una determinata si– tuazione storica. L 'altra opera fondamentale sul so– cialismo nella provincia di Fi– renze è il libro di Ernesto Ragionieri su Sesto Fiorentino, che costituisce un'analisi approfondita, J)<'rché racchiu– sa entro i confini ben definiti di un centro operaio sorto nelle vicinanze di. Firenze intorno alla Manifattura di Doccia, la prima grande industria ita· liana di ceramiche, nata con criteri mo– derni per iniziativa del marchese Gi– nori, durante la prima metà del secolo XVIII. Il Ragionieri non solo ci dà in questo libro una storia attenta e documentata della struttura sociale di un piccolo centro industriale, seguendone l'evolu– zione economica fino alle soglie della sopraffazione fascista; ma in modo par– ticolare studia l'organizzazione delle forze proletarie, il costituirsi di una opposizione socialista, che - sotto la guida dei dirigenti del socialismo fio– rentino - si va lentamente formando, per giungere infine alla conquista del comune. Ed è appunto questa storia della amministrazione socialista, storia tutta permeata di concretezza, che costitui– sce l'aspetto più interessante dell'ope– ra, che il Ragionieri ha poi egregia– mente integrato con un altro studio di carattere piì1 generale sul programma amministrativo del partito socialista in Italia •. Meno convincente riesce l'autore nel– l'ultima parte del suo libro, quella in cui sono narrati i fatti che intercorro– no fra l'intervento nella prima guerra mondiale e l'avvento del fascismo, par– te che avrebbe richiesto un'analisi più estesa in senso nazionale e più parti– colareggiata in senso locale, come altri ha già osservato•. Troppo sommario, ad esempio, ci sembra l'implicito giudizio sull'inter– vento. Vari infatti sono gli aspetti ne– gativi dell'intervento italiano, soprat– tutto dal punto di vista della prassi democratica e parlamentare, ma anche l'applicazione sic et simpliciter della formula leninista di un neutralismo che implicasse l'organizzazione della rivo– luzione sociale, è piuttosto astratta, se riferita alla particolare situazione ita– liana ed europea. Non crediamo che la vittoria degli imperi centrali con il rigurgito reazio– nario che avrebbe suscitato nei vari stati nazionali avrebbe affrettato il trionfo del proletariato. Di fronte a tali problemi, le incertezze e le re– sponsabilità dei socialisti italiani sem– brano in parte giustificate. LIBERTARIO GlJERRll\11 IL MOYIMEnTD OPERAIO EMPDLm DILLE DRl61ftl ALLI fiOERRI D LIBERIZIOftE * ERl\lESTO R&GIOl\lllBRI on co1onE mm1m : ano F1oun1no R I ìll a 8 C I T& - t 8 S a I I Guerrini, giovandosi della impo-. stazione metodologica delle suddet– te opere, nello studiare il movimento operaio di Empoli, ha avuto nello stes– so tempo un compito più facile e più difficile del Ragionieri, dal quale il Gu·errini - un giovane operaio auto– didatta, - è stato aiutato e guidato nella stesura della sua opera. Più fa. cile, perché l'argomento è assai più suggestivo, essendo Empoli un centro economicamente e socialmente più vivo, con una nobile tradizione storica, po– sta come è su un incrocio stradale della massima importanza per le co– municazioni tra Firenze, Siena e Pisa, nonché per l'importanza che aveva an– cora ai tempi del Granducato l'arteria fluviale dell'Arno. La stessa produzione economica del– la cittadina, situata in una delle pla– ghe più ricche della Toscana, prendeva impulso non solo dall'agricoltura, ma anche per il sussistere di varie attività industriali: dall'industria della paglia a quella del vetro, da quella dei fiam– miferi a quella dei calafati di Limite, dalle fabbriche di ceramiche alle botte– ghe dei carrozzieri, alle fornaci e via di seguito. Tale complessità dei fatti economi– ci e l'estendersi della esposizione nel tempo - ché il Guerrini allarga le sue ricerche lino alla recente guerra di liberazione - ha obbligato l'autore a ricerche più difficili, costringendolo in certi casi ad indagini più sommarie rispetto a quelle del Ragionieri. Ma il nostro giudizio nel. complesso non può essere che favorevole al libro del Guerrini, che descrive lo snodarsi del movimento operaio empolese dalle prime associazioni m!lzziniane di-mutuo soccorso al nascere dell'internazionali– smo socialista e della moderna orga– nizzazione sindacale. E tale descrizione è costantemente suffragata da una docu– mentazione intelligente e convincente. Vi è pure un certo sforzo di obbietti– vità, anche nei punti più scabrosi per un militante politico, come quando per esempio ci prova l'adesione patriottica della rossa Empoli per la guerra di Abissinia del 1935. Certo, lo spirito di parte si fa no• tare più spesso che non nel Ragionieri. Non gli rimprovereremo la scarsa im– portanza data al movimento anarchico, che fu notevole nell'empolese, poiché l'autore stesso deplora la mancanza di una documentazione in merito. Ma non condividiamo il rancore preconcetto per i socialisti riformisti, giustificato più che altro dalla posteriore politica co– munista; non condividiamo nemmeno il giudizio sbrigativo - già espresso dal Ragionieri - sull' « anticlericali– smo che, secondo il giuoro borghese, era diventata propaganda antireligiosa » (il fatto secondo noi ha radici più complesse) e soprattutto non condivi– diamo i plausi alla politica demagogica dei socialisti e dei comunisti nel do• poguerca: anche dalle sinistre furono commessi in quei giorni errori imper– donabili. La giustificazione di tutto quello che hanno fatto i comunisti non ci trova consenzienti. .Anche i famosi falli di Empoli me– riterebbero un giudizio diverso, se non altro quello che fu un errore l'essersi lasciati trascinare dalla provocazione reazionaria, la quale spiega, ma non giustifica la bestialità di un tipico de– litto di folla. Ma, nonostante questa unilateralità nella esposizione, dovuta anche alla at– tuale impossibilità di · procutarsi una documentazione complet:1, le pagine che il Guerrini dedica alla lotta antifascista nell'empolese - che per un certo tem– po, quando si sfasciò l'organizzazione fiorentina, fu il centro dell'apparato clandestino comunista per la Toscana - sono interessantissime, ricche di no– tizie inedite e tali da lumeggiare non solo una situazione locale, ma tutto un metodo di lotta esperimentato dai comunisti sul piano nazionale. URLO FRANCO\'ICII 1 Nino Valcri, Prem,ssa ad una storia dell'Italia nel poslrisor1imtmto, in « Oricnta– m~ti per la storia d'Italia nel risorgimcn• to •· Bari, J 952. 2 Elio Conti, Le origini dtl socialitmo a Firenu. Roma, 1950. 3 Cfr. la recensione di J..ro Valiani alla cit. opera del Conti, in • Il Ponte • n. 2, tebbra;o 1951, pag. 196. 4 Carlo R0sst:lli, Scritti politid e auto– biog,afici. Napoli, 1944, pag. 158 e segtf. .\ E, Ragionier-i, La forma:ione dtl p,o- 1ramma amministrolit'O socialista in Italia, in • Movimento opuaio •· Milano, 1953, n. 5-6. 6 Cfr. le recensioni di Cac1ano Salvcmi– ni (« li Mondo• 9 man.o 1954) e di Ar• mando Saiua {e li Nuo,·o Corriere• l.o gennaio 19~). NUOVA REPUBBLI f!llJN»HllNAI.• POI.ITICO Esce il IO e il 25ii opi-i■ ott, o pii ,asine Comll•lo DlrHd11•t ,. C.Ulffl• I. COOIGROLA • P. IITTOR!lll s.,,.,.,t. 4i ,Ha.ton•: &. fAYATI Redaai.tt•• F'-, Pluu delle Llbe,tl, 15 (;0998) "'"'"'"''_,, .. ,.,..: Fi..... , Pluu Indl..... d<aaa,29 (483~07..(!8) Abb. annuo (halia e FrandaJ: L. 850. acmcstrale L, 450, trimutra e L. 250 (Estero, riapettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5-000. Sottos.c.riz.ione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 (Estero, 45) Un numero . arretrato: L. 40 (Estero, 55) Un'annata arre.Irata: L. 1000 (Elltro, 1200) •/• ..-we S/6161 (L• N•••• /1aluo) FI,..... A111.,111. ,,1 Trii, il FlttlUI •. 178 ,,1 ao.12-1ea2 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Tri1111noCodignola

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