Nuova Repubblica - anno III - n. 1 - 10 gennaio 1955
NUOVA RE P U.B B LI CA LA PAURA DELLA LIBERTÀ 15 giorni nel naondo · (continuaz. da pag. /) do da una parte, pensa di rendersi benemerito anche ali' altra parte per ogni evenienza; all'irenico vanitoso, cui certi gesti, certe frrme apposte a qualche ordine del giorno o mani– festo (il composto rigore del Cor– riere non consente, per serietà, nep– pure di citare la sigla di U. P. o il nome di qualche esponente - n. d. r.), procurano una gradita, effi- L'UNDICESIMA OR , u N amico recentemente rientrato da un viaggio nell'America Latina ci diceva di essere stato impressionato dall'importanza dei bi– lanci militari in tutti quei paesi, dove una gran parte delle spese pubbliche serve a mantenere in piedi una vera e propria guardia preto– riana degli uomini al potere. « Quel– lo spettacolo mi fa temere, aggiun– geva, che, col riarmo della Germania di Bonn, gli Stati Uniti cerchino•di costituirsi anch'essi una vera e pro– pria guardia pretoriana in Europa ». Può darsi che agli uomini di Stato americani non sia ancora pas– sata per la mente un'idea simile; ma l'ostinazione della quale hanno dato prova nell'esigere, dopo la fine deUa CED, che venisse escogitata un'altra forma qualunque di riarmo tedesco fa pensare che, per lo meno, essi vo– gliano garantire, con la presenza di un forte esercito di terra tedesco nel centro dell'Europa, la permanen– za di una politica di difesa quale quella contemplata dal Patto Atlan– tico, quale che sia l'evoluzione della politica interna ed esterna america– na, e quale che sia l'evoluzione dei rapporti fra il mondo orientale e il mondo occidentale. In uno degli ult_imi numeri di Le Monde, Maurice Duverger· osser– vava acutamente: « Non si riarma la Germania per dare soddisfazione ai tedeschi, perché essi si oppongono al riarmo. Non si rianna la Germa– nia per garantire la sicurezza dei popoli liberi, perché questa è ga– rantita da anni senza truppe te– desche e· lo sviluppo delle nuove armi riduce l'importanza delle armi ' convenzionali '. Si riarma la Ger– mania perché Washington lo ha voluto nel 1950, subito dopo l'ag– gressione coreana, e perché l'immen– so apparato diplomatico americano non è ancora riuscito a fare marcia indietro». Se quest'interpretazione fosse esat– ta, essa starebbe a indicare che è ancora possibile, mediante una trat– tativa svolta con successo fra le grandi potenze, risolvere il problema tedesco in modq diverso da quello in cui è stato risolto dagli accordi di Parigi e di Londra. Ma sarà sempr~ meno esatta man mano che subentrerà l'idea di un esercito te– desco che si fa - sostituitasi, con questi accordi, all'idea di un esercito tedesco che dovrebbe farsi - nello spirito dei suoi più ardenti fautori, al di là dcli' Atlantico, e che assu– merà .la veste che definivamo poco fa col termine di « guardia preto– riana della politica atlantica». Quali sono i pericoli di. questa degenerazione, oltre quelli impliciti in qualsiasi ritardo nella conclusione di una pace fra le potenze che vin– sero la guerra nel 1945 "? Alle numerose riserve espresse in questi mesi in ];:uropa occidentale nei confronti di una politica di com– pleta subordinazione dei paesi demo– cratici europei ai piani di difesa sta– biliti a Washington, riserve che hanno assunto la forma più clamo– rosa con il ripudio delja CED da parte dell'Assemblea Nazionale fran– cese, si deve attribuire, secondo noi, il ritorno della diplomazia america– na a intenzioni più sensate nei ri– guardi della ricerca di una piatta– forma d'intesa con il blocco orien– tale, e forse anche· il rovesciamento della minoranza del Senato ameri– cano· contro i metodi inquisitori ado– perati dal senatore McCarthl( nella politica interna degli Stati Uniti. La presenza di una guardia pre– toriana tedesca al centro dell'Euro– pa, nata pçr difendere una certa politica occidentale e destinata a vi– vere in funzione di quella polit.ica, offrirebbe un pericoloso contrappeso, nello spirito dei dirigenti americani, alla pressione che si esercita su di loro con le manifestazioni d'indipen– denza dimostrate dagli ambienti de– mocratici anticomunisti più seri del– l'Europa occidentale. Lo si è visto nelle ultime fasi del IUIIU \., dibattito francese relativo alla rati– fica. « Il riarmo tedesco si farà con voi o contro di voi », hanno detto. in sostanza americani e inglesi (che hanno avuto anch'essi non poche re– sponsabilità in questa stessa fase) ai francesi. Questa minaccia si tradur– rà domani, quando l'esercito tedesco sarà in piedi, con una minaccia più grave, che riguarderà allora non solo i francesi ma tutti gli europei: « Que– sta politica (o questa guerra) si farà con voi o contro di voi, ora che esistono le truppe tedesche per ap– poggiarla su terra ». Quel tanto di pressione politica e morale che la parte più seria della classe dirigente europea poteva eser– citare finora sulla parte più seria della classe dirigente americana (che non esclude, almeno in certi casi, mol– ti degli attuali dirigenti repubbli– cani), avrà un peso infinitamente minore quando sarà possibile far cre– dere agli americani che la defezione dell'Europa occidentale può essere compensata da truppe tedesche. Ma non ci si può nascondere nep– pure il pericolo della reazione russa. Per quanto nell'Unione Sovietiéa e nei paesi di democrazia popolare non vigano le forme di discussione demo– cratica alle quali siamo abituati in Occidente, sarebbe un error~ con– cepire la classe dirigente di quei paesi semplicemente come un mo– struoso apparato · incapace di rea– zioni psicologiche davanti a fatti così impressionanti co01e il riarmo tedesco. E sarebbe un errore ancor maggiore il ritenere che le reazioni popolari al riarmo tedesco nelle po– polazioni dell'Europa orientale siario tutte artificiali. . mera notorietà, nonché un'inattesa e ancora più gradita citazione nei giornali della catena comunista; al– i' irenico per viltà, ecc. ecc.; ali' ire– -nico ingenuo; ecc. ecc. ». Anche irenici dunque, non basta sicofan– ti ed intellettuali-squillo: e da qua– le pulpito! Ma tre giorni dopo, questa no– ,vella qualifica, « irenici », parve inefficiente: e Missiroli la fece d'ur- 1genza correggere con quella di « franchi tiratori» (Corriere del 25 dicembre) più consono alla tradi– zione degasperiana da cui pro– viene. Ed ecco per ultimo l'amico Sol..,oto-relH La nascita effettiva di una nuova Wehrmacht può determinare nei paesi è:omunis_tiuno shock psicologico della stessa, natura e _della _stessa.portata getto a pentimenti : non resta che dello shock sentito ne, paesi demo- sperare che abbia a pentirsi di quel- che in un fascicolo del Bollettino dell'Associazione per la Libe;tà del– la c11lt11ra, trova che « riguardo al– la prima e principale questione, quella di legalità, non esservi, nel– le enunciazioni ufficiali ed ufficiose fatte· sinora dei provvedimenti go– vernativi motivo di incriminazio– ne». Salvatorelli trovava che Ìa legge elettorale del 7 giugno era perfettamente legittima, e poi se ne pentì; fu assertore vivace della C.E.D., ma dopo qualche settima– na ci metteva volentieri una pie– tra sopra; è dunque un uomo sog- cratici - e in particolar modo nel , - l h h ·tt ( h" • · nostro, alla vigilia delle elezioni del O c : a scn, 0 . ora C t sa ma'. 18 aprile 1948 - a seguito del colpo pecche sotto I egida della Liberia di st~to di Praga de! febbr~io 1948. della c11lt11ra ?). Quali conseguenze d1plomal!ch~ P<?•· Le conclusioni sarebbero lunghe; sano nascere da tale shock è d1ffic1le . , l prevedere; ma non sono tutte pre- e le tireremo un a_ltra vo ,ta. Ma vedibili, né indifferenti. mtanto una conclusione puo essere Un terzo pericolo è infine rappre- tirata subito, ed è questa. La liber- sentato dallo sviluppo, autonomo c~e tà l'incremento della libertà so- verrebbe ad avere questa guardia ' . , . . . pretoriana, che, come tutte le guar- no m realta le umche armi valide die pretoriane di tutti i tempi, di di cui si. disponga contro i comu- tutti i regimi e di tutte le politiche, nisti, particolarmente nel nostro finirà necessariamente, a un certo paese. Su nessun altro terreno, in punto, per trasformarsi da semplice automa in organismo provvisto di nessun altro settore, i comunisti vita propria e di politica propria. Si possono essere disarmati così fa. è gi"à discusso abbastanza del milita- cilmente come sul piano della li- rismo prussiano e dello Stato Mag- bertà: dimostrare coi fatti che il re- giore Generale tedesco perché oc- corra tornarci sopra. gime democratico (che è pieno di Questi tre pericoli sono connessi difetti di ogni tipo, di pericoli di fra di loro, ma a nostro avviso il ogni genere) ha però una sostanzia- primo domina tutti gli altri. Noi I cl" 1 · · ' · viviamo e siamo lieti di vivere nel e ra !Ca e supenonta su ognt re- mondo democratico occidentale. II gime totalitario: che non ha pau- giorno in cui gli Stati Uniti saranno ra della Ìibertà, che precisamente diventati insensibili alla · pressione è capace di non fare della liber- europea e potranno solo esercitare tà lo stesso uso che ne fanno i una pressione a senso unico, noi continueremo a far parte, nella mi- comunisti: che non fa rappresaglie sura in cui ci verranno offerte altre contro i com11nisti s11lterreno de/- alternative, del mondo occidentale, la libertà col pretesto che i com11- , ma gli americani ne fa.ranno parte · l d · solo nella misura in cui il resto di msti su que terreno 1stmggo110 questo mondo occidentale sarà osse- la demucrazia. quiente alla loro volontà. L'alleanza Se accettiamo il piano dei co-· atlantica si sarà trasformata in rap- munisti, se li consideriamo nemici porto di natura feudale o coloniale. · f ) Insieme, i paesi americani ed euro- perché avversari ( come essi anno , pei possono trattare in condizioni la· democrazia è perduta. Distrutta favorevoli con i russi e stabilire la -~ua caratteristica fondamentale, forme di convivenza che influiranno che è quella della tolleranza, i CO· su un futuro sviluppo in senso de- f mocratico· e socialista del mondo munisti sono più orti. comunista. Separati, rischiano di I fascisti lo sanno: essi infatti soggiacere ad uno ad uno alla pres- non vogliono difendere !a demo- sione comunista o di opporvisi con la crazia, ma appunto distruggerla per forza, con una forza disunita che va a vantaggio dell'eventuale avversa- uno stato totalitario. Lo sappiamo rio. Questa è dunque l'ora della ,anche noi. trattativa, forse l'undicesima ora, do- ·Nulla dunque · da replicare al po la quale la divisi~e fra i due sen. Angiolillo. Ma che cosa do- blocchi rischia di diventare più net- ta, più minacciosa e più pericolosa vremo dire dei Saragat, dei Gen- che in tutti questi anni. tile, dei Salvatorelli? P.lOLOl'ITTORELLI NUOVAREPUBBLICA 1ar vu e ONOSCETE la sigla P. N. E.? Non significa Per Nostra Eminenza (Vita! Vita! Vi– ta!), non è cioè uno dei tanti simboli èari alle -moderne ge– rarchie ecclesiastiche: rappresen– ta semplicemente un partito po– litico inesistente nella carta ma vivo e reale. Vuol dire Partito · Nazionale Espulsi, del quale pos– sono essere considerati soci non solo i materialmente esclusi dai partiti ufficiali (esclusi gli espulsi per infamia o atti delinquenziali), ma anche quei singoli che hanno deciso di separare le proprie per– sone dai raggruppamenti ufficiali italiani. Generalmente gli esclusi non rappresentano i personaggi de– teriori dei partiti nei quali mi– litavano. Dossetti era probabil– mente il pezzo migliore della De'niocrazia cristiana, superiore a De Gasperi per ingegno e cul– tura, superiore a Fanfani: nei confronti di Scelba poteva ve– nire considerato un gigante. Ma– rio M elioni era l'unica penlla elegante della D. C., il solo che sapesse organizzare e dirigere un quotidiano degno di questo nome, e Bartesaghi è da stimare un serio e onesto deputato. Passando ai comunisti, possiamo paragonare Magnani all'on. Aùdisio? Eppure il deciso colollnello Valerio ha una posizione ufficiale nel Parla- · mento italiano e Magnani non siede a Montecitorio. Fra i repub– blicani Cifarelli esce male da un confronto con Parri; nella social– democrazia di varie sfumature preferite Calamandrei o Vacirca, Bettinotti o Paolo Vittorelli? Per– sino i fascisti hanno i loro esclusi– di pregio: Bottai e Grandi ave– vano ben altro peso dei Michelini, Mieville e De Marsanich. _Un comprensibile pudore ci dovrebbe vietare di parlare dei liberali: tu"uavia anche Il i migliori (Ze– noni, Ardenti, ecc.) escono e i peggiori sollo vicesegretari del P. L. I. Il quadro non cambia se dalla politica pura si passa al giorna– lis,no. Abbiamo già nominato M elioni, ma potremmo ricordare molte eccellenti firme « laiche » che sono escluse dai quotidiani e settimanali italiani. Molti diret– tori di questi ultimi sono poco più che analfabeti. Uno di essi ha letto in vita sua soltanto il sillabario di prima, seconda e terza elementare (non è riuscito a pas– sare in quarta) e quattro libri1 gialli: « La strana morte del si– gnor Benson », « L'angelo nero», « Delitto senza nome » « I sette piccoli indiani». Un serio quo– tidiano di centro-sinistra doveva uscire in una grande città del nord; vi avrebbero scritto gior– nalisti valenti ed onesti; l'inter– vento del governo è riuscito a soffocare sul nascere quella ini– ziativa. Nessun veto ministeriale si oppone invece ad un altro quotidiano di opposizione che sta– rebbe per sorgere a Roma; na– turalmente l'opposizione del fo– glio romano sarebbe di destra e perciò considerata con indulgenza. Il giornale in parola sarebbe scritto da tre giornalisti fascisti: Leo Longanesi, già autore della frase « Mussolini ha· sempre ra– gione»; Giovanni Ansaldo, già direttore del « Telegrafo » di Galeazzo Ciano; Indro Monta– n-.elli, ex fascista di provincia, ed esponente riconosciuto del qualunquismo nelle provincie lombarde. Se il giornale non po– trà uscire il responsabile di tanta iattura sarà M ontantlli il quale sembra riluttante a sciogliere il lucroso contratto con il « Cor– riere della Sera» nel quale col– labora in terza pagina accanto a veri scrittori. Tuttavia sollecita– zioni di vario genere vengono esercitate sul M ontanelli- che am– birebbe a compilare gli a~ticoli di fondo sul « Corriere·», cosa che il direttore Missiroli, uomo di varie fedi politiche (sempre favo– revole alla parte volta a volta vincente) ma giornalista vero, ~ esclude decisamente. Un congresso nazionale del P.N.E. potrebbe riuscire istruttivo per vari riguardi. Da simile in– contro potrebbero anche venire nlla luce curiosità e particolarità tipicamente italiane. Una di que• ste ad esempio è accaduta pochi giorni dopo l'espulsione di Mel– lolli e Bartesaghi dalla D. C., quando l'U. E. O. fu approvata in Francia. In quell'occasione Go– nella - presidente della Commis– sione Esteri a Montecitorio, e perciò strenuo sostenitore della Unione, Europea Occidentale - commentò alla radio l'approva– zione del trattato a Palazzo Bor– bone. Malgrado dovesse dimo- . strarsi favorevole, mise tanta ma-. la grazia e tanta acredine nelle sue parole che ttLtti pensarono a una segreta preferenza gonellia– na per il rigetto dell'U. E. O. in Francia, al quale sarebbe seguita la defenestrazione del laico, israelita, forse massone, probabil– mente anticlericale, sinceramente odiato da Gonella, M endès– France. Melloni e 13artesaghi non avevano mai dimostrato tanta reale ostilità alla V.E.O., eppure M elioni e Bartesaghi son_o stati espulsi, mentre Gonella rimane · nella D.C. onorato e riverito. Ce ne compiacciamo uiuame,,te. Sa~ rem1no stati incapaci di ammet– tere nelle nostre file di espulsi e di esclusi l'on. Gonella, al quale avremmo fatto tali spregi da pro– vocare la nostra espulsione anche da questo partito. PAOLOP.ll 'OLINI 5
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