Nuova Repubblica - anno II - n. 24 - 25 dicembre 1954

4 IL NATALE DEL PRESIDENTE S JAMO andati a rileggere, per dilet– to dei consuntivi, il discorso di presentazione governativa dell'on. Scelba. Non ci è sembrata particolar– mente maligna l'ispirazione di sapere se il Paese potesse augurargli un rico• nascente « buon Natale», come soglio– no i figli ad un padre affettuoso e la– borioso. Scelba è senza dubbio un buon padre di famiglia, ed un caro Presi– dente del Consiglio. E certo, quando salì al Potere, indicò a se stesso un preventivo generoso, in cui avevano luo– go, a un di presso, tutti i problemi di vita costituzionale italiana ancora in sospeso: dalla Corte Costituzionale, per esempio, al Consiglio Superiore della Magistratura, alla adeguazione costi– tuzimialc delle norme di P.S. Speriamo ora c:he egli non se l'abbia a male~ se diciamo che non uno di questi impe– gni è stato mantenuto nel corso del 1954: solo si affaccia, a fine d'anno, l'ombra di una legge che, dando par– ziale attuazione all'art. 39 della Co– stituzione, regolerebbe i contratti col– lettivi di lavoro dando loro valore di legge, _cd eludendo, con sicuro buon senso e con nostra piena adesione, l'an– tico impegno di ogni democristiano (Cisl esclusa) di colpire, attraverso lo sciopero politico, lo sciopero economi– co. Jn verità, nell'osservare che Scelba non ha dato corso a nessuno dei suoi impegni in materia costituzionale, vo– gliamo anche rendergli giustizia. Che non si sia sinora riusciti, per esempio, a mettersi d'accordo sulla composizio– ne degli ultimi cinque giudici della Corte Costituzionale, non è solo colpa sua, ma del suo intero partito, me:,so qui alla dura prova di doverne deci– samente escludere la sinistra per la de– stra, cosa che, per destrofili che si sia, non si può, o non si può ancora, date le dimensioni dell'eltttorato di sinistra. Bisogna altrettanto riconoscere che se il Governo e il Partito di maggioran– za \'Olesse davvero la Corte Costitu– zionale, avrebbe da un pezzo accettato la presenza cli un giudice comunista (su quindici) nella Corte Costituziona– le. Ma Scelba sta tra Salazar e Saragat; non può né accontentare la destra in modo assoluto, né capire la sinistra in modo almeno relativo; e una situazione come la nostra, dove i comunisti esisto– no né si sa come regolarsi con loro, impone immobile rispetto ai deboli, i quali, al meglio, possono lasciar le cose come le trovano, o supporre di correggerle punzecchiando, corrodendo, ferendo la libertà, senza radicare per questo l'autorità. Un bilancio del governo Scelba, a fine d'anno, non è ciel tutto passivo. Due punti, a nostro avviso, stanno a suo vantaggjo. J I primo, è di avere finalmente concluso, al momento in cui diveniva intollerabile per noia;.più an– cora che per angoscia, la questione di Trieste. Non abbiamo mai sostenuto che quella di Scelba sia stata una so– luzione brillante: ma è una conclusione, e di ciò ci siamo, a tempo giusto, ral– legrati. La seconda benemerenza del Governo Scelba, sarà stata, quest'anno, quella di aver dato finalmente corso al progetto Tremelloni, di colpire perso– nalmente, con pene personali oltreché pecunarie, gli evasori fiscali. Né l'uno né l'altro provvedimento costituirebbe– ro cli per sé la gloria di un governo: ma sono atti positivi. Il rovescio della medaglia ci pare tuttavia il seguente: il governo Scelba non ha ,nai saputo, meglio cli quello Pella, fissare il rap– porto tra il problema ·di Trieste e quel– lo della politica europea italiana. Do– po averne infatti dichiarato la distin– zione, anche Scelba era ritornato allo slogan di Pella, che la buona soluzio– ne triestina avrebbe fatto dell'Italia la migliore ratificante della CED. Non ab– biamo avuto la migliore soluzione trie– stina, non abbiamo ratificato la CED, due cose impossibili del resto: ma non per questo dobbiamo dimenticare che la politica estera italiana è rimasta, in tutto questo anno, del tutto inatti'~ 1 a, malgrado che la presenza fisica a Pa– lazzo Chigi ciel liberale Martino sia molto più brillante che quella ciel de– mocristiano Piccioni. E per quel che riguarda I:! politica fiscale, ~ bene una e cosa snia che gli evasori fisca I i siano perseguiti, ma è anche vero che, quan– do si sono dovuti reperire i miliardi per gli statali, se n'è riversato intera– mente il peso sulla imposizione indi– retta, senza il minimo coraggio di rom– pere questa, che è la più infausta delle tradizioni amministrative italiane. La fine d'anno vede ancora insoluti i tre più grossi problemi della nostra vita pazionale: IRI, petrolio, patti agra– ri. Se il governo Scelba saprà, prima delle nuove elezioni presidenziali, ve– nirne decentemente a capo, noi non gli negheremo onestamente l'assenso che merita. Ovviamente, quello che d'esìde-. riamo è però che siano risolti in pro– fondo, e non solo pro forma. li pro– blema del distacco sindacale clell'IRJ dalla Confindustria per noi non signi– fica semplicemente che vengano a man– care alla Confindustria alcune centinaia di milioni di contributi annui, cosa priva del tutto d'importanza; e Scelba sa come noi che questa soluzione non comporterà neppure diverse rivendica– zioni operaie _in campo IRI e jn cam– po privatistico. Per noi, il distacco IRI– Confindustria deve significare una scel– ta di politica economica; la presa di coscienza che esistono davvero in Ita– lia un settore pubblico e un settore privato dell'economia; che il primo può essere, tecnologicamente e moralmente, « pilota » del secondo; che può condi– zionarlo e orientarlo. Sinora, data la recalcitranza con cui il Governo con– sidera la sua responsabilità in questo settore, non abbiamo ancora fiducia di poter salutare, nell'on. Scelba, il pri– mo leader liberalsocialista d'Jtalia. An– che la faccenda dei patti agrari non è semplice, e noi siamo qui per darne atto al Presidente del Consiglio. Vi sono difficoltà obbiettive che a lui, nel– le sue condizioni, tocca solo mediare, ma che non può risolvere, dati i limiti generali della sua impostazione di go– verno. In Belgio ed in Baviera, dovun– que i socialisti hanno potuto e possono TERRORISMO DI FABBRICA A ssai più importante delle non poche questioni sindacali che sono attualmente sul tappeto e che interessano direttamente alcune categorie lavoratrici, ci pare la si– tuazione di vero terrorismo ideologi– co che si sta consolidando nelle fab– briche. t, in fondo, un aspetto par• ticolare - e certamente il più si– gnificativo - della crisi della demo– crazia, la quale sta rapidamente de· generando nel fenomeno del classi– cismo padronale che fu alla base del fascismo. Oggi, i valori della dignità e dell'autonomia della perso– nalità del lavoratore - e quello che è pili strani, in un momento in cui dagli Stati Uniti ci viene una com• plessa teoretica sui rapporti umani nella produzione - vengono brutal– mente calpestati dai datori di lavoro, elevati. di fatto, nel sistema repres• sivo e intollerante della politica del quadripartito, a difensori (ironia del• le parole!) dei principi democratici. Quello che sta succedendo nelle in– dustrie non ha precedenti nella no, stra storia nazionale di questi ultimi dicci anni cd il metodo che si adotta per coartare la volontà degli operai, per mortificare la loro persona è ti– pico di un costume che con la li• bcrtà non ha niente a che fare e a che vedere. t il metodo sempre usa• to, nei momenti di rivoluzione reazio– naria, dai capitalisti: la minaccia della fame. La situazione che mesi fa era preoccupante, dopo il noto provve– dimento americano di revocare le commesse a quelle aziende le cui commissioni interne fossero state elet– te con maggioranza di voti a favore della lista della CGIL, è divenuta addirittura intollerabile. Gl'industria– li - anche quelli che commesse non hanno avuto e non avrebbero, co– munque - pongono, ai lavoratori, con espressioni molto esplicite, questa alternativa: non votare per la CGIL cd avere la garanzia di lavorare, o votare per la CGIL cd essere, con ogni probabilità, licenziati. Alla enunriazionr di questa illo- NUOVA REPUBBLICA davvero governare coi libcrali 1 no e dovuto all'esistenza di un liberalismo di altra pasta da quella italiana, e ad un rapporto di forze che permette co– munque ai socialisti di non essere so– praffatti. Ma la più grave quest'ione, non ce lo nascondiamo, è quella ciel petro· lio. Qui si tratta di scegliere tra una causa, quella ciel petrolio all'ENI, cioè allo Stato italiano, o ai monopolii pri– vati, italiani e stranieri. Lo straniero in questione ha si grande possanza, che scontentarlo non si può senza tutta una politica di autonomia all'interno della alleanza atlantica. Ma quali garanzie offre in proposito !'on. Scelba, che sot– to la spinta dell'americanizzante ispi– razione di « Pace e Libertà », si è deciso di punto in bianco a persegui– tare i comunisti? Abbiamo già altra volta toccato que– sto discorso, ed è inutile che ci ripe– tiamo. Le misure anticomuniste, in quanto fossero volte a moralizzare la regola di vita di tutti indistintamente i partiti italiani, sarebbero state da noi giudicate con approvazione, dal punto cli vista morale, e con misura, dal pun– to di vista dell'opportunità: diciamo con misura, perché l'essenza dello sta– to democratico è, da un lato, l'egua– glianza di tutti i partiti dinanzi allo stato, e dall'altro, un limite molto de– licato e di grande « cloigté », nell'in– tervento moralizzatore dei pubblicì po– teri. Ma il modo unilaterale e persecu– torio dell'iniziativa di questo governo nei riguardi dei comunisti, ci ha sde– gnati, e insieme allarmati per la sorte di .. tutti i partiti e movimenti che comu– nisti non sono, e neppure appartenenti alla flora privilegiata del quadripartito. Detto questo, per non ricalcare propo– sizioni che stanno diventando in Italia dei luoghi comuni, di cui solo il Presi– dente del Consiglio non si accorge, a nostro avviso la debolezza profonda del governo Scelba consiste nel fatto di non sapere andare a fondo di alcune deci– sioni, che i comunisti continuerebbero a condannare per partito preso, ma che i nenniani dovrebbero appoggiare, se non vogliono screditarsi gravemente dinan– zi al loro elettorato. Quei problemi dell'IRI, del petrolio, dei patti agrari, ove fossero risolti nello spirito di un sistema liberalsocialista, garantirebbero al governo Scelba la maggioranza da (co,ui,11"' a P"8· 7) gica alternativa che offende sangui• nosamentc ogni elementare criterio d'eguaglianza sul terreno dei rappor– ti umani, fanno seguire, nei con– fronti degli operai, le più fantasiose repressioni, le intimidazioni, la vio– lenza morale. Simili metodi non pos• sono che determinare - nella mi– gliore delle ipotesi per gl'industria– li - forme di opportunismo con– tingente, di mimetismo politico, di finzione, ma, nella realtà, non fanno altro che contribuire ad inasprire la coscienza operaia e la stessa lotta di classe. In definitiva, rappresentano proprio un momento, una posizione della lotta di classe. L'azione provocatoria, affamatrice, intollerante tende a creare un'at– mosfera da guerra civile e non è LAVORO e SI~DAfJATI mai democratica e se, come avviene da noi, è fatta in nome della de– mocrazia, consegue il solo fine di discreditare la stessa democrazia. È esattamente quello che sta avvenendo in Italia: pii, tenace è la lotta anti– democratica - fatta senza esclusio– ne né di colpi, né di torpitudini - che si conduce contro i comunisti, maggiori risultati questi conseguono, in ogni istanza elettorale. · D'altra parte è estremamente lo– gico che così avvenga: la democra .. zia non si basa su principi elastici che possono essere tirati a seconda dei desideri degli industriali o degli americani: si basa, al contrario, su principi assai rigidi che non possono essere violati senza creare un'altera– zione degli stessi principi morali che regolano la convivenza degli uomini. Quando questi principi vengono vio• lati, un socialista e anche un demo– cratico soltanto, non può non schie– rarsi dalla parte di coloro che sono le \'ittime della sopraffazione. I COSE DI FRANCIA I ~ ~~~l~I ~I~~ ~ ~~~~ l~ij~l[l Dal nostro corris/w11de11tr Q utSTA fine d'anno trova la Francia in uno stato di graue malessere. Lo strano è che mol- ti elementi persistono per cui la si– tuazione dovrebbe invece essere guar– data con un certo ottimismo. Dal punto di vista economico e finanzia– rio, vediamo uri raccolto che per molti prodotti ha raggiunto cifre di record (il grano per esempio: I05 milioni di quintali contro una media di 80 e 98 come massimo preceden• te);: vediamo una produz,ione indu– striale in netto, preciso aumento non solo sull'anno precedente, ma anche sul 1952, considerato l'anno più fa– vorevole; il deficit della bila1tcia con,1,1nerciale è in forte diminuzione. L'a,rno che 1nuore è stato relati– vame1ite tranquillo dal punto di vista tielle lotte sociali. Come ho avuto più volte occa-sione di dimostrare, gli or– ganismi sindacali della classe lavo· ratrice hmuio costantemente sacrifi– cato gli interessi economici della clas– se stessa a fini politici, sopratutto di politica internazi·onale. Il malessere della Francia in que– sta fine d'anno è essenzialmente po– litico. Carlo De Gaulle lo sostiene da tempo, senza tuttavia riuscire a indicarne i rimedi; egli parla di riforma delle istituzioni parlamentari, di più vasto potere dell'esecutivo. Che le istituzioni parlamentari, nei paesi latini, attraversino una grave crisi, nessuno può negarlo; ma u1i De Gaulle, che fino a poco tempo fa cercava dei rimedi in una specie di- corporativismo fascista, non è uomo che possa ispirare fiducia, per quanta simpatia possa ancora riac– cendere il suo passato. Pochi giorni fa la Francia ha mo• dificato la ,propria Costituzione, o più esattamente è tornata in gran parte alla vecchia Costituzione della Terza Repubblica, la Costituzione del 1876, che era stata cambiata nel L'EPISODIO DELLA LANCIA A ttravcrsiamo un momento in cui sono in gioco i pili alti valori umani cd in cui, con il dichiarato fine di combattere il co– munismo, si sta combattendo una lotta violenta contro i lavoratori. Non più tardi di due settimane fa, alla Lancia di Torino sono stati licenziati due membri della C.I.: uno di questi è democristiano iscrit– to alla CISL. Sono stati licenziati perché esercitavano il legittimo do– vere di tutela dei loro compagni; nell'adempimento, quindi delle loro funzioni di membri della C.I. La direzione dclJa Lancia ha ritenuta no– civa, per i suoi interessi, l'azione dei due commissari operai e li ha licenziati. Uno di questi, come s'è eletto, non era comunista, ma si era comportato da uomo liOero, aveva adempiuto scrupolosamente ai dove– ri di membro della C.I. ed è sta• to licenziato, trattato da comunista. Questo fatto sta a dimostrare che gl'industriali non vogliono colpire so– lo i comunisti - e la cosa, posta nei Lermini nei quali loro la pon– gono, è già grave - ma vogliono colpire la classe operaia, e la demo– crazia. A loro il comunismo non fa paura perché è una dittatura, fa paura perché minaccia i loro egoi– smi cd i loro principi. A nessun de– mocratico il comunismo fa paura per queste ragioni che non sono solo del comunismo, ma che sono anche di una democrazia avanzata che voglia essere aderente alle esigenze del li• bcro sviluppo di un popolo. Nella situazione italiana, sono le classi del capitalismo agrario e in• dustrialc e non le classi operaie, an– che se, in gran parte, influenzate dal comunismo, a rappresentare il pericolo del fascismo vero; quello delle discriminazioni, d~lla violenza morale, dell'oppressione psicologica, del regresso sociale. Non v'è dubbio che un atteggiamento compiaciuto, o complicemente tollerante, nei con– fronti dei fatti di cui abbiamo par– lato non è compatibile con i prin– cipi della clcmorrnzia. 1946 e 1947 11011 perché la vecchia avesse dato cattiva prova, ma perché sembrava a molti inevit.abile che do– po la catastrofe del I940 e l'epopea della Resistenza qualcosa si dovesse cmnbiare. E si cambiò allora, com– plicandola, qualche forma di proce– dura; s1 ridussero - ed era giusto - i poteri "di un Senato eletto a suffra– gio ristretto e complicato che ostaco– lava la volontà del suffragio univer• sale e si rese astrusamente complessa la soluzione delle crisi ministeriali mediante il procedimento d'investitu– ra del Presidente del Co11siglio at– traverso un voto dell'Assemblea. N a– zionale a maggioranza assoluta. S'è tornati adesso al sistem,a tradizionale del Presidente del Consiglio, scelto dal Ca.po dello Stato dopo le rego– lari consultazioni, che si presenta da– vanti ai Deputati col suo Ministero già fonnato per chiederne la fiducia. Ora, i,i. Francia come tla noi, non è il sistema parlamentare né la sua procedura che sia la tatua del pro– fondo disagio in cui il sistema stesso si trova. Le cause del disagio han,w origine fuori dal Parlamento. Esse si trovano nel troppo rigido sistema dei Partiti che monopolizzt1no le elezioni. I grandi Partiti impongo,w un ri– stretto numero di dirigenti di tui certo valore e una. tnassa amorfa dJ parlamentari che serve da zavorra, composta di elementi che prevalgono in seno ai loro partiti non per capa– cità politica o intellettuale, ma per l'arte dell'intrigo, della corruzione, della demagogia. Questa zavorra che forma i quattro quinti del Parlamento si presta da noi a permettere il grot– tesco di certe situazioni, in Francia si presta, se non proprio in forza di corruzione nel vero $ignificato del termine, a pressioni che fanno dei deputati i difensori di gruppi tl'in• teressi privati e antisociali. Aggiungete l'iniquità d'un sistema elettorale fatto appositamen/.e per al• terare la volontà del corpo elettorale, il c·he esautora il Parlamento e in– cita a cercar soluzioni d'un altro genere, a vantaggio dei partiti tota• litari. E ciò provoca a sua volta u,io slittamento dei malcontenti verso il Partito Comunista e un aumento di quella massa preziosa di energie che, per il fatto di seguire il Partito Co– m,unista, vive politicamente al di fuo– ri della realtà del paese e lascia Ull vuoto immenso nella politica fra1t– cese. A tutto questo si aggiunge ancora la crisi della cosidetta Unione Fran• cese e dei paesi dell'Africa del Nord. -Il vecchio colonialismo francese, a differenza di quello britannico, non aveva mai portato un vantaggio ge– nerale alla madrepatria. L'Inghilterra aveva trovato, per esempio, uno sboc– co alle proprie industrie nelle Co– lonie. Le Colonie . fraucesi rimasero sempre terra di sfrutt.amento per una ,i.strettissima schiera di audaci e di. avventurieri; il paese, nel suo com– plesso, non trasse ,nai ,iessun benefi– cio dall'inumano sfruttom,ento dei suoi domini coloniali. Malgrado que– sto, l'Inghilterra seppe ll tempo li– quidare col minor da,wo possibile il suo impero coloniale; i coloui fi-an– cesi sono a,icora allo stadio, mental– mente, dei negrieri. Essi sono ancora f,er il sistema dello sfruttamento tota– le, aiutati dalla cteca e avidt1 com– plicità di qualche cajlo indigeno. J,i Tunisia, Mendè.(-FTlmce stava inaugurando una politica di prudenti concessioni per arrivare a un com/J10- 1nesso tra indigeni e coloni; evidente– mente i coloni avrebbero dovuto ce– dere qualcosa di quel «tutto» che possedevano in diritto e in fatto. i recentissimi episodi terroristici sono la risposta dei colont •- non importa chi sia l'esecutore materiale degli at.. tentati - al tentativo d'accordo. Es– si non .intendono «mollare» niente, assolutamente. A uno stadio diverso, la situazione è la. stessa nei due altri grandi paesi dell'Africa settentriona– le: Algeria e Marocco. V'è infine la politica estera, il tremendo im.broglio in cui Mentlès. France s'è cacciato, probabilmente con le migliori intenzioni, ma com- · plicando inestricabilmente la propria situazione parlamentare. Ed è per questo che fmmo si chiu– de, per la Francia, in mezzo n 1111a grande co11/usione.

RkJQdWJsaXNoZXIy