Nuova Repubblica - anno II - n. 22 - 25 novembre 1954
OPIIUONI E COITRASTI ZINCONE e gli azionisti A seguito dello JCri//o apparJo m « N11ova R,pubblira » del 25 011obre 11.J. 1otto il titolo « Le r"t,gorie del Ca.-li110 » "bbiamo ricevuto dal dr. Vit- 10,·io Zinro11e, direi/ore del ReJ/o del Carlino di Bologna, la ug11ente pre– ri1azio11e: Bologna IO no,•tmbre 19.>4 Egregio Direttore, ricevo oggi un ritaglio-stampa della N11ova Repubblica del 25 ot– tobre e ancora una volta mi do– mando perché mai in Italia non sia possibile polemizzare senza af– tribuire all'avversario segrete e ma– chiavelliche intenzioni e senza tra– scendere ad ingiurie personali. La notizia riguardante gli « ex_ azionisti » fu riferita dal nostro giornale citando la fonte di prove– nienza, e questo in tutti i gior– nali vuol dire che se ne lasciava la responsabilità all"agenzia che l"a– veva data. Successivamente, come risulta dal ritaglio che le acclu– do, ricevemmo una precisazion~ da uno degli interessati, e coghem– mo l'occasione per esprimere aper– ta disapprovazione verso ogni ri– tiro di passaporti. Ecco tutto: e naturalmente non dirò che quanto Ella ha pubblicato nei miei riguardi Le è stato suggerito da Potenze Oscure, perché fortunatamente so– no una persona ragionevole. Di– stinti saluti. fO VITTORIO ZINCONE A queJ/a lei/era abbiamo rl>JÌ ri– s{loJ/o: Firenze 12 novrmbre 1954 Egregio Direttore, ricevo la Sua del 1 O corr. Mi meraviglio della Sua mera– viglia. Un giornale come il Suo ha il dov~re - mi pare - di valutare le informazioni che racco– glie prima di usarle; e ha il dovere di non dare ad esse delle inter– pretazioni che possano indurre il lettore a certi giudizi. Il evidente che col titolo usato dal Suo giornale si attribuiva alla notizia diramata dall"agenzia un to– no particolarmente antipatico, co– me risulta dalle ripercussioni che la notizia stessa ha prodotto su molte persone che la lessero. Inoltre, il suo trafiletto parlava di discrimi– nazioni a carico di ex azionisti: ora, qualunque cosa abbia tra– smesso l'agenzia, un giornale serio non doveva raccogliere una così evidente «panzana». Infine, dal te– sto del trafiletto non risultava a/– fallo che il Suo giornale condannas– se le misure discriminatorie annun– ciate: mi rallegro che tale preci– sazione sia stata da voi fatta suc– cessivamente. Tanto per la verità. Con distinti saluti fO TRISTANO CODIGNOI.A CATTOLICI e laici di Fabio Fiorentino N EL 11. 20 di« Nuova Repubblica», 10110il titolo « Ca110/irie lairi », Paolo Pavoli11i srrit-e ,ma ser,e di ro111iderazio11i rhe pre1ta110 il /ia11- ro a 1110/ttcritiche. Egli ro111i11cia rol rile1Jt1re ,he in alc11;1ipaesi d'Europa l"iri e cal/olici ha11110 1111i10 le /o,-o forze in gover11idi coalizio11e a r,u,– Ja de/l'affermar1i di « maJJirce /or=~ co1111111iJ1e » ma che in ·realJà il ·,t– rirolo della conq11i1tadel potere d.1 parte dei comunisti nou niite pr:11i– ra1nente, per la superiorità 11;ilit,1rt degli USA e dei pani orcidt11Jttiie /,e,· la 1·e,iJte11za del/' opi11io11e p:1b~/i– r11.(Siamo d'arcordo rhe il fallo del!., « forza politica del PCI » è dive,111!0 il « pericolo rouo • cioè 1111 /enome11" dtfor,1u,10 dalla pa11rame11h·t rntere, NUOVA llEPUBBLICA 7 J1i,ì perple1w di - /ro11te tt/111tll,<r,t,, 111perio.-i1,ì milita.-e dell'Orcide11te). Egli 011e,•1111 q 1i11di che /one pe,· de– ri11edi mmi muora, il regime com11- 11iJt11 ,iel/'URSS 11011i e,ol11e,·à terJO forme ·d,mormtirhe - rhe lo ,,,,_ derebbero arceuabile e gli per111e11,– rebbero di divmtare la forma d, go- 1,ernobuo,u1anche pe,. noi - e pe,·oò prevede rhe per deri11e di anni do– vremo adt1llnl'ti ad un ti/JO di st,1to co11cnr1111eri d transizione, per il q1"1- le egli 1·"tiri11a due pouibili 10/11zio11i: o la pret·11ltnzadei calloliri, nel qu"l raJo « dal J\1ar Ba/tiro alla Rocr11d, Gibiltem, dominerebbero i preti » o il 1opra111•ento dei lairi che ,iJtabilireb– be i11Eu.-opa go1•er11i di tipo liber11/e cioè « figli /egi11imi dei govemi rhe reJJe,·obuona p,1rtedel 11os1ro continen– te dal 1870 al 1914 » per mi 1i arreb– be << 1111 beneuere diffuso e in co11ti11110 1viluppo ». Qui11ditgli implicitameu/e 1i a11g11r,1 che 11011prel'algano i ca/lolici pe,. queste ragioni: I. pe,-ché l'uomo moderno 11011 ba biJog110del prete; 2. pe,rhé la Chie1a r,1110/iw,1,1- pe11do rhe /11 « partita di oggi è de– fiuitira » e non pouudo ddt1/l,HJi .11 f'tJ• J111iati/011dam,11tali « rhe iJpira110i regi111i democratici» cercherebbe di i111ta11,-,1re co11 la Jo,-za e 1tabil111e11- 1e « le s1r11111o·e medioevali >>i L'Autore poi /11"oug11e p,wa11do ad esa111i11are lt? colpe dei {(1/10/iciin lh1- lia le quali pi,ì rhe nella « Jro,·ret– Jezza am111i11i1tratfra » e 11egli « tffori iu materia eco110111ica » ( q11a1i co111- pe1ua1i dai « me,-iti dei pode,osi la– rori di ,-isa11a111e1110 eco11omiroin cor– so nel Mezzogiorno>> .../ e dal ,ùol– Je,,amento della 1101/ra eco110111ia ...) cousisurebbero nella « 111,u1Ct1t,1 rifor– ma del/~ 1tr11ll11re ,tatali rio, dello 1tru111e11to adauo ad a/111are1111« po– litica ,jfirie11t, e mod,ma ». E11111011 avrebbero 1·011110 /inom 0 modi/irare lo Jtato di tipo 11111berti110-/111riJta, fal– lo di 1istemi polizie1chi e "di b11,-orm– z.ia protocolfore e archi11ÌJ/11, perché. modi/ir~rlo 111•rebbe 1igni/irato modi– ficare anche i « se/lori politici » e far 1•e11irme110 « lo 1tr11111e11to che doi:rà Jt, ,·ire a ,-ealizzare • il potere » quando i cu110/iciarranuo lt1 maggio– rtmZfl a110/111a 1 pe,· 011e11ere la quale J1oi ,er,•0110 ,111,hei 1·oti de/lt, b11ro– crt1zù1. Non ; 11011ra i111e11zio11e ,iba11e1t' 1111a J,e,- """ le tallle e disp,1r,1/eaf– /ermuzioni che 10110co11te11111e in q11e- 110 .1r1iroloe ci limitiamo a oJJtr, .1re che questo tipo di 011ilit,ì 1,er10 la China c,1110/ica è ste,.ile e d,m11oso. Non gitì che si debba cércare 1111a captatio bcnevolmtiae dei rn110/iri/Jtr– ché in q11e110momento 110,·ico eui r.1pprne11tt1110 Ù11a forza di of1i11io11e e di organiz:azio11e 1 ma occorre a1ta– lizzare ur11po/01amenlela realt,ì e 11011 a1111111e,·e po1izio11ipreconceue e 11a11- 1ie rome que/111dell'arr,ua di medio– v11liJ1110 ,ùolta a/111Chie111e I" pre– '"" 11bolizio11e della /1111zio11e d•I cle– ro. Q11e1t11 a11aliJi della ,·eal1'ì del momento indica, a 11011,0amùo, I., 11er,11ità per i gruppi di ttrza /on:11 di diJ1i11g11ere ca11oliri da de111orri- 1tia11i (co11 ciò 11011neghiamo che e1i11a111111 ro11/11Jio11e di fc1110 rhl! /,eri, 11011 è 1ot11/e) e, 1poglia11do1i ro111plet"• 111ei1te a11rhedelle 11/time,corie del ·11er– rhio b11g11glio del/'a11tirleriralim10,por- 1i i11 1111 a11eggia111e11to fa11ore1 o/,: .,d 1111 a1,1 1 ici11a111e11to ,he 111/ terl'tllO strel– tame,lle politico è a//uabile Jt pur, con 1111aportt1Ja i11izial111e111e cirro– JCrilltl. I rallolici debbo110com{li•re /ll'i11ri– /N,/111e,11e d" 10/i lo .r/orzo di. a//r.111- r11zio11e dallo equi11ororlerirale e de– /el'mÌJu1r1i ad operare liberamente 11el"6 ,jer,1 dr/ 1n11po,·.1/ecome ritti1di11i, PAGINE DICULTURA CONTEMPORANEA IL MOVIMENTO SINDACAL li I. Lo sciopero di Genova Intanto il movimento sindacale, pur tra ostacoli t persecuzioni, prostguiva per la sua strada e si ingrandiva: scioperi avvennero a Strt:nta, a ifoli– nella, anche i battellieri scioperarono a Carloforte, ed il ministro Saracco man– dò la truppa a so:-.tituire gli scioptranti; ma la goccia che fece traboccare il vaso, fu lo sciopero generale e.li Gc:– nova, il cui prefetto, valc:ndosi di un decreto di sòoglimento datato 8 di– cembre 1896, il 18 dicembre t90ll sciolse la lorale Camtra del lavoro. Wl notizia, cliff u:-iasi immediatamen– te, provocò l'abbandono del lavoro e.la parte degli operai delle grandi azien– de navali, che usciti dai loro stabi– limenti, si portarono in massa nelle altre officine per far cessare il lavoro: fu lo scioptro generale. J deputati Chiesa e Pellegrini an– darono a Roma dal ministro Sarac– co per intavolare trattJtive che dura– rono qualche giorno, ma tuttavia la massa non desistette dallo sciopero, finché al quinto giorno il decreto non fu revocato, a seguito di che, qualche mese dopo, cadde il ministero Sa– racco. Venne nominato :1. successore di Sa– racco, l"on. Zanardelli, deputato di sinistra, che chiamò a far parte del suo ministero, affidandogli il portafo– glio degli interni, l"on. Giolitti, pure di sinistra: il nuovo ministro degli Interni concesse subito libertà di riu– nione, di parola, di sciopero; tale con– cessione ebbe una ripercussione im– mediata sulle masse lavoratrici, le qua– li, piene di entusiasmo, accorsero in frotte a iscriversi alle leghe. Gli scioperi esplosero e gli indu– striali, timorosi del peggio, fecero buon viso a. cattivo gioco, concedendo quan– to gli operai chiedevano, ma nello stesso tempo si organizzarono anche loro, creando consorzi: il consorzio metallurgico a Milano era diretto 111"certe frazioni di liberali, social– democratiri e socialisti dot'rebbero da /1t1rteloro areare le ·z•iedi 1111.1 J,oui– bile i11tes,1con i ,e/lori J,i,ì a/1erti dell'opiuioue ca11oli"'· Co1111111e può e11ereil 1,i11diziomorale nei confronti della conuzione di rerli 1e11oridel/'a111- 111iniJ1razio11e pubblica, rome la ro11- da1111a di certi al/eggiamellli g11erra– /011daiamericaui o la condanua della CED, /1er ritt1re solo alc1111ine111/1i fra molti. Nùll è 11//11110 e11e11zi11/e e i11elu11i.1bile /,, J,01izio11ecleri((1/e 11el laicato ra11olico; al con/rario è "" qualcos,1 di aaideutale e cou1i11ge111e rhe {IIIÒ ,11,re 111peraloprobabi/11,e11- 1e1 ron /' e1•ofrer1i della società mo– derna. Q11es10 111perame1110, d'intereue 11Ì/t1/e per 1111ti, 11011 è facilitt1to 1 ci pa,.e, dal/'t,lle~e,giamento di quei « laici » co– me il Paroliui che rÌle11go110 che i ,.,110/ici << non si piegheranno se non costretti» "' « loro modo di 1 1 Ìl ere». Si pensi alla 1•ici11a11za delle posizioni delle Jo.-ze di Unità Popolare ro11 quelle del Mo11i111e11to EJprit in Fran– cia 11el qtudo pure militano molti cat– tolici, i ql/(1/i sul /1Ù1110 ,i,,i/e "f.iJCo- 110 "111011011u1J11t11te, se 1z"alcuna diret– tfra dt1/la Germchia, in ba1e 111/a loro cosrie11z.1 di 11omi11i moderni. IN ITALIA dall"industriale Ernesto Breda, presi– dente del gruppo che aveva assor– bito la « Elvetica », Società per _la costruzione di materiale ferroviario, dall"ing. Finzi, da Gadda, dall"ing. Monneret della Riva-Monneret, socie– t:ì. per la costruzione di turbine con capitale italo-francese. Le aziende industriali, frattanto, au– mentavano sempre più e le masse operaie erano in continua agitazione; anche le masse contadine scioperavano ed il grido di « Vit•11Gioli11i » risuo– nava ovunque: nel 190 I si effettuaro– no 6I 9 scioperi e nello stesso anno il numero degli iscritti alla Camera del lavoro di Milano salì a -13.000, in confronto ai l•LOOO del 1898, mentre sorgevano altre federazioni di mestit:re, che nel 1902 raggiunsero il di L. BEPOSSI numero di 24 con 480.000 iscritti, e le C,mere del lavoro, che al con– gresso di Reggio del 1900 erano 19, alla fine del 1901 avevano raggiunlO quota 58. I contadini, specie quelli della bas– sa Italia, che non erano usi alla li– bertà di sciopero loro concessa da Giolitti, tumultuavano facilmente; con altrettanta facilità i carabinieri faceva– no uso delle armi, e quando -il bri– gadiere Centaoni, che a Berra Fer– rarese aveva sparato sui contadini pro– , ocando tre morti e molti feriti, fu premiato, venne dimostrato chiaramente che il ministro stesso ave,·a dato or– dine di far uso ùelle armi. Tale fatto produsse una enorme impressione fra gli operai; la lotta di tendenza, che già tra scoppiata nel partito sociali– sia dopo la benevola neutralità deli– berata ·dal gruppo parlamentare, si acuì, e fu in quella occasione che Turar( pronunciò la famosa e disgra– ziata frase della « pallottola errabon– da » : le pallottole errabonde si mol– tiplicarono e gli eccidi avvennero dap– pertulJO, finché nel 1904 non fu deli– berato lo sciopero generale di protesto, di cui vedremo in seguito. Nel frattempo era sorta in Francia un"altra scuola sindacale detta « dottri– na sorelliana » da Sorel suo enunciato– re, che fu soprattutto abbracciata dagli anarchici. Tale dottrina predicava la teoria della violen,.a; essendo Sorel un antiparlamentare, egli sosteneva che dovevasi usare come mezzo di lotta, non la tattica addormentatrice della lotta parlamentare, ma lo sciopero ge– nerale espropriatore; dapprima come sciopero di categoria, che serviva ad addestrare la massa all"uso di tale arma, in seguito come sciopero inte– ressante più categorie. per arrivare alla instaurazione della società comunista.: questa tattica era chiamat:l di « azio– ne diretta». Le idee di Sorel fecero presa in Francia, e al convegno di Amiens fu stabilito che tutti i lavoratori doves– sero iscriversi ai sindacati e, per far sì che tutte le fedi vi potessero par– tecipare, fu deciso che i sindacati non avrebbero dovuto fare della politica. In Francia, wme abbiamo dello, tale dottrina a, eva fatto presa ed anche in lt?,lia verso il 1903, tro,·ò i suoi assertori fra gli anarchici federalisti, fra cui Armando Borghi, un agita– tore che dell"anarchismo aveva fatto una professione, Enrico Malatesta, vec– chio internazionalista seguace di Baku– nin, ed alcuni elementi iscritti al par~ tito socialista appartenenti all:1 corren– te intransigente, che erano capitanati dal prof. Arturo Labriola. divenuto in seguito ministro Jel la\'oro ,on Gio– litti. Giolitti e le lotte di tendenza Conseguenza delrassun,ione al po- 1ere di Giolitti, fu che tu11i i partiti attraversarono un perioJo <li crisi: quella più forte fu avvertita dal par– tito socialista. Gli intransigenti, guidati da Costan– tino Lazzari, da Alfredo Casati, da En– rico Ferri, deputato di Gonzaga, dal prof. Arturo Labriola, sostenevano d,e il partito do'"e,•a stare sempre al– l'opposizione; i riformisti, invece, ca– pitanati dj, Bissolati, Turati, Treves, erano per la benevola approvazione, ed allorquando· il gruppo parlamenta– re decise di appro,•arc « la benevola neutralità» e di giudicare gli atti di go,erno di volta in ,oltJ, le lotte intestine si nacuirono t s1 ,llfanirono. · L"agitazione politica di questo pe– riodo ebbe la sua ripercussione anche sul movimento sindacale che ne sof– ferse o forse ne subi una chiarifica– zione. Abbiamo già parlato del sin– dacalismo sorelliano, e come le idee di Sorel fossero assimilate anche da una parte di sindacalisti anarchici ita– liani e da un buon numero di so– cialisti rivoluzionari; fra qut:!lti ultimi Alceste Dc Amoris, segretario della Camera del lavoro di Parma, Tullio Mosotti ex direttore del giornale « G11erradi rla11e », Labriol.1 ed En– rico Leone che finì pazzo, o almeno Mussolini lo fece rinchiudere come tale. La lotta divenne vivacissima; le Came– re del lavoro di Ancona, Napoli, Bari erano dirette da sindacalisti che con– quistarono poi anche quelle di Par- 1na e Ferrara: segretario di quest"ul– tima era, all"epoca della scissione con– federale, Michele Bianchi, di, enuto in seguito un quadrum\'iro del fascismo nella marcia su Roma, e che a quel tempo insegnava invece che, per dan– neggiare gli agricoltori, b.lflfl1•.11111 cerino. Fratranto le lotte operaie e special– mente quelle contadine erano sempre in maggior sviluppo (1901-1904): Gio– litti aveva concesso la libert.ì, ma re– prim:va ogni agitazione, facendo uso anche delle armi; l'esempio del bri– gadiere Centanni aveva fatto scuola. nel partito socialista era penetrata la corruzione politica, scindendolo in ri– formisti, che erano per Giolitti, e in– transigenti che, invece, gli erano con– tro: di qui ebbe origine la diatriba che sj, trascinò per diversi anni. La Camera del lavoro di Milano venne alla fine conquistata dai socia– listi rivoluzionari: i loro esponenti furono Virgilio Corradi e sua moglie, Maria Rigier. una poliglo11a pol,1cca.
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