Nuova Repubblica - anno II - n. 12 - 20 giugno 1954

15 .. lornl nel Biondo U CRISIFRlll\lCHSE O ONI volta che vi è crisi in Fran• eia, si finisce per risentirne pre– sto o tardi gli effetti anche in Italia; è un po' come se si gettas– se un sasso da una riva di uno stagno; chiunque si trovasse sulle altre rive, come ci troviamo noi, finirebbe per accorgersene e per do– \'crric tener conto. Come tutte le crisi francesi del– l'anteguerra avevano avuto un'origine finanziaria, quelle di questo dopo– guerra sono tutte determinate dallo squilibrio fra gl'impegni esterni della Francia e le sue possibilità interne cli venire incontro a questi impegni. La crisi di questo dopoguerra è quindi in un certo senso un prolungamento di quella di prima della guerra, aggravala dalle vicende belliche del I 940 e degli anni successivi. Prima del 1914, la Francia era uno dei grandi mercati di capitali del mondo, era una delle grandi na– zioni creditrici; le sue capacità di risparmiare una parte del suo red– dito per assumersi nuove respon– sabilità esterne le avevano consen– tito di pagare con estrema rapidità, prima dei termini stabiliti, il debito di guerra inflittole da Bismarck nel 187); le avevano altrcsì permesso cli costituirsi un grande impero co– loniale in Africa e in Asia; le ave– vano infine consentito di soppor– tare il maggiore peso, sul piano umano come su quello finanziario, della prima guerra mondiale e di recare il contributo pili decisivo alla vittoria alleata contro gl'lmperi Cen– trali. Ma la prima guerra mondiale l'ave– va spossata. Da paese creditore del mondo rra diventata paese debitore, mentre la Gran Bretagna, pur con– sumando una parte dei suoi inve– stimenti esterni, riusciva a rimanere a galla e a non trovarsi schiacciata dalle passività. L'enorme peso umano della prima guerra mondiale, che le aveva causato fra l'altro la per– dita di 1.600.000 uomini, unito al fio che ogni paese prospero e civile sem– bra dover pagare con la riduzione della sua natalità (ora che la Francia non è pilt prospera la sua curva de– mografica si è rimessa bruscamente a salire), aveva fatto nascere in Fran– cia proprio nel periodo della grande crisi economica mondiale il proble– ma delle classes creuses, delle classi sottopopolatc, degli uomini nati du– rante lr, prima guerra mondiale, pro– blema annoso non solo dal punto cli vista militare ma anche dal pun– to di vista economico. Proprio nel momento in cui Hi– tler andava al potere in Germania, la Francia non aveva uomini suf– ficienti per tenere in piedi un eser– cito capace di far fronte ad un'even– tuale aggressione hitleriana e proprio nel momento in cui i lavoratori fran– cesi mandavano al potere il socialista Léon Blum alla testa del Fronte Po– polare la crisi demografica francese metteva questo schieramento nell'im– possibilità di fare una politica di oc– cupazione integrale, di elevazione del livello di vita, senza ridurre perico– losamente il potenziale bellico del paese. In queste condizioni la Francia do– vette fare la guerra. La debolezza dei governi francesi prima della guer– ra in politica estera fu senza dubbio una delle cause fondamentali della sconfitta. Ma l'esitazione di Sarraut a lanciare un ultimatum a Hitler, quan– do questo occupò la Renania, il 7 marzo 1936, che avrebbe contrap– posto una Francia ancora forte ad una Germania ancora debole, oppu– re il rifiuto di Léon Blum di mandare degli aerei in Spagna, all'inizio del– la guerra civile, quando invece Mus– solini mandava i suoi, e infine Mo– naco, furono probabilmente il prodot– to di questa debolezza, la consapevo– lezza dell'insufficienza francese da– vanti alla crisi aperta dal fascismo. La seconda guerra mondiale ha ag– gravato la crisi dell'anteguerra. Pri– ma della seconda guerra mondiale, la F'rancia non aveva più abba– stanza uomini e abbastanza denaro per tenere in piedi un'economia pro– spera e rigogliosa. Le sue crisi assumevano quindi un aspetto fi– nanziario e commerciale, il franco era minacciato dalla pressione con– giunta dell'inflazione interna e del disavanzo esterno. Ora, a questa crisi si è aggiunta l'incapacità della Fran– cia a far fronte agli impegni esterni derivanti dal suo passato o ad assu– merne nuovi. La crisi indocinese e quella del Nord-Africa sono solo lo sviluppo della crisi della politica eu– ropea della Francia prima del 1940. A questo punto ci si potrebbe facil– mente lasciare indurre ad affermare che la Francia ha cessato di es– sere una grande potenza e che la sua ostinazione a voler difendere una po– sizione di egemonia in Europa e di influenza in lontani territori colo– niali, a cui si unisce la vanità di figu– rare fra i tre < grandi > dell'Oc– cidente, è causa di ogni suo malanno. Ma si direbbe solo mezza verità e forse nemmeno tanto, ignorando una altra mezza verità che ha il suo peso. ~•icl senso materiale, infatti, la Fran– cia ha cessato caso mai di essere grande potenza con la caduta del– l'impero napoleonico, con l'incapa– cità dimostrata dall'impero di di– fendere fino in fondo le posizioni di prestigio e di potenza della ri– voluzione, di mantenere cioè fino in fondo una potenza materiale ca– pace di avere la prevalenza sulla po– tenza materiale, in uomini, potenzia– lità bellica e struttura economica, del– le due ultime coalizioni anti napoleo– niche. La verità è forse un'altra, che ser– ve a completare la prima. Pur non essendo più il paese più popolato, pii, ricco e più prospero del nostro con– tinente da oltre un secolo, la Francia era riuscita ad affermare la sua gran• deur anche nei momenti pii1 diffi– cili grazie a doti civili che non sono suscettibili di vall'tazionc statistica. Anche le sue crisi politiche e fi– nanziarie dell'anteguerra non aveva– no impedito che, perfino nei mo– menti pili duri, la Francia rimanesse un faro di libertà per il mondo e che la sua caduta, nel 1940, rappre– sentasse una vera tragedia per l'uma– nità. Le crisi di questo dopoguerra mi– rano tutte a ritrovare la via cli que– sta grandeur. Ma vi è chi pensa di ritrovarla ripercorrendo le vie che portano al ripristino dei passato e chi invece, sia pure confusamente mira a superare questo passato, ~ liquidarne alla meno peggio le pen– denze, e a costruire l'avvenire. I conservatori vorrebbero vincere la guerra d'Indocina, rimettere or– dine nel resto dell'impero, fingere di volere l'unità europea per mante– nere la Germania in uno stato di sudditanza militare. I liquidatori, fra i quali sono uomini come Mcndés - France o Mit– tcrand, vorrebbero per ora sempli– cemente creare le premesse della ri– ~resa: propugnano percil!_ la conclu– sione di pace onorevole in Indocina, la ricerca di una soluzione democra– tica dei rapporti con i paesi d'oltre– mare e il rifiuto di assumere nuovi impegni militari nella CED; spesso, per tema di confondersi con i cedisti, parecchi federalisti di ieri accanto– nano per ora ogni idea europea. Se questi uomini del centro sinistra avranno l'appoggio di una larga par– te del Parlamento francese - come sembra sia avvenuto per Mendés• France - la liquidazione delle passi– vità politiche francesi potrà avvenire in maniera ordinata e la Francia po– trà presto pretendere di contare se– riamente qualcosa in Europa. Ma se all'immobilismo di La– tici si sostituisse domani un immo– bilismo peggiore o dello stesso stam– po, la liquidazione avverrà lo stesso, senza tuttavia essere controllata, aprendo presto o tardi la strada al– le peggiori avventure .. PAOW VllTORELLI NUOVA REPUBBLICA I piedi piatti nel Sud erano i vecchj gerarchi fascisti. Per far circolare da noi un federale che saltasse il cavalletto e facesse ta per– tica era necessario, un tempo, impor• tarlo dal ord. Gli scarsi indigeni, che possedevano piedi comuni, duran• te la campagna delle scarpe di carto– ne, finsero incidenti di cac..:ia e si spa• ra.rono nei piedi. Oggi invece, al dire di alcuni, è il Sud che esporta nel Nord federali saltatori. Da quelle parti i gerarchi m1ss!n1 non si sparano nei piccli, ma si affezionano troppo mollemente al– le poltrone. Un federale esportalo sarebbe, ad esempio, quel Leccisi che il 4 aprile, in compagnia dell"ex prefetto Barile, dell"ex prefetto Bassi, dell"ancora doli. Copcrilli e del settimanale « Asso di bastoni », in quel di Roma, ha stila• to ratto costituti,o di un M.I.S. auto– nomo; ha pianto sulla relegazione fuo– ri della vita politica attiva «perfino» di Graziani e di Borghese; si è la– sciato applaudire e lisciare dai movi– menti « estesi >> di base: Milano . Pavia . Massa Apuania - Lucca - Gros• seto - Latina - Napoli - Bologna - foggia e Lecce. Assente Brindisi. Forse quella fede– razione autonoma intende creare un 5 M. S. I. IN PUGLIA DISSOLUZIONE dei piedi piatti terzo M.S.l. super-autonomo e orien– talista, profittando della collocazione avanguardistica della città. Se Leccisi, comunque, è un saltatore gigante, tipo esportazione, di saltato– ri inquieti meno giganti, nati, vege. tati e spiritati nel Sud, ce n"è una certa mandria; in Puglia un vivaio speciale. Solo il federale barese è un fede– rale calmo, di quelli di stampo an– tico, anteguerra. L'ho incontrato nel suo ufficio, alcune settimane or sono. Vecchi mobili, vecchie poltrone, vec~ chi personaggi. Un certo numero di teschi policromi, piccoli feretri con fiamme, scritte patetiche disegnate a penna e un cartoncino di quelli che susano per le feste dai barbieri (« Buon Natale! Grazie!»). Niente piattini per le mance: sul cartoncino era scritto « A Trieste per Fiume». Un maligno spergiurava di averne visti di identici nelle Federazioni titi• ne. Gli slavi però intendevano giun– gere a Trieste attraverso Fiume. E presso le stesse federazioni vi sareb– bero anche riproduzioni di tesd,i; m,1 non policromi, bianchi. li federale calcava l"erre nella ,o– ce «camerata»; per il resto mi pane un bonaccione. Tranquillo, candido; ignorante di quanto accaduto a Via– reggio, non leggeva il « 1'1eridiano » né « oi », scopriva con me gli arti• coli di Pini e di Spampanato, gli « sembra,·ano » false le voci di rivolta nelle federazioni di Foggia e di Brin– disi. Qual~he modestissima turbolen– za, di nessun conto, nella provincia Ji Bari. « Il guaio è che nel nostro movi. mento si eccede in democrazia in. terna » e la sua voce prese toni rassegnati. IL MURO on credo che sia destinato a di, c– nire un «saltatore». A somme tirate, comunque, anche nella Federazione di Bari, qualtosa è accaduto. * tra l"indifferenza generale si è svol– to a Roma il congresso del P.S.D.I. Non c·era bisogno di un enorme acu– me per prevederne l'esito. La corren• te « di centro» (ma perché poi di centro?) che fa capo a Saragal ha fatto le parti del Icone nelle vota– zioni conclusive. La .destra cli Simoni. ni e lombardo, tenacemente aggrap• pala alle « idealità » della difesa della democrazia clericale, è stata ridotta ai minimi termini, fagocitata da Saragat: I nostri amici della ~inistra hanno avuto il 2 t per cento, una percentuale a dire il , ero che essi medesimi non speravano, ma che - ne siamo certi - non è suscettibile di miglioramenti fu– turi. A meno che essi non siano pre– parati a essere espulsi. L"opposizione interna del P.S.D.I. ha perfino diritto di frustare la magsior:mza con l'ica• stica e sdegnosa oratoria di Faravelli, ma non di divenire una forla capace di frenare la ninfomani:i dei ministcria• bili. ~ La grande operazione degasperia– na della scissione monarchica è interpre• tata dai-:li esegeti della grande stampa come un successo della demorrazia. Ma di quale democrazia? di quella che abusivamente si fregia ciel quali– ficativo di cristiana, forse. Ma che il fascismo sostantivato di Lauro serva al consolidamento delle libertà costi– tuzionali non avremmo l"ardire di af. fermare come materia di fede. I no– stri amici socialdemocratici hanno se• veramente ammonito che non si pre• steranno m:ii e poi mai a un allar• gamento della maggioranza alla pat– tuglia laurina; hanno però anche det– to che accetteranno i suoi voti per l"approva1ione della CE.O. * Vorremmo peraltro ricordare a Sa• ragat che L1uro è un buon affarista, e che in vita sua ha regalato solo la p:tstasciutta ai suoi dettori, ottenen• don e in cambio iI voto. * Abbiamo credulo per anni alla in– genuità di Saragat. Ora ci viene \O· venie il dubbio di esserci grossola– namente sbagliali. Che ci prepari un altro dei suoi tiri, addolcendoci la bocca con iniziali proteste di intransigenza? * In una corrispondenza da Milano sotto un grande titolo a cinque CO· tonne, li giornale d'Jt:1/ia ci infor. ma che sabato 12 e domenica 13 « mil– leottocento delegati da tutta Italia » sono affluiti al « convegno dei socia• listi autonomisti ». A,evamo anche vi. sto i muri di Milano tappezzati, nei giorni precedenti, da ampii manifesti diffusi da un Centro S111didi A1110- 110111ia sotialiJt.t, ed eravamo rimasti perplessi perché non conoscevamo al– cuna iniziativa presa dal nostro mo• vimento, per il convegno preannun• ziato. E allora siamo andati a vedere al cinema Durini, dove il convegn:l «nazionale» aveva sede per renderci conto come 1.800 persone potessero trovar posto in un locale che ha la capienza di 500, 600 persone. Vi ab– biamo trovato circa duece,Ho bravi diavoli, i quali avevano ricevuto fino a casa, con !"invito a partecipare, buo– ni bigliettoni eia mille per le « spese dj viaggio » con la promessa che sa• rebbero state anche completamente co– perte le spese di soggiorno. Si trat– tava per buona parte di nostri compa• gni delle provincie inscritti ad Auto– nomia Soci:ilista, che erano caduti ncl– l"equi,·oco, e di compagni del P.S.I. e del P.S.D.I. , enuti « a sentire » dato che, in fondo, una gita a Mi– lano. a un costo così basso, fa sempre gola. * Ai convenuti hanno parlato ring. Lavatelli (alias Savelli, che tutti gli ex appartenenti al Partito d"Azione certamente ricordano), il prof. Goma– rasca, specialista cancefologo, e un certo avv. Buco, napoletano. Basta con gli idoli e gli apparati, basta coi pez– zi grossi, etc. Unifichiamoci alla base e mandiamo all"inferno i politici. Que– sta la linea politica del neo•movimento o partito che sia. * Si è cominciato col costituire il nuovo OrA:anismo che si chiama « M:o. vimento Socialista di Unit:\ Proletaria ». Se dobbiamo credere ai manifestini e agli oratori, l'Unione Socialista Indi– pendente avrebbe già accettato di di– sciogliersi e di confluire nel nuovo movimento. 1'fa la notizia viene da altra fonte nettamente smentitll. * Insomma. facciamo due o tre scis• sioni e unifichiamoci. Naturalmente. in un3 nuova formazione. E senza capi, salvo noi. * Per noi rimane sempre un mistero come mai un movimento non anro'" nato e costituito possa disporre di milioni, quando noi andiamo avanti n debiti e a strappi alla cinghia. * A proposito: l'on. Simonini, p:u• lanclo al congresso socialdemocratico. ha avuto la benevolenza di occuparsi anche di noi a proposito del falli– mento della legge-truffa. « Una buo– na parte di responsabilità (sul man– cato scatto della legge) spetta a co• loro, come Greppi, Calam~ndrei e Co– dignola, che hanno tradito all"ullimo momento il partito, svolgendo contro di esso una propaganda denigratoria sostenuta e pagata dal Partito Co– munista». Per una mentalità come quella del– l"on. Simonini non è concepibile che ci sia gente che fa politica senza essere pa– gata. Ma egli ha ragione di attri– buire a noi una parte della « respon– sabilità » del mancato scatto della legge-truffa. I: una responsabilità che rivendichiamo a nostro onore. Plll Si avverte chiaro il dissidio fra un settore di militanti, che sia pure sen• za cognizioni di termini, vorrebbero rifarsi al noioso trinomio dell'ultimo fascismo, quello della Repubblica di Salò: Italia, Repubblichetta, Socializ– zazione; e il settore più autore,olc di coloro che sono sostanzialmente e pro• ficuamente per la politic:t conservatri• ce, moderata e possibilista di De M.ir– sanich. Ed è questa appunto l,1 corrente prevalente, quella che si nasconde nti feretri fiammeggianti delle Federa,io– ni missine. A Santeramo la gestione commis~a• riale ha fatto seguito immediato al calderone genericamente anticomunista, con buona pace del Signore e dei fc. retri direzionali, montato per le ele• zioni provinciali suppletive del novem• bre. Nelle amministrative del 23 mag– gio u.s. nel nuovo calderone antico• munista il M.S.I. ha versato la poco consolante quota di 243 voti. A Molfetta il consigliere comunale missino, che è in posizione polemica con i comunisti ma altrettanto ostina• tamente lo è con i clericali, e si ri– fiuta di ascoltare i saggi consigli dei vecchi pecoroni fascisti, che lo \IOrreb– bero più malleabile e chiesastico, non vive giorni tranquilli. Le condizioni generali di questo isolato esemplare della fauna neo-fascista sono aggra– vate da una sua anormale, decisa in• clinazione verso l'onestà ed il rigore amministrativo. A San Michele, secondo ,omune in cui si è votato il 23 maggio, il M.S.I. era presente solo in ispirito; ed in ispi• rito era ancora presente nelle ele.,ioni provinciali suppletive, svoltesi, nellJ medesima domenica di mas..,;:io, nel collegio di l\loclugno (Comuni di Bi– tetto, Bitritto, Moclugno, Sannicandro e Valenzano). Una crisi improvvisa quanto disso– lutoria. Ma i fermenti e le inquietudini fra le due sottospecie missine, sono de– generati in aperta rivolta, a Foggia, Brindisi e Lecce, come diremo in un prossimo articolo. BEll"IAJIIXO PIXOOOIIIA 110

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