Nuova Repubblica - anno II - n. 12 - 20 giugno 1954

4 I ITALI~, oggi Ul\l COl\lGRHSSO DI SOCillLISTI SEDUTI U N « bel congresso », direbbe Sa– ragat. Infatti, si è svolto nella maggiore correttezza di una, con– corde famiglia, che si ritrova tutta riu– nita, alla data prevista, anche se, in sostanza, non si tratta che di celebrare un anniversario. I giornalisti cercavano nei corridoi quella vivacità che non potevano cer– to cogliere dalle voci della tribuna. Poi, al postutto, nulla ha potuto esse– re deciso, in nessun campo, su nes– sun piano .. Ma c'era, in realtà, qualche cosa da decidere? Nulla; se non continuare come adesso, nella partecipazione go– vernativa. Una battaglia lievemente pro– nunziata si è avuta solo in merito alla questione sindacale: se i social– democratici di base operaia debbano e possano disseminarsi in tre organi– smi (UIL, CGIL, CISL) o se possano essere forzati ad iscriversi solo alla UIJ•. Al termine, si è visto, dalle ca- "-riche direzionali, che gli intransigenti « uilisti » sono più numerosi dei « cislini ». Ma non riusciremmo a dare eccessiva importanza a questa dialet– tica, in quanto da nessuno degli in– tervenuti, e meno che mai dai politici, si è levato il minimo tentativo cli in– terpretazione del rapporto tra sindaca– to e partito . .I! doloroso constatarlo, ma il fatto è che, mentre t111ti i sindacati occidentali, dal DGB tedesco alla CST e alla CfSL italiana, hanno una visio– ne economica e politica dei fini del sindacalismo, quella soClaldemocratica italiana resta essenzialmente rivendica– tiva, e decisamente apolitica e anti– partitica. Così, che ci si batta ad un congresso socialdemocratico italiano pro o contro la permanenza nella CISL, diventa un fatto di persone e di opi– nione, non di politica e di ideologia. Per socialisti, è mortificante. Pc:rché il Congresso socialdemocra– tico si è svolto sotto il segno dell'im– mobilsmo > Non è difficile rendersene conto. Saragat, dopo il 7 giugno, reagì al destino « cinico e baro » in uno stile agitato, insincero, isterico. Insin- Qualche settimana fa, una giovane impiegata del « Giornale d'Italia ~, la signorina Meocci, tornando a Ro– ma dal viaggio di nozze, trovò la delicata sorpresa di una lettera di licenziamento da parte dei suoi da. tori di lavoro. Motivo: l'avvenuto matrimonio. Ne nacque una verten– za sindacale, sciopero dei colleghi e delle maestranze, solidarietà di altri complessi eclitorialC ferma presa di posizione dei Poligrafici e Cartai e, per il momento, la minaccia parve sventata. PÒchi giorni avanti, una impiegata dell'H0tcl Bristol aveva avuto la stessa sorte, né sono ancora dimenticati i tentativi dei « Grandi Magazzini » come Upim. e Rinascen– te, dell'INA, della Sero110, del Poli– grafico dello Stato, i quali hanno tutti predisposto una modifica del regolamento interno per disfarsi, quando loro aggrada, del personale femminile in caso di matrimonio. L'offensiva contro il lavoro della donna sposata, contro il lavoro della donna in genere, è dunque in atto e vale la pena cli parlarne un poco. Non è difficile, in un paese che ha due milioni e pili di disoccupati e cho non ama la donna indipendente, trovare i motivi sentimentali e di « forza maggiore » per sostenere la «fatalità» di simili provvedimenti: urgenza di dare lavoro a que11i che sono unico sostegno della fam!'glia al posto cli chi, con il matrimonio, può appoggiarsi al marito, spese mag– gior[ imposte alle aziende per le donne sposate, in caso di maternità, spese per gli asili-nido e così via di– cendo. Ragioni che, se possono sem– brare valide ad un esa.mc superficia~ le, non tengono, in una vita difficile per tutti come la nostra e soprat– tutto contrastano con quel diritto al lavoro consacrato, per uomini e don– ne, dalla Carta Costituzionale. Il ma– trimonio è un atto della vita da cui provengono responsabilità impegni e aggravio di oneri. Se esso viene com– piuto, come è nella maggior parte b 10 ec o cero, Saragat è stato ogni volta che accusava, dopo la sconfitta, la Demo– crazia Cristiana, di aver voluto la leg– ge maggioritaria per il proprio esclusi– vo vantaggio. Si è mai visto che un partito voglia ]a vittoria dei suoi con– correnti? Si è mai detto, in Italia, che la Democrazia Cristiana mirava, con la· legge-truffa, al predominio e al re– gime? Modestamente, noi, gli espulsi, di che cos'altro avevamo avvisato !'on. Saragat? Che questi fingesse dunque, dopo il 7 giugno, di avvedersi di ciò che era noto anche ai bambini, era schietta ipocrisia. Potevamo tollerarla, come un'astuzia politica, in quanto Saragat se ne faceva ora il « ponte » per tentare di superare l'imbroglio del 7 giugno, e operare per la costituzio– ne di una nuova sinistra democratica: col PSDI al centro, fra la sinistra clas– sista democristiana, e la tende~a au– tonomistica del PSI. Senonché si è visto presto Che Saragat si agitava ad altro scopo, qijello, cioè di tornare al governo con quella stessa Democra– zia Cristiana, che (dice egli oggi) è molto mutata da « allora ». Molto mutata! Lo vedremo ora, al congres– so democristiano di Napoli. Ma quel– lo che sappiamo. noi socialisti italiani, è che, mentre non v'è nulla di male e forse qualche cosa di utile, in una coalizione interlocutoria come quella che siede oggi al governo, non è poi lecito presentare questa come la sola, la vera, la santa apertura a simstra italiana: che è il nuovo « pretesto» politico di Saragat. Abbiamo ricordato l'isterismo del primo momento. Il PSDI non è un partito capace di tollerare a lungo una vita agitata. Saragat, in questo, ha avu- . to occhio clinico, ed ha ricondotto il partito a casa e a letto: cioè sulle vie sicure della collaborazione go– vernativa. Soltanto, il partito, appun– to, si è seduto. Il congresso di Roma è stato questo: un congresso di socia– listi seduti. Non è stato agitato in esso alcun problema. Certo, sono state espresse anche giuste esigenze. Si è ribadita quella proporzionalistica. Si è confermata l'ostilità ad ogni apertura a destra. Ma già sappiamo che la pro– porzionale p1.ua , sbandierata contro Fan– fani, si addolcirà oggi, in un com- dei ca§i fra gli operai, la piccola borghesia e teluni ceti intellettuali, facendo assegnamento sul lavoro di entrambi i coniugi, è chiaro che - diritti a parte - il licenziamento di uno dei due coniugi è causa di grave squilibrio. L'impiegata del « Giornale d'Ita– lia», al ritorno dal viaggio di nozze, contava di iniziare la sua vita nuova sulla base del lavoro suo e di suo marito, indispensabili entrambi al bi– lancio della nuova famiglia (le nozze comportano dcbitj, rate, cambiali, per chi non ha conti in banca). Qua– li avrebbero potuto essere le conse– guenze morali e materiali del suo licenziamento in tronco, operato alle spalle, se non fossero intervenuti i sindacati a contestarne la validità? Insieme a questi tentativi, ancora incerti e isolati, che appaiono quasi un « assaggio » delle reazioni che su– scitano, si verifica in Italia una cam• pagna, promossa dalle for,e cattoli– che, per far -opera di propaganda fra le donne a favore dell'abbandono del lavoro extra-casalingo. Il « Fron– te della famiglia » ha distribuito in questi ultimi tempi, attraverso le AGLI, un questionario fra le ope– raie ccl impiegate, per chiedere loro se sarebbero disposte ad abbandona– re fabbriche ed uffici, tornando alle cure domestiche, qualora fosse loro corrisposto un assegno per' retribu– zione di quell'opera di massaia che, finora, non ha mai avuto un ricono– scimento materiale. Ignoriamo i ri– sultati dell'inchiesta, ma essa fa na– scere in noi più di una preoccupa– zione e molti interrogativi. La mag- a CO 1'1UOV A REPUBBLICA promesso con Scelba; e altrettanto sap– piamo che la Democrazia Cristiana, nei riguardi della destra italiana, farà la propria politica di trasformismo, non quella di chiusura, pur richiesta all'Ar– gentina. Questi lieviti non sono quin– di riusciti a smuovere un congresso, che era già scontato prima di riunirsi. Indichiamo, nella stanchezza dopo l'isterismo, la ragione psicologica del– l'immobilismo di Roma. Ma quello che potremmo aggiungere, è la sepol– tura, all'Argentina, di ogni ardimento ideologico. Un discorso come quello di Congedo, che tentava una inter– pretazione marxista dell'attuale mo– mento politiéo, è apparso strano e qua– si incomprensibile. Sulla CED, più nes– sun dubbio: forse, anche, nessun pal– pito, se togliamo le riflessioni di uno Zagari, ignare tuttavia persino delle ragioni che hanno provocato il voto con– trario della Commissione degli Esteri dell'Assemblea Francese, e i pronun– ciamenti della base tradunionista. Su Trieste, una voce originale, del dele– gato triestino: non accettare compro– messi neppure in via provvisoria. Del miglior Scelba, quello del discorso di Palermo: lo Scelba, per intenderci, più inconcludente. A questo punto, non si capiva più cli trovarsi in un Congresso socialista. Per fortuna; si sono presentati gli uomini di governo, ed hanno parlato'" come in un compo– sto' comizio elettorale. Decorosi, senza dubbio, ma non sapevano di trovarsi ad un congresso di partito. Che accadrà ora ai socialdemocratici? La domanda si pone, dacché il vero congresso, per l'avvenire del PSé"r, si terrà a Napoli, dai dtmocristiani. A quel che si deve poi prevedere, hl si pronunzierà un notevole rafforzamen– to del centro. Saragat potrebbe anche rallegrarsene, in quanto, immediata– mente, è tutto a suo vantaggio che a Napoli si parli poco di apertura a destra. Senonché, noi temiamo che il ricostituirsi di un più cospicuo centro, nella DC, significhi, certo, la pace nel partito di maggioranza, ma non si– gnifichi nulla sul piano nazionale. Co– nosciamo da dieci anni il centro de– mocristiano, e la sua più notevole ca– ratteristica è l'immobilismo sociale. Va bene, questo, per Saragat? O si illu– derà di essere, lui, lo stimolo, l"aculeo, il pungolo, !"estro, la guida infine ege– monica, che basti a scuotere quell'im– mobilismo? li proposito sarebbe nobi– le. Ma, all'Argentina, i socialdemo– cratiri erano seduti. Non è la miglio– re posizione di partenza, per esercitare quella missione di guida, che la sini– stra predica al PSDI e il centro, sere– namente, approva. gior parte delle risposte potrebbe an– che essere positiva, ma è legittimo il dubbio se l'accettazione a rimanere in casa avvenga in piena coscienza o sia dettata da pigrizia e opportu– nismo. Un assegno che arriva a do– micilio si può accettarlo anche a braccia incrociate, lasciando bruciare i tegami, accumulare la polvere e piangere i figli, non presuppone un leale rapporto di dare e avere. E chi poi dovrebbe assumersi il carico di tali assegni? Se il peso dovesse ricadere sullo Stato, non vediamo quale utilità presenterebbe l'iniziati– va; se l'assegno dovesse essere defal– cato dal salario del capo-famiglia si parla appunto di dare alla donna, direttamente l'importo degli assegni familiari, per lei e per i figli, allo sco– po di evitare che la somma finisca all'osteria) è evidente che non si favorirebbe, con tale iniziativa, la pace familiare e comunque si tratte– rebbe di cifra irrisoria, ben lontana dal frutto di un lavoro sociale, giu– stamente retribuito. E dove va a finire, poi, la grande conquista mo– derna dell'emancipazione femminile? Per quanto il fattore economico sia essenziale, nella vita di oggi, il lavo– ro contiene in sé motivi che vanno oltre il bisogno materiale. La donna che lavora e basta a sé stessa rag– giunge una soddisfazione morale sco– nosciuta agli esseri totalmente dipen– denti, acquista una coscienza, una personalità, una dignità che non è giusto né facile barattare con una concessione di sapore paternalistico. L'orizzonte sociale si è allargato per tutti. Non si può tornare indietro sulla via del progresso umano. Per questo non accettiamo il re– ferendum delle AGLI e i doni di nozze del tipo di quello eh.e ha rice– vuto la sposa del « Giornale d'Ita– lia ». E: bene far capire subito agli interessati che doni di quel genere saranno prontamente « rispediti al mittente», ANNA (l~)!(IPAL!) I COSE DI FRANCIA LA GRANDE DISILLUSIONE Dal nostro corrispondente Q UANDO si pensa che sono appena dieci anni da quei giorni me~ ravigliosi che ebbero inizio con lo sbarco in Norm.andia annunciato nel momento stesso in cui si appren• de.va la liberazione di Roma, e quando vivono çncora nitid& nel pen– siero le immagini della liberazione di Parigi, la gioia frenetica, le speranze apocalittiche delle giornate d'agosto del 1944, c'è veramente da essere tristi, da vedere con gli occhi del più nero pessimismo le vicende dell'uma– nità. Certamente, la storia è sem– pre stata un'alternarsi di avveni– menti contrastanti, e sarebbe un er– rore darsi adesso alla tlisperazione perché la Fra11cia della Resistenza è diventata la Francia di Laniel, l'Ame– rica di Roosevelt è diventata l'A me– rica di Mac Carthy, perché la Re– pubblica Italiana si co11fonde spesso con lo Stato Pontificio e in Ger– mania si ricomincia ad ammirare Hitler. Ma come disillusione, bisogna pu. re rico,ioscere che si tratta di una grande disillusione. Dieci a,wi fa tre poderose forze, distinte come orga– nismi, ma unite da una comune volontà di rinnovamento totale, ap– parivano all'orizzonte della politica francese. No, non si voleva tornare alla Terza Repubblica che, attra– verso errori inevitabili, aveva tutta– via governato non indegnamente la Fra11cia per 70 mmi. Si voleva qual– cosa di nuovo, di idealmente per– fetto (nei momenti di grande entu– siasmo si crede anche alla perfezione ideale), e la Quarta Repubblica avreb– be dovuto essere questo Regime ideale nuovo. Le tre grandi forze erano il Par– tito Comunista, ingigantito dall'eroi– smo dei' suoi seguaci nella Resisten– za, dal mart.irio di migliaia di suoi uomini ignoti o illustri, penetrato in– timamente ortn.ai nella vita del pae– se; il Partito Socialista, nobilitato' dall'esem.pio di Blum, dal sacrificio di Dormoy, dall'episodio di grandezza spartana di Brossolette e di cento altri, anim.ato da una volontà ge– nerosa di rinnovamento sociale aiu– tata da un'esperienza già vecchia; i11fine il Movimento Repubblicano Popolare, che per la prima volta i11 Francia staccava il sentimento reli– gioso del cristiano sincero dalla po– litica gretta, inumana, feroce dei partiti di destra e di reazione so– ciale. Questi tre partiti hanno tenuto in queste ultime settimane i loro Con– gressi. Il Partito Comunista ha tenuto le sue Assise nel sobborgo parigi110 di lvry. Il Partito Com.unista è sem– pre il più grande partito francese, co– m.e organizzazione e come forza elet– torale. Certe oscillazioni nel numero dei tesserati, gli episodi di epurazione periodica anche di elementi di pri– mo piano, non danneggiano pratica– m.ente questo colosso, che solo l'im– becillità prezzolata di u11 David e simili arnesi della propaga11da ame– ricana cerca cli dipingere come in sfacelo. Ma quale freddezza da co11- cilio ecclesiastico, quale puerilità di riti - il «grande» Thorez che ap– pare tra squilli di trom.ba dietro un sipario che si apre, tra ceste di fiori e bandiere, come un santo sull'altare - quale aridità di formule nelle di– scussioni addomesticate, tenute in un li11guaggio pseudo scientifico piut– tosto simile a un gergo .... Se in Rus– sia - la patria celeste - la morte di Stali11 ha aperto l'adito alla spe– ranza di una politica meno inuma– na, i partiti che ne dipendono non hanno ancora nulla cambiato dai tempi di Stalin: unica preoccupa-. zione, l'U.R.S.S., unica meta, il suc– cesso della diplomazia sovietica. L'or• ganizzazione politica e sindacale con– ta solo in quanto sia in funzione prosovietica, anticedista oggi, chissà çhe cosa domani .... Come siamo !on- tani da quell'anelito sincero di fra– tellanza che animava le 1n.asse - se non i dirigenti - del comunismo francese del periodo del «maquis» e della Liberazione! Al Partito Socialista gli anni di par– tecipazione al potere han,10 ucciso l'anima; l'opposizione in cui è rien– trato da tre a11ni non è riuscita an– cora a Jidargliela. Eppure alla Li– berazione cinque milioni di cittadini (altrettanti che i comunisti e i repub– blicani popolari) s'erano rivolti fi– duciosi a lui, com.e al partito nel tempo stesso più audace e più serio. La figura di Blum dominava non come un idolo ufficiale, ma come esempio di rettitudine e di coraggio. Il Congresso tlei giorni scorsi ha mostrato un organismo burocratico, senza un programma sia pure vago, un contrasto di m.ediocri ambizioni personali, la mancanza di un ideale. Profondamente divisa sulla questio– ne della C.E.D., che l'istinto stesso del popolo francese respinge, per mo– tivi sia pure in parte di sciovini– smo e di conservatorismo, e i:he l'at• tuale direzione vuole imporre per ragioni di convenienza parlamentare, ed altre forse ancor meno simpatiche, la S.F.I.O. rischia u11a scissione ca– tastrofica, che non avrebbe neppure come couseguenza la formazione di due partiti coerenti ed omogenei, ma di due agglomerati composti di elementi completamente disca.rdi su tutti gli altri punti al di fuori della C.E.D.. ,, A11che il M.R.P. ha tenuto a Lilla il suo Congresso. Riportare i corri– menti che ne fece il buon cattolico francescano François Mauriac - una specie di La Pira aumentato di gloria letteraria - sarebbe forse dimostrarsi troppo feroci. Bidault vi fa la figu– ra più spregevole del traditore del– l'idea. Questo partito, di nient'altro si preoccupa che di restare al governo. I suoi progranuni sociali generosi e audaci di dieci anni fa non gli hanno im.pedito di patrocinare la p.. 'itica reazionaria - la più rea– zionaria che la Francia abbia co- 1wsciuto dalla. caduta del secondo Impero - dei Pinay e dei La11iel. Sono proprio i suoi uomini i massimi responsabili dell'atroce guerra d'In– docina, delle spaventose repressioni del Madagascar, della politica di rea– zione altrettanto ix mana che idio– ta - perché destinma alla colostro-. fica fine della presenza francese i,; quei paesi - in Africa del Nord. La disillusione è veram.ente atro .. ce. In dieci anni, dai propositi dt una società nuova e generosa, siamo ridotti alla mediocrità più meschina istallata all'Eliseo, all'affarismo più sfacciato dominante nei ministeri, a,'• lo sfacelo morale delle forze eh,· avrebbero dovuto rifare il paese. Questa tlisillusione, per quanto grande, non si confonde però con la disperazione. L'opinione pubblica non dispera: essa cerca. Se le guide in cui aveva creduto non si raddriz– zeranno, state pur certi che saprà tro– varne di nuove. Comunque, come sono stati sprecati questi dieci anni.1 LIBRI E RllllSTE Noti:iario Dibliozra/ico Mensile. Sol– lo zii auspici dti Servizi Sp,uacolo ln/orma:ioni • Proprietà Intelldtuale della Presiden:a del Consi1lio dei Mi– nistri. 8 la più completa e aggiornata Ri– vista bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obienivo di tutte le riviste culturali e di tutti i più importanti studi politici pubblicati in Italia, nonché: un Indice Bibliog~a/ico &ompleto di tutti i libri che si stampano ogni mese, redatto in base all~ « copie d'obbligo :t consegna– ie per Legge alla Presidenza del Con– siglio. Direzione: Casella Postale 247 - Ro– ma. Abbonamento annuo: L. 1.500.

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