Nuova Repubblica - anno II - n. 4 - 20 febbraio 1954
4 I ITALIA, Og.it UNAVOCAZIONE PROFONDA L A questione seria, che riguarda i partiti minori nel nuovo go– verno, si potrebbe porre in que– sto modo: i loro rappresentanti hanno qualità, numero, programma, prestigio, ·per portare a compimento taluna delle indicazioni sociali e politiche che l'elet– torato italiano, il 7 giugno, ha chiara– mente avanzato? Guardiamo anzitutto alle proporzio– ni. I partiti minori hanno ottenuto un terzo dei posti ministeriali, e un quar– to delle cariche di sottosegretariato. Dal • punto di vista numerico, hanno cert~l c?ns~guito _assai_più .di quanto la proporzione arHmeltca de, seggi, tra D.t'.:."e loro, consentisse. Dal punto di vista politico, hanno percepito invece meno di ciò che il loro appoggio me– ritava; hanno certo pensato che, chie– dendo di più, la Democrazia Cristiana, addebitasse loro lo stato di necessità, e si alleasse invece ai monarchici. Re– sta da vedere se, su questa base, i « mi– nori » possano assolvere ai lorò com– piti. li primo di tutti, è quello di una politica « laica». La laicità ha tanti sensi, e non si potrebbe restringerla alla lotta e alla · vigilanza contro il clericalismo. Si trat– tasse solo di questo, un ministro come l'on. Martino avrebbe dovuto rimaner– sene a Palermo, sotto attento control– lo del suo Ministero, ~tando ai dati che lo riguardano, pubblicati nell"ul– timo numero del « Ponte » da Gaetano Salvemini. Di fatto, noi chiameremo laicismo, ad esempio, la nozione secon– do la quale i posti direttivi di enti parastatali debbano essere assegnati in base unicamente al prestigio della com– petenza, e in totale indifferenza alla formazione politica cui si appartiene o per la quale si simpatizza. Solo im– porta che i mezzi del controllo siano sufficienti ad accertare, da questi enti, o da altri affini, una gestione confor– me all"indirizzo economico ufficialmen– te seguito e approvato dal Parlamento, e la correttezza tecnica di essa. Si do– manda se la proporzione in cu~ i « mi– nori » partecipano oggi al Governo dia loro o meno il potere di assolvere a questo compito. La domanda potreb– be essere rivolta all'on. Villabruna. Un'altra si riferirà, in un senso ana– logo, ad un Ministro che altamente sti– miamo, come l'on. Tremelloni. Spetta a Iui iI massimo peso della lotta contro l'evasione fiscale: è una di quelle ope– razioni in cui è impegnato, o deve es– sere impegnato, tutto il Governo, con la compatta forza, senza c<Cczioni, dei quattro partiti. Ma quando i socialde– mocratici hanno accettato di entrare in un governo a cui rimane ostilmente estranea tutta la destra democristiana, cioè quella specie politica secondo la quale la pressione del peso fiscale è strozzatrice del libero investimento privato, esistono ancora le condizioni perché l'on. Tremelloni, anziché mira– re al successo, non venga esposto al martirio? Si prenda infine l'altro caso dei so– cialdemocratici, 'quello dcll'on. Vigo– relli. In un governo Gronchi-Saragat (ove si fosse potuto realizzarlo) anche l'on. Vigorelli avrebbe potuto prendere su di sé, abbastanza coraggiosamente, l'onere di avere almeno delle opinio– ni in materia salariale, come ne hanno, in ogni paese civile, i ministri del lavoro, quando ci si trova di fronte a grandi conflitti di materia rivendica– tiva. L'attuale composizione del gover– no consentirà all'on. Vigorelli di avere delle opinioni (il governo Pella, ad esempio, non poté permettersi questo lusso) e di far decisamente valere un suo eventuale arbitrato nei riguardi della C6nfindustria? Sin qui abbiamo parlato soltanto dei compiti specifici dei ministri so– cialdemocratici. Essi sono tuttavia cor– responsabili dell'intera politica del go– verno. Anche, sia detto , ubito, della sua politica estera: che sono proble– mi specifici democristiani: quelli del– l'indirizzo europeistico. Non nascon– diamoci infatti, la realtà delle cose. Lasciamone recare testimonianza da· chi ha ragione di farlo: la Democrazia Cristiana, scrive quel provetto uomo di cultura che si esibisce sotto il nome dell'on. Malvestiti, è la sola tavola di salvezza dell'Europa. Orbene, in questa materia, chi pensa « laico » non .saprebbe precipitare, co– me subito si è lasciato comprendere, la ratifica della C.E.D. 1l purtroppo esatto, che né socialisti né liberali hanno mai avuto sinora una loro ver– sione, liberale o socialista, dell'unità europea. Ma i socialisti italiani avreb– bero dovuto preventivamente porre a un dipresso queste condizioni: la ra– tifica della C.E.D. si farà solo dopo un constatato fallimento della confe– renza di Berlino, tale da non lasciare ulteriori speranze di colloquio sulla Germania. Si farà in secondo luo– go al patto esclusivo, che un eserci– to europeo dipenda da una autorità politica europea; si ratificherà infine alle condizioni analoghe a quelle avan– zate dai socialisti francesi : soluzione del problema di Trieste; vincolo accer– tabile della Gran Bretagna con le isti– tuzioni militari europee; impegno ame– ricano di m~ntenere in Europa le truppe U.S.A. Si dirà che queste cautele, tutte di– rette a impedire che la C.E.D. evolva allo stretto vantaggio della Germania, avanguardia europea di una imposta– zione periferica americana, equivalgono ad impedire la ratifica. I cedisti propon– gano condizioni di pari forza nel ga– rantire il nostro paese dal rischio di vedersi tratto alle conseguenze di una politica tedesca di irredentismo: siamo qui per ascoltarli col più aperto spiri– to di comprensione. In mancanza, i ministri socialdemocratici non dov1eb– bero assumere il peso di una politica incauta e democristiana. A questo pun– to, ci sembra difficile che i socialae– mocratici e i liberali siano in condi– zione di evitare, in questo governo, corresponsabilità cariche di pericoli in– calcolabili. Ma allora, se le cose stanno cosi, perché J'on. Saragat, che poneva estremisticamente la questione di Trie– ste sotto la specie del plebiscito, ac– consentirà che si giochi senza contro– partita la carta della ratifiça? Perché dopo tanti salti mortali, il più inutile dei quali è stato quelio di rinunziare ad una posizione di controllo sul go– verno Fanfani, egli è finito nelle ro– buste braccia dell'on. Scelba? Noi non saremo cosi unilaterali da non tentare di comprenderne i buoni motivi.· L'on. Saragat prima di tutto ha seguito la sua vocazione wofonda, che è quella governativa. Noi gli da– remo lealmente atto anche di un dato, cui egli non si è appellato, ma che sta tutto a suo vantaggio: all'ultimo wn– gresso del P.S.D.I., l'on. Saragat non nascose a nessuno che, neile trattative collaborazioniste per la legge elettor.le egli non avrebbe posto alla D.C. con– dizioni rigide: la sinistra del partito che oggi chiede un nuovo Congresso, giunge troppo tardi : doveva chiederlo 1'8 giugno, e impegnarvi l'on. Saragat su una politica cosi precisa, da non consentirgli salti e giravolte. D'altro canto, i « minori » si sono trovati d'innanzi a un dilemma seve– ro: la prima alternativa cui si trovava di fronte la D.C., era quella tra l'al– leanza a destra, o il quadripartito. L'on. Saragat, cosi proclive alle aperture a sinistra ha capito che l'alleanza demo.– cristiana a destra lo avreb°Je buttato, per forza, accanto allo ,d,ieramento d'opposizione dei partiti marx-leninisti. Tra la difficoltà di distinguersi al Go– verno dalla Democrazia cristiana, o al– l'opposizione dai socialcomunisti, l'on. Saragat ha scelto la via meno rischiosa. Scelba offriva almeno il suo antifasci– smo, non meno fiero dell'anticomuni– smo. Dell'uno e dell'altro, egli aveva dato una serie di prove, tutte ispirate al criterio d'ordine di quella sua con– cezione eminentemente poliziesca di– mostrata negli uffici precedentemente coperti. All'ombra di questa difesa dello Stato dalla pressione de)?li estre– mi, Saragat ha creduto sarebbe stato più facile far valere l'originalità del suo partito. Ora noi non vogliamo scoraggiare in anticipo lui ed i suoi valent( colleghi. Ma su un punto Nenni ha sempre avu– to ragione : quando ha chiesto che l'apertura a sinistra significasse uno « scossone ». Adesso per la prima vol– ta dal 7 giugno, l'on. Saragat ha il compito.di dimostrare che questo « scos– sone » (l otta contro il potere politico NUOVA REPUBBLICA -=-------------------------:--- dei moQopolii; rottura del vincolo tra destra .economica e ·Democrazia Cristia– na; obbligo alla destra economica di compiere dei sacrifici, per salvare la sua fetta di iniziativa privata) lo darà lui. Qui n·on si tratta più di fare, della politica socialdemocratica, una prova verbale di concorrenza e di dispetto al P.S.I.: si tratta di operare davvero su un programma minimo socialista. li nostro dubbio è che, malgrado le con– dizioni, certamente migliori per i mi– nori, nel nuovo, che nel vecchio qua– dripartito, l'on. Saragat e i suoi amici raggiungano al governo, non la gloria di un esperimento socialista, ma la ri– duzione storica ad un radicalismo ap– piattito: sarà facile, dopo, dire un'altra volta che la Democrazia Cristiana non lasciava lavorare. Certo a questo punto potrebbero domandarci: volevate il governo de– mocristiano in alleanza monarchica? 1l l'ultima cosa che vogliamo: sia chiaro. Quello che avremmo voluto dai socialdemocratici, in un governo di piena corresponsabilità, era una di– scussione preventiva reale del program– ma. Qui si è assunto in realtà il pro– gramma Fanfani, e la richiesta di mez– zi adeguati per una politica socialista non ha propriamente avuto luogo. Mi– nacciassero pure i democristiani di vol– gersi a destra : si sapeva che imme– diatamente non avrebbero potuto farlo. Ora alla Democrazia Cristiana convie– ne seguire una via assai più lunga: captare e .compromettere i socialdemo– cratici; e, come prima cosa, far fron– te comune sino ai monarchici sulla que– stione C.E.D. Passata la festa, il santo antimonarchico sarebbe allora gabbato: ed ecco il momento « americano » del governo di unione nazionale, da Saragat a Lauro. Fuori i fascisti, fuori i so– cialcomunisti. I socialdemocratici non hanno pensato che la C.E.D. è il vei– colo per questa operazione, e ci vanno tranquillamente in bocca, per la loro meravigliosa insensibilità di politica in– ternazionale, che li differenzia dai so– cialisti di tutti i paesi del mondo. E tuttavia, una sola cosa i social– democratici non potranno onestamente dire : che la Democrazia Cristiana non li abbia messi sull'avviso. Incominciò Pella, a cercare la simpatia monar– chica con le sue prodezze nazionalisti– che: ma già egli aveva ormai « ridot– to » i monarchici ad accettare una so: lozione negoziata e dimidiata, rispet– to al massimalismo delle prime ore. Oggi la carta anticomunista, sempre per la ratifica cjella C.E.D., servir_à per far accondiscendere le destre: acq_u~– sire al Governo parte de, monarchlCl, sotto insegne di pura conservazione e moderatismo. A questo punto, il regi– stro del governo, da centro sinistro, si sposterà a centro secco. Ed ecco i socialdemocratici infine giocati. Non siamo profeti, si sa. Ma questa volta, aggiungiamo, non ci piacerebbe di es– serlo stati solo troppo facilmente, per aver saputo guardare le cose con ama– ro realismo. I COSE DI FRANCIA Tatto in crisi, ma... Dal nostro corrispondenti! G uv Mollet, segretario del Parti– to Socialista S.F.1.0., vuole che il prossimo Congresso straordinario decida l'appoggio del partito tutto intero, un appoggio strenuo e deciso, al progetto della Comunità Europea di Difesa. Ma la Commissione degli Affari Esteri del– l'Assemblea Nazionale si trova di fronte a un rapporto che ne propone il rigetto con argomenti molti severi. Questo rapporto è firmato e sostenuto dal deputato Jules Moch, ex ministro, iscritto al Partito Socialista S.F.1.0. Anche il Partito Radicale, il vec– chio Partito Radicale-Socialista che fu l'anima della Terza Repubblica fino a una ventina d'anni or sono, dovrà tenere presto un Congresso. Vi si troveranno di fronte coloro che, attorno a Martinaud-Duplat, mini– stro del/' Interno, non avrebbero vi– sto malvolentieri - tant'è vero che lo stavano preparando - quel go– verno poliziesco e autoritario che,, Queuille, radicale anche lui, eletto presidente della Repubblica, avrebbe incaricato appunto Martinaud-Duplat di costituire, e quei numerosi parla– mentari che hanno assicurato, insie• me ai com.unisti, l'elezione del socia• lista Le Trocquer alla presidenza dell'Assemblea Nazionale e preconiz– zano, molto più di certi socialisti, un ritorno al Fronte Popolare di tipo 1936 se non proprio 1944. Voi sapete che cos'è successo dei gollisti .... Fratelli, coltelli, diceva un vecchio motto. Infatti non esiste odio più profondo di quello che separa i gollisti rimasti relativamente fedeli al generale - quelli dell'U.R.A.S., per intenderci - e i ribelli che han– no formato l'A.R.S. Ma in realtà neanche questi due gruppi sono omo– genei, tutt'altro. Si può anzi dire che essi restano in vita appunto perché i loro componenti non hanno niente di comune in quanto a programma; sono una specie di quelle associazioni tra ex allievi di un istituto. Sono due associazioni composte ciascuna di un gruppo rivale dell'ex scuola gollista. I due gruppi politici più compatti, visti dal di fuori, sono ancora i de– mocristiani del M.R.P. e, bene in– teso, i comunisti. I primi hanno al– lontanato Denys, il deputato che ha dimostrato troppo clamorosamente la sua indisciplina, andando al di là del sipario di ferro; i secondi, dopo il· caso Marty, non lasciano trapelare, almeno per il momento, altri scismi. Si sa che il partito è nelle mani di Duclos, si sa che Duclos rerta fedele alle disposizioni di Mosca. Sarebbe interessantissimo vedere che cosa fa– rebbero i singoli partiti comunisti se Mosca cessasse di dare disposizioni. Senza ancora arrivare agli abbracci generali, propri di certi momenti della politica comunista, si sente c}ie il Partito Comunista Francese ha ral– lentato la sua rigidezza formale; ma resta da vedere se questo rallenta– mento è provocato solo dal problema della C.E.D., che il partito vuol far respingere dal Parlamento francese, senza badare al colore degli alleati.· La lotta contro il progetto della Co– munità europea di difesa resta il pro– blema essenziale, direi l'unico, per i comunisti francesi. In quanto al M.R.P., esso è riu– scito, con l'espulsione di Denys, a conservare una certa unità, unità for– male anch'essa. Se ci sono parecchi parlamentari democristiani che mor– dono il freno, la ribellione contro il passaggio del partito dalla sinistra al centro e dal centro alla destra non ha preso, almeno finora, ampie pro– porzioni. Se Denys s'è portato dietro tutta la Federazione della Dordogna - entrata a far parte del movimento di sinistra detto della « Jeune Ré pu– blique », - se in Savoia qualche personalità democristiana se n'è an• data sbattendo la porta. non si parla ancora di scissione, anche perché op– positori alla C.E.D., fra i democri– stiani, ve ne sono b•n pochi. - Ma il movimento cattolico france– se sta invece attraversando un perio– do di grave crisi, di cui l'episodio dei preti-operai non è che uno dei sin– tomi. Roma è partita in guerra con– tro i cattolici francesi accusati di « in– tellettualismo » inadatto alle masse. Questa offensiva si sviluppa ampia– mente. Non è più solo contro i preti– operai che Roma ordina ai Vescovi francesi di prendere provvedimenti. Sono i diriJ!enti dei domenicani fran– cesi che Roma destituisce diretta– mente - senza neppur passare attra– verso le gerarchie locali - per gli stessi motivi di « intellettualismo ». I superiori dei domenicani di Parigi (il padre AMil), di Lione (il padre Belleau) e di Tolosa (il padre Nico– las) sono stati destituiti da una per– sonalità inviata direttamente in Fran– cia dal Vaticano; i padri Boisselot, Ferrei, Chenu, Congar, che erano alla testa. del movimento di rinnova– mento intellettuale· del cattolicesimo francese, sono stati allontanati dai loro posti. DELIZIE LIBERALI IN COLUAIBIA Se non che Roma presume forse un po' troppo dalle sue forze. Già 73 preti operai hanno elevato una protesta, contro le disposizioni che li colpiscono, impressionante per il mo tono. I preti operai hanno tempo fino al I O marzo per mettersi a posto con !!li ordini ricevuti (abbandono del lavoro regolare nelle fabbriche, ri– tiro da ol(ni attività sindacale, ecc.). Si prevede che i ribelli saranno nu– merosi. E già la parola « scisma » si diffonde nel campo dei cattolici. As– sisteremo all'avvento di una Chiesa Gallicana, di cui aualche timido ten– tativo v'è stato nel passato? BooorA', 9 gennaio 19~ Caro direttore, su « Nuova Repubblica» (n. 21) Aurelio Penna osserva che nel mio scritto sulla Columbia, apparso sul n. 14 dello stesso giornale, non ave– vo parlato di un importantissimo aspetto della situazione del paese, la persecuzione religiosa. Questa osser– vazione è giusta, e opportunamente lo scritto di Penna viene a porre riparo alla mia omissione. Solo posso dire a mia scusa che i delitti · del regime di Laureano Gomez sono tan– ti, che è facile dimenticarsene alcuni. Ma ciò che soprattutto mi sembra opportuno far sapere è che le cose non sono affatto migliorate su que– sto punto, come su molti altri, dopo il colpo di stato del 13 giugno che ha istaurato la dittatura militare del generale Gustavo Rojas Pinilla. Questi, che per molti anni aveva servito senza nessuno scrupolo il re– gime di Laureano Gomez, come co– mandante della 3.a Brigata, e poi come comandante in capo delle forze armate, aveva diretto le repressioni ed i massacri ordinati dal dittatore. In tali occasioni, non aveva mancato di adeguarsi ai metodi laureanisti an– che per quanto riguardava la per– secuzione delle minoranze religiose. Per es. dopo i feroci rastrellamenti condotti nei Plano1 Orienta/es nd 1952, si dichiarò ufficialmente che « erano state scoperte grandi quan– tità di materiale di propaganda co– munista e protestante ». Dopo la presa del potere, il nuovo dittatore, che cerca di farsi passare per « liberatore » del paese, tra i primi provvedimenti, prese quello di proibire la residenza di protestanti nelle zone di missione. Con ciò arri– vava a un punto di intolleranza a cui neanche il ferocissimo regime di Laureano Gomez aveva osato giun– gere: infatti si proibisce, non solo la propaganda, ma persino la semplice presenza dei protestanti in quelle regioni. Naturalmente - e contrariamente a quello che sarebbe avvenuto prima del 13 giugno - la stampa liberale non ha protestato. I giornali con– trollati dall'oligarchia liberale sono troppo occupati a tessere ditirambi– che esaltazioni delle delizie del regi– me. Per loro chi non si entusiasma per il « restauratore della Patria » Rojas Pinilla, per il militarismo trionfante, per una « libertà ricon– quistata» che consiste nel diritto di adulare il dittatore, è uno spre– gevole comunista. Proprio per questo, mi sembra , opportuno ricordare questi fatti. Cordiali saluti C:ARL08 OONZUEZ Rll'ERA I protestanti francesi, delle due chiese calvinista e luterana, ·sono ab– bastanza numerosi (oltre un milione e mezzo) e dispongono di aderenze e di interessi molto vasti. P: probabile che sarebbero loro i beneficiari dells «scisma». Che cosa dunque non è in crisi, oggi, in Francia? Ma son crisi che provano la vita– lità di un paese. Sono delle crisi che incoraggiano coloro che credono an– cora nella saggezza latente della vec– chia Europa. L'Europa trova in Francia uomini e partiti che discutono sul serio del suo e del loro avvenire; e ci sono in Francia degli uomini per cui i va– lori morali sono più forti del più an– tico e potente dei conformismi. C'è da augurare di queste crisi a tutti gli altri paesi d'Europa.
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