Nuova Repubblica - anno II - n. 4 - 20 febbraio 1954

insegnanti laici e gli e ponenti del– J'U.G.I. Ma la proie,done extra-universitaria dell'U.G.I. non comprende solo l'or– ganizzazione d'uno schieramento che unisca quanti vivono nella scuola al– la scuola - però - limitandosi': si sta costituendo un'organizzazione cli laureati al(o scopo di prolungare l'espe– rienza delle comunità goliardiche e rompere il monopolio alla leadenhip, dei gruppi reazionari che paralizzano lo sviluppo della vira nazionale. L'U.G.I. denuncia l'esclusione dalla direzione dello Stato della piccola e media borghesia, come del proletaria– to, e ne afferma il diritto. L'U.G.I. au– spica l'apertura d'un dialogo con i sindacati ccl afferma, per bocca del suo nuovo presidente Giulio Chiarugi, che « ogni tentativo che non tenga con– to dell'enorme forza morale e materia– le, qualitativa e quantitativa, rappre– sentata dai lavoratori organizzati, sarà destinato in partenza al fallimento e costituirà un diversivo». Pure quando si prevedono le lotte per la riforma della scuola, I' .G.I. in– dica nei la,·oratori i naturali alleati. Se si pensa che i goliardi sono figli di quella borghesia che finora non aveva saputo darci che fascismo e qualunqui– smo, ci si accorge che un grande ri– volgimento è in corso. Ed è forse qui che vanno riposte la fiducia e la spe– ranza della democrazia italiana che i politici non riescono ad alimentare. ARDUli'\:OAGNELLI CONTRO ILGIOVANILISMO I N questi ultimi mesi si è verifi– cato un vero e proprio risveglio dell'opinione pubblica qualificata verso il problema vivo e vitale dell'in– serimento proficuo dei più giovani nel– la vita della nazione. A questa condjzione si ricollega la nascita di due nuove riviste giovanili « Critica Liberale» e « Terza Genera– zione» e il progettato ministero della gioventù. V'è in questo un pericolo latente di frattura che sconfina per noi giovani nella tentazione di rinchiuderci in noi stessi, sottraendoci al dialogo con le dassi più anziane, detentrici delle leve del potere politico ed economico, e del controllo della cultura ufficiale. Perdere il contatto con queste classi significherebbe rinunziare a far senti• re la nostra voce che, denunziando le insufficienze delle condizioni della gioventù, potrebbe elevarsi a elemento propulsore di una più vasta dinamica sociale. on siamo contrari alle rnJZiative della gioventù siano politico-sociali, sia– no culturali: i nostri problemi vanno anzitutto dibattuti e chiariti fra di noi e la nostra azione deve trovare iu primiJ la sua giustificazione nel nostro maturato convincimento. Ma questa ma– turazione non deve essere frutto di un'esperienza deliberatamente monca, perché avulsa dai contatti con le clas– si più anziane; contatti che vanno mantenuti, anche se liberati da falsi timori reverenziali o da preconcette ostilità. Accanto e in conseguenza di questa pericolosa tentazione del rinchiuderci in noi stessi, del « giovanilismo », va sviluppandosi un deplorevole costume di professionismo politico giovanile, che non può non deprimere i giovani, as– sopendo in essi quello spirito rinno– vatore, che ne costituisçe la qualità più positiva. Una simile tendenza si nota nei mo– vimenti giovanili dei singoli partiti, in cui gli esponenti centrali, e spesso an– che i périferici, vanno invjschiandosi in una routine, che li costringe al– l'inerzia di strumenti dei mandarini, che tuttora infestano le chiese e le chie– suole del nostro zoo politico. Più grave, infine, è il rilevare che il professionismo ha preso piede an– che negli organismi giovanili univer– sitari, dove si è passati dal qualunqui– smo epicureistico prefascista del tem– po di « Addio giovinezza », all'attuale prudente tatticismo praticato, ad esem– pio, dalla Unione Goliardica Italiana. In conclusione, noi giovani dobbia– mo considerare con coraggio e obietti– vità la realtà che ci circonda, inse– rendoci armonicamente nella vita ci– vile e politica: senza soggiacere né a vacue tentazioni isolazioniste, né a cor– ruttrici tendenze tatticiste. LflLIO BAIIBIEllA NUOVA ilEPUBBLICA 3 PERGLIAFFAMATI: PROIBITO MANGIARE LA POLIZIA CHIIJDE <( BORGO DI. DIO)~ Le forzedel cosidelto rdinecompiono un nuovosopruso:la distruzione dell'iniziativa di Trappeto. Un drammatico appellodi D. Dolci:<<Se facciamo debiti ci accusano"di non dare affidamento di continuità"; se non ne facciamo, o pochi, ci accusano di volerdiventare ricchi.E qualcuno perfino ci accusadi immoralità_ Nonpossiamo assistere inermialla longamortedi autentici schiavi affamati ». Offesa llamiseria Vi sono cose che esprimono con evidenza immediata la civil– tà d'un paese, lo stato di arretra– tezza o di modernità di una so– cietà, il carattere oppressivo o liberatore di uno Stato. Fra que– ste cose c'è certamente il modo dell'intervento pubblico nei ri– o-uarclidella miseria. Quello che è accaduto, che sta accadendo a Trappeto, dà la misura delle con– dizioni di insensibilità, di arretra– tezza, d'ignoranza del nostro ap– parato pubblico. L'altissimo livello assistenziale di paesi come l'Inghilterra e l'America è nato da uno sforzo contro la miseria, contro la fame, di tutta la collettività, organizza– ta in forme autonome e libere per un fine comune. In Italia, dove le possibilità d'intervento statale sono ben scarse di fronte all'im– ponente, massiccio fronte della miseria, dove l'ignoranza, la cor– ruzione e l'impreparazione degli organi governativi riduce ancora queste possibilità, prefetture e questure non trovano cli meglio che intervenire, a distruggere ciò che lo spirito mis~onario ed eroi– co cli pochi tenta di edificare. Questa è la peggibre condanna che la nostra società possa pro– nunciare per se stessa. Perché di– mostra che dietro la disperata mi– seria dei tanti, dei più, stanno interessi ben precisi di gruppi e di caste, da conservare ad odni costo; che quella condiziona il permanere cli questi; che lo Stato, anziché lo Stato dei poveri, è il braccio secolare dei ricchi, di coloro che non vogliono scoperta, denudata e denunciata la miseria, perché questo sig_nificherebbe la loro fine. Ma il sig. Prefetto di Palermo, e chi sta sopra di lui, si lllbaglia se crede in questo modo di rico– pri re, con la pesante coltre della « Celere » e del conformismo di parata, la realtà tragica e brutale che Dolci ci ha scoperto. Non fa– rà che incoraggiare tutti gli uomi~ onesti a vedere sempre più dentro, sempre più a fondo, nel tessuto putrido entro cui una classe di priyilegiati cerca cli con– servare, contro la storia che avan– za, i propri egoismi. A 1,pollo agli aimc1 di tuttaItalia N.R. Carissin1i, 1.uolti di Voi sanno, fino alla noia, che: 1) Nella zona di Montelepre continua il banditismo disperato che nasce dalla fame e dall'igno– ranza. 2) Lu giornata l11vorativ11 di otto ore ( chiun1uta « naezza gior– nata ») è ancora adesso pagata 300 lire, 3) essunu iniziuth•n sostan- ziale è statu presu (o in modo as– solutumente inudeguato) per to– gliere le cause del banditismo. 4) I feudi vicini sono intatti e in gran parte nbhundonuti 1nen– tre i disoccupati hunno spesso i fi– gli deformi dulia fame o dai ma– lanni. 5) A Trappeto, per esempio, dall'inizio dell'anno scolastico a Natale sono Yenuti ad insegnare solo due o tre maestri, cccezional- 1ncntc <1uuttro, su dieci incaricali. 6) Sulla costa vicina i moto– pescherecci fuorilegge tolgono il pone u 8.000 persone. E il mare è stato tanto 1nahuucntc depaupe– rato, fuor di ogni buon senso, di pesci, che per le uh ime ] 20 ore di luvoro ogni pesc,atorc hu gua– dagnalo c0tnplessivumente 17 lire, Mentre con ulcuni lirnpidi a1ni– ci si sta cercando di far conoscere, e per nrnore, ,1ucs1e condizioni; n1entre (ciascuno di noi non è Dio 1nu possiamo sincerurnenle dire che stiamo clundo lu pelle perché an– che <111es1upopoluzione vim) cer– chiun10 di aiuh1re il noslro 11ros– simo più dolorante a liberursi clnl– la fnme e dalle uhre schiavitù, ci si vuole proibire non solo l'azione ma perfino la climoru sul posto. Se fuccia1no debiti ci uccusano « di non dure affidamento cli con– tinuità »; se non ne fucciu1no, ~ pochi, ci uccu,6,ano di voler diven– tare ricchi. É qualcuno perfino ci accusa di in1n1oralitù. Non possiun10 assistere incnni alla lunga morte cli autentici schia– vi nffumuti. Se gli ultimi sono co– slretti u n1orire ci avranno con loro. Se uno solo di noi sarà· esterna– n1en1e impossibilitalo nella sua azione di bene, se n uno solo dei hun1bini che assislereino sarà nuo– ,,an1ente proibi10 di ricevere l'an10- re che gli dobbiu1no, di nuovo non nu1ngerò finché non lorni la Ji– hertà di vivere ai più oppressi: spesso moribondi: tante fncce ha la n1orle. . Mi vergognerei di sopravvivere Vostro in Dio Il verbale della J)olizia L'anno millenovecentocinq uan– taquattro addì dieci del mese di / ebbraio nella Colonia « Bor– go cl.i Dio » Trappeto. Inn;nzi a noi sottoscritto funzionario di P.S., Dirigente il Commissariato di P.S. di Partinico, è presente la signora Mangano Vincenza (di Matteo e di Ferrara Santa, nata a Trappeto il 2 / ebbraio l 922) in Dolci, la quale, in forza. del Decreto del Prefetto di Palermo n. 5796 del l O corrente mese, che dispone la chiusura della Co– lonia Assistenziale Borgo di Dio di Trappeto, gestita dal marito Dolci Danilo, al quale è inibito l'esercizio di ogni attività assi– stenziale nei con/ ronti di minori, viene, nell'assenza del predetto Dolci, formalmente di/ fidata a non permettere che nella Colo– nia stesrn vengano accolti, anche temjJoraneamente, bambini di qualunque età e sesso, con l'av– vertenza che, in caso contrario, saranno ,adottati a di lei carico conseguenti jJrovvedimenti di legge. La Mangano si rende edotta della presente diffida dichiarando di ottemperarvi ed a comprova di ciò con· NÒi si sottoscrive. Il preserite verbale, di cui co– pia a richiesta dell'interessata, viene alla stessa rilasciato. Unadonna racconta. È venuto il commissario con tutta la gente come l'altra volta però c'era pure il brigadiere cli Trappeto, ha portato un decreto che all'ordine della prefettura di– spone la chiusura della colonia assistenziale Borgo di Dio 1, non c'è ordlne di accogliere dei bam– bini di qualunque età, anzi il bri– gaclien: ha detto di nascosto che dovevano chiudere proprio le ca– se, a mc mi mandavano dai miei famigliari, a te ti mandavano al luogo d'origine, a Giustina ' la mandavano a Partinico, e a Vin– cenzo con la famiglia anche dai loro famigliari, poi il briaadiere stesso dice che ci ha eletto al com– missario, per adesso non è il caso quando verrà Danilo se ne parla. Così il commissario ha voluto sapere e a voluto chiamate le mamme dei bambini 3 , a preso cli tutti le mamme e dei bambini le generalità e ci li ha consegnato a uno a uno, dicendoci che nqn dovevano portare più i bambini a Borgò cli Dio, a Ida' ci ha elet– to, lei signorina ritorna a Roma, altrimente la facciamo partire con foglio di via obbligatorio, Ida poveretta a detto, sì io parto vo– lentieri non c'è bisogno del fo– glio obblicatorio, per gli altri quando ritorni tu se ne parla, perché il commissario quando ty ritorni vuole parlarti subito a Partinico. " · Ida è parti~~ due giorni pri– ma perché così si trova a casa, e quando· tu ritor'ni la trovi e ti potrà raccontare tutto così ti puoi regolare quando vieni. Ida si ha. portato a Giuseppino• a Roma per paura chi sa succedes– si q·ualche guaio, a Onofrjo l'ab– biamo portato dai uoi: ge.ritt?ri e siamo rimasti soli, poveri figlio– li mi fanno tanta pena, a pen– zare quante erano e adesso quan- • do siamo, la casa nostra si è vuo– tata che non mi sembra vero, non abbiamo più voglia cli man– giare, sempre penziamo cosa e successo, non abbiamo un po' cli paura, però non state con penzie– ro che noi siamo sereni non ab– biamo paura. di nien,te. Il com– missario ha fatto un verbale sen– za che noi tutti sapessimo quello che scrivevano, in fine quando stava per finire di scrivere mi ha eletto di mettere la firma, io ho eletto senza. sapere cosa avete scritto come metto questa firma? lui dice che assolutamcne nes– suno dovrà mettere piede più qui, allora visto che non mi ha eletto nulla, io ci ho chiesto una copia e allora tutti d'accordo anche Ida a eletto, bene una co– pia, così ci ho messo la firma, abbiamo letto questo verbale che adesso ti mando la copia. Tanti auguri e saluti da tutti, stai tran– quillo che siamo sereni. 1 Si tratta di due edifici privati, costruiti per cura di Dolci e dei suoi amici, costituiti in ente di fatto sotto la denominazione di « Borgo di Dio». Non si tratta quindi di una « colonia », nel senso proprio ciel ter– mine; ma di case aperte ai bimbi po– veri del luogo. " t la mamma del bambino mor– to cli fame (come sanno i lettori del nostro giornale: dr. numeri del 5 settembre e dd 20 ottobr~ 1953). • Sono i 30 bambini elci più po– veri abitanti di Trappeto, i loro ge– nitori sono in parte tubercolotici, in parte carcerati. Essi trovavano un luogo di custodia appositamente at– trezzato e di assistenza in una delle due case, dove veniva dato loro da 111angiarc. ·• Ida Sacchetti Fermi, nipote di Enrico Fermi, che con la madre (sorella di Fermi) viene molto spesso a dare la sua opera di assistenza, con grande sacrificio personale. • t un bambino di 7 anni, con madre tubercolotica. Il padre, set– tantenne, è morto poche settimane fa. Il bambino è di salute molto ca– gionevole e di debolissima costituzio– ne ossea: è stato trovato nella strada. LIBRI li Rll!ISTB Notiziario Bibliotrafico Mensile. Sol– lo tli auspici dei Servizi Spdtacolo Informazioni • Propridà Intellettuale della Presidenza del Consiglio dei Mi– ni.stri. t la più -.completa e ~giornata Ri• vista bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obiettivo di tutte le riviste culturali e di tutti i più importanti studi politici pubblicati in I tana, nonch~: un Indice Dibliogra/ieo completo di tutti i libri che si stampano ogni mese, redatto in• base alle « copie d'obbligo I consegna– .te _per Legge alla Presidenza del Con– siglio. ·Direzione: Casella Post.tic 247 - Ro– ma. Abbonamento annuo: L. 1.500. . ; .,

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