Nuova Repubblica - anno II - n. 3 - 5 febbraio 1954

FAME e I e gg I di mercato L A FAO (Food and agriculture Organisation Organizzazione per l'agricoltura e gli aliment~ non dimentica mai di segnalare, nel suo rapporto annuale, il pericolo che l'aumento rapido della popolazione mondiale e il miglioramento del te– nore di vita di diversi popoli riduca fortemente le disponibilità mondiali · di prodotti agricoli alimentari entro un futuro non molto lontano; e ri– corda con altrettanta puntualità che parecchie sono le decine di milioni di persone che non hanno il numero di calorie prescritto dal medico di casa. Che in altre parole, hanno fame. Successe però che i prezzi del fru– mento statunitense salirono a livelli molto superiori a quelli del mercato internazionale. Prima della guerra il prezzo del frumento veniva fissato in diversi luoghi e specialmente a Londra e nessuno se ne preoccupò; ma dopo la guerra il mondo occiden– tale (o non comunista) scoprl di non poter tirare avanti senza il frumento americano e scoprì anche di non avere i dollari necessari a pagarselo. Si ricorse, sotto la minaccia del co– munismo, a prestiti e sovvenzioni e infine si formulò un Accordo Gra– nario Internazionale, in base al quale Stati Uniti, Canadà, Australia e Francia garantirono ad alcune deci– ne di paesi importatori una quota annua di frumento, pari a circa il 70% del commercio internazionale di questa merce. I prezzi dovevano oscillare tra un massimo di dollari 1.80 e un minimo di dollari 1.20 per bushcl; in questo modo si garantiva a) un'azione da calmiere sui prezzi < liberi >, b) una quota minima ai paesi importatori, a prezzi soddisfacenti, e) una buona esportazic:me ai paesi esportatori. P orcHE' le quotazioni del mercato di Chicago erano molto supe– riori a quelle stabilite come mas– simo dall'Accordo, il governo ame• ricano dovette sussidiare le esporta– zioni; pagare cioè la differenza agli agricoltori. Restava cosl stabilito che la pro– duzione granaria statunitense aveva costi e prezzi troppo alti per con– correre sul mercato internazionale con quelle di altri paesi; e che per– ciò, per poter esportare, e nello stesso Detto questo, passiamo a conside– rare come funziona un mercato in– ternazionale, secondo i teorici della legge della domanda e dell'offerta. Quando di una data merce esiste una scarsa disponibilità contro una domanda elevata, il prezzo aumenta; poiché quella merce (il frumento, mettiamo) viene ad cssere pagata meglio, gli agricoltori si buttano a produrne di più; in questo modo aumentano le disponibilità sino al punto in cui tutti quelli che chiede– vano frumento sono accontentati; poi," se ce ne avanza, il prezzo cala perché il contadino che ha il gra– naio ancora mezzo pieno cerca di vendere a qualsiasi prezzo. Detto questo, vediamo come stan- • tempo mantenere alto il reddito de- no oggi le cose sul mercato interna– zionale del frumento: gli Stati Uni– ti, il Canadà e, molto meno, l'Au– stralia e l'Argentina, hanno tanto frumento che non sanno dove met– terlo. I paesi importatori hanno avu– to buoni raccolti e perciò chiedono meno frumento del solito. Morale : anziché scendere, i prezzi salgono. N EL 1920-30 il reddito agricolo statunitense scese a livelli fal– limentari; le ipoteche, le specula– zioni' e l'industrializzazione delle col– ture, rovinarono il piccolo agri– coltore. Venne poi la crisi del 1929- 33, Roosevelt e il < New Deal >. Si scoperse allora che, aipmesso che esistano, le leggi della domanda e dell'offerta sono belle ma scomode e che si doveva difendere gli interessi del contadino se si voleva difendere anche l'economia nazionale. Da al– lora gli Stati Uniti sono diventati uno dei paesi con mentalità agricola più forte del mondo. Si ebbero cosl i prezzi di sostegno o < di parità > che garantirono al coltivatore un prezzo per i prodotti agricoli principali pari al costo dei generi industriali che egli doveva acquistare (fertilizzanti, macchinari ecc.). Il governo si impegnava a so– stenere questi prezzi per almeno il 90%; cioè avrebbe sussidiato gli agricoltori sino al 90% del prezzo di parità nel caso in cui il prezzo fissato sul mçrcato fosse stato infe– riore. Occorreva tuttavia, come succede, che, per riscuotere il prezzo di pa– rità, il contadino vendesse il proprio frumento; e poiché può capitare che nessuno lo voglia, il governo prov– vide ad una specie di ammasso del frumento non venduto per mezzo della C.C.C. (Co'mmodity Credit Corporation - Società per il finan– ziamento delle materie prime). Gli economisti puri inorridirono, ma i contadini respirarono. gli agricoltori, il governo americano si accollava una differenza per la quale nessun paese al mondo aveva colpa. Vengono anni di forte produzione e di scarse vendite, e perciò di enor– mi ammassi di frumento inutilizzato. Viene la scadenza dell'Accordo Gra– nario. Viene la nuova Amministra– zione. Vengono i nodi al pettine. I quali nodi sono rappresentati dal fatto che il nuovo governo vuo– le ridurre a tutti i costi le forti spese governative, senza però toccare il reddito agricolo. Breve ragionamen– to: se il frumento costa caro e noi del governo non vogliamo pagare la differenza, chi la paga? i paesi importatori. E se i paesi i1nportatori non vogliono pagarla, come si fa? si riduce la produzione, si riducono le offerte di frumento e quando quelli si troveranno ad averne bisogno, pa– gheranno. Forse non è bello presentare le co– se in modo cosl brutale, ma, davve– ro, non cambiano molto se diciamo, in linguaggio « non demagogico > : poiché le forti scorte presso la C.C.C., tali che nemmeno le navi « Liber– ty > della riserva sono più disponi– bili, costituiscono un pericolo per il livello alto dei prezzi; e poiché d'al– tra parre iLgoverno americano incor– rerebbe in un'ondata di sfavore poli– tico se decidesse che i contadini deb– bono abbassare i prezzi secondo le ne– cessità del mercato, non rimane che mantenere alte le scorte, impedirne la vendita, e frattanto ridurre la produzione. Cosl sta facendo il pre– vidente governo repubblicano. E, badate bene, lo stesso giuoco è seguito dal Canadà e dall'Australia, paesi che trovano comodi gli alti prezzi statunitensi, dato che questi permettono loro di conquistarsi fa. vori politici all'interno con sistemi pressoché uguali a quelli descritti pm sopra. In tale modo il prezzo · americano diventa il regolatore del NUOVA REPUBBLICA '1 PA.Gll\ìE DI fJULTIJRA OOl\ìTElllPOBA.l\ìEA. LADELINQUENZl~_CO ' DELLE SOOIETI MODERNE P ER l'Italia si troverà un rac– conto sommario dei più grossi e loschi alfari finanziari - ven– dite di beni ecclesiastici e demaniali, regie di tabacchi, carrozzoni ferrovi;. ri, corso forzoso, banche, prestiti muni– cipali, ecc. - fino al 1889 in un nostro libro (L'llalie /elle qtlel/e esl, Paris, 1890) 1, e, per un'epoca più recente, nel libro Banche e Pa,./amento ( 1893) del Colajanni. Per gli Stati Uniti la messe non è meno abbondante. La ge– nerosità con la quale il governo di quel paese ha donato immense estensioni di terreno alle società ferroviarie è nota. Forse meno conosciuta è la storia del falhoso McKinley Bill. Vale la pena di ricordarla. Si era alla vigilia delle elezioni pre– sidenziali del 1888. Certo John Wa– namaker, ricco industriale di Filadelfia, che dopo le elezioni, in compenso dei servigi resi, ebbe il posto di ministro delle poste, ricevette dal comitato cen– trale del partito repubblic:.no l'incarico di trattare con gl'industriali della Pen– silvania per ottenerne un contributo alle spese delle elezioni. Il Wanamaker (lo ha raccontato proprio lui) si rivol– se ai più ricchi, e domandò a ciascuno di essi quanto pagherebbe per assicu– rarsi una buona annata di affari. La somma indicata sarebbe stata impiega– ta « a far le elezioni », cioè a com– prare i voti. Ciascun contribuente rice– verebbe, in compenso, un dazio pro– tettore nella nuova tariffa. La propo– sta fu accettata e l'affare concluso, e il successo corrispose all'aspettativa. « Tommaso Dolon, fabbricante di la– na, conferl I 0000 dollari : ottenne un aumento del dazio sulle lane». « Giovanni e Giacomo Dobson, fab– bricanti di tappeti, conferirono la stes– sa somma: ottennero un aumento del dazio sulle tappezzerie». mercato internazionale; e poiché al rinnovo dell'Ac Qf~O Granario il prezzo massimo è stato portato a dollari 2.05 per bushcl (L. 4.600 al quintale circa, senza noli, dazi, tra– sporti ecc.) si può stare sicuri che non sarà facile vedere quotazioni in– feriori a questa cifra, anche se la Gran Bretagna si è rifiutata .di fir– mare e ha preferito fomentare la concorrenza dei paesi esportatori !"Ì· nori. Q u_EsTo il_ ~ro~)ema economico, m termm1 p1u o meno orto– dossi. Rimane tuttavia una questio– ne che invano si cercherebbe su nv1ste e giornali tecnici; la fame. Parola demagogica, fame? diciamo allora: robusto appetito cronico. Che cosa pensiamo delle popolazioni del Medio Oriente, dcli' Africa, delle po– polazioni asiatiche che non hanno pane? Non si sa, non esistono, ap– partengono ad un altro mondo che l'economia ufficiale, quella delle leg– gi della domanda cd offerta conve– nientemente corrette, non può per– mettersi di prendere -in èonsidera– zione. Una legge è una legge : un red– dito è un reddito; un profitto < ra– gionevole > è un profitto < ragione– vole >. Si può, come durante la grande crisi, gettare il frumento in mare o bruciarlo nelle caldaie, se le scorte minacciano il reddito e il pro- « I baroni dello zucchero, Harrison, Spreckels Knigt, pagarono anche 10000 dollari e ottennero l'esenzione dello zucchero grezzo da dazio e il mante– nimento del dazio sullo zucchero raffi– nato». « Carncgie, il famoso 4rnegie, au– tore del_ libro Triumpha111 Democracy e gran costruttore di rotaie ad Home– stead, pagò I00000 dol iari e ricevette un dazio del 55 per cento sull'impor– tazione delle rotaie e gli appalti go– vernativi ». ~ inutile continuare la li~ta della Pensilvania e aggiungere quelle degli altri Stati. « La tariffa ci appartiene», disse Carlo Harrack, uno dei più gros– si fabbricanti di acciaio della Pensil– vania. « La tariffa ci appartiene, è co– sa nostra: noi non abbiamo dato il no– stro danaro per elevare i salari degli operai: noi abbiamo comprato a pron– ti contanti la legge di cui avevamo bi– sogno e l'abbiamo ottenuta. La tarif– fa è nostra : noi l'abbiamo comprata e pagata. Ecco tutto ». Quale luce getta questo fatto sulla legislazione e sul governo! Ricordiamo ancora; a proposito sempre della delin– quenza costituzionale delle società con• temporanee, il Tamma11y ring, il quale si componeva, secondo l'Evening Po11 di New York, così: un condannato per assassinio, un accusato anche per as– sassinio, un accusato di ferimento con agguato, un accusato di corruzione, quattro giocatori di professione, quat– tro tenitori di bische, quattro mercan– ti di liquori, cinque ex-mercanti di li– quori, tre figli di mercanti di liquori, tre ex-pugilatori, quattro ex-camorristi (1houghe1), sei membri della ·famosa banda Tweed, diciassette funzionari pubblici. A questa lista eloquentissima fa riscontro quest'altra data dallo Stead per Chicago. « Dei 68 aldermen di fitto. Si può diminuire la produzione se, in caso contrario, i prezzi dimi– nuiscono; si può tenere il grano nei granai se la gente non ha soldi; non si può venderlo perché il Reddito e il Profitto,. questi Dei intoccabili, ne soffrirebbero. Lo si può al massimo regalare, quando troppe carogne umane ap– pestano l'aria e offendono la sensibi– lità delle persone rispettabili; non lo si può scambiare, vendere, fornire, darlo da mangiare insomma a chi ha fame ed ha soltanto uno stomaco vuoto da difendere, purtroppo non un Reddito o un Prodotto. Ed in– fatti alle recenti proposte della FAO di costituire delle scorte mondiali per affrontare il problema della fame, gli Stati Uniti, oberati da scorte e– normi e costose, hanno risposto pic– che. Solo, eventualmente, nel quadro degli aiuti militari e quando se ne presenti l'occasione; allora la Comu– ne Difesa sarà il prezzo pagato. Evidentemente, è bene dirlo, non vogliamo attentare al reddito degli agricoltori statunitensi o di altre par– ti del mondo. Stanno bene, tanto meglio per loro. Vogliamo soltanto notare che: 'a) non si può chiedere che questo reddito venga pagato da popoli a reddito più basso, b} che quando un'economia non compren– de la pvvla fame, è bene cam– biarla. PINO T.UILUZIJCCIII questa città, scrive l'ex-direttore della Pali Mal/ Gazelle, appena 18 possono, a voler essere molto larghi, passare per onesti. Parecchi sono mercanti di liquori o tenitori di bische... Cinquanta di essi mercanteggiano pubblicamente i loro voti, e sono pronti a venderli, insieme con la proprietà della città, al miglior offerente. Tutto ciò è noto– rio e indisputato » 2 . Il filosofo antico si meravigliava pensando con quanta poca sapienza si reggesse il mondo. Noi possiamo dire: con quanta poca giustizia e moralità! Il concetto comune della delinquen– za la limita alla condotta privata. Ma essa è assai maggiore nella vita pubbli– ca. A misura che dai rapporti partico– lari risaliamo ai generali, cresce l'ir– regolarità della condotta. Lo Jhering disse che la violenza, respinta dalle relazioni fra i privati, impera nelle alte sfere. Nei rapporti da popolo a popo– lo la guerra si combatte non solo con le armi ma con le tariffe doganali, ciascun paese cercando di avvantag– giarsi a danno altrui, senza riconoscere né equità né giustizia. Un altro fatto importantissimo che dimostra a qual segno la giustizia sia assente dalle relazioni fra governanti e governati, è l'irresponsabilità dei pubblici funziona– ri; irresponsabilità che è in ragione del– la elevatezza del loro grado e quindi del' potere• che hanno di nuocere. Un basso impiegato può darsi che sia punito se manca, non fosse che con la perdita dell'impiego o con un mo– mentaneo traslocamento; ma un capo ufficio, un alto funzionario, un ministro possono commettere arbitrii e malversa– zioni con la quasi assoluta certezza del– l'impunità. Al governo poi tutto è le– cito. Corrompere la stampa, violare il patto politico, usare le armi contro inermi citt~dini, dar fondo alle risorse del paese, ingannare la rappresentanza nazionale, circondarsi di gente di ma– laffare e mettere gl'interessi pubblici a disposizione di essa. S'intraprendono opere costosissime, guerre disastrose per arricchire privati individui o società. La giustizia è pervertita a scopi di go– verno. Il popolo è massacrato purché si salvi la dinastia. Il male di cui soffre l'umanità è male d'ingiustizia. Dov'è la giustma nei rapporti tra padrone e operaio? dov'è la giustizia nei cambi? dov'è la giustizia nell'amministrazione? dov'è la giustizia negli stessi tribunali?• SAVHRIO M8Rtt,o (Fine) t V. l'edizione italiana: Questa d l'Ila• ii 953_ Milano, Cooper. del ùbro popolare, 2 \V. Stcad, Cltiea10 to • day; Londra, 1894. • • Il manoscritto dell'opera postuma « li problema economico e politico del socia• lismo • fu rinvenuto fra le carte del Mer– lino, che il figlio avvoca10 Libero mise a nostra disposizione. Ora, riguardando quel• le carte, ci è venuto fatto di trovare. come celato fra le pagine cli un ,•ccchio giornale, un manoscritto del socialista napoletano, che abbiamo fondate ragioni di ritenere inedito, e che si è riprodotto testuat .. mente. Il frammento appartiene evidcn• temente ad uno studio del quale lascia scor– gere le linee genera-li. Quanto al tempo in cui fu scritto (tenendo presente·che non può essere del 1894, data ricordata in una nota di esso, giaccHé dal gennaio di quel• l'anno al febbraio del 1896 il Merlino fu in carcere), crediamo di non andar errati collocandolo negli uhimi anni dd secolo scorso. Avendo fatto diligenti ricerche nd libri e opuscoli del Merlino e negli arti• coli a noi noti appani in riviste o altri periodici, abbiamo la quasi assoluta certcua che si tratta di uno scritto del tutto ine– dito; il quale, pur essendo soltanto un !ram• mento, tuttavia compiuto di per sé, di uno studio più ampio, ci ~ sembrato offrire un interesse che lo rendesse degno d'essere pub– blicato. A. 1'.

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