Nuova Repubblica - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1954
Per q11a1110 ngua,.da ,I grano, è-a11- COl"fl in fttie di ,111dio '" pouibilità di ro1ue11}ire che euo co11ti11ui ad euere importato ese111eda doga11a, in 111odo rhe il mo p,ez:o 11011mpe,-i /'a111u1le. rhe è di rirr<1 lire 1800 i/ q11i111"/e 111.?- 110rhe in lt"lia. le eu11zio11ida dog"– "" pe,- i petroli e il caffè ,ono p11re oggello di allento e,ame d" parie ita– liana. le 1111/orit,ì11n111i11istratir 1 e triesti– ne chiedono d,,I loro canto che siti /J1t111- te1111tr1 l't1111wle si111t1zio11e economh-,1 de– -~,; i111pieg<1ti del 1111111iripio e a"egli altri emi, come la Camera di Commer– rio. il porto e la polizia ci1•ira. Per a,•ere 1111a qualrhe idett delle differen– ze tra il 11·.111a111ento che ha11110questi i111f,iegati e quelli del terr itor io 11a:io- 1udt?,si rito"rda che 01,gi , e.li impiegati del 1111111icipio g dono di 1111,1 pe11Jio11e pari ,,Ilo Jtipe11dio ». Q11e11ano1iz.it1 si /1re1J.1 ad amare q11a1110 is1r1111i1•e ro11sidert1zio11i. Se il b110111e111011011 /oSJe, a Tries/e come nel rnlo d'Italia. la merce J1irì n1ra, i 1rieui11i arrebbe,o do11110f<1ui - ,111 dal primo momento in cui /11ro110 ,·i~ revllli i11 se110 ,dio Staio italiano - tenaci sos/eHilori dei pili intensi scam– bi Ira i /1of,oli. l lo.-o 11t1Jumlii11te- 1·eui e la po,izione geograficfl del/" rillrì e del ,uo po.-10, J1rell,1111e111e col– lega10 con 1111·,u10re/foterra economi– ro, al'l"ebberodo1JJl/o,pinge,·/i dalla p,,,._ le di co/0,.0 1 i quali, a11r111 1 erso la JC<J11- fi11a del 111ili1a,ù1110 ger111m1iro e la li– berflzione dei popoli ,oggeni ali'A11- s1,-ia, a1•e1•a110 miralo a 1·id11rrep,.o. g,-eui1 1 a111e111e l barrie,-e tra i singoli . S1ati, a diw·11,ggere il /1rotezio11iJ1110 coi J11oipri,•i/egi e 111011opoli e a dare i111p11/Jo fllie forze ero110111irhe depres– Je iu 1111 J1itì 1·a110mercato e11ropeo. /11 lai modo, i 1rieJ1i11i si Ja,-ebbero h'Ol'ali 11fitmco di q11elle a1 1 a11g11ardie politirhe che, g11idate d"I Sfllve111i11i e dal De Viti De Marco - fllllbedue 11per1iJo11e11ilori de/J'i111en·en10 - lo1- 1n11a110 per l'em1wti/)(lzio11e ero110111ic11 dei co111t1di11i' e ro111111,111tori del Mez– ZOf,ior110,i quali 111•e1•1wo fferto 1111 generoJO ro111.-ib1110 di Jf111g11e """ li– berazio11e della /o,o ri11,ì. Mala11g11r11/ame111e, Trie.rle e i,, Ve– nezia Gi11/ia, Fi11me e la Daimflzia divennero Jn·eJlo iu Italia s1r11men1i di J,rop11g,mdadelle! conulli 11azion.1- li11iche e re11zionarie, J,retesli per 1111 Ofie111nme11/b de/111 polilic11 es/era e ro111111erriale in Je//J0 del 111110 of,f>o– SJo ai n,,1111·111, 1JereJJ1 dei co11J1111wlo– ,·i, simbolo di 111/ a~grn.sit'o e 1r11co1a11- 1e 1111zio11t1lis1110 chi11.soin 1e 11euo e 11emicodelle <1/tmipa1.-ie:e /'""'"rchifl 1eg11òin.sieme lt, ,-o,ina de/I' l1ali11e del porlo di TrieJle. Dt1 a/lor", i11d11J11·i"li /11·01e11i e afli fi"paveri della b11roaazia e del/'e,erci- 10 hanno impflra/o la lezio11e. Non è 1111111 colpi, dei 1riesli11i,11111 è 11nf11t- 10 che iu l1alit1 1 dot'l111q11e ·vi è 101 p.-ivilegio da dife11de.-e,1111a cor/,orazio– ue o 111,a caJtn d11so1Je11ere a 1pe.sedei co11trib11e111i e dei c:01111111Mlori, 1m aJ• ,alto da 1111101Jere al pubblico emrio, ivi ,i delibera e ,; J/1a,i111a per T,·ieJJe. Come 11elmedioe1Jo i ladri e gli aJJflJ- 1i11i11011 po1e1 1 11110 /Ji1ìersere raggiunti dalla giuJJizia 1111a 1•0/Ja che at•euero t'ar ealo i l 1"eci11to inviolabile delle chie– .se, ro.sì oggi lt, p:issione triestina ser1 1 e a rifare una faccia a molla ge111eche l'avevano perd11t11, a rid11re dignità na– zionale alle Jehiere dei 1radito1·ifaJCi– JJi e - perché 110 > - a difendere la · ,ùpeuabile rorporazione dei p,·ivilegia– Ji con1,-oogni 1 1 e/Jeil1lri/orma1rice. Una .specie di maccarthismo minol'e per /JO• poli balca11ici. I!. 11e1111to il 1110111e1110 di dire chial'a• men/e q11e.s1ecose agli amici, ai frn– Jel/i 1,-ieui11i.Eui 11011 /)ouo110 ig110,-a– re la ,pec11/azio11eche ben indi,,iduate fo,-ze polilirhe ro11duio110oggi Jtilla ,orte della loro ri11àper moti1·i t1111'a/1ro che diJùuereuati. fasi de,•0110di,-ci con q11ale ,pirito e ron q11ule p,-ogramma i,11e11do110 ,·ito,·11are sollo 1 1 Ammi11is1ra– zio11eÌlalitma: 1111 progrtunma che 11011 Ji esa11riJC<1 nelle parole « 11"/ia llalia l1alia! » e nella ,-irhie,Ja di eu11zio11i e prit1i/eg1 i11 11111/eria doganale, .sig11- re11e e caffè a b11011 mercato. Se i 1110- 110/,oli e i dazi /11·01e11ivi, la corruzio– ne burocralica ed il /i1cali1mo, i com• me11da10,·i, i prefe11i e la diJocrnpazio– ne ,0110il relag?,io della pa1ria italim1t1, ebbene - animo, f.-a1elli 1rieJ1i11i ! - faccia1110/J11/izù1pe,· 11111i, anche per i cafoni di Sicilia e di Puglia, i quali hanno JJ11ga10 e co111i1111a110 a J,agare a caro prezzo i .-iJu/1"1i 1,o/i1ici ed economici della questione giuliana, dal 1915 in poi. l cafo11i rhe 11011chiedo110 caffè e ,igarelle " b11011mercalo, ma la fine di 1111a ,poliazio11e ulvaggifl che ha le ,ue ,·adiri 11el11azirmaliJ1110 poli1ico ed eco11omico. Bb 1linjro:iamo l'mui'co Aldo Vinlurini pt,r o;;,rci int·ialo queslo scrillo inedito di Sa• ,·,rio ,Wulino, le c11i oputt, ripubblicale di ,u~nlr, lu111,10 suu-itato dvaci discussioni soprotlullo pn la motlnnitò dt'llo impo1ta• ::io11t' uitira. P ERCl·IE' il lettore si faccia un'idea delle propo_rzioni gigantesche-che può assumere la delinquenza nel– le società contemporanee, cikremo qualche episodio istruttivo della sto– ria rnodern:1. Riandiamo rnn la mente al 187 I. I soldati tedt·sd,i non erano peroneo rientrati nt-1 le loro rase.-, che ~ià i Blcichrocder. gli Hanseman e cnmpa– gni avevano progettato di servirsi d.ti quattro miliardi pagati dalla Francia. per metter su la più colossale specu– lazione del secolo. In questo essi furono favoriti dalle folli speranze che la vit– toria aveva fatto concepire :ti loro con– nazionali. li pensiero di quei miliardi - che secondo i giornali dovevano dare ad ogni tedesco, dal poppante al vegliardo, un cucchiaio cl"oro di due /01h - pro– dusse una specie di vertigine generale. Tutti credettero d'essere divenuti ric– chi di punto in bianco, e si misero a spendere e a spandere come se effetti– vamente nuotassero nell'oro. Non v·era– no abbastanza vagoni per le mercanzie da trasportare, non abbastanza rotaie per le ferrovie da costruire. Le case erano divenute troppo anguste 1: meschine per la gente the vi abitava: le strade, le ville, i teatri. i pubblici edifici, le città non rispondevano né ai cresciuti bisogni né alle idee cli grandezza che occupavano tutte le: menti. Si parlava di « grandi cose» da compiere. Si pr~gettarono intra'prese favolose di nuo– vi sobborghi. nuove t1l'e1111e.s, grandi hOtel.s, b11z111s, lrt1mtt·11;s, giardini d'in– ,·erno. bagni, teatri. ct1ffè rht11J/(l11tJ, ecc. Lo statistico Schwabe calcolava che, se– condo i progetti fatti, Berlino avrebbe potuto alber.l(are nove milioni di abi– tanti e sarebbe divenuta tre volte più grande di Londra. Frattanto, dov'erano i miliardi? Nominalmente essi erano stati pagati al governo, ma di fatto erano rimasti nelle mani dei banchieri. Questi se ne servirono per lanciare le nuove inua• prese, e creare così un movimento di • valori nel quale vennero ben -presto tra– volte anche le fortune già esistenti. Si cominciò dal fare qualche cosa. Si ab– batterono i quartieri poveri, e la gente che vi abitava andò ad accamparsi in baracche o nei \'<l!(Oni o sotto i ponti delle ferrovie, mentre si costruivano palazzine elegantissime per i neo ban– chieri. Si costruirono anche, nei primi tempi, alcuni buoni tratti di ferrovie, che però costarono caro; e si fece qual– che altra opera d"incontrastabile utili– tà. Ma le cose non si arrestarono qui: scarseggiando i buoni affari, si ricorse ai mediocri, a questi succedettero i cat– tivi e ai cattivi tenne ben presto dietro la speculazione pura e semplice. Poi– ché la moneta era abbondante, aumen– tarono coi pr_ezzi delle cose di con– sumo i valori delle proprietà, dei ca– pitali, delle industrie, dei commerci; e tra coloro che si affrettavano a ven– dere per incassare il guadagno fatto e coloro che agognavano di comprare per farne uno maggiore, si accese una gara che in poco tempo portò i valori ad altezze vertiginose. La febbre delle spe– culazioni giunse al parossimo: si volle mettere tutto in società, convertire ogni çosa in azioni. Beni presenti e spe– ranze future, case, terre, mulini, beni signorili, giornali, magazzini, nulla fu risparmiato. Ogni uhomJtei11 diventa– va una fabbrica, un rnulino vecchio si trasformava in uno stabilimento, una barca fracassata diventava un 1/oyd. Si wmperavano campi, paludi, terreni neì sobborghi delle grandi città: si trat– ciavano delle , ie lun,l?he parecchi chi- .J~UOV A REPUBBLICA 7 . --'---------------~~------------------ PAGl~E DI CJIJLTURA CONTE1HPORA~EA LADELINQUENZA COSTITUZ ' DELLE SOVIETI MODERNE lometn, battezzandole con nomi pa– triottici o della famiglia imperiale, e :-iiemette\'ano azioni. Si pagavano som• me enormi per una pianta, per un ter• reno, per la cessione di un negozio, per qualcosa insomma da mettere io- azio– ne. Un proprietario rice\"ette l'una do– po l'altra offerte di 120, 150, 200, 250.000 talleri per la sua casa: a que– st'ultimo prezzo si decise a venderla. Ma non erano· passatì quindici giorni dalla vendita e la casa era rivenduta ad una banca per 450.000 talleri. L'in– felice ex-proprietario si uccise per il dolore. Quando infine mancarono beni reali, s'immaginarono proprietà che non esistevano, ferrovie che non avrebbero S,WP-RIO ~lntLINO 11aet1t1r a Na/wli 11el 1856 ·e morì o Roma 11el 1930. Ve11uto al socialismo ,ul 18i7, quando vigoreggiaL"a l'i11flue11::11di Bal1111iu, soslnrne a11imosa– me11te i ,iscl,i e fr rmiseg11e11:r: de/Ili prn– /wgandfl e dell'a::io,u riz•olu::ionaria di quel /Jeriodo eroico. Costrrtto ad n11larc 11cl 1885 do/HJ 11110g1a1·r co11dt11111t1iJ1ortata in 1111 proresso i11siem,1 ro11 Errico iWalatesta ed altri intenia::io,wlisti, aller11ò l'attività /1ra– lica ro11 lo studi() s,1 r1·n, r 11cl 1887 diede fuori da Lo,idra il liluq Socialismo o Mo– nopolismo?. rhe è, ;,, nJ"diiie di tempo, la prima oprra :•era111t'11le srir11tifira della /et- potuto mai essere costruite, intrapre– se assurde, e si· continuò a fondare so– cietà e ad emettere azioni. Fu una speculazione pazza, una fro– de colossale, a cui parteciparono uomi– ni di tutti i ceti e di tutte le condi– zioni. Tra i promotori di società ano– nime («fondatori») si trovavano mi– nistri, consoli, segretari di ambasciata, consiglieri, nobili, militari, professori, proprietari di campagna, conservatori e· liberali, filantropi, economisti (lo sta– tistico Engel e l'economista Schultze Delitsch furono del numero), scienzia– ti, perfino una cantante e uno studente. Nelle farse del giorno il padre doman– dava al figlio: « Che profess;one vuoi prendere?». E il figlio rispondeva, fra gli applausi del pubblico: « Promo– tore». La «fondazione» d"una società non costava più che la spesa del /n·oJ/1ec/111. Scritto in uno stile poetico, immagino– so, ornato cli gemme letterarie e patriot– tiche, firmato da nomi illustri ed ir– reprensibili, il /11·0J/1ecl11J prometteva dividendi sicuri del dodici e del ven– ti per cento almeno, « ma certa.nente molto più elevati », opp,ire una tasa per un prezzo corrispondente alla pi– gione d'un anno, o altro guadagno si– milmente meraviglioso. I /n·oJ/,ecluJ erano diffusi in tutti gli ani;oli del paese, portati di ca:-,a jn casa, fatti di– stribuire nei luoghi più remoti. Ai />roJ/>erlllJ si aggiungevano gli articoli laudatoci della stampa, la pompa del– le inaugurazioni, il lusso dei promoto– ri, ecc. I giornali, sussidiati dai promotori, ingrandirono il loro formato per de– scrivere in appendici brillanti il caratte– re patriottico e nel lo stesso tempo lucroso delle varie intraprese, il suc– cessv delle emissioni, l'inaugurazione dei lavori, i pranzi, le cene e i concer– ti d"occasione, e i:,er tessere le biogra- ·fie dei promotori, i cui ritratti erano esposti nelle vetrine dei negozi. ternluJ"o socialista italia,,o, Ad esso ug11ì nel 1890 it1 fro11use il grosso 1·0/ume L'lta– lie telle qu'cllc est, 0110/isi slrntlurale dello Staio llnitario italia110, rece,1teme11te tra– dotto col tilolo Qu<'sla è l'llalia. Negli at111i immediatamrnle surccssivi ini:iò, J1ri• mo frn i socialisti d'Europa, lo rritira del monismo. At1rn1·rrso qrlt'Sto prouuo di ,,.. 11 isio11e rritira, rl,e t'Sl,.se a l11lte le sr11ole sorialistirhe, ,1:li /1f'lve11,ie ad '"'" co11cr– ::io11e pi,i ((1t1rrela, /1i1ì 111110,it, r 1ti1ì larga flp/ snrù,lismo. 11rlla q1111frdn111i11ala si,1te• si di giusti::ia , di libertà. Nel frhbrain dt'l 1896, dopo a:•rr sro11lato alrro1i a1111idi rarrertt, si stabilì ;,, lloma, do:1e atleu alla pubblica::ione di 'Pr·o <' co1111·0 il sociali– smo (1897), dt' L'Utopia collc1ti\fis1a t· la crisi ciel rocialismo scicn1ifico (1898). {li FormC''- <'I C'SScncC' du sociali.smc ( 1898), rhe llPJ}an·e ron 11,ia luttta J1rr/a::io11e di Gio,– gio Sorttl, e ddlt, Ri"i(,lta ci i1ica ,tcl socia• lismò (1899). l'rr mnlti a11ni di JJOi l'ese,– ri:io dell'avi·oratura, i11 r11i ruelse, assorbi gra,t /1arte dr/lo siw attit·ità i11tellelluale. Torriato 11el 1920 roll fur:o,e agli antichi st11di prrdile1ti, rompou il t·olumr li pro– blema economico e poli1ico del socialbmo, rhe ha visto la Iure come opero post11ma 11cl 1948. Avuersm.io fierissimo del fascismo. ,·i si of,f1ose coroggios0t11e,1tr., /Jrima t1SS1t• mendo il f1atroci11io le,:ole delle rnc vittime i11 proressi rhe lo roslrinse10 lt feca,si, s/Jt'S• so ,,. s1111s/1ese 1 da 1111ra/10 oll'ollro della /1e11isola 1 e poi p11bblirt111do 11cl 1924.e 25 i due saggi Fascismo e Dcmocr:nia e Po• litica e Magistrarnra. rdito q11nt'11/timo dli Pirro Gobettt A.\'. Tutto ciò non aveva che uno sco– po: accendere nel pubblico illusioni stravaganti e carpirne i denari. Del re– sto, non erano che menzogne. Sottoscri– zione, quotazione cielle azioni alla Bor– sa, versamenti, assemblee generali, co– mitati di sorveglianza, dividendi, re– gistri, tutto ciò non esisteva affatto, non era che impostura. Perfino il mo– bilio non era proprietà della società, ma era stato preso in affitto. Ma la ressa per le azioni era tale che queste cre– scevano tutt'i gior~i di valore. Una minima parte del denaro incassato dai promotori fu impiegato per gli scopi per cui era stato rid,iesto. li grosso della somma fu dissipato nel modo più scandaloso. Promotori e ammini– stratori si attribuirono premi, lauti sti– pendi e diritti di commissione in tutti gli affari della società. I direttori face– vano contratti con se medesimi, figu– rando in varie capacit.ì; subappaltavano a sé stessi o ai loro compari i lavori, comperavano da terzi e rivendevano al– la propria socielà, speculavano in Bor– sa sulle azioni di essa, ecc. Banchieri, · agenti di cambio, ecc., tenevano loro bordone e mieterono lauti profitti nel– la ~peculàzione. Tutto ciò durò circa due anni. Ui bancomania si estese all'Austria, alla Rumtnia, ad altri paesi. Fin.1l111entela bolla di sapone scoppiò: le società fallirono, i \'alori pre<ipit3rono e I so~ gni dorati dei buoni tedeschi si con– vertirono in pi.mti, lamenti ed altri guai. La perdita fu enorme: soltanto alla Borsa di Berlino (secondo i cal– coli dell'Engel e del eumann- pallart) si perdettero circa ottocento milioni di talleri sui titoli emessi dal J 870 al 1873: e la metà dei titoli emessi non fu neppure iscrittd nei bollettini della Borsa. Che aveva fatto in tutto questo tempo il governo e qual provvedimento aveva preso per tutelare la proprietà dei cittadini, per impedire una frode che doveva portar \Ìa tanti milioni? Il governo si era affrettato ad abolire una legge che restringeva la facoltà di fondare società anonime, aveva prestato il suo denaro senza garanzia e a mini• mo interesse a banchieri e promotori, aveva acquistato azioni delle nuove so– cietà per la CaH<1deg/' ln1'fllidi e per altri istituti pubblici, aveva permesso lotterie a beneficio delle stesse società. L'imperatore, l'imperatrice, i rninistri, le autorità assistevano alle inaugura• zioni. Nei (onsigli di amministrazione delle società figuravano principi e ge– nerali; il piesidentc della polizia di Berlino apparteneva al giardino d'in– verno Fior,,; quello di Hannover era nell"amministrazione cli Tivoli e di Bellevue; quello di Magdeburgo era consigliere di vigilanza di uno stabili– mento di bagni. JI Virchow disse al Rtithstag: « Uno dopo l'altro i funzio– nari lasci,mo il governo e passano alle società ». Fino all'ultimo momento il governo si sforzò di dissimulare la frode, e rnfine, quando tutto fu perduto, esso protesse i ladri dinanzi ai tribunali, che ne assolsero la maggior parte e con– dannarono invece i derubati ... come ca– lunniatori. Le corti d'onore assolsero gli ufficiali compromessi e l'imperatore conservò la sua amicizia ai nobili che avevano partecipato agli affari delle società e conferi un titolo di nobiltà ad uno che cessò di essere ministro e deputato per la parte presa alle « fon– dazioni ». I banchieri e promotori ar– ricchiti s~ ritirarono nelle loro ville di campagna per sfuggire alla collera po– polare, ma dopo poco tempo ritorna– rono, ricomprarono a basso prezzo le case, le fabbriche, le ferrovie che erano costate al pubblico milioni e si misero alla testa degli affari. li ministro Cam– phausen raccomandò come rimedio alla crisi la riduzione dei salari: un prov– vedimento (commentava la Nordo. Allg. Zeitung) che serve ottimamente a sti– molare il lavoro. Tal è l'origine (non troppo pura, si converrà) delle grandi fortune indu– striali e commerciali tedesche. Negli altri paesi le cose non sono andate diversamente. Noi non possiamo tessere qui la storia finanziaria degli Stati mo– derni. Per la Francia veggansi il Tous– senel, il Frésor de la Rocque, lo Chirac, il Malon, il Drumond; alle opere dei quali scrittori si può aggiungere l"Ar– ge111 dello Zola, romanzo che, mutati i nomi e repoca, è una storia, e che se fosse stato scritto come storia, sarebbe stato assai più eflicact. SAVERIO MF.111,nO
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