Nuova Repubblica - anno I - n. 23 - 5 dicembre 1953
NUOVA ftEPUBBLICA INTEMA DI " UNIFICAZIONE ,. ~CIALISTA LA SIRENA DALLA VOCE ROCA giornali di informazione hanno dato notizia dell'inizio di certe I conversazioni avviate per inizia– tiva della direzione del P.S.D.I. sul ricorrente motivo della unificazione di tutti i socialisti democratici: essi soli, ma tutti, secondo uno slogan ormai ce– lebre. La « unificazione » questa volta si ridurrebbe all'ingresso del movimen– to di Cucchi e Magnani nel P.S.D.I ., e al reingresso degli aderenti ad Auto– nomia socialista, alla condizione che un prossimo congresso, ordinario o straordinario, del P.S.D.l. riconfermi la politica « di sinistra » impressa dal– la direzione del partito dopo le ele– zioni del 7 giugno. L'organo ufficiale del P. S. D. I., La Ciu11izia, ha parlato in un << neret– to » di prima pagina della « unifica– zione » con l'Unione Socialisti Indi– pendenti di Cucchi e Magnani, tacen– do di Autonomia socialista, non sap– piamo se per meditato proposito o per motivi tatt,o: per non sgo– mentare, cioè, la brava « destra » ( e non solo essa) la quale monta la guar– dia alla porta onde non entrino gli odiatissimi del gruppo espulso alla vi– gilia delle elezioni del 7 giugno. L'una e l'altra ipotesi possono anche fondersi in una sola. Per quanto ci concerne, dobbiamo esaminare la ventilata « operazione » con l'animo assoIutamente sgombro da ogni velo di risentimenti, politici o per– sonali o di gruppo, e anche da consi– derazioni moralistiche, le quali lascia– no sempre il tempo che trovano. Storia in poche righe. La socialde– mocrazia italiana ~ stata sempre tor– mentata, dal 1947 ad oggi, dalla pre• tesa dei suoi dirigenti di imporle una politica determinata. Le opposizioni a tale politica erano tollerate soltanto quando erano sostenute da piccoli gruppi. Quando i piccoli gruppi attivi riescivano a coagulare, attorno a im– postazioni diverse, frazioni di una cer– ta importanza, o quando, con intese o alleanze interne, riescivano a trasci– nare la maggioranza del partito su cer– te posizioni, venivano immediatamente fatti oggetto di ostracismi, di manovre avvolgenti, di provvedimenti discipli– nari anche antistatutari, ·in modo da esasperarne gli appartenenti, da por– li ai margini, da sottrarne le ades,ioni, da costringerli a uscire dal partito quando non erano disposti a sottomet– tersi e a tacere. La casistica è stata tanto clamorosa, da non aver bisogno di rievocazioni. L'ultima vicenda, veramente dram– matica, è stata qoella antecedente le elezioni del 7 giugno, nelle quali poi Autonomia socialista, alleata con altri gruppi, presentò i suoi uomini nelle li– ste di Unità popolare, con l'inten– to di far fallire i propositi esclusi– vistici della Democrazia cristiana, alla quale il P.S.D.I. si era pericolosamen– te legato in una condizione di succube, tale che, se la sua politica avesse avuto «successo», l'avrebbe liquidato non solo come entità, ma anche come piattaforma politica. li P.S.D.I., per merito principalmente di Unità popola– re, ne è uscito elettoralm~nte sconfitto, ma - per la particolare composizione del Parlamento - rafforzato dal punto di vista politico. E allora si è dato a proclamare ai quattro venti certe verità brucianti su la Democrazia cristiana e MOLFETTA Il mitodellaVittoria tradita. Le si benda il voltodurante una manifestazione studentesca (Sulla scala il sindaco). su la classe dirigente italiana, pren– dendo a prestito il proprio linguaggio, a volte letteralmente, Jal lessico di Au• tono mia socialista; e cioè dalla frazio– ne che poco tempo prima esso aveva esciuso dal suo seno. ~ da segnalare l'esigenza generica– mente proclamata, in ispecie dall'on. Saragat, di una « apertura a sinistra », e non si sapeva se ciò implicasse una nuova politica del P.S.D I., una nuova politica del P.S.I., e una uniJicazione conseguente dei due partiti - o l'oppo– sto, e cioè prima l'unificazione per de– terminare una nuova politica socialista in Italia. Nei tira-e-molla che ne sono seguiti si è capito soprattutto una cosa: che i dirigenti del P.S.D.I., dopo la prima impennata di Saragat contro la Democrazia cristiana, tendevano ad at– trarre il P.S.I. su la stessa piattaforma politica che aveva determinato il loro fallimento (oltranzismo atlantico, al– leanze con le forze di « centro » e così via), arretrando man mano dalla « nuova » impostazione politica a una sempre più generica e sfumata riaffer– mazione della « apertura a sinistra », che non si è mai saputo esattamente che diavolo fosse. li P.S.I., da parte sua, partito dal promettente slogan dell'alternativa so– cialista e da più di un motivo di po– litica indipendente, si è poi richiuso nel bozzolo della unità della classe operaia, quasi che a questa pur nobile formula non andasse indissolubilmen– te accompagnata l'altra, altrettanto no• bile e più funzionale, della solidarietà di altri lavoratori « non proletari » con la classe operaia per impedire l'isola– mento e quindi la sconfitta di questa. Probabilmente l'atteggiamento del P.S.I. è dovuto, oltre che alla dialettica deri– vante dalla sua impostazione politica ~enerale, anche alla indeterminatezza delle prime formulazioni del P.S.D.I., e alla assurdità delle sue successive proposte. E si è cosl arrivati alla riaf– fermazione, da parte del segretario del P.S.D.1., di una posizione immobile in politica internazionale: o di qua o di là, abbiamo potuto leggere in un suo ar– ticolo, che non conteneva nemmeno le riserve fondamentali di altri solcialde– mocratici europei, e segnatamente dei laboristi inglesi. Ed ora siamo in una nuova fase. Ab– bandonato, non sappiamo se definitiva– mente o pro-tempore, il proposito di riunificarsi col P.S.I., di formare in– somma il famoso partito socialista uni– co, che noi ancora riteniamo l'unica vera « apertura a sinistra », l'unica possibilità di salvezza della democra– zia italiana, insidiata ora da destra (e non solo dall'estrema destra) molto più che da sinistra, il P.S.D.l. col– tiva le piccole aiuole dei gruppi auto– nomi, che nelle ultime elezioni hanno dimostrato di possedere volontà com– battiva e? in certe circostanze e condi– zioni, anche un potere determinante nella lotta politica. Perché questa im– provvisa dilezione di gruppi fino a ieri disprezzati, vilipesi, considerati alla stessa stregua con la quale i cattolici militanti considerano i protestanti e gli eretici? Ma è chiaro. li disastro elettorale ha dato un duro colpo alla compagine or– ganizzativa del P.S.D.I. La sua base piccolo-borghese, conformista, ma nella quale perdurano reminiscenze anticleri– cali, ha attribuito la sconfitta, a ragione solo in piccola parte, alla prepotenza dei preti. Una parte, la più sana, si è ricordata della battaglia al congres– so di Genova, della capitolazione dei dirigenti dinanzi alle esose pretese di Gonella, delle forti critiche della espulsa sinistra. L'organizzazione del partito si è afflosciata. I dirigenti tentano di puntellarla con la cantaride della 11uovapoli1ica, ma nello stesso tempo assicurano le se-~ioni. che non si tratta di un muta– mento radicale, bensl di mero muta– mento di tattica. Abbiamo udito con le nostre orecchie un istruttivo discor– so quasi pubblico del vice segretario del partito on. Matteo Matteotti a Mi– lano. Ora, si tratti di fare una nuova. politica, una politica « di sinistra •• o anche solo di proclamarla, occorre una base rinnovala per averne l'appoggio. La destra di Simonini e il centro-destra di Saragat, anche ammesso che per un certo periodo ne tollerino la verbale proclamazione, si impennerebbero al primo tentativo di insistervi. E faran– no certo il diavolo a quattro, al pros– simo congresso, per liquidarla anche come enunciazione. La cosiddetta « sinistra » superstite nel P.S.D.I. ha preso sul serio, o qua– si, queste nuove evoluzioni: e si il– lude di costringere Saragat e i suoi amici a marciare decisi su la nuova strada, in vista di una non ancora pre– cisata politica « di classe». Nello stes– so tempo riafferma l'intento di cantare la serenata al P.S.I. perché denunci il patto di unità d'azione coi comunisti, rettifichi la sua politica internazionale, rifaccia insomma a ritroso la strada già percorsa dai socialdemocratici, com– presa la scissione dalla C.G.1.L., senza nulla di più e di nuovo. Tutto questo ha l'aria di una serie a catena di tentativi, piuttosto ingenui, per sottrarre gli elementi più creduli o meno ferrati della base al partito concorrente e ai movimenti autonomi, lasciando fuori dalla porta gli elementi più qualificati che dànno sempre fa– stidio a chi è abituato a fare il buono e il cattivo tempo nella politica del partito, considerato pur sempre come una riserva personale di caccia. Pare che gli amici dell'Unione so– cialisti indipendenti accolgano con ot– timismo le intenzioni saragatiane di re– denzione, e si dice che abbiano avuto delle trattative per l'ingresso nel P.S.D.I. Naturalmente non ne fa– remo loro una colpa, tanto più che le ragioni politiche che ve li indu– cono sono forse le stesse che hanno im– pedito l'unificazione del loro movimen– to col nostro, già prima delle elezioni del 7 giugno: che in linea generale, insomma, essi siano più d'accordo con il P.S.D.I. che con noi. O forse si il– ludono di poter agire all'interno del partito in modo da influire decisa-· mente sul suo orientamento. Noi, che della socialdemocrazia ita– liana abbiamo maggiore esperienza del– la loro, siamo molto più scettici. I circoli dirigenti del P.S.D.I. non han– no la « psicologia della minoranza », ritengono che chiunque contenda loro la maggioranza debba essere elevato a sospetto, come sovvertitore_ di un ordi– ne saldamente stabilito su verità incon– futabili, le loro verità. E abbiamo il fondato sospetto che, non appena si determinasse nel partito la necessità di una approfondita discussione su uno dei problemi essenziali della politica del Paese o della politica socialista (che è poi la stessa cosa), ci si trove– rebbe da capo dinanzi al dilemma di sottomettersi o di andarsene. Ma qµesto potrebbe essere per gli ignari giudizio temerario, o comun– que opinione personale del sottoscrit– to. Ebbene, poniamo il problema in al– tri termini. L·unificazione socialista /ola/e rima– ne per noi di Autonomia socialista il problema dei problemi, proprio perché riteniamo che solo una politica socia– lista, la politllca della classe lavora– trice, per la, çl~~~ l~vor~glçe, possa 3 proporre con serietà la riforma della società italiana malata del vecchio ma– le del clericalismo e del male nuovo - ma non troppo, socialmente parlan– do - del fascismo ex e neo. La uni– ficazione parziale delle varie organiz– zazioni socialiste non fa che radicare, incancrenire la piaga delle suddivisio– ni, tanto più costanti quanto più forti sono i due tronconi. Dicono: ma ve– dete, ora l'unificazione totale è impos– sibile. E 'nell'atiesa .... Bene, e allora poniamo alcune do– mande: J) è disposto il P.S.D.I. a rivedere il proprio statuto in modo da garantire non solo la cittadinanza, ma anche la piena libertà di espressione a qualun– que corrente che si determini nel suo seno, nei limiti naturalmente delle idea– lità e dei programmi del socialismo democratico? è disposto a dare pre– ventivamente garanzia di prassi demo– cratica e di rispetto dello statuto? 2) è disposto il P.S.D.I., già fin da ora, a e,cludere alleanze elettorali Su richiesta di nunieroai let– tori e amici, precisianw che « NUOVA REPUBBLICA » è in ve,ulita, a Roma, preuo le &e– guenti edicole: Libreria Moderni••ima - Vin del– la Mercede, 43 Libreria Tombolini - Via 4 o• vembre Galleria del Libro • Via Nu– zionale, 246 Libreria Amici - Via Merulana, 205 Libreria Jl allerini • Via Colon– na Antoniana, 33 Edicola Merli • Via Muzzurino (ang. Vin Nuzionulc) Edicola De Filippis • Piuzzu Venezia Edicola Falco~1i - Viale T;.aste– vere (di fronte ul Mi1>iste– ro Pubb. Istruzione) Edicola Cervini - Piazza Gio– vane Italia Edicola Palma • Viu Ripettu. e - durando gli attuali rapporti di forza - alleanze governative con for– ze di destra, compresa la destra de– mocristiana o il cosiddetto centro de– gasperiano? 3) è disposto il P.S.D.I. a consi– derare con minori pregiudiziali, allean– ze o intese occasionali, su argomenti e problemi determinati, con il Partito so– cialista italiano, favorendo ogni occa– sione propizia di concordanza e di azio– ne comune? 4) è disposto il P.S.D.I. a rive– dere il suo oltranzismo atlantico, che talora ha persino superato l'oltranzi– smo degasperiano? è disposto, ad esem– pio, a condizionare la istituzione della cosiddetta Comunità europea di difesa, alla formazione di organi politici della Federazione europea? 5) è disposto il P.S.D.I. a ripu– diare qualsiasi falso !lll'rogato della unità europea che in realtà è il ten– tativo di rinsaldare nell'Europa oc<i– dentale il predominio dei clericali e delle classi privilegiate? Non siamo naturalmente così rnge– nui da attendere delle risposte, e tanto meno degli assensi: ma è chiaro che soltanto così può essere posto in mo• do serio, almeno per noi di Autonomia socialista, il quesito di una unifica– zione sia pure per il momento par– ziale. Così e soltanto così, perché da • precisi impegni su questi punti può dipendere l'unificazione totale, e dun– que l'avvenire del socialismo italiano. Altrimenti si tratta di una delle solite « operazioni » delle quali dopo breve tempo tutti sono pentiti. Per ora ab– biamo di meglio da fare. PIERO CA.1,EPPI
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