Nuova Repubblica - anno I - n. 22 - 20 novembre 1953

4 I ITALIA, 014141 liA " QUALIFICAZIONE ,, lN GHIACCIAIA V I siete accorti che il problema della <<qualificazione» sta av– viandosi a poco a poco in ghiac– ciaia? li fatto non ci sorprende del tutto, perché sapevamp da un pezzo che, con quello che Saragat ha chiamato espres– sivamente l'imboscamento dei partiti, le cose non potevano andare molto di– versamente. Ma che la « qualificazio– ne » stia trasformandosi lentamente in una diversa istanza, e cioè che, esple– tato il compito assuntosi in politica • estera, l'on. Pella debba decentemente ritirarsi (e non del tutto senza la gratitudine dei partiti), incomincia ad essere il risultato più chiaro delle ulti– me settimane politiche in Italia. Vale la pena di ragionare una volta intorno a questa parola-simbolo, la «qualificazione». A Iungo • si è preteso che l' on. Pella colorisse il suo governo con un accento ideologico, una determinazio– ne cli indirizzo, tali da mettergli chia– ramente, dietro le spalle, desii ami– ci, r, dinanzi agli occhi, schietti e sinceri, i nemici. . C'è tuttavia qualche cosa, nel pas– sato dell'on. Pella, che possa dav– vero indicare in lui l'uomo adatto a tale chiarificazione? Non facciamo torto ad un uomo che per altri versi stimiarno, come l'on. Pella, se gli neghiamo questa statura. La linea l'ella, nella politica italiana, ha significato sempre, non già le iniziative, ma il limite delle ini– ;llative sociali democristiane. Non glie– ne facciamo un torto: sappiamo anche noi che la difesa del potere d'acqui– sto della lira ha avuto conseguenze anche seriamente apprezzabili per il ceto medio e i lavoratori: chiunque monta la guardia contro l'inflazione, in un paese come il nostro, è un saggio. Questo non significa tuttavia che sia un riformatore~ l'on. Pella ç l'uomo meno adatto a questo com– pito. , ell' epoca fascista, non ha as– sunto responsabilità di revisioni, al– l'interno del partito che pur serviva, né di segreto ma efficace lavoro al– l'esterno di esso. Né lo ha mosso mai l'ansia della riforma sociale. Am– ministratore solerte, allora, come dopo. Chiedere ad un amministratore di porsi alla testa, o di un riformismo libe– rale, come quello che almeno a parole persegue il suo collega Erhard in Germania, o di un riformismo socia– lista o cattolico, è chiedere all'on. Pella quello che egli non può dare. Ma appunto questo era ciò che si sarebbe atteso, sotto l'istanza della « qualifi– cazione politica» dell'on. Pella e del suo governo. E allora, perché insi– stere? • • • Ogsi, J'Òn. l'ella ha, tra tanti pen– sieri che lo assillano, una fortuf\il: che i gruppi e partiti del parlamento italiano dicono di provare rispetto per il suo travaglio di ministro. Essi lo sanno impegnato sino al collo in una politica estera, di cui ha troppo arrischiato i termini, allo scopo di non perdere i voti della destra anti– britannica e di non suscitare le ire scoperte della sinistra antititoista. San– no che questo ginepraio in parte gli è venuto incontro per disgrazia, in parte se lo è cercato lui stesso, come tutti coloro che procedono a caso, as– sistiti in politica piuttosto dalla pre– ghiera, che dalla preparazione speci– fica e dalla passione. Perciò, ogsi, nessuno gli fa più premura di « qua– lificarsi ». Pella ha capito il nostro Paese? La destra dice di sì. Noi supponiamo però anche un'altra cosa: che il Par– lamento abbia capito l'on. Pella, ne abbia visto i limiti, sappia benissimo che essi si estendono sino :.11termine (sia questo un vicolo cieco, od una soluzione mediocre e minimalista) del groviglio giuliano; e che quest'uomo, più in là, non potrà andare. Se, da 1alantuomo, flescirà a impostare qual- che altro problema di normalizzazione della vita pubblica (questione della Corte ~ostituzionale; aiut:.tre Confin– dustria e Sindacati a salvare la fac– cia), il suo compito sarà esaurito. Il destino di Pella non è di « qualifi– carsi >>, ma di riprendere il suo rango~ cioè, di :.1ndarsene, avendo lavorato a instaurare condizioni decenti per una nuova campagna elettorale. • • • Ci tocca insistere su questo ultimo punto, perché non ci sembra, per es– sere sinceri, che l'on. Pella faccia tutto quanto sta in lui a questo scopo. E spieghiamoci. Nessuno di noi si è lasciato illudere dal possibilismo della « Patria », cioè dei monarchici oppor– tunisti, né dal tempismo della Dire– zione del Partito Comunista. Quando i monarchici ripiegano sul governo l'ella com'è, cioè si accontentano delle risultanze pressoché nulle del suo na– zionalismo di partenza; e quando i co– munisti, con l'aria di chiedere a Pella chi sa quali soluzioni pre-socialiste di governo, si appagano di un elenco di provvedimenti che sono già, per lo più, in corso, noi comprendiamo su– bito che l'on. Pella, agli occhi desii uni e desii altri, è l'uomo già bell'e qualificato, è l'uomo che permette loro di avanzare indisturbati verso il cen– tro, non dello schieramento parlamen– tare, ma del Paese. L'uno e l'altro, il monarchico e il comunista, si avvedono benissimo che dietro a Pella c'è l'in– consistenza del centro, cioè il vuoto. Pella lo riempie fisicamente; la ma– gica parola di Trieste crea, su questo vuoto, una insegna fittizia e più de– corosa; ma ai comunisti giova che avanzi il qualunquismo mvnarchico, perché è esso, che conferirà loro i pieni poteri per rappresentare, contro RUBIN!CCI peri sindaeati faseisti N El precedenti numeri di < Nuova Repubblica> ave– vamo espressi i nostri dub– bi sull'opportunità dell'intervento mediatore tlel governo nella gros– sa vertenza dell'industria. Questo intervento ha dato al governo la posizione di estraneo in una que– stio11e nella quale avrebbe dovuto. essere parte in causa. E gli indu– striali non possono che compiacer– si di avere svuotato di contenuto politico la vertenza, la cui soluzio– ne uon può essere seriamente ri– cercata che in un diverso indiriz– zo dell'economia del paese e della stessa politica generale. Non ave– vamo trascurato di rilevare che la crisi di molti settori produttivi ed il conseguente insopportabile disagio dei lavoratori non è che l'effetto di una causa politica ben precisa che affonda le sue raditi nella crescente involuzione reazio– naria del paese. Comunque, le organizzazioni operaie erano riuscite a mettersi d'accordo su talune richieste sin– dacalmente importanti ed aveva– no ottenuto la convocazione mi– nisteriale per iniziare le tratta• tive sul problema del congloba– mento delle voci retributive. A questo punto, · è opportuno far menzione dei frequenti ed in– tensi incontri che l'on. Pella ha avuto, in questi ultimi tem,pi, con personalità del M.S.l.edelP.N.M. Questi incontri danno la uatta misura della sostanziale posizione di estrema destra che il gouerno va assumendo e non potevano non avere le loro ripercussioni sul terreno sindacale, dove, bene o male, la CISL, l'UIL e la CCI L avevano condotto uno sciopero nazionale unitario fra tutti i dipendenti del settore del– l'industria. L'on. Rubinacci ha ritenuto di invitare la CISNAL (Confederazione Sindacati Nazio– nali dei Lavoratori) alle tratta– tive intsrconfederali ohe avreb– bero dovuto tenersi martedl scor- NUOVA REPUBBLICA la destra, tutto l'antifascismo; ai mo– narchici d'altro canto non è sgradito che il comunismo si rivesta da agnel– lo, perché quanto più il classismo si mimetizza, tanto più essi, i <e nazio– nali », si illudono di poterlo o sma– scherare, o sostituire col loro corpora– tivismo. Ora tutto ciò costituisce non la qualifica, ma il pericolo più profondo del governo l'ella. Certo, sul problema di Trieste, l'on. Pella ha imparato come si conquistano i voti di plauso di un Parlamento, che non sa esattamente dove parare, e che, nel nome augusto della Patria, ritrova la sua unanimità. Ma a lungo andare l'on. Pclla, che non fa un passo verso il centro senza muoverne anche uno a destra e uno a sinistra (discorso di Venezia) _finisce con il favorire seriamente solo la destra e la sinistra e con lo svuotare progressiva– mente il centro. Niente di male, s'in– tende, se in Italia ci fosse una destra repubblicana e un'estrema sinistra demo– cratica. Invece, tutti sanno come le cose stiano ben diversamente da noi. Sanno come i monarchici coprano, con l'insegna azzurra, l'ipocrisia dol– ciastra dell'industrialismo delle « pub– bliche relazioni » e della dirigenza cat– tolica; e sanno come il giulebbe co- . munista non possa non celare le per– fetta obbedienza alle dottrine di go– verno alla Grotewohl. Il fatto che questo governo non se ne accorsa; che abbia perduta la tattica centrista democristiana senza sostituirvi nulla che non sia il caso per caso e il gior– no per giorno, rischia di prepararci dei risultati elettorali ben più gravi di quelli del 7 siusno. Il risultato di nuove elezioni, se si avessero a tenere oggi, sarebbe infatti probabilmente, un nuovo rinculo della D.C., una aperta spaccatura dei libe– rali, la scomparsa del P.R.l., la ridu– zione del P.S.0.1., la stasi di Nenni; il progresso di Lauro e di Covelli, di Mieville e Togliatti. Provate, se vi riesce a fare un pronostico diverso. Ma se siete d'accordo, ·allora penserete come noi che meno dura il governo Pella,. più è probabile che resti qualche cosa da salvare alla democrazia ed al socialismo in Italia. so. E la CISNAL che, sino a qualche settima na fa, aveva vis– suto ignorata e qua.si clandestina– mente, si è puntualmente presen– tata alla riunione, nel corso della quale si sarebbe dovuto discutere del < conglobamento >. La CC/L, la CISL e la UIL si sono rifiutate in modo perentorio di trattare con gli industriali, in– sieme all'organizzazione fascista, invitando il ministro a conside– rare. la gravità del fatto che i fascisti entrino ufficialmente a far parte dello schierame11to sin, dacale italiano. Il ministro ha, invece, appoggiato la CISNAL e questa sua posizione ha riba.- LAVORO e SllWDA. UA.TI dita successivamente, in u,ia let– tera inviata alle Segreterie delle tre Confederazioni. La riunione è stata, ancor prima di comin– ciare, sospesa, in attesa che sia risolta la pregiudiziale della par– tecipazione dei fascisti alle trat– tative. In precedenza, avevamo detto che le conversazioni ministeriali non aveuano concluso nulla ed erano state un piacevole passa– tempo. Oggi, dopo la tentata riabilitazione del corporatiuismo di Almirante e di Roberti, ci sem– bra di non esagerare se affermia– mo che la <vertenza> ha fatto più passi indietro che avanti, proprio sul suo terreno più im– portante: sul terreno politico. Non solo, quindi, non si è risolto niente, ma si sta tentando, con ogni argomentazione, da parte del governo, di allargare il già debole e diviso schieramento sin– '/Jdl:ale ad una· organizzazioni di • cui son,, ben noto l; finalità~an• · r tioperai,, emanazione della peg. I COSE DI FRANCIA PRONOSTIEO IMP SSI Dal nostro corrìspondentc U N mese fa avrei potut.o farvi un elenco quasi completo dei di– versi aspiranti alla Presidenza della Repubblica e arrischiare qual– che pronostico. Oggi non lo potrei più, un po' perché, quando un auve– nim.ento si avvicina, si uede megli0 il groviglio delle incognite ·che pos– sono sorgere, un po' perché davvero questa seconda elezione presidenziale della Quarta Repubblica sta assu– m.endo caratteristiche diverse da quelle di tutte le elezioni precedenti della Quarta e della Terza. _ Per di più, e forse appunto per questo, l'imminenza dell'elezione - a norma della Costituzione vigente essa deve svolgersi tra il 16 e il 2 gennaio - ha arrestato completa– mente la vita politica del paese: si aspetta l'elezione del nuovo Presiden– te per decidere che cosa si debba fare in lndociua, al Marocco, per votare o respingere gli accordi di Bonn e di Parigi sull'esercito eu,ro– peo, per sostituire il ministro La– niel, per creare una nuoua maggio– ranza che potrà essere di destra oppure di sinistra. "All'Assemblea Nazionale si sta discutendo il Bi– lancio preventivo del 1954 presenta– to da Edgar Faure, il quale ha evi– tato scrupolosamente ogni accenno alla famosa riforma tributaria di cui si discute da anni e s'è limitato a ridurre il deficit a 637 miserabili miliardi di franchi. Ogni riforma, ormai è deciso, è rinviata a «dopo:.. A dopo, cioè, le elezioni presiden– ziali. Nel 1947, approvata la nuova Co-· stituzione, cessato il regime transito– rio del generale De Gaulle, veniva eletto primo Presidente della Quarta giare destra del paese. li cono– sciuta infatti, l'avversione - del tutto teorica, per fortuna - del– la CISNAL agli scioperi e ad ogni forma di lotta sindacale; sono noti i suoi stretti legami col padronato più reazionario, per cui, in occasione dell'ultimo scio~ pero, ha svolto un'intensa opera di crumiraggio; non meno note sono le sue posizioni, ispirate da– gli agrari del sud, eo11tro la fra– gile riforma agraria della D.C. La CCI L, nella sua lettera di risposta a quella dell' on. Rubi– nacci, di cui abbiamo fat.ta men– zione, scrive: < La. pregiudiziale contro la CISNAL deriva. dal fatto che essa non è una orga– nizzazione dei lavoratori. La CI– SNAL non è altro che un rag– gruppamento di vecchi fascisti i quali dichiarano apertamente di rappresentare la continuità sto– rica e ideologica del pseudo sin– dacalismo coatto del fascismo, sorto sulla distruzione violenta di tutte le libertà democratiche del popolo italiano. La po.rizione dei lavoratori è fondata sui principi della costituzione italiana i quali, mentre escludouo ogni discrimi– nazione fra i cittadini, vieta,10 il risorgere del fascismo sotto qual– siasi forma. Né il governo, 11é la Confindustria possono pertanto obbligare, in nome della Costitu– zione, i lavoratori italiani a trat– tare congiuntamente ad una or– ganizzazione fascista che è fuori della Costituzione stessa :t. A questo punto stanno le cose! Il sindacato, nonostante le sue peripezie, le sue tragiche scissioni è rimasto, sino ad oggi, l'unica difesa democratica dei lavoratori: l'unica e l'ultima, oltre la quale cessa l'essenza di ogni uita nuo– uamente e liberamente concepita. Il difenderlo dalla progressiva fa– scistizzazione è assai più impor– tante di ogni altro problema, del– lo stesso problema del pane. I la– voratori e i fascisti sono ai poli opposti. Fascistizzare, con infil– trazioni traditrici, i sindacati, si• gnifica dare un altro duris.rimo colpo alla demo·crazia. llep11bblica Vincwt Auriol, sliciali– sta, uomo di valore e serietà. Senon– ché, dalla data della sua entrata al– l'Eliseo, si può dire, comincia lo slittamento a destra della politica e dell'opi11ione pubblica francese. Vin– cent Auriol deve compiere sforzi ti• tonici per mantenere un certo equi– librio tra i partiti vecchi e nuovi, af/rontare la minaccia dell'avuentu– ra gollista, assicurare alla Francia un governo nella decadenza del co– stume politico in cui, alle idee, si sostituiscono gli interessi• contrastanti di caste e di feudalità economiche che falsano il gioco normai, dei Par– titi. Il candidato più anziano - non per età, ma per aspirazione - sa– rebbe Queille, radicale, e poi ci sa– rebbe l'attuale Presidente del Con– siglio, Laniel, indipendente al pari del suo feroce nemico Pinay; s'è parlato in queste ultime settimane del vecchio 1-l erriot., il Presidente dell'Assemblea Nazionale, radicale come Queille e come Cornu, altro aspirante. Ma oggi radicale, indipen– dente - diciamo pure anche socia– lista - non significa più ,Jiente. Tutti i partiti sono divisi iYrimedia• bilmente proprio sulle due questioni capitali: l'esercito europeo e la po– litica interna. Attorno a Mendés-France, giovane radicale dalle idee larghe, si tentt1 di dar vita a un governo che dovreb– be aver la sua base in quel « Fronte democratico e sociale:. di cui Guy Mollet s'è fatto propugnatore iri seno al Partito Socialista, e di cui abbia– mo discorso 11el numero 20 di N. R. Ma se Mendés-l'rance, uomo di larghe idee nel campo sociale, è ra– dicale, è radicale anche il signor Martinaud Déplat, ministro dell'In– terno, al quale si presta il progetto di far eleggere alla Presidenza della Repubbli~a Quei/le, che in compen– so lo farebbe subito Presidente del Consiglio, carica di cui approfittereb– be per compiere, insieme al mare– sciallo juin, una specie di colpo di Stato che metterebbe i comunisti f11ori legge e i sindacati operai al passo. Ma le discordie interne dei partiti sono ancor più recise sulla questione dell'esercito europeo, e in questo campo esse sono profonde anche in seno al gruppo socialista, di cui un buon terzo, conipresi Moch, Daniel, Mayer, Naegelen, è deciso avuersario dell'esercito europeo sostenuto e di– feso dal segretario del Partito, Guy M ollet. Tra i radicali, è nota la po– sizione presa. da Daladier, che è ar– rivato a mandar la sua adesione a una manifestazione contro il progetto indetta dai comunisti, e da Herriot, mentre il grosso,del gruppo parla– mentare è in prima fila per appro– varlo. Tra i democristiani, Bidault, è pro, ma parecchi sono contro. Ora è nota l'importanza che i comunisti danno alla questione euro– pea e al riarmo i1i qualsiasi forma della Germania occidentale, che per loro rappresenta una minaccio di– retta dagli Americani contro l'U.R.S.S. li anzi evidente che per i comunisti francesi qttest;; minaccia contro l'U.R.S.S. ha un'importanza molto superiore alle vicende della politicq, sociale e interna della Fran– cia. Per questo si pa_rla molto di un'uscita dei comunisti dalla loro torre d'avorio de/l'opposizione di principio. I parlamentari comunisti - 156 tra deputati e senatori - voterebbero a Presidente della Re– pubblica per quel candidat.o che si dichiarasse nemico del progetto d'adesione della Francia all'esercito europeo, indipe,identemeute dalle sue jdee sociali. Ora anche i gollisti sono auversari del progetto, anche Daladier, anche 1-lerriot .... E siccome le forze degli avversari e dei fautori del progetto si pareg– giano, i comunisti potrebbero essere gli arbitri della situazione. li a11che per questo che ho detto in principio che non mi .tento più di fare pronostici.

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