Nuova Repubblica - anno I - n. 21 - 5 novembre 1953

NUOVA REPUBIILI CA . LA L"EZIOHE DI MAOMETTO II Non è forse l'ora di riunire tutte le nostre forze per puntare i piedi, prima, e riprendere poi un cammino interrotto? L'attuale divisione dei socialisti costituisce una . minaccia per F IORENTINO mio, io li rispondo e dico (he i gran fasli ch'eli" ha già falli per lo passtlJo lempo, ella 11011 po/ria più fare al preJenle, p",ché " '1l1ei lempi ch'ella lé mera– JJjglia ne fII cagione la poteNza dei Romani ch'erano lor soli signori di Ila/id e oggi 110i siete vellI; signori e pOlmu in eu" e siete mal d't,erordo l'ull COli /'a/lro e nemiri co/'dialiJJimi e so iliO/le COJe le quali mi J/amlO lUI/e per giollare a/ mio pl'miero fa/lo. Così Maometto II a Benedetto Dei, e certi discorsi vanno per tutti i tem– pi. Questo m'è parso di doverlo pre– mettere a quanto sto per dire, aècoglien– do l'invito alla discussione, fatto da Tristano Codignola su queste colonne, alla ricerca di un autobus per il so– cialismo italiano. Di quanto Codignola ha già scritto, io accetterei le conclusioni, desideroso corqe sono io pure che l'autobus non lo si perda ancora una volta, ché ci ritroveremmo tutti perdenti e confusi e impotenti e derisi al capo linea. Ben in diritto Maometto sarebbe di ridere alle spalle nostre dal suo giocondo paradiso. Queste conclusioni : « Noi siamo per– suasi che il socialismo di domani (e perché - domando - non quello di oggi?) debba allargare le sue braccia dovunque trovi uomini disposti a la– vorare per un avanzamento della so· cietà italiana; per un ammodernamen– to dello Stato, per una diversa distri– buzione delle forze economiche, nella persuasione che tali obiettivi si possano raggiungere senza. distruggere le liber– tà politiche ». Poi : «( AI socialismo (come a tutte le grandi idee della storia) si viene da l'avvenire della democrazia. cento filoni diversi. Nessun~ ha il di– ritto di credere che il suo sia migliore degli altri. Ma tutti abbiamo l'obbligo di favorire lo spostamento verso posi– zioni serie di trasformazione sociale del massimo numero di forze ». Fin qui per il socialismo. Quanto a Ulli/ti Popo/lIre che offre le possibilità - come l'esperienza ha dimostrato sia pure con le inevitabili conseguenze della improvvisazione - di operare sul terreno federativo, la riterrei idonea a quelle forze che, di– verse per provenienza, si muovono sul terreno sociale e socialiste non sono, non hanno partito, anche perché dei parti– ti diffidano (e non sempre hanno tor– to) o non intendono irreggimentarsi per ragioni varie e valide. II partito ha una sua funzione, la federazione ne avrebbe una diversa. Anzitutto perché occorre un « au– tobus »? E perché, aggiungo... bisogna non perdere questo autobus? Qui sta, a mio modo di vedere, il problema; ri– solvedo, vuoi dire far partecipare o non il socialismo italiano, efficientemen– te e con vantaggio anche proprio, ai prossimi svolgimenti della politica ita– liana ed europea, i quali si ann.unziano densi di avvenire, non escluse le sor· prese, specialmente dopo la vittoria, grossa, di Adenauer. Il socialismo italiano è in ritardo, e forte, rispetto ai suoi doveri e alle sue possibilità: quello degli altri paesi continentali non meno. I danni di tale ritardo li abbiamo sott'occhio, coi pe– ricoli insiti nella retrocessione politica verificatasi nel dopoguerra, nonostante le possibilità offerte dalla Liberazione in poi. ella pratica politica, socialismo vuoi GOMITO AGOMITO siamo d'accordo su tutto ; ti dirò solo alcune cose che in particolare mi sono suggerite dalla situazione di Milano. Anche qui la classe indu– striale è incosciente : fatte le debite eccezioni, essa amoreggia con i tre partiti che sono la negazione dei di– ritti della libertà: il democristiano, il comunista c il (ascista. La (orza di questi ultimi non .è tanto nei mila– nesi c nei lombardi di origine, quan· to negli immigrati dal Sud. t sempre il Sud che fornisce i quadri della de· stra monarchico-(ascista: il Sud con le sue clientele, con i suoi ricatti c con la sua mancanza di civiltà poli– tica. Il Sud che « tira a campa'» c a tale scopo ben gli Sl'rvono la pa– sta dci Commendatore, il pacchetto di lana e i dolci della ex dama di corte, le raccomandazioni dci fede· rale comunista per avere l'alloggio e le colonie delle ACLI che hanno rubato i beni alla ex GlL. Bisognerà lavorare e molto e a lungo: ma bisognerà pur lavorare, uniti. Scegliere gli uomini adatti. Giungere alla classe operaia attraver· so i capi tecnici, i superiori diretti. Entrare nelle università non serven· dosi dci soliti sbracati, ma dci gio– vani migliori j convincendo tutti che la libertà si può perdere e riacqui– stare una volta sola. Infine (are opera tra la sinistra liberale e i saragat· tiani. Da Nenni sapevamo che non potevamo aV('re altro che luce ri· flessa ; ma da Saragat ci attendevamo una linea piil chiara e diritta. Invece il partito di Saragat ha perduto voti perché i pochi che lo dirigono vi– vono isolati, non mantengono nessun contatto con la classe operaia, non scendono dal loro piedistallo. lo vivo ogni giorno due ore con gli ~perai di un rione industriale co· me il Magenta-Sempione. Ti assicuro che se anche vincessi la Sisal di cento milioni, non lascerei il mio po– sto di osservazione e di propaganda. Per esempio, si vedono operai chI.:: leggono sempre c L'Unità :. o « Il Po– polo », ma in numero assai limitato rispetto a un tempo. Non ~i sente più gridare che si stava meglio prima op· pure che ha da venire. La terza (orza si deve costituire e deve scaturire per necessità d'eventi. Programmi chiari, articoli comprensi– bili, giudizi motivati : c soprattutto fare dei nostri uomini, di quelli che sceglieremo per guidarci, degli ese'ro– pi di lavoro, di onestà e di sincerità. Caro Codignola, ti ho rubato dci tempo prezioso c solo ora mi accorgo di aver fatto di una letterina un let· teronc. T i chiedo scusa, ma io non sono un politico: se si trattasse di parlare di alpinismo o dei problemi della montagna o di un intervento chirurgico, scriverei certo con mag· gior competenza. Ad ogni modo teniamo i contatti, rimaniamo insieme gomito a gomito. L'avvenire ci darà ragione. ~IAIUO (~,(~'I)lNI dire un determinato indirizzo per de– terminate realizzazioni, per arrivare alle quali occorre il mezzo adatto; e fino a quando la lotta politica, brutta o bella che sia, si farà come sinora si è fatta, tale mezzo è il partito. Gaetano Salvemini ha tutte le ragia· ni di scartare i programmoni e di pre· cisare che « occorre un programma di riforme immediate che renda impossi– bili confusioni ed equivoci tra chi vuo– le e chi non vuole)} (Mondo, 25 ago– sto 1953). Ma se questo è fattibi le tra elementi di diversa provenienza, in– camminati sulla « terza via », quale sa– rebbe il mezzo per tradurre in realtà tale programma ? E per quando ? Un programma decennale di lavoro, egli .dice. Dieci anni : e se nel frattempo capitasse tra capo e collo un 7 Giugno a rovescio? Addio « laici », con la pro– spettiva invece di rivederne i segreta– rii, il cervello nuovamente insottana– to, correre dietro al Gonella di turno, magari per escogitare un altro cape– stro elettorale. In Italia, di questi tempi almeno, non si fa una politica efficiente da «( buongustai », neppure con coloro cui Salvemini pensa e neppure dopo i due lustri di preparazione. Aggiungerei che, da quanto s'è visto e si vede, non c'è neppure troppo da scegliere. C'è tempo ancora per essere così ottimisti. lo non ho dimenticato il Convegno della « terza forza )} del 1948 a Mi– lana: riuscitissimo per adesioni, parte– cipazioni, dibattiti. Poi.. La logica ,rorrebbe che le forze so– cialiste .nostrane si unissero in un solo partito. Quattro aggregati, tra partiti e movimenti, sono un lusso da palati difficili_ Pèr questo si arretra. Queste forze unite, quanti rappresentanti avreb– bero in Parlamento ? La loro unità qua– le potere conferirebbe alla autonomia del partito? AI prestigio di questo nel paese e fuori ? Quale ne sarebbe la forza di attrazione, quale sicurezza rappresenterebbe per gli altri « laici ) che potrebbero, allora sì, lavorare guar– dando molto innanzi, nella garanzia di una stabilità politica ? Le frazioni dell'unico partito socia– lista avrebbero gran peso nel suo àm– bito ? Ce n'è nel laborismo, nella so– cialdemocrazia tedesca, tra i socialisti francesi, in tutti i partiti socialisti. Guai se non ci fossero. Tutti i partiti ne hanno, dai disciplinatissimi P.c., alle D. C. Torno al punto dolente, perché non voglio sfuggire a quello che, per me .. è l'argomento primo: l'indipendenza del partito socialista. N ell'accenno che ho già fatto è chiaro quello che penso. Non esistono alleanze che avvantaggiano gli alleati deboli. La fine dei « laici » alleati della D.C. ne è la prova ultima. Ma esisto– no esempi ben più notevoli. Vorrei di– re che il patto di unità d'azione tra so– cialisti e comunisti sad a vantaggio di questi ultimi, finché rimarranno la forza. prevalente della coalizione ed alla guida di questa. Romperlo? Recentemente, Maurice Duverger faceva sul MOl/de (t l-Xl-'53) interessanti riflessioni a proposito del– l'arretramento che si è verificato . LIBRI E RIVISTE Noti:iario Bibliolra!ico AI"uile. Sot– to Ili auspici dei Serui::i Spettacolo In/Qrma::iOlli • Proprietà Intellettllole della Presidlnza dd COnsi,lio dei Mi– nutri. l': la più completa e aggiornata Ri– "uta bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obieni,'o di tutte le rh'iste culturali e di tutti i più importanti Itudi politici pubblicati in Italia, nonché: un Indic. Bibliolralico completo di tutti i libri che li Itampano ogni mese, redatto in base alle « copie d'obbligo It consegna– te per Legge alla Pre.iden1A del Con– liglio. Direzione : Casella Postale 247 - Ro– ma. Abbonamento annuo: L. 1.500. Francia da quando la sinistra è stata estromessa dal potere. A tale 3.rretr3- mento ha corrisposto l'avanzamento del– le « féodalités économiques ». E pen– sando alla necessità di arrestare la mar– cia di queste ultime, Duverger scrive– ,'a che {( solo il rafforzamento delle organizzazioni popolari (sindacati, par– titi di sinistra) potrebbe equilibrarne lo sviluppo che ora è predominante ». Non vi pare che questi giudizi calzino anche per la situazione italiana? 'In Italia sono già saltate due unità d!aziolle : quella del partito socialista unitario e quella sindacale, per non parlare di quella della Resistenza. Ne vediamo i risultati : o tenerceli e peg– giorarli, oppure rifare, fin dove è poso sibile, il cammino inverso, se non altro per evitare il peggio. Dirò per giunta che. in Italia si è fatto di tutto per ribadire il patto so– cia1comunista : la legge elettorale boc– ciata di misura, la situazione di soffo– camento creata nelle fabbriche, la lot– ta per l'ann!entamento sistematico di tutto ciò che parla di Resistenza, l'atlan– tismo praticato come regola di obbedien– za all'alleato più forte (e vedremo dove si arriverà con un Foster Dulles a Washington e uno a Bonn). Si po– trebbe aggiungere quella politica ope– raia che costringe i sindacati di ogni tinta alla lotta unitaria in difesa dei di{.itti del lavoro. Hanno fatto di tut– to coloro ai quali interessa avere a che fare col comunismo, invece che col so– cialismo: perché è più facile. Per incidenza: che cosa si vorrebbe fare dei sei milioni di uomini e don– ne che hanno votato comunista il 7 giugno, bene o male legati ad una pratica di democrazia - pensate a tut– ti Sii opportunismi che volete - la quale comunque, impegna se non rispet– to agli iscritti, ai simpatizzanti ed' al· l'opinione pubblica? C'è una identità di effetti tanto nel– la scissione socialista, quanto in quella sindacale. Tutte e due sono cause di debolezza, tutte e due offrono alla parte avversa possibilità di manovra. Ma ho l'impressione che discorrere di queste evidenze, non sia neppure ri– spettoso per chi legge. Occorrono forze dficienti e massic– ce. Questo insegna l'esperienza italia– na. La situazione è tale che ogni di– spersione di forze è colpa, mentre l'at– tuale di,'isione di quelle socialiste costi· tuisce una reale minaccia per l'av''enire della democrazia. Forse l'unica reale minaccia, perché essa non dà affida– mento alla classe operaia che del so– cialismo è la forza prevalente, né a quella parte del medio ceto che verso il socialismo si orienterebbe. Dall'altra parte sta tutto quello ch~ padre Lombardi - lo « sconsigliato» consigliere, come lo ha definito perfino un collaboratore del Corriere dell" Se– ril - vuole riunire e qualche risul· tato lo ha ottenuto. Riuscirà questo « sconsigliato» a fare il resto ? Ad uno svolgimento della vita poli– tica italiana che sembrava inarresta· bile, il 7 giugno ha messo un fermo, e come e quale lo sappiamo tutti. M:l è un fermo provvisorio. C'è troppa gente... e ben protetta e abbasranza « sconsigliata » che non tollera certe si– tuazioni e, fascismo o no, i suoi ab– bondanti profitti vuoi conservarli con qualimque mezzo. Non è forse l'ora di riunire tutte le nostre 'forze per puntare i piedi, prima, e riprendere poi un cammino interrot– to? O avremo paura di sentirei rimpro– verare, poniamo da Saragat, il patto di unità d'azione (he 14i ha firmato da un pezzo? Se andrà bene Saragat ci dirà bravi. Ma c'è, poi, un problema che direi di economia e di finanza. Tra uomini - dirigenti - e denaro da spendere in stampa propaganda organizzazione (non parliamo di elezioni), quanto occorre e di quanto si dispone? Quanto costa finanziare un partito, e finanziar– ne ed attrezzarne quattro, sia pur male? Anche questi problemi dcvono essere contabilizzati. Si tratta pure di altre esigenze politiche, e. non delle ùltime, perché senza mezzi non csiste capaci– tà di azione, Aggiungerei, per chiudere, che tempo da perdere non ce n'è: un colpo di mano elettorale è possibile, nella spe· ranza di ribaltare i risultati ultimi. Da un suo ragionare relativo ai principati misti, MachiavclIi ricavò una I( regola generale, la quale mai o raro falla: che chi è cagione che uno di· venti potente, rovina... ) . Un discorso che i socialisti italiani - tutti deboli quali che siano i profeti cui obbediscono - possono fare pen– sando a chi è alla loro destra, come a chi si trova alla loro sinistra. mULIO ALONZI 9 , ATTUALITA DI MAZZINI L A vostra lettera contiene lilla porzione di blloni pe'lSieri ed è pure una buona azio,le. Può darsi che io differisca dalla vostra maniera di vedere in lI/cu,ti particolari, ma l'intenzione generale che la domina è quella stessa che ha diretto tutti i miei lavori, alla cui realizzazion~ in Italia consacro lutti i miei sforzi. &isle un malinteso Ira gli uo· mi,.i della Democrazia e i sociali· sti; e questo malinteso produsse la sciSllura che rese possibile la dinalura bonapartista, e tiene ful· loro divisa, in Europa, lu classe mediu fllle clossi operllie. Questo mllfinteso consiste nell'aver confuso, sì gli uni che gli altri> i si• stcmi socialisti col pensiero sociale, col principio d'associazione. Gli uni credettero cJ~e il Sociali– smo consistesse in certe teorie ftsso– Iute, presentate da alcuni pe'lSatori; e siccome quasi sem pre queste Uo– rie movevano dal punto di vista go· vernativo, e minacciavano colla loro uniformità regolamentare di soppri– mere ogni personalità umana 3 quegli uni condannavano il socialismo i/l nome dello libertà. Gli altri credettero che l'antago· nismo della Democrazia verso i loro sistemi provenisse dalla negazione del loro principio fon damentale, e con– dannarono quindi lo Democrazia, itl nome dell'Associazione. Questo malinteso u isle tuttora per gli uomini esagerati, che sem pre si trovano in ogni partito,' ma è però affatto mancante di base. l-Iavvi Uri terreno COlllUlle IIb· baatollza t:osto, perché vi poss;o· mo store lUtti ulliti. Per noi non esiste riuofuzione, che sia puramente politica. Ogni rivolu– zione deve essere sociale, nel se,lSO che sia uno scopo lo realizzazione di un progresso decisivo nelle cOJldizioni morali, intellettuali ed eco11om;che della Società. E lo necessità di que· sto triplice progresso, essendo più urgente per le classi operaie>ad esse anzi tutto -devono essere rivolli i be· nefic; della r;vo[uz;olu. E neppure può esservi una rivo/u. zione puramente sociale. La que· slione politica, cioè a dire l'organiz– zazione del potere, in un senso fa· uorevole al progresso morale, ;ntellet· tuale ed economico del popolo, e tale che renda impossibile l'antagonismo alla causa del progresso, è una con· dizione necessaria alla riuoluzione so– ciale. li necessaria all'operaio [a sua di· gnità di cittadino, ed una garanzia per lo stabilità delle sue cOllqu;sle nella via della libertà. (Da lilla lettcl'3 di G. Maz– zini al socialista spagnolo F('rdinando Garrido, 1862). Nella len era di E. Sipionc, puhhlicntn nel n. 20 pagg. 6-7, leggnsi nella prima rigu del punto uno anziché, «ussolutn unità d'azione coi compagni ccc. », «assoluta unità d'azio– n e sindacale coi compagni ccc. ». A riga 12 dci punlo 3, nn· ziché « la diserzione dei giova. ni dul P.S.I., « la diserzione dei gio\'uni dul 1\1.S.I. )}.

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