Nuova Repubblica - anno I - n. 21 - 5 novembre 1953

8 NUOVA REPUBBLICA · 1 DISUIJSSIO~E APERTA 1 • MEZZO. MILIONE DI . ELETTORI hanno • capito .A LLA vigilia delle elezioni esposi su Nuova Repubblica il pare– re secondo cui solo un nuovo fiasco elettorale avrebbe potuto· per– suadere il P.S.I. dell'errore - oltre che dello snaturamento - della sua politica di vassallaggio al P.C.I. Pen– savo che una sua affermazione, sia pure colta in nome dell'alternativa (e quindi dell'autonomia) socialista, lungi dallo spingerlo a realizzare que– sta alternativa, lo avrebbe confortato a proseguire nella falsa via. In real– tà, nel cantar vittoria il solito sen. Morandi s'è precipitato dirci che essa confcrnfa la bontà dell'indirizzo fin qui seguito. Indubbiamente. qualcosa di nuo– vo, in direzione dell'autonomia, nel P.S. I. è visibile; siechè non a torto il car!) amico Codignola mi ha obiet– tato che, anche per quanto riguarda lo sviamento del P.S.I., nulla esiste, nel mondo umano, di definitivo. Tut– tavia, la piena ripresa autonomista del P.S.I. resta ancora un fatto re– moto: lo stesso Codignola ha testé affermato che è « assolutamente fuo– ri della realtà » la prospettiva di una rivolta di base del P.S.I. - oltre che del P.S.D.I. - con un fine di unifi– cazione. d'essere tenuto in considerazione: a patto, però, che si faccia la debita distinzione fra il suo elettorato e buo– na parte dei suoi dirigenti. l!J parecchi punti fra questi diri– genti e il M.A.S. sussiste un netto divario, che è inutile, anzi nocivo, mm1m1zzare: particolarmente per quanto riguarda la stessa concezione della democrazia e del socialismo. Essi ripetutamente giustificano un regime totalitario cd antidemocrati– co come quello di Tito, il quale avrebbe ormai tutto l'agio, se vera– mente lo volesse, di evolversi verso il pluripartitismo parlamentare. Essi, d'altra "'parte, non riescono a tolle– rare la formula di Unità Popolare, ritenendo evidentemente che il mas– simalismo sia t u t t o il socialismo. Noi accettiamo invece la concezione tutta moderna del laburismo ingle– se, che va dai democristiani di sini– stra ai marxisti puri. sentarsi: il che sfiora già il mezzo milione), ma della fuga di voti che la mancata unione fra U.S.J. e M. A.S. (per quanto fosse giustificata in quella circostanz11) ha determinato a scapito di entrambe le liste. Io cal– colerei in oltre 200.000 gli elettori che, sconvolti dal dissidio tra le due formazioni socialiste indipendenti, si son decisi alla fine a votare per co– ni o per altri. Saremmo, dunque, in– torno ai 700.000 voti: quasi il dop– pio di quelli del P.R.I., molto vicini a quelli del P.L.J. Non sarebbe cer– to la ricchezza, e neanche l'agiatez– za: ma una ben diversa posizione di dignità. · Va esclusa, naturalmente, stanti le suddette divergenze (che non so– no soltanto ddle sfumature), ogni possibilità di fusione. 1: vero invece che la formula federativa, proposta da Codignola, per tutte e quattro le formazioni socialiste italiane, può in– tanto, in attesa che vi aderiscano il P.S.I. e il P.S.D.J. (e sarà forse una attesa un po' lunta), attuarsi con la U.S.J. Si tratta, in definitiva, di la– sciare le cose come sono: restino i due raggruppamenti ben distinti l'u– no dall'ahro, continuino ad organiz– zarsi e rafforzarsi separatamente; ma li leghi un patto d'unità d'azione, condizionato. beninteso, a una chia- rificazione relativa alla democratici– tà interna di entrambi. Quel che, in– (atti, rappresenta il successo della for– mula di Unità Popolare, è dato dal– la perfetta identità, sul piano de– mocratico, degli organismi che vi ~o– no raggruppati. Senza questa identi– tà, una federazione non potrebbe sus– sistere, senza rappresentare un ibri– dismo controproducente. Naturalmente questa eventuale al– leanza (ché non d'altro può parlar– si) hon avrebbe nulla a che vedere col defunto P.S.U., in quanto non risulterebbe da una pura operazione di vertici (lo stesso Codignola ha af– fermato indirettamente che le basi coinciderebbero), né si chiuderebbe in partito, restando semplicemente una « premessa >, con la più larga apertura possibile: proprio come Uni– tà Popolare. Battono alle porte, se non nuove elezioni politiche nazionali (che co– munque potrebbero essere inevitabi– li molto prima del '58), le _elezioni regionali siciliane: una presentazio– ne di liste uniche U.S.I.-M.A.S. non sarebbe forse, con tutti gli incon• venienti, un male maggiore della pre– sentazione di quattro liste sociali– ste. Non val molto, infatti, che il M.A.S. sia solo un Movimento e non il quarto partito socialista: gli elettori considerano il n u m e r o delle liste, e non le sigle o le defini– zioni che le ispirano. Senza dire che solo una discreta forza d'urto (quale potrebbe essere rappresentata da 700- 800.000 voti di socialisti autonomi) appare capace di scuotere energica– mente il P.S.J. e il P.S.D.J. dalle loro incertezze attuali. e di riportare anch'essi su un piano del tutto indi– pendente tanto dal P.C.I. quanto dal– la D.C. Dopo di che, l'unificazione di tutti i socialisti italiani sarebbe, vir– tualmente, un fatto compiuto. EllANUEl,E CASTORINAt Ora, è del tutto legittima l'euforia elettorale del P.S.1.? Forse, se me– ditasse maggiormente sulle cifre, es– so potrebbe convincersi della neces– sità di acccllcrarc .i tempi verso l'u– nificazione. Dal '46 a oggi, infatti, anche a calcolare l'emorragia social– democratica, c'è stato un chiaro re– gresso. Né la cosa cambia di molto se la si rapporta al '48. Si sa in– fatti (e lo stesso P.S.I. l'ha sempre sostenuto) che il 18 aprile il nume– ro dei deputati elci P.S.I. non cor– rispose affatto al numero dei suoi voti, essendosi verificato il ben noto giuochetto dei confratelli del P.C.I. sulle preferenze. t un po' strano che il P.S.1., nell'ammannire i suoi com~ puti comparativi, da che considerava quelle del '48 come elezioni da non potersi calcolare (e quindi riteneva che le sue forze fossero sempre quelle del '46 salvo la suddetta emorragia saragatiana), ora viceversa affermi che le c-1czioni da non potersi con– siderare sono proprio quelle del '46. e che il punto di raffronto è costi– tuito invece dalle già sconfessate ele– zioni del '48. La verità è che vanno computati - sia pure con le do– vute considerazioni - tanto i risul– tati del '46 quanto quelli del '48: e la conclusione è molto negativa. Una volta il P.S.I. aveva mezzo mi– lione di voti pii, del P.C.I.; ora ne ha quasi la metà: né può dire che l'altra metà se la sia tutta presa il P.S.D.I. Un altro punto di dissenso è co– stituito dal problema europeo. Il lo– ro oltranzisrno anti-atlantico ci sem– bra utopistico. La storia già fatta non può più cancellarsi, per dolorosa che possa essere: bisogna dunque la– vorare in senso contrario. si, ma pen– sando che si può solo mo d i f i - c a r e , e non cancellare, ciò che ineluttabilmente esiste. Al riguardo, è curioso che, durante la campagna elettorale, essi ci abbiano accusato cli essere e troppo atlantici > (ossia asserviti all'America) e, contempora– neamente, di essere finanziati dal P.C.I. (ossia dalla Russia). PERUNA FEDERAZIONE Possiamo concludere, pertanto, chl' lo slogan dell'alternativa ha funzio– nato solo in parte: e una certa mi– sura del fatto va attribu'ita proprio a quei 400.000 elettori del M.A.S. e dell'U.S.I. che costituiscono certo la parte qualitativamente più avan– zata e cosciente dell'elettorato socia– lista italiano. Il problema dell'U.S.l. lllt'rita quindi, sotto qu<.·to ;tspctto, Ma fino a che punto queste di– vergenze ideologiche sussistono fra il M.A.S. e gli elettori dell'U.S.J.? l'. probabile che, salvo qualche ,mi– gliaio, questi uhimi non vi abbian fatto molto caso. Ritengo, in altri termini, che si tratti di 220.000 so– cialisti veramente democratici e co– scienti di esserlo. Essi sentono che, finché resterà in vigore la legge elet– torale del '48, la quale prescrive il raggiungimento d'un quoziente pie– no per partecipare alla spartizione dei resti, son destinati a rimanere privi di rappresentanza parlamenta– re: cioè, praticamente, di significa– to politico. Lo stesso non può dirsi naturalmente del M.A.S., che si è presentato in un numero inferiore di circoscrizioni e:, soprattutto, con una preparazione inevitabilmente sommaria, specie se confrontata con i due anni di piena e comoda atti– vità organizzativa dell'U.S.J. - M.L. I. (senza tener conto che per il Se– nato i suoi risultati sono già stati di gran lunga superiori). Le possibilità future del M.A.S. sono dunque ben diverse. Ciò non ostante, il deside– rio (o la necessità) dell'U.S.J. può anche, parzialmente, essere accolto. E sarebbe scmpr<" un passo a':anti verso l'unificazione. Se, infatti, è e– satto aff<'nnarc che due poveri riu– niti non fanno un ricco, nel caso in parola bisogna tener conto non solo della somma dei due risultati (con l'aggiunta di almeno 60 - 70.000 vo– ti per le: circoscrizioni in cui il M. A.S. 11011 ha fatto in tc1npo a prc- L EGGIAMO il disco.-so che Nenni Jenne ,i N,1fJOli: 11011 vi è punto che noi 110,z 101101criveremmo. Se11Jù11110 le revisioni di Saragat e gioiamo nel co111/t1/a,-e come 1i vada grada1a111e111e rico11oue11do il valore de/– I' allo compi1110 dal nostro gr11ppo di A11l0110111ia Socù,lùta e la 1/alllrtt morn– le e poliJica dei no11,-i 110111i11i. Leggiamo << Risorgime1110 Socù,lisla » e co111/aliamo la buona ,·oloNttì di ap- . poggiare e 101/enere ogni i11izù11iva che porti ali,avvicinamento e ali'intesa di tulli i socialisti democratici e i11dipe11- de11ti come aa e1emp1u 1 1 ..... '!.:: di at– t11m·e una fedemzio11e Ira i /Jartiti ed i gruppi. Salvo q11alche sporadico iste,•ismo o q1utlche 1ollen·t111eo1(/voro, il 10110ge- 11erale è la volo111lttli ritrol'(11·cii,uie– me e di poter diJcutere i111ie111e i pro– blemi che ci i11tereJS(l1/0. E allora, ci doma11dia1110,che co1a Ii aspe/la pe,· ge/tare i primi ponti? E. vero. ri 10110anche forze neg(IJive. E q11e1te 1011n le d11e ali e1treme, la de11ra del P.S.D.l. pi,ì liberale che so– rialiJta, e I,, eitrema 1i11iJtradel P.S.J. pià ro1111111iJta rhe 1ocialista. E ci 10110forze interne rhe 11011 han– no la pazienza di aspettare o la 1ùio– ne 111olto•chiara, Ili i compiti che Ipet– tano oggi t1I 1ocùtliJ1110italiano, ud/a funzione eq11ilibralrice che euo potreb– be e11rcitare a 11011lontana srade11za anche s11g/i a/Jri paesi di E11ropa, se d,11111ero Ii ro11it11iJsecome forza o/Jf- 1"111/le e i11di/m1de111e. E. evidente che q11e1te forze 11011 i11- tacca110 l'ordine costituito nello schie– ,'!tmento politico italiano, anche se ten– tano di confl11i.-e o di far confl11i.-e ,,1. tre forze nel P.S.l. opp11re nel P.S.D.l. E qui 1111proprio l'errore. Perché coloro che and.-ebbero a in– grouare le fila di 11naparte o dell'al– tra, sarebbero ben p,-e,Jo fagocitati d,,/. l'apparato e a loro si p,·eu11terebbe, q11e1ta.volM in forma i,·repart1bile, 1111 tri1te dilemma: o aerei/are la polùita già rna ranonifft ed euere quindi 1111 semplite portt111oce dei ·t ecchi organi di.-igenti o mbire la disciplina di p,,,-. tito e divenire 1111 1111111ero, 1111 /J0l'ero 1111,nero ancie se 1111 grande nome. Non credo che vi sia 11110/0 1ocia– liJta, 1 1 era111e11te lt,le, che si se11tt1di co.-.-ere q11eJ10rischio. Anche perché il Paeu a1petta veramente 111111 pt1rola11110- l'a, 1111a politica nuova dal Iocùdismo italiano, a1111ata dai 111oi110111i11i m glio- 1·i e che 1101110110 Itali ancora 1eria- 111e11teauoltati e 1eriame11te prol't1ti perché 11011ha11110pot11Jo agire i11 1111 clima di obie.11i,,if,ì e di 1ere11ittì. /Hi pare che 11011 1 i Iia altra t•i., b11011a1e 11011quella di addivenire ad 1111afederazio11e dei 1 1 tffi raggr11ppa- 111e11Ji e dei 1·ari partiti, com'è 1tal.t1 propoSla da Codignola. Ci ripe111i110 i1111i compagni di q11a– l1111q11e partito e di q11al1111q11e grup– po, ci ripensino come socialiiti, come democratici, ma 1opra111110 com, 1101ni- 11i liberi, ,llAKl't:l,LA l'KINl'IP,lTO L'ESIGEN LIBERAL Caro direttore, in un recente numero di N.R. è stato trattato un argomento di ca– rattere ideologico circa i rapporti che intercorrono fra socialismo e cri• stia11esimo. Ora, dato che N.R. - come più volte è stato affermato - oltre ad essere espressione di un de– terminato gruppo politico, vuole, nei suoi intendimenti, contribuire alla for– mazione e alla preparazione politica di nuove classi, particolarmente gio– vani, mi preme esporre un argomen– to, sempre di carattere ideologico, e sia pur fuori da ogni pretesa di novità. Si tratta, in questo caso, dei rap– porti che intercorrono fra socialismo e marxismo. Spesso si sente ripetere che il socialista che non aderisca in– teramente ai- principii marxisti non è socialista nel vero senso della paro– la. A parte il fatto che a taluni per loro formazione ideologica o al– tro - ed è il mio ca10 - riesce im– po,sibile accettare le premesse dottri– narie del marxismo, secondo il quale le idee morali sono il sottoprodotto delle relazioni economiche, e a parte anche ogni considerazione di ordine storico per cui il sotialismo può essere logicamente inteso come la resultan– te di tutto un processo storico che ha avuto i~izio dalla Riforma con le prime istanze liberati e che si è evoluto nel secolo scorso fino alla democrazia radicale, a parte tutto questo, mi sembra che oggi, più eh mai, il socialismo democratico debba sentirsi erede dei valori lib-erali e quindi di tutta una mentalità che rifugge dai dogmi, dalle profezie scientifiche o utopistiche, da ogni mo– do di pensare che debba riportarci al medioevo. Tale interpretazione li– berale del socialismo è forse la più lontana dell'ideologia marxista, incon• ciliabile, a mio avviso, con tutta la tradizione democratica e liberale del– l'occidente, poiché rinuncia a tulio quanto è stato precedentemente con– seguito con l'affermare che il sov– vertimento radicale del c.d. ordine borghese è premessa indispensabile alla realizzazione dello stato prole– tario. Non con questo nego il valo– re di Marx (la cui opera è ormai acquisita alla scienza politica e so– ciale}, nego soltanto al marxismo di essere il solo detentore dei « sommi veri » del socialismo. Se fo,si inglese giustificherei In necessità di un socialismo liberale ri– facendomi a tutta una tradizione de– mocratico-liberale e dimostrando che è possibile realizzare riforme sociali attraverso gli istituti della democra– zio parlamente. Per il fatto che siamo di fronte ad una realtà italiana po– trà sèmbrare che tale argomenta– ziorie non regga più. Invece è pro– prio perché ci troviamo di fronte a questa realtà italiana che il proble– ma si pone con maggior ragione. ll riostro paese purtroppo non ha mai avuto un regime liberale che si sia e1presso attraverso istituti e costumi politici e morali, così com'è stato in lnghilterra. Mi sembra perciò che primo scopo del socialismo italiano sia quello di instaurare un regime li– berale o meglio di realizzare uno stato ' liberale senza il quale non è po,sibile alcuna esperienza socialista. (Chi si azzarderebbe mai ad affidare indu– strie nazionalizzate a questo stato e di conseguenza alla burocrazia italia– na?). Lo stato agnostico e laico, proprio del liberalismo, che permette tutte le innovazioni possibili nel pieno rispet– to delle libertà individuali, è il pri– mo obbiettivo al quale deve tendere un partito socialista moderno. Mi sembra dunque quanto mai logica e opportuna la necessità di un movi– mento politico che agitando queste idee possa far comprendere l'impor– tanza del liberalismo politico e l'im– possibilità a dissociare da esso qual– siasi esperimento socialista anche in Italia. Cordiali snluti FIUPl'tl VALAllAI

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