Nuova Repubblica - anno I - n. 21 - 5 novembre 1953

UNALETTERA APERTA, DALLA SICILIA RINASCE ILBANDITISMO Al Presidentedella Rep11bblica Jt". lana L11igiEi11a11di Al Presidenle del Comiglio 011. Pella Al Ministro de-gliInterni On. Fa11- f (l/1i Al Segre/ariodella DemocraziaCri– sliana On. De Gasperi Nella zona da Agrigento a Mon– telepre le paghe dei braccianti so– no le più basse di tutta la Sicilia : per circa 180 giorni lavorativi l'an– no, la paga quotidiana è di circa 500 lire: un padre, cioè, ha ogni giorno 250 lire per mantenere in media 5 o 6 persone. E circa 150.000 persone sono in queste condizioni, a quasi 50 lire al gior– no e frequentemente molto meno. In .questa zona rinasce - se m·ai è cessato - il banditismo. I prov– vedimenti che le Autorità locali stanno per organizzare sono, co– me ai tempi di Giuliano e delle al– tre bande, di carattere violentemen– te repressivo e non preventivo (v. anche « Giornale di Sicilia » del 25-9-1953): si vuole soffocare le rivolte nel sangue mentre non ci si occupa di valorizzare le zone e di dare lavoro alle masse di~ccupate. · E migliaia di persone stanno « la– gnuni e pecuruni » mentre, per esempio, i feudi, che potrebbero immediatamente essere trasformati, rimangono un tesoro inaccessibile: un pane potenziale. I campi per mi– gliaia e migliaia di ettari potrebbe– ro essere migliorati e dare vita in abbondanza: ma i lavoratori sono costretti con la f or;za a lasciarli im– produttivi o quasi. Se già è un delitto lasciare le cose come stanno, peggior delitto è inferocire contro questa popolazio– ne che per prima colpa ha quella di non avere nemmeno la possibi– lità della vita animale per sé e per i figli. Si crede di risolvere il problema aumentando la paga dei carabinieri e il loro numero? Non solo avremmo sulla coscienza per omissione praticamente I' assas– sinio di masse inermi : sarebbe dare (continuazione <IB1>«(1. 4) restato a Bogotà nell'!ho di vendere delle Bibbie. L"accusa è che vendeva « libri comunisti ». li 16 settembre una bomba ad alto potenziale viene fatta esplodere contro la facciata di una chiesa evangelica di Palmira (distretto di Valle del Calca). Quasi contemporaneamente la stessa sorte tocca ad un'altra chiesa evange– lica della città. L'autore del secondo at- 4tentato, arrestato, è rimesso in liber– tà dopo un interrogatorio di 15 minuti. Il 27 settembre la polizia di Soga– moso (distretto di Bo)'acà) irrompe nel tempio evangelico durante una funzio– ne, colpendo i presenti col calcio del mosche!tO. Uno di questi sviene, cin– que altri sono ammanettati e condotti in prigione. Tale Eustacio Parra, pa– dre di otto figli, è ferito gravemente ad una gamba da un colpo di baionetta e muore dissanguato. La polizia porta via il cadavere rifiutandosi di resti– tuirlo ai familiari e trattenendo pure i documenti e gli oggetti rinvenuti nelle ~ue tasche. I cinque arrestati vengon<t costretti con le percosse a firmare una dichiarazione nella quale dichiarano di aver preso ptt,.tc a 101a11JI1111b/1a ro- m1111ista. • Sul quotidiano « El Colombiano » del 7, n e 10 ottobre 1952 si lamenta lo svih ppo della religione evangelica in Antioquia, roccaforte del cattolice– >iJllo, c.- si ::tffusano .~li t\'angelisti di un colpo di grazia a dei moribondi. Vi prego (sarebbe un tradimento tacere) di informarvi veramente - e non attraverso persone che avreb– bero tutto l'interesse di affermare che le cose vanno « normalmente » e « non tanto male poi » _:_ per– ché si provveda subito : e non da selvaggi. DANILODOLCI Trappeto (Palermo), 9 otto/Jr• 1953 Sollo il lito/o « Allualità di 1111 grave problema. Recr11de,cenza della ct'i111ina/ilà », ecco come il Giornale di Sicilia del 25 Jellembre 1953 de111111- cia e propo11edi 1-ùolverela dramma– tica situazione. Lt1sciamo ogni commen– to al le11ore[i corJivi 101101101/ri] : L , ASSASSINIO, avvolto nel miste– ro, detrAvv. Giglio, la cruenta imboscata di Palma Montechiaro nella quale è rimasto vittima l'Avv. Vi– to Montaperto, l'oscuro « caso Affron– ti », il clamoroso sequestro Tasca, le rapine consumate e gli altri fatti de– littuosi verificatisi nella zona più ne– vralgica della Sicilia, compresa « gros– so modo » entro il triangolo segnato dai comuni di Palermo, Trani e Agri– gento, hanno rivelato ancora la tragi– ca attualità dei problemi che investono il fenomeno del banditismo nelle no– stre contrade. Dopo un breve periodo di relativa stasi, la società si ritrova, suo mal. grado, nuovamente assillata per il si– stematico ripetersi dei delitti, sfociati qualche volta nella più truce violenza e nel sangue, commessi ai danni di viaggiatori pacifici e indifesi. Non è infatti prudente avvehturarsi oggi, in auto o no, per certe strade: dovunque può nascondersi l'insidia, ogni uomo che si avvicina per chiedere la più banale informazione può essere quel– lo· che ci alleggerirà improvvisamente del portafoglio. Le cronache dei giornali, nella af– frettata narrazione degli episodi, anzi di alcuni episodi delittuosi - poiché ne pubblicano solo una minima par– te - tralasciano necessariamente qual– che particolare, e forse per questo non era ancor nota la tecnica usata oggi dai briganti per fermar<;.le automobili lungo le strade dell'Isola. Come non è nota la 1 unga serie di lettere di estorsione indirizzate a possidenti con richieste di denaro per diecine di mi– lioni e minacce di sequestrare o di uc– cidere addirittura i figli, le moglie, le sorelle, i parenti tutti delle vittime. Ma non è più il numero delle aggres– sioni, delle rapine, delle estorsioni e estendersi « nelle zone dove non ci sono né preti 11é ùpe11ori di polizia (sic!) per proteggere la fede del po– polo». Nei _primi mesi del corrente anno la trasmissione settimanale del culto evan– gelico alla radio, concessa dai prece– denti governi liberali, viene soppressa. Il 2 marzo 1953 all'una e mezzo di notte una ventina di uomini armati di spranghe di ferro penetrano nella casa di un missionario evangelico a Piedequesta (distretto di Santander); dopo aver malmenato e razziato, minac– ciano di incendiare la casa se entro due giorni il missionario non abbia lasciato la città. Il 12 aprile mentre la piccola comu– nità evangelica di Ubatè sta tenendo un servizio religioso, un gruppo di cat– tolici, guidati dal parroco, prende ad inveire contro i protestanti ed a lan– ciare pietre nei vetri. Infine la turba eccitata riesce a penetrare nel locale mettendo tutto a soqquadro e colpendo in malo modo i presenti. La polizia, intervenuta atrultimo momento, dif– fida gli eva11gelicia rad1111aninuo– vamente. Questi sono appena ,dermi fra le centinaia e centinaia di fatti, tutti do– cumentati : ma sono sufficienti ad in– segnare molte cose. Innanzitutto ci danno un'idea abbastanza esatta di qua– le sia oggi il livello spirituale e so– ciale d~II"Ainerica l~tina. NUOVA REPUBBLICA purtroppo anche degli omicidi che conta; è il modo piuttosto, l'incredi– bile aud~cia, la rara temerarietà, l'effe– ratezza del crimine, il disprezzo della vita umana. Si sono passati i limiti, ormai è troppo, si esagera insomma. Un inopinato rifiorire di delinquenza mette in pericolo la sicurezza dei ·cit– tadini e dei loro beni. E la psicosi della rapina e delraggressione si dif– fonde ogni giorno di più, invero non senza giustificato motivo. Così il problema della delinquenza riafnora più attuale che mai. L'attuale recrudescenza di crimini, qualcuno dei quali di impressionante gravità, è comunque una tragica realtà che purtroppo, dati i Iuoghi e l'am– biente in cui fermenta e in conseguenza anche del terrore degli aggrediti, dei rapinati e delle loro famiglie, che te– mono di poter diventare bersaglio di rappresaglie da parte dei fuorilegge. è estremamente difficile annullare. Sorpresa in mezzo alruragano, la società reclama oggi rimedi drastici e . una azione immediata contro ogni ma– nifestazione di criminalità. E il problema si impone nella sua estrema gravità, che è ingenuo voler minimizzare o mascherare. E inammis– sibile, infatti, che si lasci dilai:are In delinquenza prospettando difficoltà, che potrebbero anche costituire, in qualche caso, un riconoscimento d'incapacità organizzativa. Bisogna cauterizzare la piaga nei punti nevralgici ove la mala– vita opera con maggiore e più depre– cata intensità. Prevenire piuttosto che reprimere, colpire aJle origini, piutto– sto che nei più larghi sviluppi. Se le forze e i mezzi di cui i t1110,-i de/l'ordine dùpongo110 10110 inJ11/fi– cie11Jibi1og11erebbe potenziarli. Non J, può co111i,111a111e11te far ttJJe1,1111me1110 111 azioni 1porttdiche, ,.eie 1010 poIIi– bili dallo 1piri10 di Jarrificio e dal– /1ardime11todi carabinieri e gw1rdie de– g11i delle 11obiliJJi111e, f11fgide Jradi– zioni dei loro Corpi. Senzfl. contare, poi, che que1te guardie, q11e11i,a,.a– bÌllieri percepiJco1101ritm1di di fa111e, rùchùmo la vira i11dife111dellt1 1ocie- 1à. Ienza a11e,·e la elementare /}oIIi– bililà di ali111e11111re J11f{icie11/e111e11tt Je JleJJi e le loro famiglie! Si ha il dovere oggi di rinsanguare queste forze, di compensarle adegu•– tamente, senza opporre ogni volta le difficoltà di un bilancio o le pastoie di un rei:olamento. È tempo di pas– sare ad una azione decisa, energica, risolutiva, perché o,2ni operazione par– zialmente condotta è priva di vie:ore. mentre è onerosa per lo stesso bilancio che si vuole salva'?Uard:ue. lascia la situazione pressoché immutata. ouando non incoraggia ad<iiritturala delinquen• za, che trae da11e incertezze nuova forza, nella convinzione di una imoo– tenza delle forze dell'ordine nell'ope– ra di reoressione. ~ temoo orm:ti di istituire una salda rete di sorvee:lianza che mantene:a fitte le sue trnme e pronti i suoi mezzi di neutraliz~azione. in modo da garan– tire un minimo di sicurezza al ritta. dino contribuente. il anale ha diritto di pretendere che l'ordine ven~a do– vunoue o ripristinato o rispettato o raf– forzato. La libertà di coscienza, dicevamo, è il termometro sensibilissimo di tutte le altre libertà; se questa è soffocata, e soffocata così ferocemente, possiamo. ben immaginare in quali condizioni siano ad esempio la libertà di pa– rola, di stampa, di sciopero·, di riu– nione. L'altro insegnamçnto purtroppo ad– dolorerà tutti i cattolici che credono sinceramente nella democrazia; ma non possiamo tacerlo per dovere di onestà. Ed è questo: che i clericali preten– dono per sé la libertà nel nome dei nostri principi e la negano agli altri nel nome dei loro. La Chiesa romana ostenta il più pro– fondo rispetto e la più grande fe– deltà alla democrazia nei paesi più evo– luti, ove tenta con ogni mezzo l'ascesa al potere; ma nei paesi in cui essa è dominante e le condizioni ambientali lo permettano, non disdegna di ricor– rere ai più odiosi atti di violenza e di intollerante fanatismo pur di non es– sere costretta a recedere minimamen– te dalle sue posizioni di privilegio. .E. triste dover constatare come in pieno secolo XX più di un terzo della Cristianità non comprenda che ormai ogni consorzio civile non può essere costruito altrimenti che sulla tolleranza e sul rispetto profondo per la perso– nalità e per le opinioni altrui. AVkt:~11) rt: "NA 5 CHE COSA SI E FATTO INQUESTI ANNI ? Il PRODllMA Dll SUD è problema diogni italian M I sembra assai opportuna l"ini– ziativa che intende prendere N11ou,iRe/J11bblic" di aprire sul– le sue colonne la possibilità di trat– tazione di questioni meridionali in gc:– nere. L'iniziativa avrà tanto più suc– cesso quanto più si saprà realizzarla con concretezza e con costanza, ed è molto importante ch'essa venga con– siderata utile, anzi necessaria, proprio da un periodico politico « continen– tale,; diffuso fra gente che ama, in politica, formarsi dei convincimenti fondati ·sulla conoscenza delle cose. L, Regione Siciliana avrebbe potuto fare molto per la colmatura del disli– vello fra Nord e Sud. Uno studio se– reno e coscienzioso; una discussione li– bera ed efficace; una ricerca seria e lea– le di collaborazione fra quanti in Si– cilia sono in condizione di apportare chiarimenti, progetti, suggerimenti e buona volontà, avrebbero potuto dare buoni risultati con la chiara imposta– zione d&i principali problemi, graduati nel tempo, e risolti o avviati alla ri– soluzione con quel sano criterio, che l"esame tra l'indispensabile e il possibile riesce sempre a fare scaturire come gui– da saggia e sicura. L'impiego dei fon– di, che si sono già avuti a disposizione, fatto sulle linee direttrici delle grandi esigenze dalla cui soluzione dipende il risollevamento delle nostre condizioni vitali, avrebbe potuto dare a noi sici– liani la sicurezza di trovarci, finalmen– te, sulla buona via del superamento della stasi, in parte tipica ed in parte equivoca, che avvilisce le energie, bloc• ca le risorse e rende incerto l'avvenire. Per la riforma agraria grandi passi si sarebbero potuti fare, ad esempio, con sistemi e mezzi cooperativistici; magari assistiti, controllati ed anche, occorrendo, istituiti. E dire che la De– mocrazia Cristiana aveva già propala– to, come prQgramma,il sistema coope– rativistico per la ricostruzione conse– guente alla proclamata necessaria de– molizione del latifondo! Sulla questio– ne del latifondo, già nel tempo prefa– scista, la Dem. Crist., allora Partito Popolare, faceva vedere di aver idee risolutive e intendimenti precisi. Vi fu persino un progetto di legge nel 1923/24, se non ricordo male, di cui fu relatore e difensore l'on. Aldisio; lo stesso che poi, in questo « periodo postfascista », ha dimenticato, con in– credibile facilità, tutto il suo passato e le sue promesse; facendo ingloriosa– mente cadere le speranze che in lui ave– vano riposte vasti strati della popola– zione siciliana. Per l'incremento industriale quan– te cose, piccole e grandi, si sarebbero potute compiere e opportunamente ini– ziare! Si diceva nel 1944/45 - il tempo _buono per le promesse - che bisognava contentarsi di riattivare solo le piccole e impellenti attività indu– striali a cagione della occasionale de– ficienza di e~ergia elettrica, ma che pre• sto si sarebbe avuto tale un aumento di energia da superare nel t952 il dop– pio del quantitativo operanie nell"an– teguerra (Aldisio, alto commissario del– la Sicilia!); e allora l"industria in Si– cilia avrebbe potuto sorgere e svol– gersi con potenz_ialità e ritmo rispon– denti ai bisogni. Che cosa si è fatto? Qual"è l"attivo ed il passivo; il produttivo e l'impro– duttivo; l'utile e l"inutile di ciò che ~i è realizzato? A che punto ,i amo e dove ronti"mo di arrivare? Réndersi esatto conto di queste cose significa entrare nel vivo delrillecito politico-burocratico che rinserra da tutti i lati ogni possibilità di vero progresso in Sicilia. Non è, infatti, solo nel campo agrario ed in quello industriale che si possono notare in– certezze, remore e deviazioni; anche in tutti gli altri campi - non di na– tura economico-produttiva, ma non me– no importanti per la rigenerazione del– la vita siciliana - si osservano le man– chevolezze e le malevolenze caratteri– stiche dei « poteri » che le operano e le impongono. Così, nel campo del lavoro, perché non fare naturalmente svolgere quell"attività tanto bene ini– ziata e tanto efficacemente avviata già nel 1943/44 dall'Ufficio Regionale del Lavoro? E nella Scuola, e negli Uffi– ci, e nelle Amministrazioni Provincia– li e Comunali perché non incoraggiare le buone iniziative, non sorreggere i sani propositi, non :dimentare il rispetto della giustizia operante nei vari pro– cedimenti di pubblico interesse? L'indagine per rispondere pienamen– te a queste sole domande porterebbe dritto dritto a constatare che vi sono due ltalie, in una delle quali - quella dei meridionali - si giuoca come si vuole eia parte di chi gode di un po' di potere politico, si opera impuden– temente da parte dei pubblici funzio– nari nel porre funzioni e mansioni al servizio cli palesi ed occuhe « signo– rie >>, si rende in tutti i sensi e in tutti i modi impossibile la vita all'o– nesto cittadino che voglia operare con uguale onestà non solo nel suo perso– nale interesse ma anche nell"interesse della società in cui vive. • Le questioni meridionali, guardate nel loro assieme ed osservate nelle cause determinanti la loro origine, superano l'interesse parziale di que– sto o· quel comune, o provincia, o an• che regione, investendo, assai più este– samente e profondamente di quanto in genere non si possa credere, interessi di grande ampiezza politico-sociale. L'Italia, certamente, ha grandi e dif– ficili problemi da risolvere se vuole consolidarsi in nazione democrntica, ca– pace di reggersi e di progredire demo– craticamente. ma tra questi grandi e difficili problemi ve ne sono alcuni che assurgono ad importanza basilare e fon– damentale, e che apparvero, del resto, evidenti e condizionanti alle menti più elevate e lungimiranti della unificazio– ne italiana: tra questi è il << problema meridionale » che \'a studiato a fondo e va portato sul più ampio piano possibile di discussione e. di esame con la precisa volontà di affrontarlo e di risolverlo. le questioni meridionali, dc,·ono es• ~ere portate a conoscenza di tutti, con ampia diffusione, e non basta ch'esse siano poste - e spesso maI poste - solo dalla stampa del Sud. o, che. qualche volta, se ne occupi la stampa «continentale». J f{iornali meridionali non trovano diffusione, praticamente. 11 di l:ì delle loro stesse regioni, mentre le questioni meridionali si impongono anche e. vorrei asserire,. preponderan– temente. come conoscenza e con:ie va. lutazione dei lettori del Nord. Per ciò credo che competenti e vo– lenterosi non dovrebbero far m:rncare accoglienza e collaborazione affinché si sviluppi su Nuova Repubblicll uno di4icusione viva e feconda. 1lulvu,, ..

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