Nuova Repubblica - anno I - n. 21 - 5 novembre 1953

10 IL GRAN COMMENTO· Con il sostegno del P.N.M. e del M.S.I., i dClIlocrisliuni hnuno nccusulo i purlili minori c lu estrem a sinistra di voler « poli– ticizzare» l'elezione dci cinque giudi-d deUu Corte Costiluzio– uule. Questa potrebbe essere la lo– gica cristallina del loro discor– so: in siffatte deliculissime que– stioni di diritlO, che investono l'interesse dello Stato, la poli– licu non c'entra, non deve en– Irnrci! I>erciò noi vogliumo che, fru i supremi interpreti delh. costituzione repubblicanu, figu– ri un deputulo favore vole 1.11 ri– torno del re! Meno « politici » di così.... Ma Qualcuno, ignorantissimo di sottigliezze e di lunle ullre cose, htl rullO il gran. co"imell– lo. In un puese della cumpngnu toscana, ubhiamo udito un e t:– cezlonale cuntastorie improvvi– SlIr, con "enn frescu e aggiornu– tissima, In sutiru degli uhimi avvenimenti pa rlumentari. Al– ludendo ui cinque giudici dellu Corte Costituzionale, egli mo– dulò con lurgo sorriso e timbro feroce: Se seLlwivn la legge, faeevan repulisti : tutti preti monarehiei e fascisti! UN BELVEDERE! . Du quul· che settimanu il super-eletlro– treno Miluno·Nnpoli i· stuto ri– tirato dalla circoluzione. Biso– gna ripcnsnrci su, ha concluso fru le righe un cornunicuto del Ministero dei Trasporti. l\b bi– sognerebhe intunto ripensnrc ai cilHlue miliurdi e rotti t.'11e l'esperimento bulordo è costu– to li tuU; 1I0i, perch é, vedi ClISO, in Ilnlin enormi SOIlO le 8t~et­ ture finnnziarie, il Governo non riesce mui n fronteggiure nep– pure le esigenze più gr.l\·j e poi luni i preteSIi sono buoni per getture quattrini dullu fi– nestra. Ci domundiamo: nessuno su– pevu che il super-eletlrOlreno anelihe impieguto da Miluno ti. Romll pruticurnente lo stesso iempo dei rupidi normuli '? Nes– suno uvevu calcolato come po– tesse la spes.. di 25 persone - pcrsonule viuggiunte e came– rieri - essere copertu dni viug– giulori 11-011 uventi diritto li ri– duzioni di tariffa '? E unn ,'oltu <Immessi - quamlo il tlefi.cit erti già ;mpress;omllfte - i ,'inggintori che di (illelle ridu– zioni usurrll~scono, chi htl I.lVll· to In brillunte iden dei sovrup– prezzi proibith'i, chi questo tuppnlore e stupputore di ful– le du leutro di nUlrionette? Nessun'), nessuno, possinmo sture trumluilli. Nessun ulto pa– pavero l'Ìcorda\'u In tavolu pi– tugoricu per Cll i 2 + 2 == 4. Cose pussule. Cose da bambini. E quindi niente rimproveri o retlde rlllionem, nnche se c'è Slnlò uno shnglio di cinque mi– liardi. NUOVA REPUBBLICA DISCUSSIONE APERTA I UNA SINISTRA DEMOCRATICA Caro Direttore, ho ricevuto il Suo « Invito alla discussione ». Ciò che lega tutti noi, dai più ai meno autorevoli, nella questione che Lei esamina, è in realtà il problem,a di fondo della de– mocrazia italiana, cioè quello di do– tarla, di strumenti d'azione politica realmente efficaci. I n particolare io sono particolarmente attento quando Lei pone esigenze d'unità, e, per realizzar/a in concreto, di movimenti per fatti federativi, D'altronde Lei forse rammenta che io, scrivendole tempo addietro (e Lei m'usò la cor– tesia di pubblicare .un estratto de[[a mia lettera), accennavo appunto ad un fatto federativo, Ma se Le scrivo di fIUOVO, invece d'aderire semplice– mente al Suo movimento, è perché, cOI/sentendo su tali punti, dissento sul problema della « base » d'un mo– vimento federativo. democratica italiana è genericamente accordata, per quanto non sappia affrontare la responsabilità del suo avvio per l'incapacità di realizzare lo strumento necessario (per ['inerziale adesione agli strumenti politici d'un periodo trascorso, o per lo sua astrai– ta volontà, che pone i fini ma non s'acconcia alla fatica di individuare e costruire il mezzo che renda possibili i fini). In nuce tale strumento uni– tario porterebbe l'Italia verso il bi– partitismo, nel quale le 7Jolontà po– litiche hanno dime'lsioni funzionali, perché raggiu'lgono i termini che rendono possibili le traduzioni di ideali in fatti~ consentendo realme,l– te alla democrazia di fondarsi, come dovrebbe, sull'unità nazionale. I cat· tolici hanno raggiunto le « dimensio– ni» deUa volontà politica,' se la si– nistra democratica sapesse iniziare il suo cammino per. raggiungere le di– mensioni fisiologiche la stessa fun – zione conservatrice cattolica sarebbe consolidata sul terreno deìnocratico .. Certo schematicamente la mia flTo– posta è astratta; addirittura scoper· ta, a prima vista, sul fatto politico italiano liberale: ma lasciando sco· perto il discorso da fare, si può dire ch'e al liberalismo italiano non è nemmeno più consentita, da che esi– ste un cospicuo partito monarchico, la fine reazionaria, mentre le sue tradizioni sono necessarie a qualu n– que evoluzione democratica, Vorrei solo aggiungere che virtualmente le forze ci sono, e sono maggiori di qualunque altro schieramento poli– tico italiano, che ci sono (prima che siano spazzati via del tutto) ancora molti voti, sia pure nella controspin· ta. della dispersione, e quindi siamo ancora in tempo, Ma a Vercelli è aumentata la D,C., è aumentato il P.C.I.; e per un P.S.l, praticamente stazionario, i minori hanno avuto La solita emorragia, Se non si passa all'azione, saremo presto superati da– gli avvenimenti. ~ neLl 'organizzaz.io – ne, nella lotta democratica, La chiave che ci darà la possibilità di risalire la china; ma tale organizzazione, tale. lotta, deve avere virtualmente le di– mensioni della volontà poLitica, non quelle pretese dalle insufficienti ideo– logie; deve auere le dimensio,li della sinistra democratica. Tale dovrebbe essere il nome del Movimento, che dovrebbe tesserare in proprio e spin· gere i propri tesserati entro i partiti per conquistarli, perché tale dovreb– be essere la realtà. Non so, ' se ridotta a schema, la mia convinzione è intelliggibile; ma fiOn volevo tediarla con una troppo lunga lettera, Per intanto La ringra-: zio d'avermi inviato il Suo « Invito > e La prego di scusarmi per la libertà che mi prendo, Suo MARIO ,U.8.!UTI~1 AL DI FUORI DEI PARTITI Gentile Signor Direttore~ Le sembrcrà piuttosto presuntuoso, che un giovanc di diciotto anni in– tCl·venga nell'importante dialogo, che da più ·numeri impegna Nuova Re– pubblica per un possibile riavvicina– mento dei vari partiti e moviinenti socialisti esistenti oggi in Italia, So di non essere un originale so– stenendo che essi non sono divisi da semplici sfumature, ma da solide dif– ferenze, che vanno daJle visioni na– zionali ed estere, al significato degli stessi tcrmini: libertà, buona fede, e realtà. C'è un grande assente da questa polemica fra socialisti : il proletariato, che, se oggi è diviso, non lo è ' solo per ragioni utilitarie, ma anche idea– li. E la causa incosciente di tutto que– sto è l'intellettuale socialista, che for– ma piccolc o grandi congregazioni, con proprie clientele; una piccola dc– viazione, una semplice sfumatu:a, e uò avere per conseguenza la perdita del– la clientela: è questo il fattore dc– Naturalme1lte iL dissenso non è una questione personale, ma il tentativo, da Lei suggerito, d'aderire ad una discussione che individui il piano d'azione più fecondo. Ho scritto, su questo argomento, un lungo articolo che vorrei cercare di pubblicare, per quanto non sappia dove perché sono privo di relazioni. Ma intanto mi pre– me, poiché La so una delle non molle persone capaci d'ascolto, esporle uno schema delle mie convinzioni. ------------------------~---, terminante dci conformismo. Il problema di fondo è quello del– lo strumento d'azione democratica che dia sbocco reale sul piano della concreta volontà e dell'azione effet– tuale, alla dispersa classe dirigente democr~tica di sinistra., conferendole così iL peso di cui dovrebbe disporre per rendere efficaci i suoi ideali. Tale stmmento è il partito, quindi il mo– vimento federativo che lo contenga in nuce deve virtualmente occupare tutto lo «spazio » politico della si– nistra. democ'ratica, e ciò in una for– mlila d'azio,u virtualmente capace di convogliare ad unità tutte le real– tà date (tradizioni e forze, sia or~ ganizzate, sia disperse, altl/ali) di si– nistra della situazione italiana. l indubbiamente vero qllOf/tO Lei dice sulla man"mza di democrazia interna dei 1lartiti italiani; ma è an– cile indubbitllnente vero che, se coe– sistono in alcuni di questi tradizio'li o spinte ideologiche realmente demo– cratiche e faui interni di direzione oligarchica, ciò è dovuto alla situa– zione obbiettiva dello Stato italiano (all'incirca la sua, cr;isi di passaggio da. Stato di diritto a suffragio ri– streUo a Stato democratico di suf– fragio universale). Rispetto alla loro base e al loro sbocco (se ridimensio– nato utiLmente) tali partiti sono la realtà democratica d'oggi; mentre non sono di tale natura i partiti del– l'estrema, cui la loro definizione po– litica assegna una destinazione tota– litaria che tradisce le spinte confusa– mente democratiche delle masse éui hanno dato forma politica. Allora, se non possiamo confondere il sociale col politico (confusione che darebbe alla nostra azione, quali ne fossero le buone intenzioni, una de– stinazione comunista), i partiti di cui dobbiamo proporci la conquista per portarli ad lwità federativa, sono i tre minori, utilizzando unll, formula d'azione che consenta il rientro uni– tario di tuui i quadri (e formazioni minime) democratici di sinistra oggi dispersi. . Se il flloco di tals azione ùlSomma è posto, come Lei vorrebbe, s.!l ter– reno socialista, ciò, secondo me, si– gmJica autorizzare, co,wogliare e ri– proporre tuui gli equivoci che il so– cialismo italiano - prevalentemente a curvatura dogmatica - ha sempre determinato, Non resta individuato il piano di vittoria democratica, poiché si abbasso il livello dell'azione ad 1.111 grado ove non esiste una coscienza democratica matura, e dove di fatto, J)er l(J stesso motivo, non si potrebbe 'lemmeno realizzare un qualunque strllll/ento unitario. Lo strumento unita.rio (nell'ordine della possibilità) ha il suo fuoco al livello ove sia possibile una coscienza di tale natura da produrre realmen– le l'unità. E questo fuoco è quelld concezione della democrazia sulla quale, in certo modo, tlltla la sinistra I L C E N T R O • d i Og111 l N un suO recentissimo discorso a PaJermo 1'0n, Togliattl a.usplc~\'a una intesa fra i vari partiti per ri· solvere j più urgenti problemi che assillano il popolo (- mantengono nel disagio la naziçme. N ulla di più de– siderabile. Ma è possibile giungervi - e giungervi in modo che essa sia stabile e che impegni la volontà di tutti per renderla efficace? - E. possibile, ma a patto di trovare un unico punto nel quale tutti abbiano a convenire; perché, riconosciuto questo, sgorgano anche il perché e i fini dell'intesa - e da que– sti il dovere per tutti di fortemente attuarli. le contrastanti ideologie che domina· no i partiti, i di,'ergenti interessi che eSsi rappresentano, sono un ostacolo; come lo è la reciproca diffidenza. Ed allora occorre andare oltre le divisioni e le distinzioni dei partiti, I Se gJi uni difendono i diritti dei lavoratori e del lavoro e possono met· tere avanti le sofferenze dei poveri, gli altri mettono · avanti ( diritti dei ca· pitalisti e del capitale che alimentan· do il lavoro dànno il modo di guada· gnare e di vivere a moltissimi lavora– tori. Se gli uni pongono innanzi il diritto di sciopero quale arma per strap· pare un aumento di salario, gli altri pongono avanti i danni degli scioperi, ed anche quando debbono cedere sono ben lontani dal togliere il motivo di ulteriori scioperi e agitazioni. E al· lora? Un intervento dello Stato, che fissi i diritti degli uni e degli altri, to– gliendo così la legittimità degli scioperi e delle resistenze padronali? ~ vano sperare dallo Stato, (costretto per reg· gersi a non disgustare troppo le parti in contrasto) una soluzione apportatrice di vera e stabile pace. E allora? E allora domandiamoci : è proprio dalle sofferenze del popolo che nel lavoratore e nel popolo nasce un di· ritto a una migliore condizione di vita? No; il lavoro che non è sufficiente– mentre retribuito e le miserie del popolo intesa denunciano che è in atto la violazio– ne di un diritto, ma non creano questo diritto. Ed è .forse dal capitale che può nas{"ere un diritto? No; questo denun· eia uno stato di fl.ltto di un ceto pri– vilegiato, ma non stabilisce un dirit· to. .E forse dal lo Stato che possono essere assegnati diJ'itti ai lavoratori e agli altri? No; lo Stato non ha il po· tere di conferire diritti, ma solo il do· vere di riconoscerli, aiutarli. difen· derli. l! diritto primordiale, base e misura di ogni altro diritto, risiede neJJ'umana personalità comune ai poveri e ai ric– chi, ai lavoratori 'e ai datori di la– voro, ai governanti e ai governati. Il popolo non ha diritti se non nella misura stessa del diritto delle perso· ne che lo compongono; i partiti flon hanno diritti se non nella misura stes· sa che difendono i diritti dei loro as– sociati ; il governo non ha diritti se non nella misura stessa che aiuta e protegge i diritti comuni di tutti i cito tadini. Perciò alla base di qualsiasi intesa sta il riconoscimento dei diritti comuni e nativi di ogni umana personalità, indipendentemente dalle condizioni . di fatto nelle quali essa nasca o si ritro· vi. Ogni personalità umana, per il so· lo fatto che viene al mondo e vive, por– ta con sé il diritto alla sua piena evo· lU2.Ìone, quale suo diritto inalieflabi– le, insopprimibile, irriducibile. E co– me essa ha in sé questo diritto, così ha· in sé l'esigenza che la famiglia, le associazioni, lo Stato aiutino, proteg– gano, difendano questo suo diritto di perfetta evoluzione che include anche la sua libertà di pensiero, di coscienza e di azione nella stessa misura che questa non intacca il diritto nativo di ogni altra personalità,. la famiglia, i genitori sono servi e non pàdroni dei figliuoli, e tali li esige il loro amore istintivo per essi, Le associazioni, i partiti, i loro capi sono servi e non padroni dei soci che li Chi scrive respira l'aria dell'am– biente dell'cx~P.d'A., ambiente che ha l'aureola della congregazione dc~ gli onesti, della gente disperatamente realista fino al punto di autodefinirsi Cassandre inascoltate, che è intran– sigente sulle questioni di principio, che rifugge dal conformismo. E que– sti non potranno mai formare un partito, né assoggettarsi alla disci– plina cicca d'un partito. Solo dal di fuori dci partiti è pos– sibile impostare un dialogo chiarifi– catore) e contemporaneamente com– battere la mentalità del puro estcta, come si è comportato finora il Mo– vimento di Autonomia Socialista. Mi creda, Signor Direttore, Suo l'AUlA) L':\'I compongono, e tali li esige l'impegno che assumono di rappresentarli. Lo Sta– to, il Governo è servo dei cittadini - e tale lo esige l'accettazione del– l'impegno di non altro perseguire che il maggior bene di tutti attraverso il riconoscimento, la difesa,. 'il sostegno del diritto nativo di ogni cittadino per· ché possa evolversi, di ogni famiglia perché possa 'svolgere il proprio im– pegno. Ecw il punto base sul quale tutti possono e debbon~ convenire, se non vogliono essere irragionevoli e inu· mani. Ecco il diritto fondamentale di– nanzi al quale ogni altro diritto deve cedere, Ec~o il principio fondamenta– le dal quale deve partire, col quale deve evolversi, per il quale deve es· sere fissata qualsiasi legislazione, qual~ siasi codice, • Ed è nella stessa misura che questo diritto verrà riconosciuto. che sorgerà sacrosanto il diritto di imporsi a chi lo viola, fino a che non si sia arreso e rientri nell'ordine, E allora perché non dovrebbe es– sere possibile un'intesa senza. sottintesi su questo punto fondamentale - die pure ha una di~tinta eco nell'Art. 3 della Costituzione - fra le varie cor– renti del socialismo, il comunismo, la Democrazia Cristiana, dal momento che tutti protestano di voler difendere l'u· mana personalità? Ma questa è una pro– testa troppo vaga se non si distingue che cos'è che nell'uman:\ personalità si vuoI difendere, .\ NGELO SPADONI Prete di Dio.

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