Nuova Repubblica - anno I - n. 14 - 20 luglio 1953

IL CONGRESSO DELLA S.F.1.0. Dal 110111·0 co1·1ùpo11de111e I partiti mastodontici, così come le adunate «oceaniche», sono il re– siduo di una mentalità totalitaria. Subito dopo la Liberazione, in Francia cOJl)ein Italia, i partiti si erano son– fiati come torrenti dopo il temporale. Col ritorno alla normalità, solo i par– titi comunisti e affini sono rimasti iper– trofici. Jn democrazia, un partito rap– presenta un'élite di persone che si de– dicano alla diffusione di un'idea o di un programma, non una massa più o meno vagamente imbevuta di un'idea o un esercito di fedeli disciplinati e os– sequienti. In democrazia il partito è la testa e gli elettori che lo seguono sono il corpo. Per questo il Partito Socialista francese, consacrato col nome tradizionale, anche se ormai inesatto, di Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO), non può essere con– siderato solo in base al numero dei suoi iscritti. Di fronte ai milioni di tesserati comunisti, i suoi 100 o poco più mila aderenti fanno una magra figura. Esso ha però una federazione in 101 tra dipartimenti e territori d'ol– tremare, cioè è presente in tutti i di– partimenti metropolitani e in quasi tutte le dipendenze dell'Unione Fran– cese. Ma di queste 101 federazioni, solo 29 superano i mille aderenti, e quelle del Nord, con 9.416 tessere, e del Pas de Calais, con 8.666, rappresenta– no da sole quasi un quinto degli ef– fettivi totali. Non è inopportuno ricordare che la SFIO dovette ricostituirsi nel 1921, quando la sua maggioranza si trasfor– mò, al Congresso cli Tours, in Partito Comunista francese, portandosi via tut– ta l'organizzazione e il quotidiano cen– trale, l'H11ma11ité. Ma già nel 1924 essa raccoglieva molti più voti del Partito Comunista e la situazione di superiori– t:i della SF!O sul Partito Comunista durò fino al 1940. (Anche come iscrit– ti, le forze della SFIO erano nel 1936, al tempo del Fronte Popolare, nelle pro– porzioni da 2 a l nei confronti del Partito Comunista). Fu dopo la Liberazione che questa proporzione si capovolse per il numero degli aderenti, ma le prime elezio– ni che si svolsero tra il 1945 e il 1947 diedero risultati quasi identici per i due partiti: 5 milioni di voti ciascu– no sopra un totale di 20 milioni. (Altri 5 erano andati all'M.R.P. democristia– no di sinistra). Nel 1946 i voti so– cialisti superavano anzi di 100 o 200 mila quelli comunisti. Poi cominciò il regresso. I voti socialisti scesero a 4 milioni e mezzo, poi a tre e mezzo, poi a due milioni e mezzo (solo l'M.R.P. subì un tracollo maggiore). mentre il Partito Comunista mantene– va suppergiù i suoi 5 milioni. Nel 1951 le forze socialiste s'erano ridotte alla metà del 1946. Fu col passaggio del partito all'opposizione che le sorti cominciarono a rimontare; oggi la SFIO è in ripresa. Non è ancora una ripresa spettacolare, ma un anno e mezzo di opposizione ha dato già i suoi frutti. li 45.o Congresso della SFIO s'è tenuto quest'anno ad Asnières, comune suburbano dell'agglomerazione parigina, ed è stato un Congresso che, guardan– do superficialmente ai suoi risultati, non ha concluso niente d'interessante. Vi si è discusso di argomenti di estre– ma importanza sia di carattere inter-. nazionale ·he interno, ma, in apparen– za, senza passione. ella politica estera il contrasto era netto tra le tesi presentate da Pineau e quelle presentate da Savary. D'accordo tutti sulla sicurezza collettiva, sul di– sarmo generale controllato, sulla volon– tà comune di negoziati, sui problemi indocinesi (bisogna venir via...), sulla limitazione dei crediti militari in fun– zione delle possibilità dell'economia nazionale; ma sulla questione tedesca il disaccordo fu completo. Per Pineau, l'integrazione accelerata e totale di una Germania, unificata o no, nell'Europa occidentale sarebbe la condizione as– solutamente necessaria per il successo delle trattative; l'U.R.S.S. dovrebbe ac– cettarne il principio prima di iniziare qualsiasi conferenza, abbandonando ogni idea di neutralizzazione, armata o no, della Germania. Savary ha risposto che questa tesi trascura completamente non solo la psicologia, ma l'elementare amor pro– prio dei dirigenti sovietici. Chiedere troppo all'inizio significa essere ingenui oppure desiderare che le trattative non riescano. E ha posto la domanda: la costruzione di una certa Europa deve passare davanti alla difesa della pace? Per Pineau hanno votato 1979 dele– gati, per Savary 1187. Cioè un terzo del partito è per la tesi di Savary. Un'osservazione incidentale: gli espo– mcnti della Sf!O di origine israelita - e sono parecchi - sono i più ac– caniti avversari della inclusione della Germania nell'Europa. I· rancori, del resto comprensibili, per le mostruosità hitleriane contro i loro correligionari, sono forse più forti della logica so– cialista. Più sentito era il problema della po– litica interna. ma anch"esso fu trattato quasi con un certo disagio. Sembrava che nessuno volesse dire interamente quello che ne pensava. Si è approvato un appello per un « Fronte democrati– co e sociale » senza voler precisare meglio. Ma chi volesse ridurre questa formula a una manovra elettorale diret– ta a risuscitare la Terza Forza, s'ingan– nerebbe. V'era un'idea diversa nel cer– vello dei delegati. Tutti o quasi han– no giurato che un fronte coi comunisti é impossibile; ma tutti sentivano che è assolutamente necessario che i par– titi proletari modifichino i loro rap– porti. L-i situazione francese ha molte ana– logie con quella italiana per quanto riguarda i partiti proletari. In Fran– cia come in Jtalia ci sono degli abissi da colmare; ma nelle masse che se– guono i due partiti questi abissi sono molto meno profondi che tra i diri– genti. E, ad accorgersene, è stato il me– !-e scorso il rappresentante più tipico della destra francese, Antoine Pinay. ouando confondendo in un solo giu– dizio deputati comunisti e deputati so– cialisti ha detto: C'è un blocco di 205 marxisti in questa Assemblea .... Dopo <1ucsto numero, .« Nuovu Hcpubblica » r_iprendcrà le sue pubblicazioni ullu fine di ugosto. ci pritni selle n1csi della suu ,•ita, il giornale hu svolto una funzione coraggiosa di chia– ri1ncnto, ed intorno ad esso si sono raccolti e si vanno racco– ~liendo 1nolti giovani, pronti u dare le loro energie ad un lavoro in profondità per il rin11ovu1ncnto del socialisnto ita– liano ed anche per un nuovo costu1ne politico. « Nuovo Repubblica » non è stutu nu,i concepita da noi con1e uno stru,uento pre-clettoralc, nut conte una palestra di di~cussione libera e di orienta1nento. Il suo compito quindi deve essere continuato e sviluppato, con la colluboruzione crescente di quanti ne sentono la necessità. Ma per sviluppare questo com– pito con un giornale se1npre migliore, occorre garantirne an('he J>Crl'avvenire la piena indipendenza. Per questo, rinnovian10 )'iJn•ito a tutti i lettori di aiutarci. Aiutarci mandando collaborazioni e critiche; aiutarci control– lando la diffusione del giornale in tutti i centri; aiutarci soprat– tutto procurando nuovi abbonati e nuove solloscrizioni. Per assicurare con certezza la ,•itu del giornale, occorre che ogni attuale abbonato ce ne procuri altri <lue. :t pos!Jibile? Cre– ditnno di tiiì. Cerchia1no di dure l'escntpio di un foglio politico che non hu da ruccomundare ht propria vitu se non ui propri lettori. Sarà unche questo un contributo al rinnovmuento del costume politico e giornalistico del nostro puesc. LA DIREZIO E NUOVA REPUBBLICA 3 CARICHE DI POLIZIA per gli affamati di Piombino, 13 L , altra sera i marciapiedi di Piaz– za Gramsci qui a Piombino, ri– gurgitavano insolitamente di uo– mini che parlavano accalorandosi; nei loro discorsi ricorreva sovente il nome della Magona. Da quattro mesi ormai a Piombino altro non si fa che par– lare di questo; Of'.!,i promessa, ogni credito, ogni speranza, ogni discussione su quistioni economiche, si richiama immancabilmente alla «Magona». Le ciminiere, le acciaierie, il ba– gliore della «colata» che illumina di rosso la notte carica di suoni, tutto questo è il gran cuore della fabbrica e della città: se cessano di fumare le ciminiere, la vita lentamente si spenge in ogni settore dell'attività cittadina. In questa piccola città di trentacin– quemila abitanti oltre 600 milioni di lire sono venuti a mancare in quattro mesi: cifra corrispondente al salario del personale gettato alla fame dalla serrata della Magona. Circola la voce che solo ~00 dei 2800 operai già occupati nello sta– bilimento potranno in un futuro esse- -re rioccupati. Ciò è stato deciso dopo quattro mesi di alterne vicende, dal– l'abbandono della fabbrica da parte del– la direzione locale (cui segul l'esibi– zione di forza della Polizia, entrata nel– la fabbrica con camionette e mitra a scacciare gli operai), all'arresto di 83 cittadini, scelti a caso fra tanti, impu– tati di essersi trattenuti nella fabbrica abbandonata; tutto questo è stato deci– so, mi dicono, dal marchese Ridolfi, dopo molte riunioni fra i rappresen– tanti degli operai e i rappresentanti degli industriali, con la mediazione go– vernativa in persona dell'onorevole Ber– sani. Gli uomini sui marciapiedi di Piaz– za Gramsci commentavano l'altra sera gli ultimi avvenimenti e le camionet– te della Polizia, cariche di uomini dai penduli manganelli, passavano e ri– passavano velocemente sulla strada. La Polizia è molto numerosa a Piom– bino, tanta, che prima gli edifid sco– lastici di via Pacinotti sono stati adi– biti a caserm1 e in seguito anche la Camera del Lavoro ha dovuto abban– donare lo stabile dove si era istallata per far posto alla Celere. Cosa c'è all'origine di tutto que– sto? Quando, passata la guerra e sgombra– te le macerie, s'iniziò la ricostruzione della Magona, gli industriali, alletta– ti da grossi e immediati guadagni, si preoccuparono non che la ricostruzio– ne si facesse con un criterio organico e razionale, ma che si allestisse invece affrettatamente un macchinario antiqua– to, con cui iniziar subito, mercé la fa. tica bestiale delle maestranze, la pro– duzione della banda stagnata. Sia per la scarsità della banda sta– gnata sul mercato internazionale e quin– di per la fortissima richiesta, sia per il carattere di monopolio della Mago– na in questo genere di produzione, i proprietari, valendosi di un grosso margir;e di utile, cominciarono presto a ripartirsi ingenti somme annuali, sen– za preoccuparsi minimamente di stan– ziare almeno una parte di queste som– me per potenziare gli impianti e mo– dernizzare lo stabilimento. Costoro poterono naturalmente im– porre il loro prezzo alle industrie con• sumatrici, e se si considera che il pro– dotto viene in massima parte assor– bito dalle industrie alimentari, chi pa– gava per questa sporca speculazione erano le classi più modeste del po– polo italiano. Quando la massaia si recava ad acquistare un barattolo di conserva di pomodoro o altro prodot– to alimentare contenuto in una scato– la di latta, era amaramentesorpresa dal Prezzo eccessivo; ma certo si sarebbe ancor più meravigliata venendo a sa– pere che il trenta per cento della som– ma richiestale pagava l'involucro di latta. Senonché aumentando la produzione mondiale della banda stagnata, calan– do il dazio che ne impediva l'impor– tazione, sorgendo nel settore naziona– le industrie concorrenti modernamente attrezzate, questo stato di cose doveva mutare. I proprietari della Magona, che nel frattempo non avevano impiegato util– mente il finanziamento concesso dallo Stato (2.)54.100.000), legati a quei lo– gori macchinari che cessavano a un trat– to d'essere lucrosi, non potendo allinea– re il prodotto della Magona ai prez– zi delle altre industrie, chiudevano i cancelli ,gettando nella disperazione 2800 operai. (Vedi lettera dell'on. To– gni agli • amici » di Piombino). E adesso che succederà? Piombino Dove sono aodati a finire quei due miliardi e mezzo anticipati dallo Stato per il rinnuovo degli impianti, rinnuo– vo che non è stato fatto? Dovrà durare a lungo questa situa– zione? Si vive .1elterrore. Le donne tremano quando la mattina devono uscire per la spesa. Anche stamani camions cari– chi di poliziotti con sottogola e mitra si sono allungati intorno alla città. Le camionette hanno caricato la folla, don– ne e uomini cercavano di sfuggire al- 1'« impeto» delle forze dell'ordine. Giungeva in piazza il fetore delle bombe lacrimogene gettate su di un gruppo di cittadini che si erano recati sotto la finestra della direzione per dimostrare la loro angoscia. « Si muor di fame - dicono - e ci bastonate! ». Anche 3tamani vi sono dei feriti, una diecina di persone sono state arresta– te e nessuno qui a Piombino, dal co– munista al democristiano, dall'operaio al professionista, sa capacitarsi di que– sta furia scatenata senza pietà. Circolano ovunque pattuglie di ca– rabinieri armati di moschetto, con a trdcolla il sacchetto delle bombe a ma– no. Se nulla importa ai padroni della Magona che tanti padri di famiglia siano in pr~cb alla disperazione, perché mai - si dice - la Polizia irrofl\; pe nella fabbrica in tenuta di bat– taglia, gridando dagli Jtoparlanti istal– lati a bordo delle camionette: - In nome del popolo italiano: fuori !-? Eppure ciò è avvenuto. PIETRO BIANCONI LIBRIE Rll/lSTE Notiziario Biblio1ra/ico Afnsile. Sol• lo tli auspici dei Servizi SpeUacolo Informazioni e Proprietà Tntellelluale della Presidenza del Consitlio dei A{i– nistri. 2 la più completa e aggiornata Ri– vista bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obiettivo di tutte le riviste culturali e di tutti i più importanti studi politici pubblicati in ltaUa, nonchi: un Indice Diblio1ra/ico completo di tutti i libri che si stampano ogni mese, redatto in base alle e copie d'obbHgo • consegna- te per Legge alla Presidenza dJ- 1 - 1iglio. Direzione: Cucila Postale 247 ma. Abbonamento annuo: L. •

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