Nuova Repubblica - anno I - n. 13 - 5 luglio 1953

4 NUOVA REPUDBLICA NOI VINCITORI E BRTTUTI Guardiamo alle nostre mancanze e fissiamo le condizioni di sviluppo di una minoranza,che ha interpretato permanentemente • attraverso le elezioni del '46, del '48, del '53 il senso profondo della volontà popolare. 'l' RASCORSO il 7 giugno altri av– venimenti clamorosi e pieni di significato e di conseguenze si sollo succeduti nel mondo; i fatti di Berlino, i colpi di testa di Sygman Rhee, l'esecuzione dei Rosenberg. Ma appunto perché ormai i risultati elet– torali italiani si possono esaminare con calma e inserire negli avveni– menti del mondo, è' doveroso' un esa– me critico e sereno del•. significato• della nostra consultazione elettoraJe. E gioverà riavvicinarla a quelle pre– cedenti, cioè ai solenni atti per cui l'Italia ha saputo ridiventare una na– zione democratica. Plebiscito del 1946. Contro l'allcsa di molti, gli italiani dissero allora no alla monarchia. La loro parte mi– gliore già nel '43, '44, '45 aveva con le armi combattuto il fascismo. Le minoranze politicamente preparate, e forti di coraggiosa moralità, ave– vano anche prima per vent'anni sa– crificato i loro interessi personi'li all'imperioso dovere di ridare una dignità al nostro popolo e rispar– miargli le terribili sciagure dovute al– l'abdicazione dello Stato burocratico e borbonico dei Savoia. Nel '46 gli italiani, dicendo no alla monarchia rivendicarono a tutta la nazione l'ope– ra delle minoranze antifasciste e dei partigiani. E soprattutto espressero la loro volontà non solo di rinnegare il fascismo, ma insieme lo Stato pre– fascista che l'aveva generato; la loro volontà di costruire un nuovo Stato, organizzato ·entro una costituzione democratica, per divenire un paese moderno e prospero. Elezione del 1948. L'espansione so– vietica al suo apice in Europa; da pochi mesi la Cecoslovacchia aveva rinunciato alla organizzazione di una democrazia parlamentare. Gli italia– ni dissero no al predominio del co– munismo nel loro paese. La costitu– zione testé varata non doveva essere una tappa intermedia ma doveva essere realizzata come strumento pro– gressivo, inserito tuttavia nella seco– lare storia dell'Occidente Europeo. Elezioni del I 953. Gli italiani han dello no all'involuzione clericale. La Costituzione doveva essere realizzata nel suo spirito moderato e occiden– tale ma non deformata a strumento del Partito Unico (questa volta la Democrazia cristiana). Doveva esse– re completata e resa operante. I ger– mi progressisti di rinnovamento so– ciale politico democratico dovevano fruttificare lib.eramentc. Il precedente no al comunismo non doveva essere interpretato come si alle forze con– servatrici, ma - per quel che era nel giudizio delle folle italiane - no a ogni I.imitazione e minaccia alle li– bertà. Le tre votazioni non furono con– tradiuorie: anzi, a ben vedere, sin– golarmente coerenti. Volontà di un popolo di antica civiltà e saggezza, di superare definitivamente iioscuro periodo del fascismo e divenire un popolo moderno e modernamente ,aggio. Quali furono le posizioni dei vàri partiti in queste tre occasioni? A ben vedere nessuno di essi fu, tutte e tre le volte, con le più profonde aspirazioni popolari. La Dcmocrà.zia cristiana fu con– tro il voto popolare del '46 e del '53; e solo in accordo con esso nel '48. Questa. posizione chiarisce il va– lore puramente negativo del nostro massimo partito. Esso seppe soltanto servire da argine con°tro il comuni– smo; ma dovelle subire la repubblica contro il suo volere (o della sua •ggioranza); deve ora subire l'ama– ro voto di sfiducia, dopo avere ille– galmente imposto un voto di fiducia alle disciolte camere. Sfiducia nel suo immobilismo e nella sua funzione di freno dei fermenti progressivi, sfi– ducia nella sua anima totalitaria che si nasconde dietro alla sua pure altrettanto vera anima democratica. Il Partito Comunista fu col popolo nel '46 e nel '53, ma si staccò da esso nel '48. Fu cd è col popolo quando combatte contro le forze rea– zionarie e costituisce esso un argine al prepotere di queste. t stato contro il popolo quando volle proporre, o sembrò voler proporre, il suo esclu– sivo predominio. Del Partito Socialista si può pur– troppo dire la stessa cosa. Unica va– riante. ma tanto pil• importante in quanto è alluale, esso ha raccolto molti voti proponendosi come alter– nativa progressiva all'elellorato del 1 giugno. Manterrà la promessa, come noi ci auguriamo? Se si, potrà di– venire vero strumento della volontà popolare, altrimenti diverrà in modo definitivo la copia inutile anzi dan– nosa e confusionaria del Partito Co– munista. Il Partito Socialdemocratico fu col popolo nel '46 e nel '48, ma lo la– sciò nel '53. Nell'autunno e nella pri– mavera scorsa smarrì del tutto il senso della sua funzione riducendosi a appendice della D.C. Pare che il verdetto popolare l'abbia risvegliato; per esso il voto del 7 giugno, contro la volontà dei suoi dirigenti, accecati da spirito di parte, è un'occasione di rinascita, probabilmente l'ultima. Di– ciamo volentieri che andrà a suo onore la capacità di comprendere di aver sbagliato e di agire in conse– guenza, ma non sapoiamo se dav– vero sia in grado di dimostrare que– sta capacità. Il Partito Liberale fu balluto nel '46 (almeno nella sua parte retriva e monarchica) e nel '53 per la sua abdicazione illiberale al compito di difensore della laicità dello Stato. Nel '48 fu soltanto un rincalzo della D.C. nella funzione di argine contro il comunismo. Comunque il suo de– clino storico è evidente, come è evi– dente il declino dei partiti affini negli altri paesi europei. E questo, nonostante che in Italia e fuori disponga di due importanti strumenti per vincere le ballaglie elettorali: la levatura di alcuni uomini, e i grandi mezzi finanziari. Considerazioni speciali vanno fatte per le forze di destra, monarchici e fascisti. Essi rappresentano i residui feudali (anche se talora con un se– guito di popolo) elci nostro paese. Battutissimi nel '46, la loro appa– rente ripresa non è che transitoria e soprattutto limitata e incapace di ul– teriore espansione (per il M.S.I. siamo già in fase di declino). Essi costitui– scono esattamente la zona patolo– gica della politica italiani, tuttavia in alcune regioni pili arretrate drl nostro paese hanno rappresenldto, speriamo provvisoriamente, l'espres– sione del malcontento di alcuni stra– ti popolari \'erso il governo demo– cristiano. Nessuna dunque cli queste forze po– litiche seppe sempre intc1pretare l" volontà popolare cd esserne un fedele strumento. Soltanto noi, i battutis– simi di Unità Popolare, fummo sem– pre, prima ciel 25 luglio '43, 1'8 set– tembre, il 25 aprile '4 5. nelle ele– zioni dc.I '46, del '48, del '53, i fedeli interpreti cli questa volontà. Soltanto noi fummo antifascisti da sempre, fummo repubblicani e avvrr• sari della restaurazione monarchica e conservatrice, fummo contrari alla statolatria comunista, C' alla trasfor– mazione dell'Italia in un grande Sta– to Pontificio. Fummo sempre vincitori e sem– pre battuti - come- voti destinati al nostro movimento e ai nostri uomini. Provenienti dalla, corrente moderna del socialismo italiano e dal movi– mento di Giustizia e Libertà e dal Partito d'Azione, imprimemmo al– l'azione antifascista e partigiana la natura cli sollevazione e riscossa na– zionale, e non solo di classe e cli gruppo chiuso come sarebbe avvenu– to, se solo i comunisti fossero stati presenti allora. cl '46 sapemmo dare al voto popolare il colore di rinno– vamento politico in senso moderno, e non di restaurazione di for,c poli– tiche 'che erano fallite al loro com– pito. oi, nel '4·8, togliemmo al \'Oto anticomunista il colore reazionario, imprimendogli forza di voto progres– sivo per una democrazia rinnova– trice. Nel '53, infine facemmo pen– dere la bilancia a favore di uno sviluppo dinamico della politica ita– liana, ristabilendo quella dignità cui i partiti minori avevano volontaria– mente rinunciato, e contribuendo a riaprire, per il P.S.1., la possibilità di dare un contributo costruttivo al paese. Noi soli, s..:inprc vincitori, fummo CRONACHE DELLE LIBERTÀ ITALIANE ' L'EREDITA DI SCELBA L'ufficio stampa della Tavola Val– dese ha diffuso il seguente comu– nicato: « A seguito degli erposti avanzati dalla Tavola Valdese in riferimento alle manifestazioni di i11tolleranza re– ligiosa verificatisi nei mesi di feb– braio e marzo t:: a. contro le comu– nità Valdesi della provincia di Fro– sinone, il Ministero dell'Interno con sua del 19 maggio, ha dichiarato apertamente che non ritiene applicare le disposizioni dell'art. 17 della Co– stituzione a tutela dei diritti degli evangelici e che non riconosce alcun valore cogente alle garanzie di li– bertà religiosa sancite dall'art. 19 della Costituzio11e. Di fronte ad u11 atteggiamento cosi sprezzante delle più elementari libertà civili, quali il diritto di riu– nione e di culto, non resta che pren– dere atto che il Governo italiano ne– ga agli evangelici quella libertà re– ligiosa di cui essi hanno diritto come cittadini della repubblica italiana sul fondamento delle garanzie costitu– zionali; che il Governo rifiuta di prendere I• misure più vollB richieste per dare piena attuazione agli arti– coli della Costituzione sulla libertà religiosa, i quali nuche se si voglia loro assegnare solo 11,i carattere « pro– grammatico>, costituiscono tuttavia e per il Gouenw e per le Camere un preciso obbligo che li impegna ad attuarli; che il Govtrno iusiste nel voler pretendere, nei confronti delle manifestazioni religiose degli evan– gelici, l'applicazio11e delle leggi fa– sciste in tema di polizia. La triste realtà determinata dal– l'intollera,iza confessionale, mcutre distrugge le libertà fondamentali dei cittadini e la pace religiosa nel pae– se, seniina in u,i'atmosfera di sfidu– cia, il discredito delle garanzie co– stituzionali ». Roma, 25 maggio 1953. sempre battuti. Perrh(? Innanzi tut– to per colpa nostra. Per la nostra debolezza e incapacità organizzati,·a, che ri fa ignoti ,. incompresi allr masse. I partiti ma~giori furono sem– pre, o quasi, concordi nel lottare contro di noi, prrrh(· appunto gli unici loro a,·,·C'rsari ,·cramcntc temi– bili, sotto il profilo storico e non ron– tingl'ntc; altc.'rnativa1rn:nte ignora1~– ci quando eravamo pi\1 deboli, e ra– lunniandoei, quando piì1 forti. Ma al cli sopra delle nostre dch– cienze e delle difficoltà pratiche e talliche ddla lolla politil'a, il nostro particolare insuccesso nccoppiato nito stabile successo delle nostre• linee po– litiche fonclam~ntali. è dovuto a una causa pill generale e permanente. In tutte e trr le \'Otazioni gli ita– liani espn·sst'rO volontà negative e non positive. Dissero successivamente no alla monarchia, alla dittatura co– munista, allo stato confessionale. E si ri,·crsarono non sulla forza politica che rorrispondc\'a ai loro pi\1 profon– di desideri (non riuscivano a indivi– duarla nello schicrarnl'ntu rc· .. t1c c 1 ,·i partiti). ma su quella rhr piè, effica– cemente appari,·a essere in grado di proteggerli dal pericolo chr essi ,·o– Jcvano evitare. Votarono ciC'rnocristia• no nel 'll8, socialcomunist.1 nel '5:3. Cli italiani non osano ancora spe– rare che lo Stato rraliz,i da,·vc.o la loro volontà. Si accontt•ntano cli usa– re l'arma democratica per clifl'ndcrsi dai pericoli o dai mali peggiori. Il \'Oto del « meno peggio », il voto di difesa contro i malanni della politica e dei partiti politici. Lo Stato in Italia, eia secoli, prima e dopo l'unità, non fu mai troppo amato dagli italiani; spesso. e re– centemente, durante il fascismo, fu odiato. Una lunga tradizione di pes– simismo, rin\'C·rdita dalla propaganda spauracchio dei partiti maggiori, è la causa vera ciel nostro insuccesso elellorale; la modernità delle nostre impostazioni e l'aderenza ai problemi veri di oggi, la causa dei nostri suc• cessi politici. Che fare allora? In– nanzi tutto non deflettere mai dalla tradizione di moralità personale e politica che ci ha fallo interpreti reali della volontà popolare, e talora forza piccola, ma grosso modo deter– minante ddl'indirizzo politico. Inten– sificare anzi lo studio dC'i problemi effettivi c l'SSl·nziali, anche se non sempre capaci di clcmago.t;ico ri– chiamo. Ma anche dare ma.l{gior peso alle forme organizzative aderendo a quel– la for1.a socialista che eventualmente e finalmcntc assum<·ssc una posizione politica davvero adeguata ai tempi moderni. E ove ciò non avvt·nga, co– me purtroppo è ancora a teir1crsi 1 passare a una organizzazione capil– lare e efficiente. Ma soprattutto, qualunque sia la forma organizzativa in cui ri trovc-– remo, agire, <"Ongli atti, gli scritti, le parole per ridare al popolo ita– liano la ficluria nella politica, e Jen. tamcnte e progTrssivamcntt· trasfor– mare il suo tradi1ionah· pcssimisrno in un ponderato ottimismo. Bisogna, lcntarnrntc· e srnL.J. illu– sioni sulla facilità dd rompilo, ron– ,·inccrc gli italiani che è possibile sperare che lo Stato e le forze poli– tiche che lo sosten~ono faccia no clav– ,cro la politica che essi \'Ogliono, e non soltanto rostituiH· una die;a con– tro politiche ancora pei:l'(io,i. ln ultima analisi, t' sia pure con– fusamentc, le tre ,·otazioni del · 16, '48, '53, significano che e:li italiani vogliono una politica socialista, sle– gata dal comunismo r dalla demo– crazia cristiana. Tocca a noi realizzare in Italia un grande Partito Socialista Autonomo un partito moderno, quale è il Labu'. risma inglese. lllft'\IIDCI 1,t;I I So d1e le lcg;:i e le iotituzio– ni devono procedere di puri pus• so con il pro,:rcst10 dcll'intdJi– genza umana. Vin , ia cltc ven– gono ratte nuo"c t1copcrte, che ven,:ono rivelate nuove verità e che i costu,ni e le opinioni cambiano c·on il nunhiarc del– le drcostunzc, :uu·he le is1i111- zioni devono cambiare e cum• n1inure con il loro tempo. Chiedere alla societit t·i,,ilc di rimm1crc sen1prc sotlo il regime dei suoi barbari ..tntcnuti sareb– be lo stesso che \'olcre che un uo,uo 11orlal'jSC gli abiti che gli andavano bene •111ando era ra– gazzo. I !ROFILI I ~IcCARTI N ato il 11 novembre 191)9 i,• trna fattoria dello Stato di ll'i– sco11-sin)che lo hn eletto sena– tore 1tel I9<16 e riconfermato 1tel 1952. Cattolico clericale, soste1lttlo dai cattolici clericali, scorretto nella vita pubblica come in quella priva– ta (è stato accusato più volte di ag– giottaggio), il suo grande pote,e ha come origine e /o,idamento la paura ,le/l'atomica rus.sa . Presiede il comi– lato permauente di Ìttl'esligazioui del Sc,rnio e 11011 ha f,-e,1,i sia nell'accu– Jnre sia nel rol·inarc fraudolcnlemen– te i .woi nemici. Acctuò il ge,i. J1ar– shall di favorire gli i11teressi so,•ieti– ci, cvi,wolgeudo il Dipartimento di Stato, le maggiori Uniue,sità (« covi di sovversivi>), le Nazioui Uw:,, (« centrali di sJ,ionaggio »). Un f,111- zionario della Voce dcll'Amrric<1, ter– rorizzalo da una sua inchiesta, si ,;c– cise gettandosi .sotto un autocarro. Theodore Kaghan, vicecapo dei servizi di propaganda america,ii in Germania, si è dovuto dimettere in L' i nq uisitorc d'A.u1erien seguito tdl'accusa di ave, avuto, vctt– titré a,wi or so,io, « simptJtia per i comuriisti ». l'erfi110 Foste, Dulfes ap/u1•e 11gti occhi di McCarth)' « un /,robabile souz 1 ersivo ». Molti gionralisli, che Jrnre non avevano nulla a che fare con il comunismo, sono stati liqui– dati. Recentemente Harry Trriman si è stntito dire che potrà eSJere i,lter– rogato su 11nacerta faccenda di spio– naggio atomico, ma ha risposto per le rime, o meglio non ha risposto affatto d1tendo alla stampa che l'e– spressione del suo pensiero risulte– rebbe impubblicabile; evidentemente una salace volgarità americana nei riguardi del più volgare degli ame– ricani. Uno dei più acca11iti fautori della sedia elettrica per i coniugi Rosen– berg. Ila app,ovato con calore la e: liberazione > dei p, igio11ieri da par– te di Sygman Rhee. E si potrebbe conti,ware a lungo. Ora ci giunge l'ultima clamorosa notizia: sembra che le biblioteche de/l'USJS - dietro pre;sione di Mc Carthy - siano state invitate a eli– minare 39 autori, perché focolai di propaganda sovversiva a/l'estero. Per una esatta comprensione del fenomeno McCarthy v. Massimo Sal– vadori, L'inquisitore d'America, « ll Mondo» 13 giugno 1953 .

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