Nuova Repubblica - anno I - n. 10 - 20 maggio 1953

4 NUOVA REPUBBLICA RIARMO MORALE Il nostro scopo può essere raggiunto solo con una rivolu– zione sia nel cuore umano come nella società. Cosa ptr• deremo? Un mondo di odio, paura, miseria e ingiustizia. Un contributo al ·com– battiJnenlo per 'un mon– do nuovo di WLOS PRONK 1 presidente del– l' U11io11e 1ocialiJ1a ili Olanda, , redaltore del– l'organo 1ocù1/ista di in– fr;rm.1Zione e discuuione « Mondo Nuovo». ORRCMMO vivere senza paura di guerra o di disoccupazione e vor- V remmo creare per ogni uomo in questo mondo pace, benessere, sicu- 1 ezza, in modo che la nostra persona– lità possa essere rispettata e che si pos– sa avere la libertà di svilupparla in bene. Chi oggi però non è spiritualmente addormentato, deve rendersi conto che il nostro egoismo e la nostra capacità di disintegrare l'atomo, ci conducono piuttosto al caos, alla rovina, alla mise• ria, al barbarismo. Se ci guardiamo intorno non vedia– mo né l'unità, né l'entusiasmo che fa lottare per un mondo nuorn. Al contrario; un gruppo sempre più. ri– stretto continua il cammino. di cui è già evidente che non mena alla meta. nella proporzione in cui il successo diminuisce, il loro fanatismo cresce, finché, scoraggiati, raggiunge– tanno anch'essi l'esercito incommensu– rabile di quelli, che già da molto 1t·mpo, sono indifferenti ed apatici. Il nostro problema è questo: come tra– sformare l'apatia in entusiasmo? kzione violenta? Non è forse vero che migliaia di combattenti comunisti e socialisti cominciano a capire che il rimedio potrebbe essere più perico– loso della malattia? Pensate al per– fezionamento delle armi! La guer– ra di classe colle armi inasprisce la situazione internazionale e rende più imminente il pericolo di guerra. Nel mondo attuale l'economia delle nazio- 01 è così interdipendente che ogni scos– sa può suscitare una reazione su scala mondiale. Questo lo abbiamo visto in Corea. Intuitivamente le masse sento– no che la violenza non porta più la soluzione delle divergenze. Per la prima volta nella storia abbiamo armi così micidiali che alla fine di una guerra non vi sarebbero più vincitori. Se fa. remo ancora una guerra « per la pace», saremo tutti uniti - nelle tombe, o sotto il barbarismo. Il momento è giunto di portare i mezzi di attuazione allo stesso livel– lo del sublime e umanitario scopo. No, la conclusione del 1848 ispira sempre meno fiducia. E veramente quel– l'apatia, basata su mancanza di entu– siasmo per la violenza, è un buon se– gno. Forse lo sbaglio risiede non tan– to nelle masse, ma piuttosto nella di– rezione irrigidita dei partiti. Qui vi è bisogno di un nuovo cammino. un libero e profondo scambio di idee. Sono ben degni di fiducia quei capi che non temono la discussione e ricercano la verità con moventi puri. E' questo il punto nevralgico: i moven– ti puri! Non è forse la mancanza di forza morale la base del fallimento del movimento operaio? L'allucinante visio– ne del progresso tecnico degli ultimi 100 anni e la lotta per assicurarsene i vantaggi materiali hanno spesso sof– focato la nostra vita spirituale. Abbia– mo dimenticato la moralità. E' facile pronunciare belle parole di socialismo e democrazia: meno facile è però viver• ne il contenuto. Il pensiero sociale non vuol dire altro che sollecitudine per il bene altrui; e la demomtzia è la libertà che si accorda agli altri. E' comprensibile che la posizione privilegiata dei possidenti susciti odio e irritazione in chi soffre miseria. Ma l'odio non è una base sulla quale si possa costruire un mondo huovo. E' facile trovare in mezzo a noi la– voratori un modo di pensare capitali– stico: il pensiero ristretto del borghese, l'egoismo, il desiderio di adoperare le armi sono stati ripresi dal capitali– smo. Abbiamo copiato troppo e non ci siamo cambiati radicalmente. Che criteri morali dovrebbero far parte della vita politica è spesso stato detto da capi politici: però anche in questo. campo il movimento operaio si serve di un'analisi invecchiata e di con- elusioni insufficienti. Cento anni fa la Chiesa non si preoccupa va abbastanza della miseria del proletariato. Per pro– testare molti socialisti abbandonarono la religione, ma « vuotando il bagno, abbiamo buttato via anche il bambi– no ... » e abbiamo creato un'etica va– levole soltanto per la propria classe. Il Socialismo voleva portare la so– luzione all'umanità intera. Ora è evidente che questa restrizione sva– luta il socialismo e ci impedisce di fare il passo che ci porterà dal– l'oscurità alla luce. Desideriamo una società senza classi: mél, non siamo già in senso negativo una sola classe di fronte alla possibilità di una guerra ato– mica? Questa, minaccia ugualmente le casseforti dei ricchi e le case del popolo. La metà della popolazione del mondo non ha nemmeno due pasti al giorno; aoa parliamo di case e abbigliamento! Non possiamo permetterci il lusso di portare le nostre divergenze sul campo di battaglia e mettere in pericolo di di– struzione i nostri mezzi di produzione. DiScussione ragiooevole e disinteresse possono rinforzare la possibilità di vi– vere in benessere e civiltà. Vivremo co– me uomini civili o periremo come bar– bari. Il movimento operaio deve dare tutta la sua attenzione al cambiamen– to della struttura della società. Un ultimo punto debole della strate– gia del movimento operaio risiede nel fatto che finora abbiamo voluto cam– biare soltanto le leggi; ma il miglio– re sistema che possa essere ideato e il programma più sublime falliranno se non ci saranno uomini migliori a met- terli in atto. · I rivoluzionari hanno voluto cambiare tutto, ma non hanno trovato il segreto che avrebbe potuto cambiare la natura umana. Dobbiamo trovare il rimedio per la natura umana se vogliamo vin– cere: è impossibile che un uomo che abbia sentimenti di odio o di egoismo possa creare una· vita sociale basata su una vera pace. Tuttavia c'è un uomo che si è con• sacrato al compito di cambiare la na– tura umana, e le sue esperienze e i ri– sultati ottenuti potranno rendere servigi incalcolabili al movimento operaio. E' il Dottor Franck Buchman: egli ha os– servato che le persone vedono la ne– cessità di un cambiamento personale, però aspettano che l'altro, a loro op– posto, cominci a cambiare. Questo è un desiderio reciproco e così niente cambia. Il Dottor Buchmµn premette che il riconoscimento di propri' errori crea l'atmosfera nella quale è facile per l'altro di awicinarsi; egli ha ancora t1ovato che l'uomo deve meditare sul– .le proprie azioni e particolarmente stu• diare che queste corrispondano ai cri– teri di onestà e di amore assoluto. Il Doti. Buchman ha sperimentato che coloro che seguono questo tenor di vita hanno la capacità di trasformare i loro nemici in amici. Questo vuol dire che nelle soluzioni di divergenze e problemi non c'è nessuno che perde, perché tutti guadagnano! Che cosa perderemo' olo un mondo di odio, paura, miseria e in– giustizia. Il nostro scopo può soltanto essere raggiunto con una rivoluzione sia nel cuore umano come nella so– cietà. Un'analisi nuova, conclusioni che danno una risposta, un riarmo morale ci renderanno capaci di iniziare questo c.-,mmino vittorioso verso un mondo ricostruito, nel quale gli operai coo– perino a unire l'umanità adempiendo fedelmente alla loro missione. l'ARLOS PIIO~K 1 Pronk cominciò la sua vita politica come organizzatore sindacale dei lavora· tori del porto cli Rotterdam, per conhl dei comunisti. Allorché egli do\eltc con– 'itatarc che i comunisti tedeschi non 101- t.rvano accanto ai social-dcmocratici con– tro il Nazismo, sentì il bisogno di unn nuova analisi de.Ila realtà odierna del mondo, capace di unire tutta l'umanità. Per quc!ta ragione dopo qualche anno di ricerca, fondava la nuo\'a, « Unione So– cialista », destinata a rcndcrn 1x,..-ibili J;. scussioni aperte a tutte le co11cnti. Esaminiamo un po' i gruppi della società che formano la maggioranza dtcll'umanità; ri,·olgiamo lo sguardo ver– so il movimento operaio. Il movimento operaio di sinistra combatte per uno scopo socialista. Grandi pensatori e scienziati hanno lavorato per questo scopo. Hanno ideato i ' mezzi di com– battimento, hanno tentato di descri– vere la meta lontana e hanno diramato una strategia. Carlo Marx fu il pri– mo\ capo spirituale che iniziò il lavoro. non in modo vago, ma molto pratica– mente: analizzò la struttura della 50· cietà, fece una diagnosi esatta delle condizioni, delle forze produttive e delle forze spirituali. Come un grande condottiero preparò una carta milita– re; dedusse le sue conclusioni: un pia– no logico e freddo. Già da più di uh ,ecolo le idee di Marx controllano cen• tinaia di migliaia di persone. Più di 50 anni fa, vi fu la prima grande divisione nel movimento ope– raio. Questo prova che gi:l. a quell'epo– ca si cercavano nuove soluzioni. Il socialista E. Bernstein disegnò una nuo– v:i. « carta militare» e trasse nuove conclusioni .. Non il metodo violento, ma riforme graduali ci porterebbero a avvicinare la meta socialista. Dopo DonZeno, un'altra denuncia diparte cattolica contro l'autoritarismo D.C. Qual'era l'idea radicale di Marx? Poneva 3i lavoratori la scelta o di scatenare una rivoluzione violenta con– tro il capitalismo. o di esserne sopraf– fatti. E Marx disse ancora di più. Egli sa• peva che la società, anéhe do.po il 1848. si sarebbe sviluppata. Sapeva anche che la sua « carta militare» del 1848 sarebbe st:tta superata; così egli con– s,gliò di tenerla aggiornata e, al biso– gno, di dedurne nuove conclusioni. Marx non voleva un dogma; la sua scienz3 è una metodologi:t. Noi om dobbiamo avere il coraggio di trarne le conseguenze. e non lo facciamo, se rimanbmo fermi sulle vecchie posi– zioni, diventeremo immancabilmente reazionari. Possiamo, al giorno d'ogsi <.Onun cuore tranquillo, trarre la con– dusione della necessità di una rivo- e Ma anche la fede in quest'analisi, con le sue conseguenze, non suscita più l'entusiasmo. Osservaie alla luce dell~ situazione internazionale, molte piccole riforme non sembrano altro che un ver– oiciare la cabina in una nave che sta per affondare. Dobbiamo trovare una moderna solu– zione alla sfida storica, perché anche la soluzione dell'epoca di Bernstein è lloppo ristretta e perciò insufficiente e genera l'apatia nella massa. Le masse perdono la fede nella dire– zione dei partiti. I dirigenti di partiti, che non ne vedono la ragione, perdo– no la fede nel popolo. In qual punto spezzare questo circolo vizioso? Una nuova « carta militare >> farà tro– vare una soluzione che può risvegliare . l'entusiasmo. Che cosa constatiamo nel movimento operaio del nostro tempo? I partiti rimangono attacca~i alle vec– chie teorie mentre i membri comincia– no a dubitare. Vi è chi non accetta un certo dettaglio; vi è chi dubita di un altro. Ma il dubbio non è ammesso: vi sarebbe il pericolo di perdere l'uni– tà: così quel membro e l'altro vengo– no esclusi dal partito o dal sindacato. Invano si chiede la libertà di discus– sione considerata genitrice di debolez– za. Così si finisce col dividersi e l'apatia del popolo diventa sempre più grande, perché il popolo ha un pro– fondo desiderio di unità. Sarebbe meglio riconoscere since– ramente che lo scopo, la strategia e i mezzi di combattimento devono essere riveduti criticamente. Vi è bisogno di CREPE NELLA DEMOCRAZIA CRISTIA Mentre la moroa del conformi– smo minaccia di chiudere ogni sbocco « liberale », « socialista » e « cristiano » in un paese che sembrava risalire lentamente la china, all'indomani della libera– zione, crescono quotidianamente le voci di consenso all'iniziativa di Unità Popolare. Ecco l'ultima dell'amico Morandi, che ha colla– borato per lw1go tempo a La Via dJ lginio Giordani. Caro Direttore, la simpatia che inizialmente ha saputo suscitarmi il Suo giornale, mi spinge oggi, a cinque anni com– piuti di distanza, a rompere un silen– zio che giudico ormai < cancrenoso > nel suo perpetuarsi. Da cinque anni infatti nii batto sulle colonne de « La Via> (setti– manale indipendente di critica) in nome di una concreta alternativa < a sinistra> nell'interno della D.C. Cinque anni di impegno senza mollare, cinque anni di costante de– nuncia documentata ormai in un cen– tinaio e più di articoli che cercavano ogni volta uno sbocco, una piattafor– ma di comune intesa perché l'al– ternativa scendendo dall'Olimpo del– le idee, si ·incarnasse in forza con– creta determinante. A poche settimane dalle elezioni, ci sentiamo il.passo decisamente sbar– rato. Prova clamorosa l'articolo dell'on. Ambrico: e Destino del quadripar– tito > che noi possiamo tranquilla– mente « sposare > e che è rimasto Il, come un campanello d'allarme che seguiti a suonare senza che nes• suno accorra. Anzi, a breve distanza, si fa am– menda per tanto chiasso suscitato e in nome di non sappiamo bene quale « necessario bisogno di non suscitare confusioni », si chiude a tutti la porta in faccia in poche righe di stretto corsivo in ottava pagina. Oggi bisogna compiere quest'ulti– ma necessaria denuncia. Anche il moralismo più gianseni– sta di certa condotta, non può eter• namente consumarsi nel fuoco della morale. Se a determinate premesse non succedono determinate conseguenze, comunque sia, noi abbiamo il diritto e il dovere di denunciare la diser– zione. L'organo « indipendente di criti• ca» (l'ultimo, notiamo bene dei gior– nali di tendenza d. c.) è stato preso in queste ultime settimane da una perniciosa anemia critica che ha no– tevolmente disorientato bµona parte dei suoi vecchi lettori. t cosi. E la mia nuova denuncia non è isolata perché il coro delle voci, che ieri era mormorio di ap• prensionc, oggi non si nasconde pi\1 la sua dolorosa delusione. Bisogna dirlo apertamente: senza una possibilità di critica e di alter– nativa, non si può durare senza es– sere fagocitati dal conformismo o, per l'altra strada del dilemma, ve– dersi ridotti improvvisamente al si– lenzio in nome dell'ormai classica « ragion di Partito » di machiavel– lica memoria. La denuncia che io ho inteso fare non è un atto di ribellione né un gesto di fronda ereticale. Se non si vuol tradire una voca• zione che è cristiana e pertanto so– cialiua insieme, bisogna almeno che qualcuno s'accorga, e faccia accor– gere, che la via imboccata porta la D.C. dentro un vicolo cieco dove è sommamente pericoloso andare a sbattere. - • E questo deve apparire chiaro per tutti: per il futuro equilibrio della nostra vita politica, non bisogna tra– scurare nulla perché la D.C. volga veramente la sua prora a sinistra. Questo è tema per una base che noi sappiamo socialista nella sostanza r cristianamente audace nel costume. Se questo sforzo dovesse fallire, non importa ora sapere il perché, ebbene diciamo subito da questo mo• mento che il Partito non avrà più nessun diritto di appe.Jlarsi ad una base che ha sistematicamente tradito in otto anni di penosa involuzione abbondantemente documentabile. E per finire, chi avesse ancora dubbi sulla nostra denuncia, legga la fresche pagine di Don Zeno e cc ne dia concretamente atto. Se il nostro posto dovesse neces– sariamente essere altrove, noi cristia– ni di vocazione socialista, siamo apertamente con Greppi, con voi, amici di e Unità Popolare>. La ringrazio, caro Direttore, per la cortese ospitalità che vorrà con– cedermi sulle colonne del Suo gior– nale. PCAl\'CO~IOIIAll'DI Via Alessandro III, 4 Roma.

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