Nuova Repubblica - anno I - n. 9 - 5 maggio 1953

GIOSTRA DEL SARACINO È i111ereJJan1e1-icordare 1m recen– tiJJimo precedenle elellùrale, ac– caduto nel Comune di Arezzo nelle ,lezioni a111111i11istrative d l 195 I. Il raffronto viene fatto con le p,·e– tedenti elezioni amminiJJrative nello sleJio Comune a-vve1111te nel 1946, per– ché è ovvio che 11011 si possono fa,·e co11fro111i con le pa11ate elezioni poli– tiche, giocando ivi altri fattori. I prospetti numerici dei risultati uf– ficiali delle due elezioni, dunque, sono i 1eg11e111i: 1946: ELETTORI VOTANTI 32.759 (81,63 per cento) P.C.l. e P.S.l. VOTI 20.028 (9.513 più 10.515); P.R.l. VOTI 1.078; P.L.l. VOTI 3.656; D.C. VOTI 6.578. 195 I : ELETTORI VOTANTI 39.974 (90,62 per cento); P.C.l. e P.S.l. VOTI 19.453 ( 10.930 più 8.523); P.R.l.; P.L.l. e P.S.L.l. (Unione democratica) VOTI 2.009; D.C. (Apparentala con ,'U.D.) VOTI 12.675; P.S.U. (Non apparenta– to) VOTI 1.104. Come è 11010 l'ultima legge elet– Jorale per le Elezioni Amministrative nei comuni e nelle Province dello 5ta– to, i11trod11JJe, dopo lunghi colllrasti, il sistema degli apparenta111ei11i.An– che i,, Arezzo, come in ogni Comune d'Italia, si accesero accanite le lolle pro e contro la messa in opera del sistema offerto dalla legge, sostenen– dosi da una parie (D.C. e àffiliall) che tale appare111a111e11to consentiva un notevole vantaggio per tutti i partiti democratici, e dali'a/Jra che e110 Ja– "'1bbe riuscito vantaggioso solo per la fazione clericale. Dice I" Demom,– zia Cristiana che gli e/e/lori certi che il loro voto 11011sarebbe andato di– sperso mercé l'apparentamento, avreb– bero liberamente votato per quel par lito che meglio aveue rappresentato i loro intereJii. Si Josteneva, invece, da parte di 1111 1 autorevole correnJe de– m-ocralira eJÙlenle i11 uno a J11Jlii parJiJi minori, che I' appare11tam~11/o avrebbe prodotto il solo effe/lo di fare aumentare i voti della D.C., decretan do la morie dei parJiJidi minoranza, in q11anto la forza e la ragione di eJJere di /ali partili risiede principalme111e ''.ella loro indipendenza po/ilica, che I apparenlamento distmgge, quanlo me– no nel 'opinione del/' ,le110,·e. I più precisi difensori dell'i11dipe11- denza e ·i pi,) accanili oppositori al• l'apparenlamenlo f11ro110allora i so– cialdemocratici del P.S.U., i quali, fal– /110 rl proposi/o di convincere i di– rigen1i del P.L.l. del P.R.l. e del P.S. L.l. di non cede,·e alle enormi pres– sioni e lusinghe falle dalla D.C. di Arezzo anche a mezzo del Ministro Fa11fa11i e del Dep11ta10Bucciarelli-Duc– ci, ruppero le lraJ/aJive e deci.rero di presentarsi da soli alle elezioni. La decisione /11 presa, pur/roppo, ap– pena pochi gioflli prima della scaden za del termine di presenlazione delle liste e fu auai problematica la ,ac– co/Ja delle firme e delle accellazioni d, randidaJ11ra.Si riuscì comunque a rag– gi11ngere il numerd legale. Sebbene la campagna ele1torale d,/. lo sparulo gruppo indipe11de111e fosse auai limiJaJa, per ovvie ragioni eco– nomiche, il risulralo andò come ogn,m vede, oltre ogni aspe11ativa perché il P.S.U. prese più della metà dei voli raccolti dagli altri Ire partili della Unio– ne DemocraJica, Chi si a11va11Jaggiò enormemenJe, in– vece, fu la Democrazia Crisliana che quasi raddoppiò i voti in confronlo ai riJ11/ta1iraggi11111i nel 1946. LA 11iJJoria del Co1111111e arrhe ai so– cial-comunisri, come del 1·esJoera fa– cilmente prevedibile. Ques/o ris11/tato, non sappiamo co– me e in che mhura si sia ripeJ1110 in allri Comuni o Provincie /Jaliane, ma, comunque, è assai i.rJ,-uJtivo.L'app(1- re111ame1110 dei parliti democrarici con la D.C. f11interpretato dall'elellore co– me un allo di deprecabile servilismo ed il ris11/tatof11che, nonostante la pirì alta perce111uale di votanti il P.R.l. il P.L.l. ed il P.S.L.l. (q11est'11/1imo nel/le elezioni politiche del '48 ebbe in Arezzo 2.705 volt) ebbero meno di 1/3 dei voti ricavali nelle precedenti elezioni I GIAOOMOBO~'IV.Elt B1bl'otec o NUOVA REPUBBLICA La città eterna LA DILIGENZA D EL L' U. N. U. B. I. Si è molto parlato di autonomia della Rappresentanza universitaria, ma si è andati ben poco a fondo nel chiarire di che cosa sia sostanziata T RA la fine di marzo e l'inizio cli aprile, i cronisti dei gior– nali si sono occupati in va– rio modo del Congresso Nazionale Universitario d~ Montecatini Terme. Noi possiamo parlarne solo oggi (la m0rsa dello.. spazio semina ogni nu– mero le sue vittime) e certo, in que– ste condizioni, saremmo stati indotti a tacere, se appena una voce si fosse levata nel/frattempo sulla cosiddeJta stampa Jaica a giudicare fermamente quel congresso e, iò particolare, l'ope– rato dei goliardi. Invece si è giocato a nascondino (dal Mondo allo stesso Risorgimento socialiJl<t che poi pre– tenderebbe di darci lezioni d'intransi– genza), sicché N11011aRepubblica 'non vuole mancare all'impegno morale di dire una sua parola. Come è noto il Congresso, dopo una inverosimile diluizione dei lavori, si è alla fine chiuso con il pateracchio cattolici-goliardi, annuente la stampa governativa. L'alleanza delle forze dell'fotesa (de– mocristiani e «fucini») con quelle A mezza strada tra l'assorta con– templazione, propria di un certo tipo della poesia italiana degli ultimi tren– t'anni, e la cultura piit viva e vicina, che altre volte animò la franca reto– rica della cosidetta poesia civile e che oggi non si sa dove, a quali pericolo– si scogli porta, sembra che non ci sia posto più comodo per collocare il grosso malloppo della poesia dei no– stri giorni. ·sotto ogni accorta nota critica, quando pure la fanno, i nostri recensori, anche i più bravi per pas– sate glorie, si fanno cogliere n'ell'im– barazzo di dover dire le stesse cose e dunque spesso preferiscono star zitti. Non li vedete i nostri critici? Studia– no per diventare sempre più eruditi, ma nessuno sa più da dove cominciare per un po' di pulizia e per tentare uno schema, un ordine critico o semplice– mente di discussione sull'ingente mole della produzione del dopoguerra, che ha visto giovani scapestrati, operai per– fino, scrivere versi, talvolta in sede neo- clell'U11io11e Goli111·dict1lt11/ia11a per il governo dell'U.N.U.R.I. - che as– socia, sia pure parzialmente, gli Or– ganismi Rappresentativi dei nostri aie• nei - viene da tempo suggerita da ragioni strutturali e di funzionalità or-· ganica; ma era desiderabile che questa alleanza si ponesse una buona volta su.. un terreno di chiarezza programma– tica e di più alta moralità e in tal senso i rappresentanti dell'U.G.l. erano chiamati a operare. Questi ultimi invece hanno capito• lato né più né meno che i partiti minori di fronte alla Democrazia Cri– stiana; si son gingillati con dei concet– tini di pedagogia idealistica, senza il minimo sforzo di approfondimento, dalle loro bocche è uscita una fiuma– na di belle parole (dobbiamo « dare, generosamente dare », « la grande fiam– ma della nostra giovinezza », « questa solitudine dei giovani in un mondo in crisi ») e anche di brutte o astruse parole che ci richiamavano certa sag– gistica da G.U.F. (ma, badiamo, i goliardi non soffrono di nostalgie, I SEGN 11.LA.ZIONI I La luna dei Borboni non precisamente consacrata, lodati e tenuti a mente. Perciò la sorte de « La luna dei Bor– boni » di Vittorio Bodini può· essere facilmente indovinata: i tre o quattro o cinque papi della nostra mllca si dedicheranno per spendere poche pa– role di circostanza dall'alto di quei pochi fogli che pure non mancano di spazio e di efficiente organizzazione, anche finanziaria, e che, anzi, mostra– no, per la scelta dei collaboratori, un sono antifascisti sia pure in modo ge– nerico) o da critica di terza pagina; ma nulla, assolutamente nulla che po– nesse al gruppo cattolico delle con– dizioni precise e inequivoche, in po– lemica serrata, profilando addirittura la minaccia di uno sganciamento. Ep– pure fra i goliardi sono persone tec– nicamente assai preparate, le quali non ignorano la sapienza della « ma– novra » politica, e perciò il pericolo degli atteggiamenti alla Saragat per cui questo matrimonio s'ha da fare e non c'è altra possibilità di salvezza. Va a finire che l'altra parte si trin– cera comodamente dietro le sue prete– se e ottiene tutto. Noi avevamo letto sul numero unico dell'U.G.1., stam– pato in occasione del Congresso di Montecatini, che « la goliardia di og– gi è diffidente, o comunque scarsa– mente fiduciosa, verso i gruppi parJi– tici così detti "laici", che hanno abdi– cato due volte alla guida del Paese»; e proprio al Congresso di Montecatini la goliardia ba abdicato, con la stessa mancanza di coraggio e di consapevo- nei vari tempi in cui furono scritti, propongano non a noi, ma ai Cecchi, ai De Robertis, ai Bo e ai Falqui, agli altri una seria rimeditazione dello sviluppo della poesia italiana. Ci sembra che Bodini non sia per– venuto ai pericolosi scogli del così eletto populismo (facile formula di difesa per tanti altri poeti che populi– sti non sono), ma che abbia ugual– mente tracciato una linea di soluzio– ne alla poesia delle grandi chiocciole (altra facile formula data per i nostri migliori poeti, Montale, Quasimodo, e gli altri). Ci sembra ancora - ed è il fatto più interessante - che Bodini abbia scritto tenendo in mano una penna e un rasoio per compiere, egli, un la– voro critico di sé e della poesia ita– liana. E' possibile che nessuno se ne inatteso interesse per la critica lette- accorga? caria. Ci sembra che questi brevi-versi, col: locati a gruppetti, come in tante urne, Noi lasciamo volentieri la parola a chi tocca. ROCCO SCOTELLA RO 7 lezza in una propria non barattabile funzione, alla guida dell'U.N.U.R.I. Si è abbondantemente parlato di a11to110111ia del goliardismo e, per . estensione, della Rappresentanza Uni– versitaria; ma si è andati ben poco a fondo nel chiarire di che sia sostan– ziata e in quali modi debba artico– larsi questa autonomia, che, sarebbe un concetto-base, creatore e vivifica– tore. Autonomia dello spirito, dell'in– telljgenza, della cultura, autonomia co– me spregiudicatezza? Ne sappiamo quanto prima. Gli avversari e gli stes– si alleati avevano buon gioco nel rim– proverare la vaghezza delle formule; benché poi, a loro volta, ne propo– nessero altre che non avev&no il pre– gio della novità, ma il timbro incon– fondibile del dogmatismo o di un pu– trefatto ribellismo antiborghese («Non si può rinnegare - ha detto un dele– gato del M.S.I. - tutta la tradizione culturale del tempo del fascismo che va da Soffici a Papini a Gentile e trova il suo centro nel neoclassicismo sensua– le di D'Annunzio sfociando nel sinda– calismo nazionale e nell'azione politica del fascismo. Quando è stato assassina– to Gentile, la cultura italiana ... ». E qui urla e botte, inno a Roma coperto dal– l'inno di Mameli, ecc. Mentre, allor– ché un altro missino tentò di giusti– ficare il lancio de, cavoli contro l'attore Charlot affermando sottilmente che « anche il cavolo può essere un sim– bolo della libertà di pensiero », le sue parole caddero in mezzo a qualche sghignazzata e l'indifferenza dei più). Noi temiamo assai che domani l'U.G.J. e còn essa l'U.N.U.R.I. sa– ranno autonome da tutto, fuorché dalla morsa del conformismo e del terrori– smo ideologico di un Ministero e di un partito che ben conosciamo; l'an– tifascismo generico non serve a un bel nulla, ispirerà le barzellette poli– tiche di domani. Il fallimento del Congresso di Mon- . tecatini apparve, se non altro, da que– sto: dopo una settimana di discus– sioni e lancio di petardi, uno dei mag– giori esponenti cattolici dichiarava che il Congresso era impreparato a di– scutere sulla Riforma della scuola e - particolare curioso - un delegato comunista saliva alla tribuna per con– sentire. Vivaddio, quando l'on. Gonel– la avrà controriformato la scuola, l'U.N.U.R.I. interverrà con un dibat– tito serio e approfondito e 111ueSJiva- 111e11/e con una vigorosa presa di po– sizione. Non vi pare, amici goliardi? E intanto si è accreditata l'imma– gine di una diligenza rumorosa e ben provvista, con il relativo apparato sce- nico, a cui la maggior parte degli · # spettatori rimane sempre più ostile o indifferente. Il principio della Rappresentativa studentesca potrebbe - o, ahimé, po– teva? - essere fecondo di sviluppi, ma di certo non attraverso le grosse parole e le piccole furberie. Anche qui la salvezza era in una azione audace e a largo respiro, consapevole dell'enorme peso di certe strutture economiche e di certe ideologie ormai secolari, che accettasse perciò la bat– taglia senza tentennamenti, con la di– sperata energia di cui solo i giovani a rigore dovrebbero essere capaci. GIUSEPPEPAVATI Ecco un be!Pesempio di « stile» raccolto nel numero unico delPU.G.I. Crau·a su di 1wi, amici goliardi, il p1t– ricolo e la lusinga di una esasperazioni! dialettica; l'amore della posi:.io11e politica, condotta al suo tJiassimo di pure::::a at– traverso un lavorio appassionato di af/i11a• m1tnto; il fascino · della lin1tari1à proprio delle g1tnerazio,1i d'assalto; la volontà di 1tquilibrio rischia in noi l'ansietà di un assillo. (FRANCESOO E. ROCCF.LLA • Le condizioni del Congruso). LIBRIE RI\TISTE Notiziario Bibliografico J.{e,isile. Sol• lo gli auspici dei Servizi Spettacolo Informazioni e Proprietà Intellettuale della Presidenza del Consiglio dei Mi– nistri. t la più completa e aggiornata Ri– vista biblio_grafica italiana. 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