Nuova Repubblica - anno I - n. 9 - 5 maggio 1953

le Autorità Centrali dello Staio af– finché chiarissero e completassero la Legge che, incompleta, si prestava ad interessate interpretazioni Fu lo Stato che, col richiamo, gli determinò l'abbandono del posto di lavoro. Come già in 'lhri casi lo Sta– i"!' con la Legge, aveva garantito a tanti la conservazione ciel posto di lavoro, ora doveva estendere la stes– sa a chi ne era escluso. La richiesta escludeva in modo categorico qual– si~si rivcndic~zionc economica, si li– mitava csclus1vamcntc a rivendicare il diritto, riconosciuto ad altri ri– chiamati, della conservazione del po– sto di lavoro abbandonato causa il richiamo. Per oltre 30 mesi la pratica vegetò negli Uffici Ministeriali e vane furono le varie sollecitazioni e, dopo due anni fu risposto di avere richiesto il parere del Superiore Consiglio di Stato. La richiesta di chiarimento at– traverso le varie interpretazioni fu completamente trasformata e alterata al punto che essa venne interpretata come una richiesta di rivendicazione economica. Comunque il responso nel suo con– tenuto era favorevole in linea di mas– sima al diritto della conservazione del posto di lavoro per i richiamati però, senza specificare, finiva incon~ eludente e rimandava alla Magistra– tura la decisione sul responso. Da parte del Ministero competente e nello spirito della Legge, ed in base al contenuto del responso del Superiore Consiglio di Stato, dal Mi– nistero fu stabilito che non era neces– saria. una disposi~ione cli Legge, ma sufficiente una circolare che richia– masse le Aziende a rispettare Io spi– rito della Legge. rito della Legge. Per chissà quale mi– stero o intervento, invece di emanare la circolare promessa, la pratica fu messa in archivio. Inutili furono le sollecitazioni e gli interventi. Chiesto l'intervento del Comitato dei Reduci da parte del Ministero fu risposto che, non potendo Io Sta'. lo, poiché povero, concedere il trat– tamento econom.ico riservato ai redu– ci contemplato nella legge, di conse– guenza non accordava il diritto alla conservazione del posto di lavoro. Vano fu l'insistere nello specificare che la richiesta _non si riferiva a ri– vendicazioni di carattere economico ma esclusivamente al solo diritt~ alla conservazione del posto di lavo– ro. A due anni dalla richiesta alla Magistratura di intervento nei c6n– ~ronti dell'Azienda per il mancato impegno da questa assunto di rein– tegrare i1 reduce al suo posto e, dopo due mesi dalla data della sentenza fu possibile sapere l'esito della stessa'. Il Tribunale, considerando la na– tura della controversia sorta tra il reduce e l'Azienda da cui dipendeva all'atto del richiamo, ometteva le va– lide _ragioni esposte dal reduce: non considerava tassativo il preciso im– pegno assunto tramite le Autorità dall'Azienda nei confronti del redu– ce; esonerava la stessa dal rispettare l'impegno preso, assolvendola con– temporaneamente dal risarcire a ti– tolo di riparazione, il danno 'subito dal reduce consistente in due anni di aspettativa per riprendere il suo lavoro, come da formale promessa e impegni presi dall'Azienda. C'era si la probabilità di ottenere riparazione: bisognava fare ricorso alla Cor_te ~uperi~re, sostenendo spe– se non md,fferenh che le condizioni economiche del reduce non permi– sero. di affront~_re, impedendogli di continuare nell impari lotta, perché purtroppo non basta avere la con– sapevolezza del proprio diritto: per farlo riconoscere ci vogliono dei mezzi. . Il reduce, _forte del diritto acqui– sito! che deriva dall'avere adempiu– to m tutto al suo dovere, fu ugual– mente tentato di chiedere giustizia alla S uperiore Corte di Appello, la qua.le, dopo non pochi rinvii, il 30 ap nle 1952 sentenziò (ignorando le giuste ragioni dell'appellante e ne– gando il diritto di rioccupare il suo p_osto di lavoro), .motivando questo nfiuto alla Legge incompleta, ricono– scendo (bontà sua) i danni che il reduce aveva subito nel rapporto di 1/10 della loro entità, i quali non coprono nemmeno 1/4 dei debiti che il reduce ha contratto. . !nfine re~ta la problematica possi– b1htà del ncorso in Cassazione. Ma con l'amara esperienza già fatta anche trovando i mezzi per affron~ tare tale spesa. a quando il responso? ARMANDOBONOLI via Palmieri, 30 Torino Aaehe la ltalla e'è ll"■te oa.,..ta Signor Direttore, le poche parole che ho in cuore non Le giungeranno né prime né nuove. Voglio esprimere a Lei e agli altri la simpatia e la gradita « at– trazione> che il Movimento di Auto– nomia Socialista ha suscitato in mc e molti altri. Scrivo da una ciuà di provincia, dove gli avvenimenti na– zionali vengono osservati con pigri– zia e spesso con eccessiva noncu– ranza. Perciò sentire circolare insistente la voce di qualcosa di nuovo che ha scosso e interessato persone di di– versa condizione economica e spiri– tuale, mi ha fatto immenso piacere. Dalle pagine dell'ottimo e uova Re– pubblica >, si viene continuamente illustrando in modo chiaro, sem– plice, onesto, quali sono i prin– cipi fondamentali di questo no– stro socialismo: i principi « del So– cialismo,. Non si vogliono inquina– menti né compromessi, si è socia– listi, e basta. Ebbene, questo volevo dire: gente come mc incerta, giovani in gran parte, che osservando le espe– rienze degli anzjani si sentiva delusa mortificata diffidente, trova in questo nuovo aggruppamento socialista, sol– lievo ·alla sua sfiducia e soprallutto tanta riserva di buona fede e di speranza da potersene riempire l'ani– ma e sentirsi capace, oltre che in dovere, di dare un proprio contributo all'attuazione dell'idea comune. Ho parlato in questi giorni con stu– denti, operai, e casalinghe, amici miei, e tutti quanti mi hanno mes– so al corrente di qualcosa di nuo– vo che gli eta accaduto di tro– vare: dei socialisti. Mi dicevano così. Questa sola parola. Queste mie testimonianze saranno poca cosa, ma per mc che da tempo, sebbene abbia solo ventidue anni, andavo cercando un partito sociali– sta « vero > e « pulito >, hanno as– sunto altissimo significato. Ve le of– fro come ringraziamento sincero e prova di attaccamento di molti gio– vani. 11'0111S FRAJl'CO ZUCCOLI Mantova Per un partito Indipendente antlfa11elt1ta Egregio Onorevole, avendo seguito la Sua coraggiosa battaglia, le scriuo per affi11ità di idee; La prego quindi di no11 con– siderarmi importuno. V orrei auspicarmi · che Lei possa dar vita non a un movimento dì dissidenza minoritaria, m.a a quel Partito fodipendente auspicato da tanti che provengono dall'antifasci– smo e dal movimento di liberazione, e la cui mancanza ha forse deter– minato il fallimento storico di quelle forze. Pe11so che questo partito dovrebbe mantenere una vasta apertura di pro– selitismo, ed af/erm.arsi come un or– gano che veramente rappresenti l'at– tuale situazione storica e possa con– vogliare vaste moltitudini. La libertà non ha ormai più bisogno di codifi– cazioni e di istituzioni rappresenta– tive, il socialismo s'impone di per sé ovunque sia utile come una esigen– za moderna, perfino nelle strutture liberistiche, e il caltolicismo è la religione ge11erica del 90% degli ita– liani. Il partito i11dipendente dovrebbe essere nuovo e pratico, e rappresen– tart la sintesi delle varie esperienze; dovrebbe proporsi con estrema ener– gia la risoluzione dei vari problemi rimasti insoluti dopo l'abbozzo rivo– luzionario del 1945, quali /'elimi11a– zione del fascismo (compito préci– puo dell'attuale generazione), il rin– novamento economico e sociale me– dia11te l'a~segnazio11e degli organi– smi produttivi ai tecnici e ai lavortl– tori, la drastica riduzione dells spese statali da pseudo-grande potenza, la definitiva sistemazione economica del– la burocrazia bonificata. Sul piano internazionale le que– stioni determinerebbero adeguate po– sizioni, ove si tenga sempre presente il fermo presupposto della nostra impotenza e dell'assorbimento di tut– te le nostre energie nella vita interna rimasta così arretrata, pur con in– tenti di collaborazione e di pacifica convillenza. NUOVA REPUBBLICA del Direttore Lavoro organizzativo volto ad agi– re sul singolo, severa disciplina, re– pressione di ogni egocentrism.o, limi– tazione dell'oratoria e del bizantini– smo; accurata presenza in ogni que– stione sindacale anche periferica. Occorrerebbe,un gmppo di uomini dal polso fermo e non menomati da ambizio1li e diJ. vanità, che guardino al futuro. lo credo che Ella abbia la chiara visione di tutto ciò, e sono certo che non le manchi animo e capacità per farsene promotore,· i mezzi non man– cano mai ai coraggiosi. Da tanti anni, come tanti altri, io vedo all'orizzonte questo grand'e partito, e questo spirito, da persona che non potrebbe portare se non una fervida adesione di modesto e non molto capace gregario, mi ha spinto a scriverle. Le sarò molto grato se vorrà darmi un cenno del Suo pensiero in pro– posito, e Ln saluto con viua defe– renza. ELIOTABAKRINI Direttore Dispensario Antitubercolare Gubbio (Perugia) Lavorare dopo le elezloa.1 Egregio Direllore, il 15 mar,o a Milano !'on. Codi– gnola ha lanciato un appello ai gio– vani : come tale rispondo e nella certezza di esprimere l'opinione di molti altri chiedo ospitalità su <.: Nuo- , va Repubblica>. Al tempo in cui mi stavo politica– mente orientando, in Italia si parlava di unificazione di P.S.U. e P.S.L.I., mentre Magnani, Cucchi e Cocconi usciti dal P.C. I. pepsavano di ri– prendere la vita politica per dar vita a un movimento di indipenden– tismo socialista. L'unificazione poi avvenuta non seppe ispirarmi alcuna fiducia e pur condividendo l'opinione della sinistra socialdemocratica, approvandone la decisione di svolgere jn seno al par– tito la funzione che apertamente ma– nifestava, ritenni del tutto ingiusti– ficata una mia eventuale iscrizione al P. S. (S.I.I.S.). Accostatomi al M.L.I., riconobbi che i miei presupposti conservavano tulla la loro validità nel programma che « Risorgimento Socialista :o pro– poneva e all'inizio del 1952 firmai l'adesione contribuendo alla costitu– zione della sezione di Pavia. Per alcuni mesi partecipai attiva– mente a tutte le iniziative tendenti a organizzare le forme assai disperse del socialismo indipendente, a:lmeno sulla base di una dichiarazione e di un'attesa fiduciosa. Ero a contatto con uomini che potevano vantare un invidiabile passato, indice di una fede sicura, anche se non sempre una altrettanto valida preparazione politica: questa può esser stata la ragione di qualche gratuità di affer– mazioni, di qualche utopistico en– tusiasmo e di una certa facilità cri- tica. ' Pur nella coscienza di non aver scelto un orientamento vago e im– produttivo e di aver fatto il possibile per la realizzazione degli intenti che m'ero proposto, mi ritirai gradata– mente dall'attività con la sensazione che il M.L. I. stesse scivolai;>do verso una forma di letteratura politica, mai come ora deprecabile, che si sarebbe potuta tacciare di massimalismo. Vidi poi tramontare al congresso di Milano le ultime speranze che riponevo nel P.S.I., constatai gli ul– teriori successi ottenuti dal M.L.1. pur condividendo l'opinione di Codi– gnola che su « Il Ponte > del no– vembre 1952 Io accusava di un certo « qualunquismo di sinistra :$, e rrii tro– vo ora sinceramente a fianco dei compagni della sinistra socialdemo– cratica che hanno dichiarato la loro autonorhia. Vorrei però discutere con voi un problema tecnico di assillante attua– lità: quello dell'opportunità di pre– sentare liste autonome alle prossime elezioni politiche. Se mostrate di preferire una tat– tica vantaggiosa a un ambizioso mas– simalismo, non vi pare che sia con– tradditorio tale programma? Indub– biamente è confortante la coscienza di aver dato lustro al Parlamento eleggendo ad esempio Piero Cala– mandrei con settantamila nostri vo- ti, ma non è soltanto una letizia domestica da apostoli di teoriche stantie? Dite che cosl facendo i vostri vo– ti contano doppiamente perché invece di naufragare nel pclc-mcle della so– cialdemocrazia apparentata con la D.C. non restano neppure inattivi andando a una lista che con la D.C. non ha nulla a che fare: ma solo per voi è valido questo conteggio. Per mc e per coloro che si trovano in situazione analoga non è cosi: alla D.C. i nostri voti non sarebbero an– dati comunque e avrebbero valore doppio solo se voi foste apparentati con l'estrema sinistra: votando scheda bianca influenziamo soltanto il quo– ziente, votando Autonomia Socialista non portiamo alcun danno alla D.C.; e non viene forse da destra ora il pericolo? Quando Codignola ha parlato di questa intenzione al Teatro Nuovo di Milano, ho sentito un operaio mor– morare: « t un pisello! » mentre un gruppetto di studenti cercava di con– traddirlo. Discussione vana, perché nemmeno l'operaio pareva convinto di quanto stava affermando. Lo sta– to d'animo di molti di fronte alla situazione politica si può tutt'al più definire disagio, ma la massa ha ve– ramente paura: paura dei soprusi con cui una coalizione di centro-destra partorita dall'inqualificabile legge maggioritaria infierirebbe su cli essa a privarla delle magre conquiste rea– lizzate finora. Voi dite di esser costretti a ri– mandare al periodo successivo alle elezioni il vostro incontro con la massa e l'inizio della ricostruzione del partito, ma nan saranno ormai seppelliti nel conformismo tanti uo– mini che ora vi accusano di un an– ticomunismo un po' vieto e non vi voteranno nel timore di perdere voti preziosi? Portando il suo contributo al di– battito aperto da Ernesto Rossi su « Il Mondo > a proposito della colla– borazione coi comunisti, Piero Cala– mandrei in e Emiplegia della veri– tà > asseriva: « Se piove e un comu– nista Io afferma, perché io Io dovrei negare? :.. Con sapore un po' con– clusivo Ernesto Rossi chiudeva la discussione aggiungendo: e D'accor– do, ma chi mi costringe a ripararmi sotto Io stesso ombrello? >. Vorrei chiedere: in questo momento di fron– te alle elezioni, c'è un altro om– brello, ora che è entrata in vigore la nuova legge? Sono perfettamente convinto della necessità di indurre le masse a la– sciare l'apparato cominformista e di adoperarmi per approntare quell'al– tro ombrello, ma tutto questo dopo le elezioni; per ora non vedo proprio altri ombrelli sotto cui riparare e piove che Dio la manda! ' Potete constatare che questo pro– blema non affievolisce la comunione di intenti che sussiste fra voi e quelli come mc perché non intacca questioni di fondo e di impostazio– ne. Per di più non mi irrigidisco in un'interpretazione forse aberrante e vi chiedo appunto di portare ulterio– ri argomenti alla vostra tesi. L'ur– genza di questa discussione non ha bisogno di esser messa in evidenza. Infine permettete una considera– zione un po' amara: gli aderenti al M.L.1., per quanto ne posso ancora sapere, sono fra i più vicini a voi. Perché allora già spinosi contrasti che, apparentemente marginali, toc– cano in realtà le strutture stesse delle rispettive risoluzioni politiche? Parla– te di una larga base di discussione, di una coalizione momentanea di orientamento e non ci si riesce ad accordare fra socialisti? Dovrei concludere che la prassi una volta di più ha stroncato le ideologie e solo una rinuncia avrebbe il sapore di libertà? La ringrazio fRAl\'00 IIOIIGAl\'TI Via Pagliàno, 33 Milano La riJposla •i quesiJi dell'amico Morganti è implicita i11 tutta la im– postazione di Nuova Repubblica. Ve– da egli, ad esempio, il fondo di que– sto 1111111e,-o e - q11a11toal M.L.l. - 1•eda, do/10 Risorgimento socialista, il Ira/ile/lo che 1iamo stati co1JreJ1i a urivere, per lealtà verso noi e gli altri. 5 CAVALCAT di mezzo secolo Inmargine a un comizio della Balabanolf l / silenzio diffuso di i11differenza e di rispetto, la luce 1ioca, la di– screzione degli altoparlanti àn110 ri– collegato idealmente il comizio della Balabanoff I a « cavalcata di mezzo secolo >, se non come un episoditJ certamente come un'appendice. Non sarebbe sembrato meraviglioso o impossibile l'intèrvento a un certo pu11to del delegato di pubblica sicu– rezza, ligio alle disposizioni di Pel– loux, che con pronunzia recisamente siciliana imponeva all'oratrice di se– guirlo in qurstura. Colla stessa nor– malità si sarebbe letto l'indoma11i sulla «riscossa> o « la squilla> l'ar– ticolo infocato di F e/ice Cauallotti. Il socialismo e in particolare quello democratico, possiede pezzi eccetlenti di mostre retrospettive. La cattiva pronunzia italiana tanto dell'oratrice che del delegato di p.s., i ritratti ingialliti come è facile trovarne in ogni salotto ottocentesco di « bene– stante> meridionale, quell'aria che sa di congiura e di spasso domenica/e, portano sì interesse e commozione per le tristi condizioni 11elle quali versa l'operaio russo ante-rivoluzio– ne, ma nello stesso tempo danno una lieve venatura di rimpianto e interesse verso la corte degli Zar e le tristi sorti dell'ultima zarina. Pressappoco con motivi di questo genere, patetici, affettivi, illuministi– camente morali il partito socialdemo– cratico ha aperto la sua campagna elettorale: non crediamo in un solo centro, ma, secondo l'organizzazione dei partiti, indistintammte in tutta l'Italia. Questo rientra in una certa prassi cara al cuore di vecchi e di giovani. Ricordo alcuni anni fa, a Catania, l'intervento di un illustre avvocato e uomo politico, che aveva destato atlesa e e11111si11Smi (si parlava della cassa del mezzogiorno, collegata ai provvedimenti legislativi della regio– ne 1icilit111a),egli cominciò co1ì: « Je noi agissimo tutti per uno ed uno per tutti> e concluse: « è nell'azione, in– dividuale e collettiua insieme, che noi fondiamo le nostre speranze >. Gli 80 anni ne potevano giustificare il li11gtlflggio 1 se un giovane, recl111a nuovissima del socialismo, non avesse continuato la trattazione dell'argo– mento dicendo: « l'azione sociale è altamente morale quando da fatti in– dividuali sa astrarre una norma eti– camene generale ». Compresi allora che il socialismo preparava ogni gior– no i compiti, convinto di recarsi quo– tidianamente a scuola, fosse pure (lo è poi?) l'università. Stando cosi le cose l'apparentamen– to colla democrazia cristiana, oggi, l'approvazione della Polivalente e del– la legge anti-sciopero, domani, per– dono la loro portata reale. Nel mo– mento in cui - pensano quei social– democratici - non potremo più ga– rantire la libertà ai 11ostri elettori, potremo sempre dargli lezioni di sto– ria della libertà; Tremelloni poi darà da risolvere 1111bel compito scolasti– co: se in Italia esistono un milione e· seicentomila operai disoccupati e se la confindustria ne licenzierà un al– tro milione, quanti disoccupati ci sa– ranno in tutto in Italia? E i bravi alunni risolueranno il problema, di– sposti magari a ricorrere alla tavola dei logaritmi. Il ministro della pub– blica istruzione, commosso di tanto zelo, concederà una passeggiata· sco– lastica il giorno della ricorrenza de/– /' assassinio di Matteotti. Questa, in provincia, l'opera edu– ra.tiva del socialismo democratico. Ma anche i più benevoli e i più ingenui cominciano a marinare la lezione (quanto alle masse è un pezzo che si sono perdute) e ·cercano uie ariose ove si perda il puzzo della 11aftalina come ogni patetico e impotente balbettio. BNZOSIPIOJl'H 1 Pi.sa. Teatro Rossi. 25 aprilç,

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