Nuova Repubblica - anno I - n. 9 - 5 maggio 1953

4 I 15 gio1·ni nel niondo IJTILI IDIOTI O FEDERA.LISTI? A LCUNE recenti manifestazioni fe– deraliste hanno offerto l'occa– sione ad alcuni federalisti « go– vernativi » di tcntfiTC di monopoliz– zare il patrimonio politico e spirituale accumulato in seguito a ,diversi anni di lotta dai federalisti europei. Lo stesso tentativo si manifesta in questo momento sul piano della di– fesa della democrazia e accade tutti i giorni di udire uno dei portavoce del quadrq,artito, specie della D.C., affermare che tutta la democrazia sta nel quadripartito, nei quatro partiti apparentati, e che fuori di essi c'è ,olo if totalitarismo. A prescindere dal fatto che ciò non è vero (per fortuna della de– mocrazia e degli stessi quattro par– titi apparentati), se fosse vero sa– rebbe un disastro perché la mancan– za di alternative democratiche al di fuori dei quattro partiti, che sono oggi, un blocco unico e quasi un par– tito unico, significherebbe che già sia– mo in regime di partito unico e che la vittoria del quadripartito sarebbe una soluzione altrettanto totalitaria come una vittoria fascista o una vit– toria comunista, poiché la buona fede di alcuni degli uomini del. quadri– partito non basterebbe a restituire a una struttura totalitaria un'anima de– mocratica. Il tentativo di monopolizzare il federalismo europeo non avrebbe ca– rattere molto diverso da quello del tentativo di monopolizzare la demo– crazia. Se il federalismo s'identificas– se con una determinata soluzione po– litica interna, se facesse tutt'uno con un regime imperniato sulla Democra– zia Cristiana, la causa del federalismo starebbe piuttosto male e la· federa– zione europea r_ischierebbe di essere veramente come i suoi avversari la dipingono; ossia la riesumazione del– l'impero di Carlo Magno o della San– ta Alleanza. Il federalismo deve infatti essere qualcosa di più di una soluzione di– fensiva, di una cautela contro peri– coli contingenti: si può lasciare qu'I sta funzione alla NATO, che non ha colore e che deve solo curarsi di assicurare una difesa militare effi– ciente; anche se la NATO può poi essere utile a dare qualche risultato federalista. Se dunque vuole essere qualcosa di diverso da una soluzione provvi– soria di politica interna, che fa co– modo alla stabilità di un determi– nato governo, come per esempio il governo Dc Gaspcri, se vuole crea– re le strutture in cui dovranrfo vi– vere tutti i cittadini dei sei paesi europei, in condizioni di parità e di libertà, siano essi borghesi o prole– tari, governativi · o antigovernativi ·atlantici o neutralisti, il federalism~ deve sganciarsi dal fcntativo cli mo– nopolio che sta esercitando nei suoi confl'onti, in questo momento, il qua– dripartito, il quale pensa solo a farlo scendere sull'arena, a scopi elettorali, anche al rischio di farlo rimanere a terra stecchito. Cosi come nel passato i federa– listi non hanno fatto distinzione di colore, fra federalisti di de– stra e di sinistra, fra federalisti democratici laici e federalisti cat- tolici o qualunquisti, ritenendo che sul piano federalista non vi fossero distinzioni di politica interna, di co– lore politico, l'odierna identificazione del movimento federalista, con la causa di un .determinato gruppo di partiti gli farebbe perdere il suo ca– rattere originario, che ha fatto la sua forza e gli ha consentito la sua espan– sione e lo trasformerebbe in un gruppo fiancheggiatore, di « utili idio– ti », dei partiti governativi italiani, come l'Azione Cattolica o i Comitati Civici. t molto grave, in questo ~enso, che l'amico Altiero Spinelli, benemerito segretario generale, da parecchi anni, del Movimento Federalista Eur;peo, abbia preso posizione apertamente a favore di una determinata soluzione del problema interno italiano; dando çosl l'avallo del movimento che egli rappresenta, di cui fanno parte nu– merosissimi nostri compagni, è non dei più oscuri, alle posizioni politiche degasperiane; poiché uno sviluppo di questa politica, trasformerebbe il l\'uo-.,e mlnaeee per la Ubertà degli ffambl A pochi giorni di distanza dallt1 ritmio11edi Parigi in cui i delegali bri– tannici at1eva110fatto la dichiarazione conforJa11te che il loro paese, avendo migliorato la propria bilancia commer– ciale, rinunciava alle mùure resJri1ti- 11e,che avevano provocalo 1·iperc11ssioni lanJo preoccupanti negli altri mercati europei e specialmente nel nostro, no– tizie molto allarma11Jigiungono invece d'oltreoceano. Il timore che la vittorù1 del partito repubblicano dovesse por– tare ad 1111a 1111ova offensiva dei grup– pi più interessati a 1111a tariffa doga– nale quanto mai protetJiva, sembrava forhmaJamente superato in seguito al– /e dichiarazioni del Presidente, che la– sciavano sperare in una riduzione di dazi per rendere possibile una mag– giore esportazione di prodotti europei negli Stati Uniti e diminuire così quella fame di doll<1riche negli 11/ti– mi due anni si era andata aggravando in misura paurosa. Ma ora, i,1 corrisp01idenze dd TJ'/ ashiugton, si metJe in guardia, con notizie abbastanza precise, intorno '11 pericolo che il Presidente non possa resistere alle insistenze degli intues– sati, appoggiati da gruppi molti in– fluenti del s110partito. /11 questo mo– mento la domanda di maggior pro– tezione 11011 verrebbe dalla grande industria, ma dagli agricoltori, i quali chiederebbero inasprimenti tali delle tariffe da rendere praticamente impos– sibile q11al1111q11e importazione di pro– dotJi ag,·icoli e caseari. Non ci p,-eoccupiamo ecceuiva,nente del da11110 immediato che dai provve• dimenti invocati possano venire alle nostre esportazioni di tali prodotti che non raggiungono da Vario tempo tm livello molto elevato; ma quello che ci spaventa. sono le conseguenze, re– mote o forse aSJai JJ,-ossime, di una te11de11za la quale, proprio nel momen– to i11cui con tanta fiduciosa insisJe11za si invoca l'unione eco11omica,minaccia di ripiombarci nelle delizie dell'autar– chia. Nel 1932, per superare (senza ri11scirv1) il flagello della disocrnpa. zione, gli Stati Uniti introdussero la nuova tariffa doganale che eleva11ala protezione ad 11nlivello medio che si aggirava fra il 40 e il SO per cento del valore delle merci importate. Quel NUOVA REPUBBLICA MFE in una specie di associarionc d 0 ei partigiani della pace di destra e lascerebbe interamente scoperto quel campo dove ancora oggi, al di fuori dello schieramento politico, continua– no a in con trarsi uomini di fede cat– tolica e di fede socialista,· democri– stiani e socialdemocratici di sinistra e perfino socialisti nenniani, uniti da un'ideologia democratiça che riesce a sfuggire alla corrosione delle lotte in– terne di fazione. t quello che si vuole? Non lo cre– diamo. Ci si rimprovera anzi spesso di essere tiepidi verso l'MFE. Ma se si vuole che tutti i democratici (essi soli, ma tutti, verrebbe fatto di dire, parafrasando il motto che Treves ap– plicava ai socialisti trent'anni fa) e che tutti i federalisti (anche in que– sto caso, essi soli, ma tutti) si ritro– vino nel MFE, bisogna che questo movimento e i suoi dirigenti (che per anni hanno saputo rimanere au des– sus de la mélée nelle lotte politiche interne, quando tuttavia c'era ancora un margine sufficiente di polemica, che non c'è più) proclami la sua neu– tralità nelle lotte interne fra appa– rentati e antiapparentati e accetti in condizioni di parità il federalismo di • tutti i democratici, così come chiede a tutti" i democratici di essere fede– ralisti, senza mettere loro i bastoni fra le ruote quando difendono la democrazia con metodi che non gar– bano ai democratici «ufficiali». \'AOW VITTORELLI . provvedimento, idealo come 1111 ri– medio alla crisi, 11011 fece che aggra– varlo e fu il maggior responsabile di quella politica di isolamento economico che trionfò fino allo scoppio della guerra in t11t1igli Stt1ti economic{lmente più deboli. Se oggi, in 1111momento in cui si rallenJano gli aiuti americani a/l'Eu– ropa, si vorrà aggravare nuovamente gli ostacoli alle· nostre espor/azioni, 11011 è pessimismo il temere che le con– seguenze siano quelle stesse che si sono manifestate venti anni or sono. Il programmo eeoaomleo della C.G.1.L. All'inizio· della campagna elettorale ./'on. Di Vittorio ha riesposto il pro– gramma eco11omico della Co11federa– zio11e, che 11011differisce 1110110da q11ello che era già largamente 11010: aumento di tutti i salari, stipendi e pensioni, delle prestazioni assistenziali; investimenti « m,,ssicci » pubblici e pri– vati nell 1 agricolt11ra e nell'indusJria; creazione di 1111ove atlività industriali nel Mezzogiorno; riduzione dei mono– poli italiani e... stranieri. In sostanza si JraJJadi una tardfra applicazione dei metodi keynesia11i, per superare la crisi e vincere la disoc– cupazione, con /'aumento degli i11ve– sti111e11tipubblici e l'aumento del potere d'acquisto specialmente delle masse. Quella politica applicata in 1111 paese ricco di risorse d'ogni genere, come gli Stati Uniti d'Amerfra, può a11erprodotto degli effetti benefi.fi, seb– bene anche là essa sia staia molto discussa. Ma in Italia dove la lira ha perdllto in 10 anni circa i 59/60 del s110 valore, e do11e - di fronte alle merci - essa è ben lontano da/I'euere stabilizzata, nessuno potrà nascondusi il pericolo che 1111a politica di ,ziti sa– lari, stipendi e pensioni e di investi– menti pubblici massicci, non potmdo essere atJuata che con 1111 rapido e fortissimo a11me11Jo della circolazione, determini quello slittamento infrenabi– le, che condurrebbe ali'a111J11llame11l0 d'ogni 11aloredella lir(I. La eomanltà earopea del ear• bone e dell'aeelalo Ci arriva in questi giorni la prima Relazione generale del/' Attività della Co1111111ità E11ropeadel Carbone e del- CRONACHE DELLE LIBERTÀ IT.4LIANE .LA dei GIUSTIZIA • poveri diavoli Q1usta « cronaca » espriff1c it1 modo drammatico uno degli aJpetti più dolenti della società italiana: come può, praticamente, il povero, il misero, ottenere giusti::ia? quali modi concreti gli offre lo Stato, quale s/or::o economico, quanto tem– po gli sono necessari perché t1enga riparato u11 torto che gli è stato fatto? No11 conosciamo il firmata– rio della lettera: ma la pubblichiamo per intero, perchJ potr:ebbe essere firmata da tanti altri poveri e ignoti. U n cittailino, durante la guerra, fu richiamato e dovette ab– bandonare, la casa, la fami– ·glia ed il lavoro. Sopportò tutti i sa– crifici comuni ai militari, affrontò rischi e disagi che menomarono la sua salute, ritornò invalido per causa di guerra. I bombardamenti non gli rispar– miarono la casa, l'inflazione e gli anni di assenza gli polverizzarono i pochi risparmi. I provvedimenti stabiliti dallo Stato in materia di conserva– zione del posto di lavoro, nel suo caso,• si prestarono ad interessale in– terpretazioni della Legge, cosicché ne fu considerato escluso. Ebbe ugual– mente formale promessa da parte dcli' Azienda in cui lavorava di rioc– cupare, al suo ritorno, il suo posto di lavoro. Al ritorno, il reduce, senza casa e malandato in salute, si pre~ l'Acciaio ( C.E.C.A.) dt1I 10 agosto 1952 "I 12 aprile 1953; relazione che, anche ad 1111lettore privo di ogni competenza tecnica, permette di se– guire l'opera attuata in questi otto mesi dall'.Alta Autorità. L'opera ap/,a– re veramellle cospicua, quando la si confronti col risultato perfettamente nullo di altre iniziative per /' 1111ific"– zione economica del 'Europa: e di que– sta attività ,-ealizzatrice buona partei del merito dev'essere attribuita ali'energia e alle q11alitàd'organizzatore del pre– sidellte Monne/. L'azione positiva che 11 am111i11istra– zio11e della Comunità ha esercitalo in questo primo periodo, necessariamente transitorio, pe,· la creazione di 1111 vero e proprio mercato comune, si è 111a11ifest(1ta nella soppressione di tutti i provvedimenti disniminatori (dazi protettivi, premi, sovvenzioni, prezzi multipli per il mercato intemo e pe,· l'espo,·lt1zio11e,tariffe differenz;ali per i trasporli e così via), che rendevano praticamente impossibile la creazione di rm tale mercato : particolarmente im– portante la soppressione dei prezzi multipli per il minerale di ferro fra11• cese, che potrà perciò essere venduto ali'estero ad 1111 prezzo di 100 fr. al disotto del prezzo a1111ale. In via transitoria per gli Stati come l'Italia ed, il Belgio, che devono ,.;. correre largamente a/l'importazione del carbone, dei minerali di ferro e dei rottami da paesi estranei alla Comu– nità, è stabilito che questa corrispon– da, al111e110 temporaneamente, 1111a sov– venzione perequativa. Per I' /t(llia resta tuttavia grave la situazione di q11elle industrie sider11r– giche per le quali i rottami sono la sola materia prima, e che nel 1952 11e hanno importalo 637.000 1011nel• late, per due terzi da paesi estmuei alla Comunità ed a p,-ezzi relativatne/1/e più alti. Ne/l'impossibilità di soffermarci su molti particolari i11teressa11Ji di cui è ricca la relazione, notiamo soltanto che per ora l'opera del/' Alt,, Autorità ri• vela aJJai pirì i carotieri di 1111a piani– ficazione internazionale, che quelli di avviamento alla creazione di un mercato• libero comune. Ma forse la pianifica– zione era una necessità inprescindibile per a,·rivar.e al mercato libero. GINO LtJZZUTO sentò per riprendere il suo lavoro; ne ebbe delle promesse che si protrasse– ro per ben due anni. Da prima l'Azienda chiese un mar– gine di tempo per trovare una siste– mazione altrove a chi aveva sostitui– to il reduce all'atto del richiamo (due o tre mesi). Causa il bombar– damento, essendo senza casa, il redu– ce si alloggiò provvisoriamente altro– ve; passati tre mesi si ripresentò; altra dilazione; in questa circostanza l'interessato chiese l'intervento delle Autorità, çhc convocarono l'Azienda, la quale promise la riassunzione del reduce, chiese però il tempo necessa– rio per trovare una sistemazione al sostituto dello stesso. Le condizioni di salute del reduce richiesero il ricovero in ospedale pri– ma e al convalescenziario poi, la mancanza di mezzi gli impose di richiedere dei prestiti che si ripro– metteva di saldare alla ripresa del lavoro. In questo- frattempo, usci una Leg– ge che assicurava ai reduci la assun– zione nelle imprese pubbliche e pri– vate; in questa circostanza il reduce nuovamente fece presente all' Azien– da la sua richiesta. Non avendone ricevuto risposta, si rivolse ai sinda– cati: l'Azienda nuovamente convocata promise ancora la riassunzione, ri– petendo le ragioni già elencate. Dimesso da poco dal convalescen– ziario, l'Azienda fece al reduce l'of– ferta di un posto che non era quello precedentemente occupato: in un'al– tra città ed a condizioni economiche inferiori a quelle del posto occupato precedentemente. A questa precisa offerta, il reduce giustamente ricordò ali' Azienda che la stessa aveva per quasi 14 mesi rimandato la sua riassunzione moti– vandola alla necessità di trovare altra occupazione a chi l'aveva sostituito all'atto del richiamo. Perciò era pili che naturale, come -aveva sostenuto la Stessa, fosse il sostituto ad occupa– re il posto che ora si offriva al re– duce. L'Azienda trovò giusta l~obiezione e convenne di destinare, al posto of– ferto al reduce, il sostituto. Inoltre il reduce, come sinistrato, aveva il diritto all'assegnazione di un alloggio da parte della commis– sione incaricata: fino allora non ne era venuto in possesso perché privo cli occupazione. L'azienda, come convenuto fece l'offerta del posto vacante al' sosti– tuto, il quale rifiutò tale soluzione: allora l'Azienda disdisse il contratto notificandogli che la disdetta com– portava quattro mesi di preavviso. In questa circostanza il reduce chiese l'intervento della pii, alta Au– torità, perché aveva subodorato una manovra a suo danno. Anche in que– sta circostanza l'Azienda confermò la prossima riassunzione del reduce fissandone la data ai quattro mesi come la disdetta notificava al suo sostituto. A tale data la ditta chiese ancora una proroga di un altro mese, •ma alla scadenza non volle ricono– .scere l'impegno assunto e rifiutò la riassunzione più volte promessa e di– lazionata. A quattro anni dalla data del ri– chiamo e dopo quasi due di attesa per riprendere il suo lavoro, il redu– ce senza casa, privo· di mezzi carico d_idebiti e malandato in sah,'te, fece ntorno al convalescenziario. Si rivolse ~ tutte le Autorità per avere appogg10 e ottenere giustizia. Ovunque gli fu risposto che solo la 11:fagistratura poteva imporre ali' A– ~1enda _il riconoscimento dei propri impegni. L'.' .Legge ~oncede il gratuito pa- trocm10 a ch1, privo di mezzi e con · giusta ragio~e, ricorr<,. alla Magi, stratura: pero non è troppo sollecita nell'esaminare la richiesta. Altro lun– go calvario di rinvii e convocazioni. Il reduce ridotto ·a mal partito ab– bandonato ed esasperato, dovett~ sot– tostare alle manovre burocratiche con poche probabilità di successo. La cau– sa si arenò fra le tante che trovano stabile dimora negli impenetrabili Uf– fici del Tribunale. In questo frattempo, tramite enti e personalità, furono mtere$sate (continua a pag. 5)

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