Nuova Repubblica - anno I - n. 7 - 5 aprile 1953
6 PROCESSO alla scuola Ma è la società che dovrebbe mettere sotto inchiesta se stessa Un assassinio cd atti di violenza contro insegnanti, un suicidio e di• versi tentati suicidi (l'ultimo recen– tissimo, a Napoli, in data 25-3): ecco il tragico bilancio che ha ravvivato l'interesse del pubblico per la scuo- 1a.. Questo interesse, vago e senza direzione nel grosso pubblico, perma– ne di chiara ispirazione di partito o confessionale nella stampa che deve occuparsi della scuola nella « cronaca nera ». E in questa nuova sede, na• turalmente, si va alla ricerca del reo; e per comodità si è messa sot– to inchiesta la scuola. In linea di principio è giusto che la società chieda che la scuola le renda conto di quanto in essa suc– cede. La scuola è sorta per adem– _piere una funzione sociale - la più delicata, forse, di quante esistano. E con la società essa ed i suoi uomi– ni han sempre da fare i conti. Ma non è altrettanto giusto che la so– cietà si senta sempre con la coscienza a posto verso la scuola e le addossi ogni e qualsiasi responsabilità. An– che la società dovrebbe, spintavi da– gli ultirhi tragici avvenimenti, fare un esame di coscienza e non prcten• dere sic et simpliciter, dalla scuola e dai suoi uomini, che tutto proceda regolarmente e senza scosse, come si pretende dalle ferrovie che i treni arrivino in orario e non avvengano disastri. on basta accontentarsi di ripetere il luogo comune che oggi la scuola è invecchiata, non è ade. guata ai tempi, e via di questo passo. Di questo sono convinti anche gl'insegnanti; i quali, checché si di– ca, sono proprio i più seriamente preoccupati della crisi della scuola. I programmi, i metodi d'insegna– mento, la preparazione degli scolari sono forse gli urtici argomenti che (magari temporaneamente) cacciano nell'ombra le preoccupazioni fami– liari e personali di tutti, i generi in cui sono immersi grazie all'interessa• mento a parole, che è disinteresse effettivo, della società ai veri pro– blemi della scuola. Interessarsi effettivamente. alla cri– si della scuola significa mettersi alla ricerca di una soluzione logica dei suoi problemi e comporta una pre– liminare conoscenza di questi. Ton si possono affrontare con incompe• tenza (di cui fanno sfoggio molti di quelli che mettono sotto inchiesta la scuola), né si può invocare l'alibi del– l'impotrnza a risolverli. È vero in– vece che la società - i singoli e le organizzazioni che la compongono - possono in certi settori assai più che gl'insegnanti stessi. Dalle tasche de– gPinscgnanti non si possono tirar fuo– ri i soldi per sanare la piaga del– l'edilizia scolastica; dalle loro assem– blee non possono uscire che indica– zioni precise del nocumento che gli attuali edifizi apportano alla salute degli scolari e dei docenti, cd al più voti per un miglioramento della si– tuazione. Né tanto pill si può chie– dere agl'insegnanti per i programmi, divenuti il bersaglio preferito degli attacchi ultimamente condotti alla scuola; cd altrettanto dicasi ciel re– clutamento degl'inscgnanti, che do– ,·rebbe esser fatto con oculata valuta- zione degli elementi migliori e non ubbidendo alla tendenza filantropica di pietà per i laureati disoccupati. Che mezzi hanno gl'insegnanti per imporre questi, ed altri, prov~edi– menti della cui indispensabilità sono convinti? Lo sciopero, forse? Cl)n ,i,. risultato? E troverebbero corr:– prensionc e solidarietà nella « socie– tà >? Non dimentichiamo che la «società> è i genitori, che tranquil– lamente mandano i propri figli nelle sruole antiigienichc a studiare secon– do programmi che essi criticano con– tinuamente; è la stampa, che della situazione scolastica - e, se voglia– mo, della crisi della scuola - fa un patrimonio da sfruttare per scopi confessionali o di partito; è il Par– lamento, che... ha ben altro di cu, occuparsi; è i sindacati, che debbo– no « tener le masse > difendendone gl'interessi economici con olimpica trascuranza di qualsiasi altra consi– derazione sociale, non che educativa; è la magistratura, che se si mostra giustamente severa verso insegnanti indegni - ha peraltro una incom– prensibile indulgenza verso gli estra– nei alla scuola che istigano diretta– mente ad azioni riprovevoli. Hanno pensato a tutto ciò quelli che con le loro vociferazioni si auto-. proclamano rappresentanti e vind1ci della scuola verso la società? E, vi abbiano o no pensato, ci sanno dire che cosa essi vogliono dalla scuola! Non certo un suo rinnovamento che sia vero miglioramento; essi la con– siderano sempre dispensatrice di no– zioni e di diplomi, e l'« adeguamento ai tempi > che ne vorrebbero consi– ste nel facilitare ai giovani l'acquisto delle une e specialmente degli altri. La « società» che non vocifera ac– cetta il dato di fatto di una scuola dispensatrice come sopra, e - sia pure a malincuore - pretende dai suoi figli che a tale stato di cose si adeguino: così come ci si deve ras– segnare a subire la vaccinazione an– tivaiolosa od a prestare il servizio militare. Facendo quello che vogliono i « superiori :. - e con tanto mag– gior zelo quanto più strambe ne ap– paiono le richieste - si sorbirà l'amaro calice ed alla fine giungerà il diploma a rendere membri rispet– tati della «società». « Esemplari > in tal senso si considerano i genitori che - bontà loro ~ non ricorrono a mezzi illeciti e pressioni per miti– gare l'eventuale severo giudizio dc• gl'inscgnanti; ma costringono i pro– pri figli, disprezzandone le esigenze e negando loro qualsiasi indulgenza per le sia pur passeggere « debolez– ze>, ad ottenere buoni voti od al– meno la sufficienza. Neppure sfiora la coscienza di que, sti genitori il sospetto che qualcosa avvenga nell'animo dei giovani così e ben tenuti >. Ed invece negli ani– mi giovanili maturano convinzioni e propositi, e maturano all'oscuro - dappoiché i genitori per primi non hanno che i « vecchi sistemi > delle punizioni e del disprezzo pei figli che « non riescono >. Nel caso che i genitori siano comprensivi, non viene però meno la pressione della e socie– tà >: con una imperturbabilità che UOVA REPUBBLICA PRIMAVERA ELETTORALE Palloncini gonfiati : quanto dr,reranno ? non sappiamo quanto sincera, spe– cialmente nei suoi più autorevoli membri, essa mostra di avere il mas– simo rispetto pei « titoli > e promette mirabilia a chi ne è possessore..,;rale miraggio è affascinante proprio pci giovani che si affacciano ora alla vita e per le famiglie che, a torto od a ragione, nella società d'oggi si sentono « diseredate >. I giovani non sono ancora temprati alle avversità della vita; specialmente al di fuori della scuola, nelle « organizzazioni di massa>, non scorgono individui, per• sone valutate indipendentemente dal posto occupato o dalla categoria cui appartengono; e l'essere fermati sul– la via della mèta radiosa provoca nei loro animi traumi che possono sfo– ciare nella tragedia. Il disprezzo per la vita propria ed altrui. triste inse– gnamento di qualsiasi guerra, induce talvolta a cercare in una soluzione di sangue la via d'uscita da una si– tuazione insostenibile. Ma dobbiamo osservare che la situazione diventa disperata soltanto davanti a, voti bassi, e non davanti a nessun'altra delle numerose mancanze che la so– cietà dice di rimproverare_ alla scuola. Per questo fatto specifico la socie– tà deve mettere sotto inchiesta sé stessa. Lasci le inutili recriminazioni, lasci le insinuazioni volgari verso una categoria che ancor oggi, nono• stante tutto, è una delle più sane; e rechi alla scuola l'aiuto di cui questa ha effettivamente bisogno e che essa può effettivamente dare: interessandosi concretamente ed ef– ficacemente ai suoi veri problemi, facendo sl che la sua pressione non si eserciti nel senso che la scuola, a parole tanto criticata, rimanga purr com'è pur che dispensi e diplomi > indiscriminatamente a chi la fre– quenta - ma si eserciti in modo da costringere chi ha possibilità cf. fettivc per farlo, a creare lr condi– zioni per il suo miglioramento. RENATOOOi:N Apparentamento, cattivoaffare È utile considerare i son– daggi di opinione DOXA nei conf~onti della situazione elet– torale italiana. La DOXA compie periodicamente un sondaggio sul campione in ogni regione d'Italia con il metodo Gallup (raggruppan– do gli interrogati secondo età, professione, sesso, ecc.), con la seguente domanda; « Nell'interesse dell'Italia quale partito o gruppo do– nebbe raffor7arsi maggior– mente?». Nel sondaggio d_el primo febbraio le posizioni dei par– titi « apparentati » erano, ap– prossimativamente, le seguen– ti' D.C. :i7,57é P.L.l. 4,5% P.R.I. 1,0% P.S.D.l. 6,0%- totale 49,0% 1 el sondaggio del mese suc– cessivo le rispettive posi?ioni risultarono; D.C. 35,3% P.L.I. 2,5% P.R.I. 1,0% P.S.D.I. 5,9% totale 44,7% Dunque, se si votasse oggi 0 il quorum non sarebbe rag– giunto; anzi i pa1titi ap pa– rentati cala110progressivamen– te nella stima pubblica (da 49,0 a 44,7). Metodo • e pazz•a I L 1111mero 7 del « 1\io11do » di que- 11' anno ha 01piltllO 1111 articolo del Seg.-etario del/" Gioi entù liberale Giampiero O,·ullo dal titolo « Padri e Figli». In eSJo 1'1111/ore iudica nel movimento giovanile liberale lo 1tr11- »1e1110 che i giovani de1·ono po1e11ziare per realizzare fi11alme11te i11 Italia gli ideali della re1ù1e11za.Nel numero 9 del 28 febbraio 1111 altro giova11elibe– rale, Giovanni Ferrar,,, riprende e riaf– ferma tale cot1t1i11zio11e, facendo peral– tro espresso riferi111e1110 e 11el titolo (« Un metodo nel/" pazzia») e 11el testo, alla corpon,zione dei pazzi ma– /i11co11ici preunlala da Gaetano Salr·e- 111i11i1elsuo mino « I.A pelle di z1- [1,ri110 » apparso 11el1111111ero 8 del set– timanale romano. Gt01a1111i Ferrara JI d,ce desideroso d'essere nuillo alla corporazione ideata da Sall'emini qua– le pialla/orma di Ì11co1111·0 per t1111i co– lo.-o che, pe.-ché fedeli agli ideali del– la re1iste11za, hanno rotto i ponti con le corro/le clie11telcdei partiti cosidelli democratici e laici. Dopo queste due 1•ocig11elfe (1ep– p11re bianche almeno in pectore) rite– niamo non debba J11011are inopportuna la voce di u11gio,ane ghibellino della stcua ge11erazio11e. Chi 1 come Gior•,11111i Ferrara, aspi,-i ad appa.-tener, ali" co,porazio11e dei P. .i\1. 1 a/la quale iu coscienza ci Jen• tiamo di appartenere da 1111 pezzo, do– Hebbe anzit11110 10,jdisfare alla condi– tio sine qua non di rntare al di fuori dei partili. Sopra/111/10 giovani demoJ cratici e laici dovrebbero Jentire vfro il disgusto 11er10 l'aria de11Jtldi corni• zioue e di clie11teliJmoche regna pro• /Jrio nei pm·Jiti co.riddeui laici e CO· .ridde/li democratici. Ove questo non si terifichi, riesce difficile anche co11 la migliore buona i·olo11tà 1 co11r iucersi della spo11Ja11ei1à delle affermazioni che « per i giovani democratici l"arcell,1• zioue del centrismo di De Gasperi è solo 1111 calcolo /10lilico, 111e111re /1er i gio11a11i l be,-ali è 1111a q11e.r1io11e di se– rietà morale, il riconouime1110di 1111 legame e di 1111at111ali1à l'eq11ilibrio di Villabruna ». Lode,·ole è i11iero il raffreddamen– to costante e spesso doloro10 dei gio- 1•,111ili imp11hi al fine di dare 1111 va– lo.-e concreto alla propria azione po– lilira; ma, parlicolar111e111e in un gio• 1 1 ,me, sacrifict1rela coerenza del/a pro– pri" azione con le p.-oprie idee al mo– loch stalinista della organizzazione ele– r ata da mezzo a principio, è co11/or– mis1110di q11ello buono. I partiti laici hanno mbito la pro,a del fuoco, i11 occaJione del varo da parie democristiana di que11abenedetta riforma elettorale. Eui avevano i mezzi per opporsi decisamente, epp11re 11011 sr 10110moJJi; hanno iiolato q11111d1 ,I fondamentale /M i loro doveri, lo JteJSo che solo p11ò g1u111ficare /' eJl– stenza di tal, raggruppame111ipol,tic,, ,I doi·ere di lottare per ma11Jenercm 11/a le co11dizio11i che meglio a1sic11r1- 110il libero svolgi111e1110 del/" dialet- 1,ca democratica. Non si può ri111a11e,·c so/Jocat, d"l– l'a1111"le mecca11is,no di q11el/etali for– mazioni fia,uheggialriri e J;rete11dere ciò malgrado di indossare q11ell'abi10 di « donchisciollùmo diJperalamente Jeriu e amiromantico » che Gobetti, ÌII momenti analoghi al preunle, pre– scriveva q11"/e indi1/1e1nabile toilette per raggi1111gere il trag11ardodeJ/a ,,,. ra e completa libertà de/l'individuo. E se per noi 11011 e' è po110 nelle infelicissime bo/leghe dei partiti, Janto di f.lladaguato; ci rilrot'eremo al di fuori col sole 1111/e 1101/re leJ/e e potre• mo orgfmizzarci come meglio ci pia– cer,ì e dire con 1pielata franchezza ai nostri padri che non abbiamo 11eu1111a inlenzioue di co11ti1111are a perpetuare, in loro compagnia, quegli errol'i che ro.r1Ìt11iJC0110 purtroppo 1111 1 eredilà ar • , ,le11te e opprè11i1·a. LELIO BAllBLERA
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