Nuova Repubblica - anno I - n. 5 - 5 marzo 1953

Fumetto B !SOGNA, a volte, · avere il coraggio di essere empirici, di guardare la pratica delle cose con una concretezza che su– peri le nostre abitudini e i nostri compiacimenti di frequentatori dei libri, e conceda una visione imme– diata dei fatti : oggi, la nostra cultura letteraria sta sfaldandosi e decadendo, e non la salveranno certo i diversi rimedi che qua e là si tentano per ristabilire quel con– tatto col mondo, che un po' tutti si è perso e senza il quale ogni invenzione e ogni dichiarazione di– ventano inutili. Il punto doloroso sta nella frat– tura che divide il pubblico italia– no in due zone prive di qualsiasi comunicazione: da una parte la letteratura amen.a, dall'altra la letteratura che siamo abituati a considerare come quella vera per– ché corrisponde al nostro gusto di esperti e di studiosi, e si nutre, più o meno, della nostra migliore tradi– zione-. 1'ertir1111non dal 11r: o i fu– metti ( con tutto quanto è idealmen– te fumetto : dal rotocalco a Liala, dalla improvvisazione su schermi detti « esistenzialistici » a « Via col vento », e simili) o letteratura, sia detto senza polemica, « da ini– ziati » : nessuno, d1e non abbia gusto esercitato e scaltrito da una certa serie di studi, legge Ungaret– ti o Cecchi o Palazzeschi, per dir solo i primi nomi che mi vengono. a mente. L'equivoco reggerà finché non ri– fletteremo abbastanza sulle conse– guenze morali e sociali che ne deri– vano: ma l'esempio di quanto avviene in altri Paesi dovrebbe ba– stare a qualche meditazione. In Inghilterra il romanzo è veramente il genere per tutti, e in Francia la tiratura di un Premio Gon– court o Interallié sale come sale non per ingenua gherminella intel– lettualistica e neppure per c-ieca fiducia nei resultati di quei con– corsi (talora decisamente sbaglia– ti, come l'ultimo Goncourt) ma per l'appagamento naturale che gli a~i- 1 itati alla lettura sono avvezzi a ricevere dalle opere romanzesche, trovandovi, almeno, gli elementi per discutere qualche momento della propria vita. E non si tratta solo del romanzo: basta ricor– dare la spontanea fioritura, e l'im– pegno in satire ed epigrammi, d1e ha avuto in Francia parte della poesia durante la Resistenza. Da noi, invece, l'alternativa fu– metto-supercultura si è mutata in una soffocante spirale. Oggi, per una via o per l'altra, la cultura è un argomento di distinzione : e dal loro punto di vista non hanno torto coloro che, vivendo fra i libri, impegnati per mestiere o per vocazione a leggere_ e scrivere, si senton diversi da chi lavora con altri strumenti. Avere scritto un libro, anche me– diocre, sembra che sia un'impre– sa molto più nobile che avere com– pilato con esattezza il bilancio di una Banca. E per quale ragione? E poi, il fatto che oggi l'uomo di - lettere sia tranne pochissi– me sa:exioni - economicamente UOVA REPUBHLICA e supercllltura e serve, a.I più come lUl passatem– .po o un indifferente narcotico del– le nostre malinconie? n:ttDINANDO GIANNI!SI L'interrogai ho co11 cui JÌ chiude l'articolo del 11os1rocollaboratore •1v11 pretende ovvù1111e11te a un' a1.s11rda ri– spoila distrul/Ìr'<1.. Ma allora dobbiamo a,rdar oltre ogni uorata negazione e, circoscrilla l'essenza del problema e le .rue articolazioni pratiche, suggerire le i11dicazio11i di 1111 pouibile la,·oro. disagiato e sempre, da noi, in con– dizioni nwteriali largamente infe– riori rispetto a quanto accade al– l'estero, è veramente indizio del disinteresse di una società distrat– ta e colpevole, oppure è un segno dell'inadeguatezza, e quindi della superfluità, dei modi coi quali tali uomini cerono di attaccare la pro– pria esistenza a quella di altri uo– mini? A un mon<lo inquieto e scon– tento, in cerca di un migliore domani, le fantasie dei nostri scrittori offrono soltanto l'alt~~- nativa di due modr amtocratic,: l'aristocrazia delle immagi:ii - cioè la diseducante e truffaldina falsa– riga per cui nei fwnetti il caso o l'amore convertono una sartina in castellana, e la vita sembra ri– dursi a una congrega di stupidi fantasmi vincitori di lotterie - e l'aristocrazia delle forme, pér cui i versi e le prose degli autori di cui mi compiaccio ~ono oziose astruserie nell'opinione della mia portinaia. Dovremo concludere che la let– teratura, al mondo, c'è per caso, 'l'eorla e pratlea dell'ozio C'è, fra l'altro, la lezione di Gram– ui, 11imo/a111eper marxiiti e 11011 murxisti; occorre renderla meno fra111- 111e11taria e al tempo JteJJo meno 111,11- 1iccia per istituire mpporli che 11011 1ig11ifichi110 1er11iliJ1110 111,1 il necessa– rio 1111tri111e1110, la necessaria vit,1/ità di 1111a c11/J11ra. Su que1l0 diuorso la 11011,a pagina è ,,per1i11i111a 11111i coloro che .,b-– bi.mo q11:1lro1a d.1 dire. (n. <l. r.) - 1ft GIRARROSTO Il parablso Russia I 11011,i /1110,-i leggeran110con 1orpre• sa questo 1i1olo, 11ie11t'affa110 ori– gi11al, e ripetuto fi110 alla '"'""a in sede propaga11distica. Ma stavolta ci vuo7, proprio; 11011 solo perché Sibilla Aleramo, di rilomo dalla R11ssia, ha detto , scri110 che 1111giomo forse quel pude 1i chiamerà pt1mdiJo, ma a11c~ee sopra/111110 perché il 10110delle parole , la sosta11zadelle rose prese11- la/e dalla Aleramo sono ,wolutamente riporlabili a u11a va/u1t1zio11e Jeologica, a un giudizio i1piralo da ieralico liri. uno (v. Russia alto paese, i11 « Rina– scila » del dicembre 1952). i.Asciamo parlare la Sibilla. A Mo– ua « 1empre, di giorno e di 1era, la folla ha 0111111q11e, 1111110ritmo Jet'e110, è la cosa che più sorprende q11elpla– cido comportamenlo di og1111110 ... ». Per forza: « 11011 tlè più 11ell'U.R.S.S. 11es– Jllll a11alfabe1a, 11usu11 di!occupato, 11euu11me11dica11le, 11eJJ111ut pro1tit111a, 11essu11 s/rullalore ». Dalla folla e dai 1i11goli individui emanano serenità e compostezza: « 11e111111ridore, ecco, 11eu1111a espreJJione eq11il'oca o mo,. bosa ». Se guardale 11egli occhi degli uomini e delle do1111e vi uorgerete una « luce... limpida». A q11estop111110 110n poleva mancare il volo : « Cari volti delle do1111e russe d'oggi, così aperti e franchi, care forti do1111e 1orride,11ie alacri, madri appauionale 11011meno delle no1lre, ma piri 1avie con quei loro bimbi che 11011 giocano mai ai soldati né ai selvaggi!». Verso la .fi111del 1•0/0le ali si infrango110e il tono di Sibilla rovina nel grollesco: rhl subito vengono alla me11te la va– langa di esa/1azio11idella grande Ar– mala rossa, sollo la guida del Gene– ralissimo Stalin, le parai, militari del primo maggio II Mosc11,c•rich, pom- o po1e e ro11u111i medaglieri. Lt, lezione 1.,ggi riiervali a rer/e c,11egorie: per i:a sem111fli i11Jdgl'ala, per affermare che eumpio gli s1alu111ovis1i («arrivano 1i• i bambini 11011 giocano 111aiai 1olda1i 110 a polersi comprare l'a111omobile ») reazio11ari: se 110 bisog11erebbe ro11- e gli i111elle11uali («molti i111elle11uali rludere che i11 Russia c'è 1111 grosso ha11110 /'automobile»). Ehre11b11rg poi 1al:o nel proreSJo educalivo e i ra• è ri uuito ad ,,cqui11ar.si1111a villa. Ma gazzi, dopo aver giocalo per Jallli a1111i1101 1 e.si !Je111ai s/ru11a111e1110. . 11eiparchi di dfrertimenlo (che /aggi il, Si billa Aleramo e, ide111e111e11/e g110• si chia111a110 « Parchi della cultura»), ra (o fi11ge di ig11orare?)che lo sta– si s·vegli<1110 111 bel malli110animati del- kanovismo è proprio 1111t1 bella forma la miglior virl/Ì guerriera, da 111e11ere di sfrut1a111e,110; , che il prezzo del– - I i111e11de - t1I servizio della li be- /' auto 111 obile o della villt1 J,er gli i11- razio11edi popoli oppressi. Ma c'è di 1elle11ualiè /a distruzione dellt1 loro pÌI~: euen1o _innegabile a~che d" parie ,iulonomia esprusit1a e perciò anche dei _co111111~,s11 - cke a11z1n_elraggo110 qui Ji Jrt1lladi s/rullamenlo: dei cer• rag101!edi 1 1 ~1~10,_ 11~pure !ll_lerprelan- 1,el/i in funzione di 111 era appendice dola _111 1er1111111 di !"11ura,d1oamo, ~ali• cu/Jt1ral-propagandiJJica. (Ma, siamo 1el.a11va - ,la g1ga111e~ca c0Slr11Z1011e franchi, rhe cosa può importare al/'.l{/e– nu/11aredel/ U.RS. S.! "· verrebbero al-_ ramo, dal momento che essa 11011 1,,, /ora a negare I. crile.ri de1er11111wt1C1 aspellalo che gliela dis1r11gga110 l'auto– del filosofo S~a/ 111, _vulo che lii/la la //~mia del proprio cervello, ma vi ha monlat11radel/ e1e:c~10r~ISO non pro• ri111111ziato, fin da ora, 11olo111aritmu11• duce la benché 111 :n 11:7.amfluenza nem- te?). Questa mitica falsificazione fa il , 1 nen_ornlle me/lii piu fac,/i a model- paio con l'altra per c11i la Russia è aw. . f d . . I Q11a1110 ai ,apporli familiari, es1i 111111 eruo ~ve a ogw paJJO 11 ce a 10110 « Jutli baJali ,ulla !Ùuerilà.... una camera di Jor!1~ra _egen:e.1t~a111~zza non 1i iono pitì ué inganni né tra• pe~ la fa,'!e e. 1111/101~1 e m!/101:1 d, oc• dimenti ». Tu11i è 11,, Jermille che ri- eh, /errorizzall, dag/1 Urali ali ES/remo corre a ogni pie' 101pi11to,con imper- Orienle, _silenzio1~me111_e maledicono, in turbabile 11101101011ia. Tulli felici 1u11i a/lesa d, 1111a /1beraz1011e che appare !Ùueri, tu/Ji 1ereni, tutli agia1l tutti umpre più impos1ibile. a leggere, 11111i a lavorare, tutti a tea• StakanoviJmo e i11Jel/e1111aliparte, lro, 1u11i. a _voler_la_pace, l~lfi a .com- il formulario liricizza111edella Aleramo prar g10iel/1, ve111ar10,mob,/Jo, g,oral- non ha re10 1ie111111 iervizio al fine di toli. una minore ignoranza 111quando accade Perallro è curioso ouervare come la in Ruuia · e 01ere1110 dire che ha re10 urillric~ e poe~eua Alera,!10 1!a '!11.ral:un calliv~ servizio perfino alla JleJJa la dagl, aspe111 « borghes, », 111d1111d111 propaga11dacomuniSla quando essa sia spesso l'ascesa del popolo russo nella rivolta a certi Slrati di intellelluali che conquista di particolari vantaggi: come gravi1a110 0 potrebbero gravitare nel- 1' ~~e~ 1u11ii11casa il fr_igidaire, la pos- l'orbita di. 1'oglialli. A qu,I modo, c'è s,b1l11àdi frequtnlare in massa le ore- solo da sutrita,·, diffidenza t commise– ficerie, il dirillo all'automobile. Que- razio11,. si'ultimo, 11 dire il vero, umbra eh, si,i il s1Jlo o 11110 dei po,hiuimi van- U: CUCIOIEM 7 ENRICO EMANUELLI, li piane/a R;mia [Il libro del giorno, n. 8), Mondadori, Milano, 1952, pagg. 226, Lire 1300. Sono qui raccolte in volume le corri– spondenze dall'URSS inviate' dall'E. al– la Stampa durante la scorsa estate. Ri– lette cosi di seguito, raggruppate in pochi e ampi capitoli, fanno anche miglior impressione. L'autore, trovato– si di fronte un muro alla trentina di richieste inoltrate all'autorità, ha pas– sato i suoi due mesi di permanenza in Russia affidandosi al Cl!SO, a girare per le strade, a provarsi a p:trlare con la gente, ad entrare nelle botteghe, a viaggiare, a cercare insomma di vedere e capire da solo. I risultati della sua indagine, consegnati alla pagina vern– mente 1i11eira el 1111dio, ci sembrano di una rara onestà, e Je conclusioni che egli ne deriva - che cioè la struttura sociale del· paese è solida e pri,•a di crepe, che le condizioni economiche vi sono andate gradatamente miglioran– do (l'E. è con questo al suo terzo viaggio nel « paese del socialismo »), e che sarebbe insensato sperare io una opposizione interna per la quale man– ca ogni presupposto - tali da esser~ s~riamente pesate da chiunque non vo. glia nutrirsi di sogni. li libro è natural– mente quello di un occidentale, sostan– lialmente critico ,·erso .un regime che ha ormai fatto della ragion di stato e <lei proprio potere IJ sua regol, fon– Jamentale. Ma questa critica viene sem• pre e solo dai fatti, dal ,·eduto. dal– l'evidente. Potrebbe quindi costituire un allettante in\'ito, per qualche comu– nista per il quale i falli continuano a conservare un valore, a iniziare una discussione sincera e spregiudicata. Co• munque andassero le cose. sarebbe sem– pre il primo a giovarsene. R. FUSE', l,1 / iglia di P,wla S11111- mar, Neri Pozza, Venezia, 1952, pagg. 228, Lire 700. Questo romanzo è stato segnalato al premio Hemingway per il 1951. Racconta l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza di Novella, figlia di Paola Summar, che gestisce una casa chiusa in un quartiere di Milano. La bam– bina vive ai margini di questo mon• do di equivoev,,e fuori del mondo de– gli altri, della vita pulita, serena, fe– lice che immagina svolgersi dietro le finestre illuminate delle altre ca,e. ·rutte le sue esperienze, e specialmen• te i suoi rapporti con la madre, per la quale prova un misto di tenerezza e di rancore, sono esperienze sgradevo. li, deturpate dalla presenza continu,, e quasi fisica di quanto si svolge sd ogni ora oltre l'oscuro corridoio che unisce la sua camera alla << casa ». Anche le esperienze d'amore fallisc:>– no, sgradevoli e difficili come le altre, finché una maternità desiderata viene a dare un senso e uno scopo alla .;ua vita. Ora, non diremo certo che il roman• zo sia fallito: la scrittura è pulita, veloce, senza abbandoni, alcuni per– sonaggi sono disegnati al vivo, certi misteriosi sentimenti, il nascere di un presentimento d'amore, il senso ,iel proprio corpo che si sveglia, l'oppres– sione di una solitudine non voluta, certi angoli della città, le strade, i turbamenti che provocano certe parole, tutto questo è sentito e detto con sin– cerità e con un certo vigore; quello che ci sembra manCllre alla F. è la capacità di dar fondo proprio ai pun– ti importanti della ~ua storia, ai mo– menti-chiave che reggono l'architettu– ra del libro, e sui quali ci sembra invece che essa sorvoli senza appro• fondire, buttandoci sopra come una cortina di commozione. A ciò si ag– giunge una certa dimessa convenzio• nalità di tono, specie nella prima parte, che si vorrebbe o esplorata a fondo o più rapida, e nelle ultime pagine, che sembrano offrire una via d'uscita un po' facile. Ma forse si deve anche tener conto che questo è un primo libro, e che bisognerà aspettare qualche altra prova per un discorso meno veloct. 8, z.

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