Nuova Repubblica - anno I - n. 5 - 5 marzo 1953

~ 6 NUOVA REPUBBLICA IL PIANO D. C. e le sue debolezze Se si ~uole evitare che il probabile fallimento del quadripartito si traduca in. un disastro per la democrazia è indispensabile offrire agli elettori un'altra alternati~a N EL determinare la nuova leg– ge elettorale po)itica furono presi come dati di parten– za i risultati delle elezioni co– munali e provinciali del 1951-52. Si calcolò approssimativamente d1e la differenza di voti fra social-co– munisti e democristiani fosse stati insignificante, ma che i tre partiti minori avessero conseguito circa un milione di voti in più dei monar– chico-fascisti. Su questo milione di diJierenza i democristiani basarono i loro piani per la prossima le– gislatura. dispensabile avere a disposizione la notte fra la domenica e il lunedì, oltre al personale e aJJe automobili, impegnatissime nel primo giorno delle elezioni. anticomunista appare un"operazio– ne saggia e indispensabile, uni– co correttivo possibile agli errori cl1e democristiani e« parenti » han– no compiuto promuovendo la leg– ge elettorale maggioritaria ed u111- ca speranza per ancorare il fu– turo governo a posizioni di demo– crazia repubblicana. Gli stessi de– mocristiani, se ragionassero sag– giamente, dovrebbero preferire cl1e numerosi voti, perduti ormai irrimediabilmente per essi e per i loro «minori», vadano a liste di siC11rafedeltà democratica. rAOLII r,\\'01,INI Minatori in un pozzo Se le elezioni del 1953 avessero dato questi risultati, ritenuti i pii, probabili: DC 8.500.000; se :::: 8.500.000 (3,5 + 5); PLI + PRI + PSDI :::: 4.000.000 (1,5 + 0,4 + 2,1); PNM + MSI :::: 3.000.000 (1 + 2), to– tale 24.000.000; il gruppo dei par– titi apparentati (DC + PLI + PRI + PSDI) avrebbe conseguito il premio di maggioranza e la nuova Camera dei Deputati avreb– be avuto all'incirca questa confi– gurazione (quoziente di maggio– ranza voti n. 32.000 circa, quo– ziente di minoranza voti n. 53.000 circa): DC 263 deputati; P.L.I. 46 deputati; P.R.I. 11 deputati; P.S.D.I. 60 deputati; totale 380 deputati; P.C.I. 95 deputati; P.S.I. 60 deputati; M.S.I. 36 deputati; P.N.M. 19 deputati; totale 210 deputati. Le previsioni democristiane non hanno tenuto conto delle schede biancl1e ( oltre due milioni) c11e furono conteggiate nelle ammini– strative del 1950-51. ! stata una dimenticanza grave. :e certo comun– que che un 8% del corpo elet– torale si recò a votare e pose una scheda bianca nell'urna, eviden– temente volendo votar contro la DC e i partiti governativi, ma escludendo di votare per i social– comunisti. Questi voti potevano· es– sere fascisti oppure di democrati– ci laici intransigenti : tutti però concordano nel prevedere c11eessi si trasformeranno ora in altrettan– te schede valide al di f110,i dell'ap– parentamento di maggioranza. LA MINIERA DILUNI In base a queste previsioni ap– prossimative la D.C. avrebbe avu– to a sua disposizione quattro mag– gioranze (magg. 296), cioè: 1) DM + PLI + PRI + PSDI (380); 2) DC + PSDI + PRI (334); 3) DC + PLI + PRI " (320);' 4) DC + PLI + PNM (328). In pratica la DC sarebbe stata !"arbitra della nuova Camera. Il potere. politico arebbe stato esclu– sivamente suo, perché il giuoco alternativo delle maggioranze pos– sibili avrebbe messo i democri– stiani in una posizione ideale, mi– gliore forse della stessa maggio– ranza assoluta, ton appena un ter– zo dei voti. La legge elettorale avrebbe potuto .essere operante an– che con i 24 milioni di voti va– lidi che presumibilmente esprime– rà il corpo elettorale italiano (29,5 milioni di aventi diritto al voto), dato cl1e le prossime elezioni poli– ti-che si svolgeranno in un solo giorno, contrariamente a tutte le al– tre volte dal 1946 ad oggi. Questa circostanza è comunque da valu– tare al passivo per gli esperti della DC percl1é gli « elettori del giorno dopo», cioè il 10% del corpo elettorale (2,5 di voti), sono in maggioranza « materiale di re– cupero», elettori di minima sensi– bilità che si possono far votare solo prendendoli a domicilio in macchina, avendoli prima_ indivi– duati per mezzo di uno spoglio accurato delle liste elettorali fra coloro cl1e non avevano votato la domenica. Sono cioè voti in gran parte conseguibili dalla DC, ma per questa operazione è in- \..:J o Il piano elettorale democristiano ha avuto poi una perdita indub– bia e gravissima di voti, a causa dei dissensi in campo social-demo– cratico. l'accettazione di Saragat della nuova legge elettorale mag– gioritaria e i provvedimenti presi contro Codignola e Calamandrei hanno portato alla scissione del PSDI ed al sicuro spostamento dei voti legati alla sinistra social– democratica. :e da notare che que– sti voti contano doppio poiché si spostano dall'apparentamento e vanno al di fuori di esso. Tutte queste considerazioni fan– no apparire quasi certo il falli– mento della DC e dei suoi « pa– renti » alle prossime elezioni. Il milione di vantaggio sul quale contavano è andato in fumo con la semplice approvazione della leg– ge e con la scissione socialdemo– cratica. Né pare poi impossibile contrastare in forze i due milioni e oltre di schede bianche delle am– ministrative del 1950-1951. Se i « parenti » riusciranno ugualmente a raggiungere il « quo– rum», ciò potrà avvenire soltanto grazie ad abili suggestioni e spar– gimento di panico. Ancl1e a questo proposito occorre notare c11e !"at– mosfera di terrore esistente nel 1948 è scomparsa : l'elettorato è disattento e scettico, 1 'opera del governo viene valutata negativa– mente. ! d'altra parte certo che, se malgrado tutto, si verificherà uno spostamento massiccio e im– imprevedibile di voti a favore della DC, l'apparentamento potrà supe– rare appena il « quorum ». Al contrario nell'ipotesi, molto più attendibile, che i « parenti » non raggiungano il « quorum » la prossima Camera sarebbe ingover– nabile senza un allargamento ·a destra del governo con l' inclusio– ne di monarchici e fascisti « mo– derati » ( oltre ai monard1ici, fa– scisti_e qualunquisti qualificati, co– me Russo Perez e Giannini, che hanno trovato già quozienti sicuri nelle liste democristiane). A scongiurare simile pericolo la presentazione elettorale di un'alter– nativa democratica, antifa cista e ' puo ancora essere salvata Questo ma il I L gruppo dei ventuno minatori di Luni, calatosi volontariamente neUe viscere della terra per difendere il proprio diritto ai lavoro, è uscito alla luce il giorno li febbraio scorso, ema– ciato, sfinito dalle sofferenze soppor– tate. Questa sortita è stato l"ultimo e più clamoroso episodio di una situazione drammatica protrattasi dal giorno 4 di– cembre '52, quando pervenne alla. Dire– zione l'ordinanza prefettizia di sospen– sione dei lavori e messa jn manuten. zione della miniera, al 24 gennaio '53, allorché il gruppo si calò nel pozzo n. 5, cuore della miniera. Dopo l'ordi– ne della Direzione agli operai di so– spendere i ·lavori, quelli, in un primo momento, parvero concordi nella vo– lontà di non ottemperare agli ordini e continuare il lavoro; ma si determinò quasi subito, ad opera di clementi di– sgregatori, uno sbandamento nella com– pagine degli operai. Le rivalità politi– che, la lotta della C.G.I.L. e della C.I.S.L., subdolamente condotta da par– te di quest'ultima, pur ipteressata nella gestione della cooperativa, nella perso– na del Presidente - democristiano-, ebbero per effetto il calo della produ– zione, la dilazione dèlle paghe, la sfi– ducia crescente in uomini già più volte scottati. Il 50% dei minatori tenne du– ro, ma non potevano quei pochi, pur con la disperata volontà di agire della Direzione, d'altra parte vincolata dal– l'ordinanza prefettizia, salvare l"imp~<– sibile. Precipitava, da un lato, la situ– zione tecnica, perché cessavano i lavori in isterile, per far carbone onde assi– curarsi il pane, e, dall"altro, la situa. zione finanzi;uia, per mancanza di li– quido, col doppio danno alle pr~vviste di materiali di consumo indispensabili . a<l una miniera e alle maestranze. Di– rezione e Consiglio d'Amministrazione cercavano dì correre ai ripari con di– chiarazioni alle Autori1à e alla stampa sulla insostenibilità della situazione tecnica e finanziaria. Colpo di scena è il parere dei competenti pre/etto non la pensa così il 24 gennaio con la calata dei ventuno e 1"8 febbraio con l'occupazione della miniera, effettuata da un corpo di spe– dizione di circa centocinquanta uominl fra polizia e reparti di truppa. I liberisti dicono: la miniera è di lignite, ha vecchi impianti, personale ormai scarsamente qualificato, gestione passiva; è grave onere per lo Stato che, a prezzo inferiore, acquista sui mercati esteri qualità di più alto po– :«e calorifico: dunque liquidazione della ditta, o ritorno della stessa alla Concessionaria Marchino del gruppr J.F.I.-Fiat. I cooperativisti di .I'.' · la Coope– rativa Miniere di Luni, subconcessiona– ria a condizioni svantaggiosissime, par– tita senza capitali, poi favorita da una nuova flessione del prezzo al rialzo. per la guerra in Corea. nel periodo ot– tobre 1950-diccmbrc '51, lavora a ritmo notevole con 316 operai ed una produ– <ione di, oltre diciassettemil~ cinque– ·ento (17.500) tonnellate di lignite, di– ,.:iostrando le sue capacità e possibilità. Col '52, rischiaratosi !"orizzonte inter– nazionale e· avutosi un nuovo crollo nei prezzi, la crisi urge con trenta mi-· lioni di debiti, cui si aggiunge l'incen– dio del fronte sud del pozzo di Sar– zanello. Gli opera.i fanno miracoli IX'' fronteggiare l"incendio; aprono un nuo– vo fronte, accettano, ormai ridotti ad un numero esiguo, un compenso di lire 500 giornaliere, pur di resistere, pur "di vincere. Settembre del ·52: de– ficit a trentadue milioni, ma, dal punto di vista tecnico e dei lavori minerari, la situazione è ancor sostenibile. Ot– tobre ·52: Direzione tecnica Ing. Col– varn, giovane generoso e appassionato che elabora un piano di emergenza per gli ultimi tre mesi dell"anno. Intenso lavoro e felice raggiungimento degli 0bittti,·i prefissati, con prospettive ot– time per una ripresa definitiva della produzione. 4 dicembre: ordinanza pre- vaglio di anni, le fatiche, le sofferenze, le rinunzie, J"abnegazione per il lavoro? Eppure noi abbiamo potuto constatare una buona dose di vitalità, malgrado la serie delle crisi e degli incidenti gra– vi, verificatisi negli ultimi anni: non si fronteggia l"incendio di una miniera con i mezzi di cui dispose la Coopera– tiva, senza una grande fede cd un no– bile spirito di abnegazione. Le ragioni tecnico-economiche ci paiono forti e pregn~anti: la miniera, vagliata e studiata nelle sue possibilità da tecnici assai competenti, quali r'lng. Batipi, già Direttore Generale Minerario dell'Arsa e della Valdarno, e l"Ing. Girolami, primo tecnico mine– rario del Ministero Industrie, offre, a parere del primo un ammortamento per dieci anni e, a parere del secondo, più aderente ancora alle evidenze im– mediate, un ammortamento per cinque anni. -Con la chiara capacità di riprese degli ultimi tempi dimostrata dalla Cooperativa, è evidente, da. questi giu– dizi. oon solo la possibilità di supe– ramento della crisi, ma un regolare funzionamento e rendimento della mi– niera. Ci diceva l'Iog. Direttore della ottima qualità della lignite. la migliore in Italia, e della larga applicazione della stessa in varie industrie, partico- - larmente quella dei laterizi; come an– che della larga richiesta nei due ultimi mesi del '52, tanto da non poter sop– perire alle spedizioni. La causa prossima della chiusura è senza dubbio il decreto prefettizio; la causa remota è altra e ben seria, tra politica ed economica. Applicazione di quella strana ed equivoca combinazione di dirigismo e di liberismo su cui si regge tutto il sistema della produzione in Italia, per cui alcune attività vanno, altre vengono lasciate estinguersi. Ora questi operai chiedono pane e vita dalla 1enebra insidiosa, non chiedono di tor– nare alla luce per un sussidio di disoc- fcttizia ed improvvjsa e immotivata ro- cupazione o uno pseudo•lavorn nd can- \'ina. De_vono,dunque, finire così il tra- ~tieri sn1ola. ,, c.

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