Nuova Repubblica - anno I - n. 4 - 20 febbraio 1953

NUOVA REPUBBLICA 15 ;-io1·ni nel niondo .. <~ 41VT•ett f. ~,u,.·,o'°""' "'.,_,,. \IOCTH '•"'OIKIOl'lf ... DIPLOMAZIA A L L' A ~ T I (J A D A parecchi mesi la diplomazia americana sta premendo sull'Ita– lia perché questa trovi una si– stemazione dei suoi problemi con Belgrado in modo da inserire\ la Jugoslavia nel sistema atlantico. Le due potenze balcaniche entrate per ultime nel NATO, la Grecia e la Turchia, che nel passato, specie la prima, avevano attraversato fasi di estrema tensione con la Jugoslavia, hanno anch'esse manifestato il loro interesse a chiudere la cerniera set– tentrionale dello schieramento difen– sivo atlantico avvicinandosi a Bel– !(rado. Ma l'assenza dell'Italia da queste trattative con Belgrado le rendeva prive di concretezza. Da parte ame– ricana si è giunti fino a prospettare la possibilità - attraverso sondaggi di autorevoli organi di stampa ame– ricani - che le truppe anglo-ameri– cane si ritirassero dalla zona A, ora che poteri politici e amministrativi sono stati consegnati alle autorità ita– liane, in modo da rendere permane11- te la situazione di fatto di divisione del territorio libero, lasciando la zona A all'Italia e la zona B alla Jugosla- via. · Come ha reagito l'Italia? Le di– chiarazioni dell'on. Dc Gasperi alla Commissione degli Esteri del Senato, nella tornata del 12 febbraio, riba– discono una posizione ormai ferma da diverso tempo, della diplomazia italiana in questo settore: « Fino a quando non si raggiungerà una so– luzione soddisfacente per la questione del Territorio Libero di Trieste, nes– suna collaborazione è possibile tra l'Italia e la Jugoslavia nel settore adriatico >. Questa condizione, che l'Italia po– ne alla ripresa dei negoziati con Bel– grado, non è evidentemente pit1 suf– ficiente a eliminare le pressioni ame– ricane, poiché nella stessa seduta del 12 febbraio, pur affermando di con– siderare sempre « valida la dichiara– zione tripartita del marzo 1948 >, De Gasperi ha pc,· la prima volta lasciato una porta aperta verso Bd– grado, proponendo una soluzione di– versa da quella contemplata nella detta dichiarazione tripartita. Questa « apertura > consiste nella concessione a Belgrado ·del riconoscimento della linea etnica, che lascerebbe all'Italia Trieste e la fascia costiera della zona B (ossia\ probabilmente Capodistria, Pirano e Umago) e trasferirebbe alla .Jugoslavia qualche località di popo– lazione slava della zona A. Tito, per parte sua, avrebbe proposto. a quan– to ha ancora detto De Gasperi, di accantonare per il momento la que– stione di Trieste e di risolvere le altre questioni pendenti fra i due paesi. Ha qualche possibilità di successo l"« apertura:. prospettata da De Ga– speri. in mezzo a posizioni così con– tradittorie? Temiamo di no e temia– mo serv;1 più a costituire una giusti– ficazione preventiva agli occhi dei terzi che una vera e propria aper– tura, specie se inquadrata negli ulti– mi sviluppi dell'azione cli Palazzo Chigi ad Atene, ad Ankara e al Cairo. Nei nostri contatti con Atene e con Ankara, ci siamo sfonati di evitare la conclusione cli un patto militare greco-turco-jugoslavo senza l'Italia; non ci siamo opposti. anche perché non potevamo farlo, come ba detto De Gaspcri, ma abbiamo ottenuto che per il momento si traducesse in un patto semplicemente politico fra quelle tre potenze. Un· patto militare balcanico senza di noi ci avrebbe in– fatti isolato nell'ambito della politica atlantica in questo settore e avrebbe fatto passare in secondo piano la nostra stessa colJaborazionc militare.• Ma anche questa è una tregua che durerà poco, poiché Papagos ha già dichiarato a un giornalista iugoslavo di essere convinto chr prima o poi a la collaborazione diplomatica delle tre nazioni balcaniche diventerà an~ che militare e da Ankara si precisa che .un accordo militare sarebbe fir– mato fra due o tre mesi. Col viaggio di Pacciardi al Cairo abbiamo poi tentato di far luccicare agli occhi della Grecia e della Tur– chia - e indirettamente anche a quelli di Foster i)ulles - la possibi– lità che per mezzo nostro si riesca a inserire l'Egitto al posto della Jugo– slavia in un patto del Medio Orien– te, al quale sarebbero interessate. oltre che l'Italia, anche la Grecia e la Turchia, conseguendo un successo insperato laddove gli sforzi della di– plomazia britannica e americana sono rimasti finora infruttuosi. Ma le manifestazioni di amicizia italo-egiziana che hanno accompagna– to questo viaggio sono andate poco al di là di un'esuberante dimostra– zione di ospitalità, che è leggendaria nella Valle del Nilo, e che non può sorprendere da parte del nuovo regi– me egiziano, che teme sopratutto in questo momento di essere stretto fra la morsa dell"ostilità inglese e quella della vecchia classe politica spodesta– ta, oltre che di essere schiacciato dal– le difficoltà cconomich,· (il cotone, non per colpa di Neghib, è sceso dopo il suo avvento al potere da 17 5 punti a 85). D'altra parte, un patto mili– tare a lunga scadenza con l'Egitto non risolve, né per noi, né per la Grecia e la Turchia, il problema dei rapporti con Tito. Che cosa pensare di tutto ciò? Che la Democrazia Cristiana fa una poli– tica estera consona alla sua attualc politica interna, in funzione di una conquista di vot.i nazionalisti monar– chici e neofascisti a favore del partito di maggioranza; e che Palazzo Chigi tenta disordinatamente di venirle in– contro, con iniziative spesso contra– dittorie, onde abbozzare una politica di equilibrio mediterraneo guidata dall'Italia. Vi è posto per questa po– litica? Noi non crediamo vi sia posto per una diplomazia da « spada del– l'Islam> o da « leoni di Traù», co– me quella che lo stesso Mussolini dovette abbandonare dopo i primi tentativi infruttuosi, vent'anni fa. Ma ve n'è invece uno per una politica ad ampio respiro di amici,ia e di scambi con i popoli balcanici e del vicino Oriente. Occorre però cambia– re tono, abbandonare il linguaggio cli quel tempo, parlare un linguaggio internazionalista ed europeo, lo stesso che spesso il nostro Presidente del Consiglio si compiace di adoperare quando tratta con le altre nazioni europee. Darà certo più frutti e sarà più conseguente della diplomazia di altri tempi. PAOLOVITTORELLI Industrie semistatali e nazionalizzate J N tllhl rece11/e relazio11e ufficiale 10110 J/ali p11bblicatidati molto i11/ereJ– ,a11ti Jlllle parlecipazio11idello Staio in i11d111trie,che ancora Ii seguila a chiamare col 11omedi privale. Il gmppo pi,) 11umero10ed impor- 1,111/e di queJ/e i11d1111rie è quello che fa capo all'I.R.I., od agli orga11ùmi eh'eua ha procreato, della Fin,ider, della Fi11111are e della Fi11-mecca11ica. Ma non è so/Janlo in queste aziende che lo Sia/o è 101a/111e111e o pa,zia/me11/e iutereualo; si det·ono aggiungere, f,·a le molle, la Cogne, /' Agip, /' Anic, la S1e1, la Banca Nazionale del l.,11101·0, /'IJIÌl/1/o Na:ionale del La1•oro. Nella C1"011aca della « Slampa » di To– rino ·vediamo 1eg11al,1Jo il caJo IJra11is- 1i1110de/Je carni ,ui11e, delle quali i /,rezzi a//'i11g,·0110 da 600 10110diue,i a 3-30 lire il Kg., 11,e111re al minuto eue 1i vendono a p,-ezzi che, serondo le ,•arie parli del 'animale, ouilla110 fra le 400 e 1004 /,re il Kg., avvici11an– do1i in media auai più al limi/e pi,ì alto che a quello pi,ì baJJO. · In paJJato Ji parlava di•1111a maggio– re viuhio1ilà dei prezzi al mi1111Jo; ma qui ci ,embra che ,i debba parlare di qualche coJad'altro e di be11più grave: di 1111 grouiuimo di/e/lo della 11011,a o,-ga11izzazio11erono'!!1ica, che dev'eue– re 11rge111eme111e correi/o. Per diminuire il di dollari deficit molata e iucoraggialtt 1opralullo 111 quei Iettori, (alimentari, carbone, ener- · gia e/e11rica, siderurgia), in cui eua è pa,•Jicolarmellte 11eceII,1riaper soddi– sfare i bùogni euenziali del mercalo i11Jer110 e dell 1iudustrie esporlaJrici; nel– la creazione di 1111mercato europeo comune, che permetta 1111a pili conve- 11ienledi11rib"zio11e delle i11d1111rie {011- damentali, 1111a di111i1111zio11e dei costi, e sforzi comuni per la creazione di centri di ,ire-rea che aiu1i110 il 111i– gliora111e1110 JCiemifico e /emico della produzione (e intanto la creazione di q11e110mercato co1111111e sia aff,-eJJala con la soppreuione dei co111i11ge11ta– me11Jie liii primo paIIo 11er10 /'a111pi– cata .ropp,·euione delle barriere doga- 11(,/i). Vi 10110rami imPorlanliuimi della i11d111tria1 come la Siderurgica, la -mec– ca11ico-11a,1ale, la Minera,-ia, l'ind111tria telefonica, di Cl(iil capila/e, in 1111 ,ap– porlo del 30 al 90 per cmlo, è for– nito dallo Slt1/o, il q"ale però 11011 par/Scipa alla loro ge11io11eche per mezzo di q"alche Jl(0 ,appreunlante nei Co,uigli di Ammi11iJ1razione. Da 1110//e parli e da /1111go /e111po Ji ù1voc,, che quesle aziende, le quali impiegano parecchie centi,raia di mi– lioni dello Staio, 1ia110JollopoJle t1i to111rolli,che ,0110obbligatori per lii/li gli altri e,111pubblici. Siamo mollo ree/lici J11llaefficacia di /ali co,11,olli i q"ali probabilmenle a•rebbero il 10/0 rù11ila10di rendere più lenta e pua11te I' azio11edelle azie11dei11dl(J/riali;,na ritenù,mo pe,. lo meno indispensabile che JÌtmo re,i di p"bblica ragio11e e facilmeutc comp,c111ibili i bi/auri d, ff"elle t1zie11de. So/1ral/111/o /,erò ci re111brerebbe più onesto che /1er mo/Je di quelle ,1zie11- de1 quando non poJS,mo 1 it·ere come aziende pri1•,1Je i11diPe11de111i 1 senza pre– tese di aiuti, di privilegi, di monopoli, />il(/IOJlo che al JÌJte111a delle p,1r1eci– pazio11i o degli e11ti para.ria/ali, ,i deue la. /ne/uenza senz'altro alle 11a– ziom1/izzazio11i. Prezzi all'ingrosso e prezzi al minuto J N IIIMliber,1 eco110111ia di 111erct1to il s11perame1110 di 1111a criJi Ii ottiene iu gene.raie in merilo .ali' a11me11Jo dei consumi i11Jer11i. Ma uell11attuale 1ilua– zio11edei 11oslrimercati, /J11r 11011 euen– do, Ie non in pochiuimi caJi, 1'Ìlon1ati ai /1rezzi di impfro, sembra rhe si Jid ben lo1//a11i dalla pouibili1à di 1111 /alr risJabilimeuto ,1111oma1irn de/1 1 eq11ilib,'io. o È 111cilo i,, que11igio1'Jli, in 1111 den- 10 volume di 380 pagi11e, il quar- 10 ,apporlo a,11111ale (dicembre 1952) dell'Organizalion E11ro/1ée,11,e d Coo– peration E11ropée1111e (O.:Z:.C.E.),101- 10 il 1i1olodi Perspectives de J"Econo– mie Européenne. Del/'i11tereua11Jert1/1/>orlo, al qua– le, a differenza dei precedt111i,hmmo collaboratoa11che i rappre1e11/a111i degli Stali Unili e del Ca11adà,avremo oc– ettJioue di occuparci nei proJSimi nu– meri per Jrame le 1101iziedi maggio– re intereue ,u/la 1i111azio11.e al/uale del– /' economia europea e in parlicolare ita~ liana, e JJd /01·0 p,·obabile avvenire, com'eJJo è t'Ùlo dall 1 Orga11izz,1zio11e parigi11a. Per oggi ci li111ile1·e1110 Jol– /a11toaliti J,ri111t1 parie che lra/1,1del deficÌI in dollari e dei prov,-edi111e111i a cui Ii dot'rebbe ,-icol'l'ere/1e,. ridur– lo e alla fi11e 1opp.-i111erlo del 111110. Dapprima si co1111,11a chtt proprio 11ell'am10 in cui a·vtebbero dotmlo ceu11- re gli ai111i america11i previsli d,1/ piano Mar,ha/1, e Ji Jarebbe dov1110 perciò raggi1111gere /' eq11ilibrionei pa– gamenti, si è ma11ifeslttlo invece liii rallentame11Jo nel/'opera, che sembra– ra promet1e11te1 di rilorno alla norma• lità, ed è a11111e111a10 1e,uibilme111eil di,ava11zo11ellabi/a11ciadei /1agame111i fra gli Sia/i membri de/1'O.E.C.E. e gli Sfati Uniti d'America e il Ca11t1dà. Quindi Ji i11dica110 i rimedi ,, q11e1ta 1it11azio11e a11zilut10nella Jlttbi/ità fi– mmzia,.ia, che evili gli aumenti dei prezzi, desfi,Mti ad eIIere immediala– meme seg11ili da. 1111 a11111e1110 dei sa– lari, e co111eg11e11Jeme111e dei costJ..i..,,in rapporti più \.,oddi1face111i fra i prezzi di coJ/o ,d i prezzi di. 11e11dita 111/ mercalo in1e,·110 e sui merrali stnmiui: in 1111 ,1u111e,110 della produzione Ili- Non sm·à facile ai go1 1 er11i1 si con• dude, imporre le misure necessarie al– '" JJJeJJa i11opera di questo ,,,.og,·am- · ma, ,e /' opi11io11epubblica 11011li 101Jie11ea/JÌ1•a111e111e. J\1.1 e.r11 , ranno ad ol/t11ereq11nto appoggio, Je non apparirà chiaramenle che, senza 11110sforzo di co(Jperazione, non vi è allro mezzo di aJJirurare ali'Europa 1111av1 1 e11i,e pro1pero e indipendente. Pe,· jo,•t,11,a il rapporto 11011 ,i li– mi!,, a quesle raao111-a11dazio11i, g ustis– Iime ma platoniche, agli Europei ; ma euo Ira/la a11chedella conl.-oparle, e riconosce apertamente che quelle rac– comandazioni 11011 potranno raggiunge– re il riJ11llalo t·o/1110,Je gli Sia/i U1111i11011 ro1uon·er,m110co11Ire serie di provvedi1ne111i, che 10110: - il mantenimcnll"Jde/1,1 rln/;i/ilà ecouomica.: - 1111,1 politica d·i111porlazio11cp11i liberale ,, /1itÌ Jlabile; - / 1 ,111me1110 degli i11re_s1i111e11Ji ttl- /'e1tero. I.A 11abi/ilti eco110111ica ,ù es/e per i relalori 1111 wi•aflere di parlicolare im– J,ort,wz,, 11ell:1 Jtabilizzazio11edei prez– zi mondiali delle materie prime, per mezzo di acrordi i111er11aziouali, che ri– d11ca110almeno e111rolimiti moderati le f/11tt11azio11i 1·01•i11ose sia per i co11- Jl/lllfll01-Ì che per i produl/ori. Per 1111a poli1ica commerciale libe– rale Ji afferma che negli Slati Uniti si riconosce fi11alme11Je la -veriltÌ ele– meulare che le esporlazioni derono es– sere pt1g,11econ le importazioni, e che perciò, se si ruol ro,uinuare ,,d eJ/101·- lare, bisogna lasciare maggiori poJJi– bilità di acceuo ai p,odolli europei. Infine per gli i11veJ1i111e11/i all'e11e– ro si riconosce che in molti casi non bt1sla fare aueguamento Jui privali, 111,1 che Jarà 11ece11ariomantenere, di– rei/amen/e o indirellamenle. l'iuler– , e,,Jo delltJ Sla/tJ. GINOtUZZAno 5 SALVIAMO un padre di FAMIGLIA A leggere gli argo111enti,rou cui .ri è diJtllJJa al Se11a10 la legge rnl– le i11compa1ibi~ilà1 ci si do111a11da se 111Js– S111101 proprio 11e1111110 1 dei senatori ha pe111atoad andare a cercare 1e per a11- te111111·a 1011 e' era 11e/l' lalia prefaJCiJ/a 1111a legge rnlle i11compatibililàper la ca,•icadi dep11il1lo. e a/J,-i "ffici 1·e11·i– b11iti ,, 1peu dei co11trib11e111i. La materia d,lle i11compatibili1,ì è JJaladiJCllJJ.JJ i11lungo e in largo nel .reco/o deci1110110110 1 1pecialme11te in Fra"11cù1. Non c'era, e non c'è bisogno, di co110Jferea fondo le cose di q11e• 110 mondo, /1er capire che I/Il impie– gato go1 1 e1·11,1Jit 10, il quale è nello steI• J0 tempo dep111ato, p11ò be11 111i– lizza,·e /'ufficio di deputato per aff1·et- 1,1re I" sua carriera e a sua voltfl è soggello co111i1111ame11Je all rappres,1- glie del 1110mi11is1ro1 se 11011 si dimo• 111·adi bocca dolce 11el/'azio11e pada– me11/a1·e.Perciò 11el/'Italiella prefaJCi– Jla 11011pi,ì clu q11ara11Ja funzionari go,•erm1ti11i 1 ci,1i/i o mililal'i, poJeVflll0 euere dt!Ju1Jali;e Je ne era elello 1111 1111111ero maggiol'e, si procede1•,1al sor– Jeggio di chi do11et•t1 abba11do11are /'uf– ficio. Così 11011 si ammelleva che il 1i,uJa– ro di 1111 comune /1oteJie eIJere candi– dato 11el collegio ele1101·ale, al q11ale appar1e11elJa il comune. Non si am- 111e/let1a che 1111depu1,1to poteIIe fa,· /1arle del Co11Jigliodi Ammi11i11razio- 11edi 1111,1 società, che aveIIe affari col governo, o poJeue euere appaltfl!orc di lavori p11qbÌicigovemativi. Di tm1i questi precedenti, ueJJJow ht1 tenuto alcun conto - almeno da q11a11tone d1co,11J i giornali - nella dJ(CflIJioue ,111/c 111compatibi/11àpa1- ·1a111e11tari. Si è arrirali a sostenere che /1111zio11t1ri governativi /10/euero far JJar– Je ,, /1agm11e11/o delle a111111i11islmzio11i che nsi Ilessi rome funzionari go, er• naJi11idonebbuo Iorveglùll'e: i co11- Jrolla1i che dire111,1110 co111rollorie ri– ce1•erJa,rome ha dello Do,, Sturzo. Abbiamo sentito 1111 se11a1ore,,ffer– mare che lui, rome padre di 0110figli, 11011 può ,,i,,e,-e sulla i11de1111ità di u- 11<1to1·e (che, a quel che pare, può 1·t1g– gi1111gereqlla1troce11tomilalire al me– ,e) e J1e,·ciòde,•e euergli lecilo ~,e– siedere /,, Società Cogne e ro1ì ar·ro/011- dare lo 11ipe11dio 11ell'i11tereue dei JIIOi o/lo figli. Eppoi Ji 111era1·iglia110 Je i parla111e11- tari godono di Jcar,a fid11cia11e/p11b– blico groJJo, il quale 11011 crede che a1 1 e,·e o/lo figli dia il dirillo di ft1re q11elche pare e J1i<1ce. GAETANOSAI.VEIIINI

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