Nuova Repubblica - anno I - n. 1 - 5 gennaio 1953
6 NUOVA REPUBBLICA RAGIONIDI UN'OPPOSIZIO PRESIDENTE: J: iscritto a parlare l'onorevole Calaman– d rei. 1 e ha facoltà. CALAMANDREI: Onorevole signor Presidente, onore– voli wlleghi, prendo lo spunto da una frase pensosa e grave chç fu pronunciata dall'onorevole Saragat nel suo discorso di ieri, quando disse che nel nostro partito questa legge elet– torale, sulla quale io vi parlo, ha suscitato problemi di co– scienza e casi di dubbio angosciosi e degni di rispetto. Le con– ,idcrazioni che ho l'onore di esporre alla Camera, non solo a nome mio ma a nome di altri sette deputati socialisti de– mocratici, e cioè degli onorevoli Belliardi, Bonfantini, Ca– vinato, Giavi, Lopardi, Mondolfo e Zanfagnini, non corri– spondono all'opinione prevalente nel nostro gruppo, cioè al– l'opinione favorevole alla legge, che vi fu esposta ieri, no– bilmente e chiaramente, dall'onorevole Saragat. Ora, esponendo la nostra opinione contraria, noi non solo non intendiamo mancare di rispetto o di fedeltà al nostro partito; ma anzi intendiamo di fargli onore, perché esso ci dà la possibilità di esprimere liberamente, direi quasi cor'. d,almente, la nostra opinione, senza che per questo noi ces– siamo di essere fedeli al nostro partito. Il nostro partito è veramente LJnpartito democratico. Esso, come tale, ha fede ,opr~tt~tto nella ragione, nella persuasione. In questa possi– bd ,ta d, esporre onestamente diverse ragioni contrastanti, di lasciare d1e certe crisi di coscienza affiorino pubblicamente senza scandalo, consiste la forza democratica del nostro par– tito. Non invidiamo i partiti in cui crisi di opinioni come le nostre sono condannate a rimanere imprigionate e a inve– lenì rsi nel chiuso delle coscienze. Il nostro partito ammette e rispetta la tormentosa eresia e l'onesto deviazionismo; non brucia gli eretici e non impicca i deviazionisti. La nostra democrazia Anche noi, corr.e diceva ieri l'onorevole Saragat, siamo mossi in questo nostro dissenso dal desiderio di contribuire a salvare la democrazia del no tro.paese. E quando parlo di democrazia, non mi vengono tanto in mente gli aridi mec– canismi costituzionali intorno ai quali noi giuristi dissertia– mo, o questa nostra aula dove discutiamo noi, uomini poli– tici; quanto mi viene in mente il nostro paese, il paese vero, il paese vivo, questo popolo vivo (di cui ci parlava poco fa l'onorevole Di Vittorio), che lavora o vorrebbe lavorare e soffre e spera, e al quale la ostituzione ha assicurato una esi– stenza « libera e dignitosa»; questo popolo che vede la po- 1,t,ca da lontano, forse senza rendersi conto della ragione di tanti dibattiti, di queste nostre discussioni che possono sembrargli logomachie, ma che nella politica va iri cerca di idee semplici per orientarsi e per capire: capire che co a si fa qui noi per lui, o che co a si trama qui contro di lui. Questa legge elettorale dovrebbe, dunque, servire, ci ha detto ieri il collega Saragat, a salvare la democrazia. Da quali pericoli? E intanto, che cosa vuol dire, per noi, democrazia? 'J: necessario intendersi, quando si parla di democrazia, per– ché per la parola democrazia accade un poco quello che, a ' quanto mi diceva un collega che fa parte del Consiglio di Europa, accade a Strasburgo: dove tutti parlano in fran– tcse, ma rht1m11pm·le le f rallfflis en Sfl propre lfl11gt1e. E wsì accade per la democrazi.a: come a Strasburgo ciascuno L, intende nella sua propria lingua! Dunque, per noi de– mocrazia politica, come ieri spiegava l'onorevole Saragat, è quella che serve alla trasformazione economica detla so– 'tietà in sen;o socialista senza rinunziare alle libertà poli- tithc. . lo, esprimendo lo st6Sso concetto con parole d1 giurista, parlerò piuttosto, invece che di democrazia « politica », di democrazia «parlamentare»: quella in cui vi è una mag– gioranza che governa il paese, ma vi è anche una oppo– sizione che non solo critica e controlla la maggioranza al potere, ma che ha la possibilità legale di diventare domani liberamente maggioranza a sua volta. Quindi pluralità di partiti, quindi libertà di opposizione. Dove non vi è pluralità di partiti, dove ciascun partito non ha pari diritto di diventare maggioranza, ivi, secondo me, non· esiste democrazia, come io la intendo nella mia iingua. E questa è, del resto, la democrazia che noi abbiamo voluto costruire all.1 Costituente: quella democrazia a fondare la quale hanno wllahorato tutti i partiti allora presenti in quell'aula, compresi i comunisti. Tutti i partiti, allora (dob– biamo credere) in buona fede, tutti per vederla funzionare sul serio, tutti impegnati a difenderla, a difendere non la democrazi~ in genere d1e pu_òvoler dire tante cose, ma a di– fendere questo tipo di democrazia, cioè q11est,1 democrazia. Ora, que,t., democr.,zia può essere messa in pericolo in due modi. Voi ricordate, colleghi socialisti, quel periodo storico, giun– to fino alla vigilia dt:I fascismo, in cui i m.t5simalisti non vo– levano ~entir pari.tre delle istituzioni parl:unt:ntari. Le. isti– tuzioni parlamtnt,tri ,rano rnnsidtrate i,tituzioni « borgh~- Diamo qui il discorso tenuto Deputati il 12 testo integra.le del alla, Camera dei dicembre 1952 da Piero Calamandrei si » e forse averle considerate tali fu allora una delle cause per cui il fascismo poté impadronirsi del potere. Il Lasky, il noto scrittore laburista, quando, prima del– l'ultima guerra, si converti al marxismo, credé anche egli, nonostante la sua ammirazione per le istituzioni parlamen– tari nate nel suo paese, di poter prevedere che il perma– nere di quelle istituzioni non fosse conciliabile con l'avven– to del socialismo al potere; e in un suo libro sulla demo– crazia spiegava, riecheggiando motivi marxistici, che le istituzioni parlamentari, nell'urto con le rivendicazioni dei lavoratori, si spezzano fatalmente in due modi : può avve– nire che la borghesia, le classi abbienti, le classi privile– giate, quando si accorgono, che, per mezzo del suffragio universale, la classe lavoratrice sta per salire al potere, sbarrino la strada al normale funzionamento del voto, adul– terino le leggi elettorali, e alla fine, se questo non basta, ricorrano al colpo di Stato; oppure può accadere che, se i lavoratori riescono, in un momento di estremo slancio, a conquistare pacificamente col voto la maggioranza parla– mentare, siano portati, per mantenere il potere e per im– pedire alla borghesia spossessata di riconquistarlo, a sop– primere colla forza i meccanismi legali che lascerebbero la possibilità di questo ritorno. Cosl il sistema parlamentare sbocca fatalmente, conclu– deva Lasky, in una soluzi'one di forza: a una dittatura di destra nel primo caso o a una dittatura di sinistra nel se– condo. Di questi due diversi sbocchi, di queste due diverse ca– tastrofi della democrazia parlamentare, esistono anche in Europa, in questo momento, esempi caratteristici, a ovest e ad est: a ovest del primo tipo, a est del secondo. Un esempio del primo tipo lo abbiamo purtroppo esperimen– tato anche noi a casa nostra per venti anni. Eppure, onorevoli colleghi, terti11111 dat11r; ed è soprat– tutto in forza di questo esempio confortante che io, pur essendo socialista, continuo a credere nella democrazia par– lamentare, non come un periodo di transizione, non come un espediente temporaneo, non come un ponte per arrivare alla dittatura di s.inistra, ma come durevole sistema di de– mocraz'ia politica, atto a I ermettere la trasformazione eco– nomica di questa società, senza bisogno di rinunzia;e alle libertà politiche. Parlo dell'esempio laburista; il quale, nel suo svolgimento storico nella vita parlamentare inglese, ci presenta due momenti sintomatici ed esemplari: il mo– mento in cui, colla vittoria laburista del 1945, la classe la– voratrice è salita al potere ed in cui le classi conservatrici nulla hanno fatto per alterare e per impedire il funziona– mento del sistema parlamentare e dell'alternativa che è in– dispensabile perché esso funzioni; e il momento successi– vo, che si è presentato in posizioni capovolte sci anni dopo, alle ultime elezioni, quando i laburisti hanno dubitalo che il paese non fosse più con loro e nulla hanno fatto per im– pedire che, con una nuova consultazione degli elettori, la classe conservatrice tornasse al potere. E infatti v1 è tor– nata pacificamente, senza che nessuno abbia pensato a mo– dificare il sistema elettorale; come i laburisti sono sicuri di poter tornare domani pacificamente al potere p :r con– tinuare l'attuazione del loro programma socialista senta che nessuno pensi a sbarrare loro la strada della legalità demo– cratica che li riporterà al governo. Questo è secondo noi il punto essenziale della demo– crazia, del giuoco democratico: « saper perdere »; non tanto riuscire a conquistare il potere, quando si è IT•aggio– ranza, quanto essere disposti a perderlo, quando ci si ac– corge di essere diventati minoranza; non fare nulla di ille– gale o di scorretto per turbare questo alternarsi dei partiti al potere, che è come il ritmo, direi quasi come il palpito del cuore della democrazia, quale ·noi la intendiamo. Questa è la democrazia, a cui noi crediamo; e cl1e si deve salvare in Italia. Un partito che non accetta di esser minoranza Qual i:, oggi in Italia, la situazione elettorale) Lt situa– zione (è inutile cercare di nasconderselo o di sofishare) è questa: la democrazia cristiana, che il 18 aprile cor,qui.,tò legittimamente colla proporzionale la maggioranza asso– luti e quindi il potere, oggi sa che colla stessa proporzionale, non riu cirebbe a raggiungere la maggioranza. a di essere diventata minoranza, ma tuttavia non sa rassegnarsi a la– sciare il potere; vuol rimanere al potere, pur essendo di– ventata minoranza (Co111ment1); questa è la verità, per chi non vuol esser cieco. ( Co111111e11t1). Questa legge, in sé, può anche apparire innocua: un_a soluzione contingente. Le leggi elettorali, si dice, sono epi– sodi che passano, che non lasciano traccia, ,1ppena fatte le elezioni. Ma non è cosl: questa legge è grave per quel che preannuncia, e proprio per questo noi ci troviam_o in q~e– sto caso di coscienza: è un inizio, è la scelta di una v,a. Questa, onorevoli colleghi, è la strada (la prima deik due ipotesi di Lasky) che porta fatalmente al colpo cl, Stato e alla dittatura di destra. Ho sentito parlare, qui e fuori di qui, di un pMtito che, anche quando è minoranza, ha il « dovere », ha la « mis– sione » di governare; di un partito che deve rimanere al governo, costi quel che costi, .~er poter _assolvere _q~esta missione. Io non conosco partiti che abbiano la missione di governare. Nella democrazia parlamentare l'unico titolo per governare, per avere il diritto e. il dovere_di governare, è di essere maggioranza. Io non riconosco in democrazia le minoranze di illuminati depositari di un vero indiscutibile e, per questo, legittimati a governare anch~ se. sono 1~ino– ranze. Nella nostra democrazia nessun partito e depositario della verità. La verità vien fuori dalla discussione, dall'urto delle opinioni, dall'alternarsi dei partiti; e ogni uomo conta per uno. Quando si comincia ad ammettere _che un uomo conti per mezzo uomo o che un uomo conti per due uo– mini, che un voto conti per mezzo voto e che un altro voto conti per due voti, allora il ~iuoco_ democratico . è ~otto, e si è infilata la strada dell'olig~rch,a e del total,tansmo. (111/ermzionifil ce11/roe fl destrfl). Ora, credo- anch'io che in questo momento la demo– crazia sia in pericolo; ma il pericolo lo vedo proprio in questa legge o, per dir meglio, nel fatto che vi sia un par– tito al potere, il quale sa di non essere più maggioranza e che tuttavia vuole rimanere al potere con questo espediente. Certo, con ~uesta legge, se sarà aeprovata, ci riuscirà; ma la democrazia, la nostra democrazia, la vostra democrazia ( Commenti al centro e a deslra), ne uscirà compromessa ed incrinata. Procurato aborto costituzionale Io vi espongo serenamente e sinceramente i motivi che si sono presentati alla nostra coscienza, e che ci hanno por– tato a sentirci contrari a questa legge. Questo disegno di legge, prima di tutto, a noi pare (po– tremo sbagliare) contrario alla Costituzione; ma questo di– scorso è stato già fatto ed è inutile che io stia a ripeterlo per esteso. t vero che nella Costituzione non vi è alcun articolo che espressamente imponga il sistema elettorale proporzionale; è vero che ancl1e altri sistemi . clett_orali, come sarebbe per esempio quello del collegio uninominale, potrebbero corrispondere allo spirito della Costituzione. Ma è anche vero che, quando vi è nella Costituzione l'articolo 48, che tra gli altri requisiti del voto menziona anche quel- lo di essere « uguale », non è facile convincersi che questo requisito sia rispettato da una legge nella quale, col pre– mio di maggioranza, agli elettori di un partito sarebbe da_to modo di acquistare un seggio, poniamo, con trentamila voti, ed agli elettori di un altro partito per acquistare uno - stesso seggio sarebbe imposto di spendere il doppio di voti o qualcosa di simile. t vero che teoricamente si può dire (que ta è una rispo– sta meramente giuridica) che, in astratto, tu..ti i partiti po,– sono giovarsi di questo vantaggio; e, quindi, l'uguaglianza consisterebbe nella uguale possibilità per tutti i partiti di giovarsi di questa disuguaglianza. Ma voi sapete, se par– liamo anche da uomini politici, non da astratti giuristi, che nell'attuale situazione elettorale il pensare che il premio di maggioranza possa giocare a favore dell'opposizione è un'ipotesi assurda; altrimenti la legge non sarebbe stata proposta. (lntermzioni fil ce11troe a de1tra). Questa legge, in sostanza, è il modo per assicurare il voto plurimo a quei partiti che voteranno per questo go– verno; lo spirito dell'articolo 48, se non la lettera, è certa– mente violato. Ed allora, di conseguenza, vengono a trovarsi svisati e paralizzati nella Costituzione tutti quegli articoli che pre– vedono, 'per certi casi, maggioran2e qualificate o speciali; i quali articoli, tutti quanti, quando la Costituente li ap– provò, furono redatti nella intesa che si trattasse cli mag: gioranze di voti uguali, di voti aventi tutti lo stesso peso, d, voti aventi tutti dietro di sé lo stesso numero di elettori. Una quantità cli articoli della Costituzione, se questa leg– ge pnsserà, non avrà piLIsenso, oppure non avrà più lo stesso senso: pensate all'articolo 64, quello che parld delle mag– gior~nze parl~mcntari; all'articolo 83, della maggioranza çhe
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