Nuova Repubblica - anno I - n. 1 - 5 gennaio 1953
Archeologia fascista H o sbagliatÒ=-po--;ta.'Vitto– re:ii alza la testa dal ta– volo e Mondolfo mi ri– volge un'occhiata accusatri– ce dietro le lenti spesse. « Pavolini, proprio qui, vuole trovare Ezio Maria Gray? Eppoi da quando in qua frequenta certe persone? » Spiego l'equivoco. La riunione dei socialisti ha luogo nella stessa ti– pografia (he stampa « Il Naziona-. le ». I socialdemocratici mi perdo– nano e si rimettono a parlare di « tendenze ». Ezio Maria Gray è al piano ~i sopra, piccolo, calvo, grigiastro, con una protuberanza sulla testa che cerca di emulare quella di Mussolini. Quando gli rivelo il nome del mio giornale mi ride in faccia, poi ripete la risata sil– labandola, per farmi capire l' abis– so che esiste fra noi. Faccio un passo avanti, Ezio smette subito di ridere rimanendo con la bocca aper– ta dove i denti non si vedono ma si intuiscono. Il mio cognome produce in lui l'immancabile effetto d1e ha sempre sui fascisti. « Cugino, nipote, figlio, forse? » esclama. « Niente a che fare». « Possibile, eppure gli somiglia». Non è convinto. Vuole conosce– re i miei antenati materni e pa– terni e la sua curiosità ansiosa è placata solo dall'apprendere d1e ho in famiglia due prozii vescovi e un nonno garibaldino. « Ha com– battuto? ». « In guerra ero uffi– ciale di marina». « Avevamo dato all'Italia le navi più belle del mon– do, il tradimento le ha distrutte. Ma non volevo offenderla - ag– giunge - la colpa non è sua ». Riesco a spiegargli lo scopo del– la mia visita. « Lei vuol sapere per– ché uomini come Bottai, Federzoni, Acerbo, Rossoni, Bastianini, Alfie– ri, Cianetti, Delcroix e, senza falsa modestia, Gray, non sono oggi al centro della vita politica, inqua– drati nell' « opposizione naziona– le: », e praticamente non contano nulla. Ebbene, potrei risponderle ma non voglio. Prima di tutto il suo giornale ·farebbe un uso indi– screto delle mie parole, poi vi sono segreti che non si possono rivelare. Le posso dire soltanto (e qui la sua voce si fa allusiva e circospetta) che questo stato di co– se sta per finire e che presto non solamente lei, ma tutta l'Italia sa– prà questi segreti. Quel giorno non soltanto J' « opposizione naziona– le», ma la nazione intera riavrà i suoi veri capi. Oggi è tempo di preparazione e di rimpianto». Gray si prepara facendo il di– rettore, il redattore, il collaborato– re, l'articolista e il correttore di bozze del «Nazionale», che ha la sua sede ufficiale nella sua abi– tazione, e che si distingue dagli al– tri fogli neo-fascisti per un tono più astratto e pacato. B ritenuto più un giornale « storico » che un settimanale di punta e accusato di fare un po' di fronda. Gray per esempio sostiene di poter affermare che Mussolini portava delle brutte cravatte, mentre gli altri giornali gli negano questo diritto. Gli altri grandi gerarchi del fa. scismo non hanno neppure la sod– disfazione di pubblicare un setti• manale. Essi-rimpiangono soltanto. Acerbo rimpiange il suo cavallo Aprutino. Era una bestia ossuta con occl1i sporgenti e opachi che cor– reva per i colori del barone del- 1' Aterno negli anni più felici del regime. Il cavallo non vinceva qua– si mai, anzi il più delle volte ri– maneva al palo o disarcionava il fantino, ma Acerbo non l'ha di– menticato. Acerbo ha un motivo concreto di nostalgia, gli altri han– no rimpianti vaghi che talvolta non superano il disappunto di aver porduto cariche e influenze im– portanti. Spesso vecchi gerarchi si riuni– scono al caffè o al ristorante. Man– giano lentamente e sospirano. Non rimpiangono la dittatura che non potrebbe essere se non l'implaca– bile regime comunista o un governo neo-repubblichino; il quale avreb– be l'opportunità di rinfacciare a molti ex-gerarchi l'abbandono del– la « causa » il venticinque luglio e magari istituire un nuovo processo di Verona. Non rimpiangono nemmeno Mussolini, verso il quale molti ex– gerarchi hanno antichi motivi di rancore. Non sanno perciò che rim– piangere. Alla fine dei pranzi si– lenziosi, qualcuno ripete l'elogio funebre di camerati defunti, altri rievocano il periodo « glorioso » della campagna d'Etiopia quando il Mediterraneo era divenuto final– mente il « mare nostrum » e I' or– gogliosa flotta britannica fu inchio– data nella sua base di Alessandria, dalla minaccia spavalda di cento giovani eroi pronti a tuffarsi su quegli scafi odiati con tutto il ca– rico esplosivo dei loro aeroplani. (I gerarchi fingono di dimenticare che gli aeroplani erano vecchi Cani Z fatti di tela e di spago, chiamati dagli stessi piloti con il nome po– co lusinghiero di « mamma– aiuto »). I vecchi gerarchi rimpiangono anche gli altri aspetti delle « belle guerre» del regime, nelle quali sess:rnta giorni di permanenza in retrovia davano diritto a una croce di guerra, ottanta giorni a due cro– ci, novanta a una medaglia di bron– zo e centoventi a quella d'argen– to. Le medaglie d'oro erano più rare, ma non irraggiungibili, tanto che anche gli africani potevano concorrervi e uno di essi, il « mun– taz » Hamed, ne ottenne una. Il ricordo delle colonie perdute fa battere il cuore a questi patrio– ti, per i quali « colonie italiane» non erano soltanto quelle fissate dai trattati internazionali e colorite in verde negli atlanti geografici, ma la Tunisia, l'Algeria, l'Egitto, il Sudan, la Palestina, l'Irak, la So– malia « ex-britannica » e, per i più ottimisti, anche la Turchia. Per molti gerarchi il vecchio « impe– ro » era una semplice base di par– tenza: l'Italia non poteva accon– tentarsi della Libia e dell'Etiopia (« uno scatolone di sabbia e uno scatolone di sassi non sono e non saranno mai l' imperç » mi disse una volta un vecchio gerarca); la meta da raggiungere era il pos– sesso di tutta la « quarta sponda», da Suez a Gibilterra. Forse il dominio più rimpianto NUOVA HEPUBHLICA Documculo archeologico è quello del Dodecanneso. A Rodi si respirava aria d'impero, di cro– ciate, di guerre mitridatiche, di intrighi bizantini, di lotta contro gli infedeli, di ribelli legati alle bocche dei cannoni o fatti rotolare in botti chiodate. Quando era go– vernatore in Egeo, De Vecchi, ar– mato di moschetto, amava correre in « balilla », al tramonto, verso i confini meridionali dell'isola. Ar– rivato in riva al mare, scendeva dal– la macchina agitando l'arma e pro– nunziando roventi minacce contro Cipro, Alessandria e la flotta in– glese. Risaliva poi in automobile e si portava nella parte orientale dt Rodi, di -fronte alle coste rocciose della Turchia, dove ripeteva gli stessi gesti e le stesse parole, ma con un tono di maggior disprezzo. Muti, la cui memoria è venerata fra gli ex-gerarchi, scelse lui stesso Rodi come destinazione di guerra e vi soggiornò lungamente, trascor– rendo tutti i pomeriggi, dopo la «siesta», nei caffè del lungomare, con il berretto gettato all'indietro e il petto tutto azzurro per l'innume– revole quantità di nastrini appunta– ti sopra la « sahariana ». Un altro rimpianto dei vecchi gerarchi è costituito dal disinteres– se della stampa per le loro persone. Essi vorrebbero rispondere con ri– sposte scritte a domande scritte con– cernenti « la funzione dell'Italia nell'Islam» o « l'impiego tattico dei bersaglieri nella guerra atomi– ca», ma non vogliono pronunciarsi sui problemi attuali di politica in– terna ed estera Alfieri, a Milano, rimpian– ge le divise candide, i pugnali damascati e i guanti alla moschet– tiera ·che gli valsero il soprannome di « cupido del regime». Lando Ferretti, a Firenze,torna con il pen- siero ai suoi discorsi in memor.ia dei morti della guerra · I 5•18 pro– nunciati nei paesi toscani, davanti ai monumenti dei caduti. Delcroix rimpiange la festa del– lo statuto e le parate militari di– rette dal generale Maraviglia, il cui aspetto straordinariamente mar– ziale riusciva a nascondere la sta– tura piccolissima (poco più di un metro e cinquanta). Nel sole tiepi– do delle Cascine, dopo la banda dei carabinieri, i fanti, la caval– leria, la milizia e i pompieri, sfi– lavano i mutilati e i ciechi, in tri– ciclo o guidati da cani, con vestiti neri, cappelli neri, occhiali neri, e camicie nere. Delcroix, avvertito dai vicini, sorrideva allora ai suoi « compagni di sventura » e pronun– ciava parole che infiammavano gli ascoltatori e concludevano la festa. Anche se lo volessero, i gerarchi hanno scarse possibilità di rien– trare nella vita politica. I giovani neo-fascisti del M .I.S. non li amano e sono' divisi da loro non soltanto per motivi ideologici, ma anche per ragioni di età e di tempera– mento. I giovani missini amano l'ardi– mento, sognano glorie, rivincite e amori. Nei loro coociliaboli più ,r.:– greti non si pada soltanto di pu– gnali fra i denti, bombe a mano, baienette, guerre sante, missioni, imboscate, mutilazioni, nastrini az– zurri e uomini-siluro. Molti giovani neo-fascisti possiedono la « topoli– no » e la sera coppie missine tra– scurano l'Idea Nazionale per fatti personali. Qualche volta aspiranti eroi e madri di domani concludono i loro amori davanti ali' altare e una sposa in bianco, con un com– pagno in grigioverde-salò, passano tra due fila di saluti romani incli– nati come le sciabole degli ussari di Pomerania. Fra i vecchi uno soltanto è ama– to veramente dalle nuove leve neo– fasciste ma non è un gerarca, è lo scrittore Giovanni Papini, il solo, affermano i missini, che sa com– prendere la gioventù italiana d'og– gi. Quando a Firenze, un gruppo di giovani si recò dal « maestro » con il volto amaro per un insuc– cesso della squadra nazionale di calcio, Papini non provò il minimo disappunto. « Non sapete - disse - che l'Italia vince sempre, anche quando perde? ». PAOLOPA\'OLINI CRONACHE delle libertà italiane OOLONIZZAZIONE COMMJSSARJATO NAZIONALE DELLA GIOYENTtr ITALIANA Circolare 11. 39 Prot. 04233 S. 1. Roma, J giugno 19)2 Ai Sigg. CommiSJari Provinciali della Gioventù Italiana. LORO SEDI La necessità di coordinare r a5sisten– za climatica nelle colonie estive, ripar– tendo i compiti nel modo più rnnsoM ed utile, ha indotto questo Commissa– riato Nazionale a stipulare una con– venzione generale con la P,ntiJiC1a Commissione di .Assistenza sulla base delle seguenti condizioni : 1 • Le rnlonie, be11,hé geuiie dalla P.C.A., avranno sempre il titolo della « Gioventù Italiana », I• quale richiederà direttamente eventuali con– tributi alle autorità dello Stato o ad altri Enti. 2 - La gestione della P.C.A., del– le colonie della « Gioventù Italiana» avrà inizio dall'estate 1952. 3 • La G. I. provvederà alla attrezzatura delle colonie, agli impian– ti ed alla manutenzione di questi, nonché alla fornitura del corredo per– sonale dei bambini e dei grembiuli ed uniformi di servizio per il perso– nale dirigente, assistente e di governo. 4 - La P.C.A. userà con cura il patrimonio della G. I. adottando tutti quei provvedimenti atti ad evita– re rotture e danneggiamenti che, se attribuiti a negligenza n ad incuria, resteranno a suo carico. S - La P.C.A. provvederà per la scelta del per~onale dirigente, assi– stente ed inserviente delle colonie e si varrà di quel personale G. I. che, a giudizio del Commissario Nazionale G. I. e delld Sede Centrale della P.C.A., ha già aato buona prova in Colonie precedenti. La G. I. provve– derà per i custodi delle colonie. 6 - I.a P.C.A. si impegna a che la confezione dei pasti sia regolato da una tabella dietetica che garantisco almeno 2500 talorie giornali,·re per bambino. ·7 - La G. I. rimborserà alla P. C. A., per le spese inerenti a riascuo bambino, uoa retta pro capit~ gio,• nalièra di L. 350, comprenJP.nte an– che il vitto del personale. Gli even– tuali quantitativi di viveri assegnati alla A.A.I. saranno computati alla de– trazione della retta procapite. I.a P. C. A. svolgerà tutto il suo interessa– mento per ottenere dette assegnazioni. 8 • AJJ•assistenzasanitaria e ..Ila fornitura dei medicinali necessari in colonia, sarà provveduto dalla P.C.A. 9 • La retta di rimborso. sarà soggetta a revisione nel caso di va. dazioni superiori al 10% in più od in meno sulla media complessiva dei prezzi vigenti alla data della presen– te stipulazione riferentesi ai seguenti generi: pane, pasta, grassi, carne, sa– lumi, verdure, frutta, zucchero. IO - La retta procap1te copre tut– te le spese del vitto, materiali di pu– lizia, lavatura biancheria, medicinali di consumo ordinario, retribuzione al personale e contributi relativi, assi– stenza medica, spese generali varie. Ogni altra spesa non prevista dalla presente convenzione dovrà essere con– cordata tra la G. I. e la P. C. A. li - La G. I. provvederà alla as– sicurazione contro gli infortuni per i bambini e per il personale ed a ri– chiedere ai medici Provinciali l'auto– rizzazione alla riapertura delle colo– nie. 12 - La P. C. A. dovrà, in ag– giunta al numero dei bambini inviati dalla G. I., compatibilmente con la capienza della colonia, inviare nelle colonie G. I. propri bambini fino a un massimo del 20% versando per ogni bambino spese per uso corredo · personale, attrezzatura ed impianti. 13 • Per i bambini inviati dalla P.C.A., la Pontificia Commissione stes– sa provvederà alla richiesta dei con– tributi A.A.I. e A.P. Qualora per ragioni di ordi:ie fi. nanziario ed organizzativo la Gioven– tù Italiana non ritenesse di inviare in colonia ragazzi da essa stessa re– clutati, i posti relativi saranno tutti coperti dalla r.c.A. alle condizioni di cui al paragrafo precedente. 14 - Il 50% dell'importo delle rette stabilite sarà versato dalla G. I. alla P. C. A. all'inizio di ciascun turno. Il rimanente · SO% alla fine del turno. Lo stesso criterio sarà usa– to per il versamento delle quote di rimborso da parte della P.C.A. alla G. I. P. 1111 a11Jen1icotrapauo di /,o/e,·i: lo Staio rinuncia a valerii di 1111 pa1rimo11ioimmenso, destinalo al/'aJ– JiJJenza Jo<iale, per affidarlo 11elle mn11i della P.C.A., cioè di 11110 Stato Ilranie,o. Di fro11/e a 1111provvedime1110 d, la/e gravità, tht <oJa pt111a110 i <o- 1idde11i partiti minori, <intodi della libertà e della laidJà dello Stato? for– u cht, lraJJando1i 10/tanlo di passag– gio di gestione t non antora di tra– sferimento di proprietà, biiogna cow- 11n1ar1i dtl ~ meno peggio? ».
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