Nuova Repubblica - anno I - n. 1 - 5 gennaio 1953

10 UOVA REPUBULICA OPlNlONl E CONTRA 1'1 Il compagno _nascosto ~~no o:;uidue p1:lt1J dell.1 h1Janna un roco di libertà da una parte e un poco di socialismo dall altra sia rnmplc– tamente infondata. La bilancia ha un piatto \Olo ~ul quale non ;i può buttare che souali– smo: l'indice, spostandosi, scgner.ì Oolòj1 sempre crescenti di libertà concreta. Alla le11ei·t1 p11bblicatt1 sul « Ponle » da U. Alf11uio Grimt1ldi, 10110 il li– tolo Lettera al compagno nascosto, risponde Renato Tisato che t1f,parlen– ne al P.C.I. fino al 1949: Pavia, nO\'embre Caro Grimaldi, vedo che, in una lettera aperta pubblicata ne « Il Ponte», tu parli di me come di uno che, per un certo tempo, a,•rebbe « gironzolato at– torno alle idee » del socialismo demo– cratico. Ti è noto come andarono le c<ise: dopo il mio siluramento per « devia– zionismo » da parte della federazione comunista di Verona, il destino, sotto forma di impegni professionali, mi portò a Pavia. Conobbi te e qualche altro socialista: eravate gli unici col– leghi coi quali fosse possibile discor– rere, trovandoci sulla stessa pbttafor– ma, per lo meno riguardo ad alcun i motivi: laicismo, opposizione al go– verno, antifascismo e avendo in co– mune un generico orientamento m3r– xisteggiante nell'impostare i problemi sociali e . politjci, D'altra parte l'esperienza fatta nel– l'ambito della federazione veronese del P.C.I., dove, per ragioni personali che in buona parte neppure adesso riesco a comprendere, era stata « co– struita >> una satira di processo, senza prove, con capi d'accusa fanta~tici, con una procedura strabiliante, mi aveva scottato a tale punto da farmi tendere l'orecchio a quanto si diceva in quegli ambienti sulla cui porta era <icritto,accanto a « socialismo », « de– mocrazia». In realtà si trattò di un . imp,ùso sentimentale, più d1e altro, e, chissà, forse, di una inconfessata sper.mza. La storia era lì a parlare dei folli– menti a catena; la dialettica era lì a dimostrare la necessità ferrea dej fal– limenti stessi, ma perché non avrebbe dovuto la realtà affermare qualche cosa di nuovo? Ma quanto ho visto in questi anni di solitudine silenziosa ed attenta ha riconfermato ciò che lo studio della storia e della dialettica marxista mi aveva insegnnto negli anni passati. Non entro nel merito delle questio– ni particolari alle quali ti ricolleghi nel tuo scritto. La domanda che, di volta in volta, io ti ponevo e che ti pongo ancora è questa: • Serve tutto ciò a portare avanti di un passo, lun– go la via del sociaJjsmo? ». Tu accusi i « compagni nascosti». Affermi che bisognerebbe che tutti gli sfiduciati uscissero dall'ombra, entras– sero nella socialdemocrazia, ne faces– sero virare a sinistra lo scafo .... Sono d'accordo con te quando af– fermi che un organismo politico è quale lo fanno essere gli jndividui che lo compongono. Ma c'è un limite oltre il quale pensare di modificarlo «dall'interno» è pura illusione. Io chiedo: « Cosa intende il par– tito socialdemocratico per socialismo? Cosa per democrazia che non sia so– cialista? Ritiene, insomma, che i termi– ni socialismo e democrazia possano sussistere separatamente e che ognuno abbia un senso compiuto in sé stesso e che fra loro non esista « unità » sibbene « possa » esistere « unio1,~? ». Io, per socialismo, intendo quella forma di organizzazioneumana in cui ognuno possa e debba dare in misura corrispondente alle sue capacità ed ab– bia una ricompensa proporzionale al 1uo rendimento, p.rtendo da una ri- compensa minima sufficie:-ntcalla rea– lizzazione di un tenore di vita deco– roso in relazione :il grado di sviluppo della ternica. Ebbene: ritieni che si possa, qua– lora questa sia la meta, non dico accordarsi col capitalismo borghese, ma anche solamente discutere urca la possibilit.ì o meno di un simile accordo? iamo a quel tal limite di cui parla\·o sopra. Eppure l.l « sinistra >> socialdt:mo– cratica. spend~ le proprit: energie non già per lottare contro i borght::ii ma per con,·inccrc e destra. e centro ~< so– cialisti » { ! !) <lcll'opportunit:ì di un (Onnubio col rnpitalismo. « Ma >> tu mi rispondi « si tratta <li salv,re la democrazia e la libe<eà ! » Eccoci al punto cruciale. Io, come storicista, credo al valore puramente storico di ogni dottrina che pur creda e definisca sé stessa come \ venie significato extratemporale. Come storicista marxista credo che la base di ogni «valore» e di ogni « idea » sia nella struttura della real– t:ì storica umana, cioè nel complesso di forze e di forme organizzative che mirano ad appagare i bisogni elemen– tari dell'uomo: il cibarsi, il vesursi, il ripararsi dalle intemperie in una abitazione. Pertanto non credo né alla democrazia « pura » né alla libertà « pura >>. Penso che ci siano tante for– me di democrazia e di libertà quante sono le « strutture » possibili: per– ciò in una società divisa in classi non possono esistere che la democrazia e la liberi:, della classe dominante. Il fatto poi che la filosofia di una certa epoca, cioè della classe dominante in quell'epoca, tenti di attribuire un si– gnificato « assoluto » a quei valori ed a quelle idee, appare logico se si pensa che ogni classe al potere si sforia di ronservare tale potere indefi– nitamente. Platone ed Aristotele attribuirono un valore «assoluto>> alla schiavitù; S,. Tommaso attribuì un valore « asso– luto» all'asservimento dello Stato alla Chiesa ed alle persecuzioni contro gli eretici. Oggi noi viviamo in regime bor– ghese: la libertà e la democ~azia del nostro tempo sono la libert:ì e la de– mocrazia di una società in CW ia bor– ghesia, cioè il denaro, detiene il po– tere. Noi siamo governati da funzio– nari bori:hesi, da parlamentan bor– ghesi, da giudici borghesi. Parlare di « democrazia pura >> in queste condizioni è usare violenza al buon senso e alla storia. Che significa vantare la « libert.', di stampa » quando le migliori tipogra– fie e i grandi depositi di carta sono nelle mani dei capitalisti? Per il regi– me borghese la libertà di stampa è la libertà di usare della ricchezza per fabbricare ed orientare a suo vantag– gio l'opinione pubblica. Che significa vantare la « libenà di riunione» quando tale libertà ,iene concessa agli scherani della tirannide mentre si varano legsi repressive con• tro le organizzazioni sindacali ope– raie? Che significa « libertà di istruzio– ne » in un paese che stanzia miliardi per la guerra e lascia milioni di abi– tanti senza edifici scolastici e senza maestri? Potrei evidentemente continuare. << La libertà » scriveva Lenin « è una grande parola, ma sotto la bandiera della libertà dell'industria si sono far. te le guerre più brigantesche, sotto la bandiera della libertà del lavoro i lavoratori sono stati costantemente de– rubati». LA. ()A.RROZZA. DEL Pensano veramente, i socialdemocra4 tici, di potersi inserire nel governo borghese, spostandolo progressivamente sì da farne uno strumento di tr•~for– ma,ione della società? Nessuna classe è mai giunta al po– tere con l'aiuto della classe che do– ,·eva essere spodestata e la borghesia, che oggi ostenta una sensibilità raffi– nata e inorridisce ogni qual volta, da sinistra, viene un accenno all'azio• ne diretta, nor fu c<rto altrettanto schizzinosa nel t789 quando si t;attò cli spazzare gli ultimi residui dei pri– ,·ilegi feudali! Né, d'altro canto, la borghesia s1 fa riguardo di ricorrere al macello di milioni di individui allorché, giunta alla fase imperialistica del suo svi– luppo, si trova a dovere scegliere fra l'alternativa dei fallimenti e quella della guerra per la conquista dei mer– cati. E neppure sente ripugnan,a a strapparsi la maschera allorché, sul fronte interno, giudichi pericolosamente rafforzato lo schieramento del so..i.1li– smo: gli ultimi trent'anni non hoMo forse visto, in tutto il mondo, i « de– mocratici » buttar a mare in rnodo esplicito e ufficiale (con tanto di giu– stificazioni • filosofiche ») tutte le c!as– siche libertà, per assumere i·aspetto brutale e violento del fascismo? .8 chiaro che, se mai, i termini d•· mocrazia e libertà cominciano ad ave• re un significato più ricco di conte– nuto uni,·ersale, solo quando, esau– rita la lotta di classe, tutti potranno e dovranno produrre in base alle ii– spettive capacità, traendone un com• penso proporzionale, cioè solo qu.m– do sarà realizzato il socialismo. Pertanto mi pare che l'eterna di– scussione dei socialdemocratici (parlo di quelli in buona fede) che, novelli alchimisti, con infinite precauzioni do- La crisi della socialdemocrn,i,, è dovuta a questo fonci1mcntalc ,·qui– voco. · Perciò, in primo luogo, è in– dispensabile w1a chiarifica;,ione sul piano ideologico: non si tratta di tro– vare « piattaforme » comuni fra dc• stra e sinistra in un gioco int.ric.uo e sottile di moLioni e di frazioni; uun si tratta nemmeno di realizzare un programma minimo di riformuccie in4 ~annatrici possibili oggi, qui. 1 tratt.1 puramente e semplicemente di nrars1 ai principi e di identificare, su quc<ta base, i programmi concreti, le forme organizzative, Je mete da rnggiun4 gere. Mi son tenuto volutamente so– pra un piano di puri concetti, ma parlo a chj troppo bene conosce gli infiniti riferimenti che sarebbe pos– sibile trovare sia neIJa storia, remota e recente, che nelJa situazione pol1tic.:1 1 mondiale e italiana, presente. Mi basta, per ora, .::tver chiarito per– ché, 3vendo stimato e stimando 1ut4 tora coloro che 'in buona fede lot– tano per il socialismo e la democrazia, non ho potuto che • gironzolare attor– no alle idee » dei vari partiti socia! democratici. ....Come? mi chiedi ixr– ché, con simili idee, non ritomo al P.C.J.? Vedi: un tempo, ali'inizio dell'età moderna, accadde che I' inven– zione della stampa e della carta, ren– dendo agevole la conoscenza dirett, di opere fino allora precluse di pi,,, fece sì che milioni di buoni cristiani, lette le Sacre Scritture, scoprissero, con sbalordito sgomento, che altro cr., il Cristianesimo, altro la Chics., Cnt– tolica Romana ... ! Io non sono, per ora, con Lutero, ma ci tengo ad as)i4 curarmi che colui col quale mi confid~ non sia un uomo del Cardinale Bd– larmino ! Ma anche di ciò si potd, .;e mai, parlare in seguito. Cordialment. ss. SACRA.MENTO

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