Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

dS6 NUOVI QUAOE.RNIDI GIUSTIZIA E LIBE.RTÀ L'altro era uno scanzonato tenente degli alpini, pittore di profes– ~sione, dotato di eccezionale rapidità di riflessione e di decisione, •;capace di dominare, almeno fino a un certo punto, anche l'impe– l'UOSO compagno. Gli altri gruppi erano sparsi in Val So.: 1.na, nella .mna di Sale Castelnuovo, e in ·,quella di S. Colombano sopra (.'uorgnè. Fu costituito anche un Comando Militare accentrato, affidan– <lolo ad un colonnello. Passarono i primi mesi, la guerra rista- 1Jnava e si cominciò a profilare la tragica difficoltà della lotta. 11 -g-ruppo <eNicola)) di Forno Canavese, aveva subìto un primo ra- -:-.trellarncnto ed aveva avuto dei morti; ,,i erano stati atti magnifici di valore, ma il reparto nel suo complesso non aveva retto all'urto. l.,a zona di Cuorgnè non era stata toccata. Gli ufficiali svernarono negli albèrghi e i partigiani semplici passabilmente acquartierati. Però si capiva che non sarebbe durata. It maresciallo cui si è ac. ·ccnnato disarmava troppi militi, fra cui il Presidio della Forestale di Ri\-arolo. cd era stato soprannominato il Diavolo Nero. C'era -da attendersi una re3.zione. li complesso eterogeneo di questo pri– TTIO partigianato canavese fu messo in crisi dalle dimissioni dt•l colonnello che aveva funzioni di comando, dimissioni provocate da auriti e difficoltà varie che è facile intuire come potessero sorgere ln una tale atmosfera. Torino si preoccupò della cosa, intervenne Braccini e rabberciò la situazione affidando il comando al comandante del Lanzo, un ca– pitano, che si recò a Cuorgnè, tentò di sanare i vari dissidi locali, nominò un suo sostituto in zona e rientrò. Braccini sapeva che si trattava solo di un palliati,·o ed individuava il male alla radice, nella mancanza di elementi politici capaci di unire e cementare le volontà in uno spirito rivoluzionario. Ma prima che egli potesse provvedere. pensarono i repubblicani a semplificare la situazione. 11 3 marzo si instal\arono a Cuorgnè, e Ribordone, la Val Soana, Alpette, San Colombano, Prascorsano furono mèta di successi\·e puntate in forze. L'impalcatura mal raffazzonata si sfasciò quasi "'('Ompletamente. A Ribordone furono fatti prigionieri, e fu cattl.1rato "Pressochè tutto l'armamento. Non si combattè quasi, fuorchè sulle pendici sovrastanti. Altrove i vari gruppi si sganciarono senza -combattere, ma disordinatamente. Solo a Prascasano \ i fu un bre· ve scontro con forze di H Nicola l) accorse di rinforzo. Sui camions -dei repubblicani c'era un partigiano prigioniero, che tentò di ap– profitta.re della sparatoria per fuggire, e. fu freddato. Si chiama':;t Domenico De Palo. Ave\a partecipato poco prima ad un colpo au- 4Clacissimo, assieme al Diavolo Kero e a quel tenente degli alpini ,che comandava il gruppo di Feletto: la liberazione dall'ospedale ~i Cuorgnè di 3 feriti catturati a Ribordone. Tutto era andato a meraviglia, ma De Palo reduce dall'impresa era andato a cadere in una pattuglia nemica. Il giorno successivo era ancora il Diavolo :Nero a scontrarsi coi repubblichini mentre transitaYa in macchina

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