Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

_l'-'}2'---------'N'---'U--'0--'VI_Q;,_:_UADE.R\I DI CIUSTLZIA E LIBERTÀ f\nchr noi, senza. cl1t· lt· radio cd i giornali nr parlnssero. sen– za rhc- il mondo ci seguisse, dov<:mmo affrontare la ll(>Stra crisi, mentrt.· .tullo il nen·ssario ri mancava. mentre tedeschi e fascisti string-cvano sollo minacciosi e l'inverno entrava nrl suo pC;riodo più de~olato. Anche noi fummo uniti e decisi, ancht· da noi si la– von) prr il domani, per -.;postare il peso della bilanri~1 a nostro favore·. 11 nostro gon~rno. rappresentato dal comando centrale di To. rino, a somiglianza di quello del grande popolo. lavorò senza ri– sparmio cercando di procurarci t· denari e armi, mandando i suoi uomini fra di noi. Essi non giung-evano in aeroplano, ma su bi– cidette scardinate. piene di neve e di fango. Lavorammo veramen– te t·on passione e sempre con la ccr1e27.,adi riuscire. Incominciò la gente ad apprezzarci ed amarci, i contadini a rcg-alarci il vino e la pag-li~,. i commercianti ad aiutarci nei 'tra– sporti, gli artigiani ad offrirci il loro lavoro. I calzoni erano sempre s.trapp:ui, i pidocchi _sempre più nu– merosi, le munizioni ,;;emprc· !->C''.lrst, il nostro nunwro ancora csi. guo. ma c'era da mangian.• all'ora dei pasti e da dormire nella not– te. J distaccamenti si Crano fis~mi al suolo e formavano sulla di– stesa enorme delle Langhc una ragnatela esile cd appena visibile che il Vl·n10crrca\"a ancora di scardinare e distruggere. E finalmente , edcmmo noi roi nostri occhi e seppero a Torino dalle: nostrl· lettere che.: tutto il la\'oro di ricerca e di collegamento teso a porn• un legame con k forze alleate aveva ottenuto un ri– sultato: in una notte di metà g-c•nnaio il primo quadrimotore alleato avcv..i k1ncia10 ~u\ campo di Roddino un carico di armi e di ve– stiario. Il primo di un~, numerosa serie di lanci. Era una massima del vecchio esercito quella di dire rhe i sol– d.lti ,criticano sempre i loro comandanti, riducendo così l'atto di accusa ad una semplice e maniaca manifestazione di un ineducato spirito collettivo. Ma noi, dopo l'esperienza di questa guerra partigiana, pos– siamo brn dire che i soldati criticano i comandanti che lo meritano. Noi non ci atteg-gia1nmo mai coi nostri dirigenti ad eroi della prima li1wa perchè sapevamo dH· erano anch'c~si sul limite in cui si muore·; perchè sapevamo eh(', se mai, la nostra morlt,.cra cnto più dolce e· bella della loro, ptrchè- li vedevamo pallidi e stanchi. 1 nostri comandi erano con noi t non nelle rctro,·ie, in Piemonte e non a Roma. in Torino e non in qualche villetta nascosta o segreta. Certamente un'idea li ml,O\C\"a e li sping('va, In stessa che muov('va e spingeva noi, ma le buone idee intisichiscono sen7.a buoni uomini. L'idl•a che ha cercatogli uomini<· _gli uomini che k hanno dato corpo. -Questa è la forza e l'esst·nza del movimento Giustizia e Libl·rtft. Così pott'mmo arman .. · i nostri partigiani, vestirli e calzarli,

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