Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

128 NUOVI QUADERNI DI GIUSTIZIA [ UBERTÀ tare la nostra roba, le nostre armi. le munizioni, come passare fra i tedeschi cd i fascisti. dm·e dormire, dmT mangiare? Era pos– sibile 1112i che una nrnssa imponente di partig"iani restasse inse– r?'nalata? E se ci avessero attaccati? Giocm·.-rn10 una carta vera– mente grossa. l'n attacco nemico in pianura significan1 con ogni probabilitl1 lo sfasciamento di quei reparti che con tanto sacrificio erano stati cr(·sciuti, significa,·n la morte per· molti, la perdita di quelle armi eh<.: amammo nella ,·ita panigiana con una intensità esasperata. :\la una cosa d era di bello nello spirito partigiano: quando ci si era decisi, si anda,a a\'anti senza più indugiare, tra– scinati qunsi da una ,·olontà superiore, fiduciosi in qualche cosa che non si sapc,-a ben cldinirc, ma che csislCYa: (( .\i è el cliu di ciucc, ma i' è anche cl diu di panigian )), dicevano gli uomini. Ed era vero. Il dio dei partigiani era b loro \·olontà. la loro certezza cli combattere per una causa giusta per cui si pote\·a anche lasciare senza troppe PS~tazioni la pelle, era l'amore che ·portavano alla loro banda, :dia loro brigata ed alla loro divisione, a quel G.L. sbiadito e graffiato che sta,·a sull<.;loro giacche, ai compagni che camminanrno al loro fianco. ai comandanti che camminm·ano alla loro lesia. Ed allora col nostro Dio si potc,·a ben partire nella notte del 1° gennaio per le Langhc. Cinque b[,ndc si mossero, una notte dopo l'altra. La storia dell'una è la storia di tutte le altre. Camminavano tutte nella neve sotto il peso degli zaini e delle armi. Per questo. raiccontando quello che fu il mio ,·iaggio, sento di non far torto a tulti gli ;i.Itri compctgni. La ,·al \'crmenagna in,·iavn una banda col comandante di bri– gata h·ano, la Cesso' una con i-\t1ilio. la Grana un'altra con Gian– netto, la \'araita la I TI con :\lario, la ~Taira qurlla di Gildo. Con questa che do,·e,·a partire la notte di San Sihestro mi unii. La banda do,·e,·a giunger<.· da'lla sua sède, (( Rameis H quasi ai confini della Francia, a PradleYC's a mezzogiorno, per scendere a notte in pianura. I programmi non tengono mai conto del ghiaccio che P sulla strada. del mulo che roYescia il carico, della marmitta che rotola sino al Yallone, ma la banda di Gildo ne tenne conto arrivando do– po nove ore di marcia a Pr.1dlcn_,5 che giit annotta, a. La banda di Rameis. ultimo pa<.,se dPlla terra. Gli uomini erano infagottati in• giacche militari pre~e nel deposito di Prazzo otto mesi avanti, al– cuni aYc,·ano calzoni di tela. i pili IP scarpe quasi sfasciate, Solo i mitragliatori ed i fucili erano puliti, non gli uomini sporchi e im– pidocchiati. Stanchi mangian1110 la loro prima colazione alle selle di sera e stanchi alzarono gli occhi quando Gildo disse loro che bi– .sogna,·a fare ancora 40 chilometri prima che sorgesse il sole. Se qualcuno non si sentiYa pote,·a restare. ma nessuno si senti,a di lasciare la banda· . ..-\ lle otlo la colonna dei cinquanta uomini si mise in mm·irnento. Lunghissim:1 ci pan·e perchè mai prima di allora

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