Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

Ulli COMBATTIMENTOIN ALTA MONTACNA 111 ro fu decisivo. Qualche tedesco cadde e rotolò nella neve i gli altri si precipitarono in basso sulle posizioni di partenza. Il mitragliere, mirarolosanlC'nte illeso, ritirò l'arma sulla sua postazione. Erano le tredici; ancora qualche ora e i tedeschi avrebbero do– Yuto ripiegare per non lasciarsi sorprendere dalla notte in monta– g-na. In alto il cielo si era squarciato per larghi tratti; i raggi di quel sole primaverile scendevano salutari come un augurio di vit– lori:i. Negli uomini era nata una fiducia nuova, in sè, nelle proprie anni, nella montagna. Dopo una pausa, la battaglia riprese ancora t~rcanita, sotlo una "alanga di fuoco. Dall'altura inespugnabile, le armi dei partigiani rispondevano, sicure e precise. AItri tedeschi rotolarono sulla neve e incominciarono a trascinarsi verso il basso. Qt,alcuno non si mosse più. La vetta del Viridio era sempre pili lontana e fatale per il nemico. Nei difensori crebbe e s'ingigantì In fiducia in sè, fino a diventare temerarietà. Lo scacco nemico in– rominciava a delinearsi. Improvvisamente nell'aria scoppiò un razzo; poi un secondo_, un lCr70. Un urlo incontenibile, più forte del rombo delle mitra• !.:!liatrici, echeggiò sulla montagna. I tedeschi si ritiravano! Era la vittoria l La vittoria di quel pugno di uomini contro un ne-miro almeno "enti volte superiore. Giù per quella china fa1ale, da una roccia all'altra, tuffandosi nella neve, rotolando lungo le scarpatt·. in una corsa insensata, inseguiti dal fuoco micidiale e dalle urla dei vincitori, i tedeschi fuggivano. Fuggivano pazzamente i boriosi soldali del Reich, da quella montagna maledetta, dall:1 rr,orte. Dnl fondo del vallone sfogavano la loro rabbia impotente le mitnglia– trici rimaste a protezione. Nell'ebbrezza della vittoria, gli uomini ckl dis1·;rcamento u Viridio II dimenticaronJ il freddo e la tornwn1:i drlla notte precedente, dimenticarono che da due giorni non a\'C:– v.1110manginto quasi nutla. Non vedevano altro che la fuga disor. dinata di quei superbi Alpenj3.ger. Si abbracciarono a vicenda in uno slancio di incontenibile gioia, contenti di essere rimasti al loro posto. La montagna, la grande casa dei partigiani, pur colle sue bu– fere, colle sue notti gelid~, colle sue nevi, colle sue valanghe. colle !-Ue nebbie insidiose, aveva vinto. Mentre i venti uomini del \'i– ridio sfilavano cantando lungo la cresta, dietro il Colle del Mulo, il sole si tuffava in un mare di nubi rosse. Dùl Vzi.'lnnc di Valra– \'Crn, l'ombrn :idda saliva lentamente. Nino l\lonaco.

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