Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945
VJACCIO ATTRAVERSO LE MONTAGNE DI CASA NOSTRA 105 la vista di <7ueidisgraziati che nssiste,·ano muti alla rovina di tutto quello che aYe,·ano. la consape,·olezza di nulla poter fare per aiu– tarli, ci commmeva e ci inaspriva. Ci guardm·a~,o l'un l'altro im– pacciati. come sc ci sentissimo responsabili della rovina chC' si era abbattuta su quelle famiglie. E un ,·ccchio mi disse quello che avevo già sentito dagli abi– tanti della Val Stura. della Val Gesso. dalla Val Grana e di tulle le valli quando le loro case erano state bruciate ed i loro ;:irmen1i rubati: <1 Questo è ancora il meno ... ~Ifa la pagheranno! 1)_ Quella notte tra"ersammo la Vermegnana e risalimmo il ver– ~antr- opposto per toglierci dalla zona del rastrellamento. Quindici ore di marcia e quinta tappa consecutiva del nostro viaggio. Arrivammo alle nove del mattino. camminando come automi. Ricordo che Umberto mi guardò come se fossi stato uno strano fenomeno. Mi disse che non a.Yevamai visto una faccia brutta come la mia. Risposi, risentito. che forse non s'era più guardato ne-Ilo specchio da un pezzo. Eravamo stanchi morti. Ma si decise çhe si sarebbe ripartiti :tlle sei del pomeriggio: nove ore di sosta potevano bastare. Pino, l'eterna eccezione. si fece la barba. Se andava bene, era l'ultima tappa, e non voleva fare brutta impressione all'arrivo. Eb– be ragione, perchè la tappa fu l'ultima davvero. Si partì alle sei del pomeriggio e si arri\'Ò a scaglioni sul mezzogiorno dell'indomani. Diciotto ore di marcia che a \'ederci do, cvamo sembrare una colonna di sonnambuli. 11 fratello di Snro s: addormentò in un tratto brutto; e andò a fare il bagno in una 11 b~alcra » abbastanza profonda. Lo tirammo fuori bagnato come un pulcino; ma se l'acqua fosse stata meno ghiacciata, m-rebbc continuato a dormire e nessuno di noi si sa– rebbe accorto che l'avevamo perso. Lui diceva che era stato un passo falso; ma i maligni giurzwano di averlo sentito russare men– tre camminava. L'itinerario che facemmo quella notte io non lo conoscevo, e penso che se oggi lo rifacessi, non riconoscerei certo i luoghi. Quando ci ripenso. i particolari mi sembrano irreali e fama– stici. A S. Giacomo di l3oves, la culla del partigianato, tro\'ammo dei ,·ecchi amici che ci fecero festa. Ci abbracciammo commossi. E forse la stanchezza mi rende,,a facile alla commozione, per– chè quella stessa notte, quando accompagnai Renato :i vedere sua moglie che aspctw,·a un bimbo, mi commossi di nuovo. Pensai che era per quel bimbo che doveva ancora nascere che noi combat– tevamo; per quella donna che da un anno e ,nezzo Yede~ 1 a ~uo ~11a– rito così. àlla sfuggita, per poche ore, adesso per pochi minu11, e
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