Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944

- 91 - cludére da queste due esperien,,e è che il sistema del piano sta– talle può funzion3Jl'e m un'economia povera ed in un'1000nomia dii guerra. E' chi 1 airo che un'economia di m'ffi'cato assurne tutto il suo valore, solo qUla!l1dO esista possibilità di scelta sul mercato, cioè in un'economia di relativa abbondanza (a:bbondanza che il sistema d'altro canto è valido a creare) ,e non incJi,rizza1laprevalentemente ad obbiettivi ,extrae.conomic; (guerra). Là dove la penuria non con– sente scelta suli mercato, non può darsi ehe fissa·zionre d'autorità dei prezzi e ,contingentamento: 1lanto vero ,che per condurre la guerra. l'attuale ,come la precedente, tutti i governi hanno dovuto ricorre:t"e al piano economico di stato e vi• ri:correranno in avve– nine. Ora un'economia di relativa abbondanZla è condizione fonda– m-enta1e per 1a rivoluzione italiana la qual1e non ts1arà se non si rie– scirà a sollevare Je plebi a,g,ricoJ,ec:!Jall'abbrutim~nto della mi~tia. E' ,perciò chiaro ,che un1economia di meriC,ato può concepirsi solam·ente in un'Europa liberata da.li.a servitù politica e dalla per– man-en'be minaccia di nuove guerre, vale a dke rin un'Europa fe– derale: se è vero che una democrazia politica non è vita.lie senza urìa democrazi1a, econom~ca è altrettanto vero l'inverso. La p:re– minenza perciò die-1 problema initernazionale si impone con logica ferrea. Se l'unità europea non sarà r,ealizzata, o non lo sarà nella libertà, ogni riforma in profondità decade al livehlo <li espediente: avme-mo cioè un'Europa <li stati nazionali, ma.gari socialisti (in cui viga :cioè il socialismo di 1stato) sempre ipiù :impoveriti e volti al– l'autarchia economcia 1e al totali!fla,rismo ,politico. Potremo vera– mente and3.!re a dorm}re. Ma in un'.Ewropa' ben dive,rsa, quella per cuj devono lavorar)e tutte le forze progressive del mondo, J;e pro– spettive di libertà politica sono strettamente connesse a quelle di una demoaraz1a economica, svilncoliata ra<:licabnente da,l rpeso dellie posizioni di privilegio ·1er-editate e dalle forze che tendono a rista~ bilirle; democrazia ieconomica ohe non può esaurir.si nell'esigenza dell'<iguaglianza ma risponde alle esigen?Je vitali dell'iniziativa e d-e1'1 'autonomia. E, si badi bene, il problema è anche squisitamente istituzio– nale: una delle ,più grav,ose tare difatti dello stato moderno è lo squilibrio fra eJ,emento ,ere>ttivo (par1amenti) ed ,elemento perma– nente (burocrazia ed esercito); in tutti gli stati l'eù.,mento per– manente non elettivo ha •aJSISuntoprievalenza sempre maggiore, man mano ·che i compiti economjci ie sociali dello stato si sono in– gigantiti; a questo <fatto, di Viasta ,po.rtata, si deve lJa., deformazione sempre più -evidente dei reginli democratici, nei quali la demo– crazia appame sempre mJeoclJo riconosci:bile e l'am,ministrazione dello stato sempl'e più sottratt>ac all'iniziativa popolame. L'elemento p<,r– manente pesa in tutti 1 gli stati, sul braccio }ungo della leva. Un equilibrio già tanto compiromesiSo, ,come potrebbe sussistere una volta che l'el,em~nto ,già ,in prevalenza acquistasse una nuova im– m-eni:~afmm., dalla g,estione statale del ,priano ,eieonomi-co? Da qualunque lato lo si guardi, il prob1ema del piano econo– TO.ico cent:rale, mi pare sempre più essere il probl-em•a veramente

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