Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944

- 89 - entro i limiti da questo imposti, ohe tutti quegli elementi si oom– binino spontaneamente, secondb la ricruiesta del mercato dì con– sumo, unico giudice qµalificato dell'iniziativa ecOll'lonrica; giudiae non disarJl1ialtlO perohè possiede, rnella facoltà di aioqu.isto o di rifiuto delle merci offerte dai produttori, il suo valiiClobraccio secolare. Quanto lontani siano gli stati moderni, anohe quelli di paesi che si dicono liberali o democratici, da questo schema, è del tutto superfluo rilleva,re· ma 01JlPunto noi conduciamo la nostra battaglia contro una struttUTa econonrica e un sistema stata1e che sono di– v,enuti la negaztone in temiini di un'economia di mencato ,e ,che, se a qualcosa assonriglianc,, ciò è 0ssai di meno alla strutltuna liberi– stica ,che non a 1quella del socialismo di stato, senza l'energia che ha distinto quest'ultimo sistema in Russia e in Germania; e non c'è sugo ia confondere nel termine stanco ed esangue cli « econo:mia capitalistica » due sistemi oosi diversi ed .opposti quale l'eoononria di mercato e ~•economia monopolistica: quest'ultima non è già la conseguenza inevitabile della prima, com'e R. vonrebbe, ma un~ degernerazione aJla quale lo stato liberale ha aperto la via contrad– dicendo lo spirito e la Taigion d'essere dJel,sistema, cioè cessando di essere stato liberale e divenendo propriamente stato di classe. De'– !l"IJerazione ,perciò volut>a e Tealizzata dalla volontà politica di ceti e categorie voltie al pr.ivilegio e consentita dai ceti esclusi (tutta– via anch'essi inclini ad accedere al privilegio) per incapacità poli– tica e ignoranza delle' ipo.5izioni in potSta. Ona il ponce la questione del ,plano di stato, vale quarnto porre tutti i _problemi della dvoluzione italianiaJ (ed ewrqpe1'), che tutti vi si rispecchiano, anzi vi sono contenuti « in nuoe i1: siamo tutti d'accordo (tutti ben s'intende nel nostro partito) che la rivoluzione per essere veramente tale e iraggiungere i suoi scopi rinnovatori e rkostruttori, dovrà debellare ed infrangere il centralismo statale, rive1a1>05iper sua stessa natum oppressivo e dispotioo; ma non è ancOTa sufficientiementle atWrofondita ~ra di noi la nozione della incompartibilità di una struttura polit:Ucademocratica oon una strut– w,,a economica ,autorita,ria quale, senza possibilità di dubbio, è un'economia pianificata. Le .riforme di struttura devono essere fra di loro coerenti: se si vuolie un'organizzazione politica democra– tica e autonomistica (tanto più se - rome noi la vogliamo - sul piano almeno eUJrOpeo) si deve volere nello stesso tempo un'org,a– nizzaz.iooe 1economioa anch'essa democratica e tale non qx,trà rna:i esser e un'economia tiotalmente, o anche solo preval,en.temente, pia– ni.fi. ,catadal centro, un'economia « del produttore» (e, nel caso, dello stato-produttore) bensì' solo un'econonria « del consumatore», nella quale, come fu osserv,ato, tutti i ,eitradini esercitano qootidia– nament,e il diritto di voto sull'inizi"1iva del pr.oduttore. mediante la schieda di 1 acquisto: vale a diire un'economia di mercato ohe ga– rantisca alla nuova società il possBsso di due strµmenti insostitui– bili di progresso, quaJi 1a ooncorrenza e la libeirtà di in.iziativ,a. Ben s'JntendJe chie nella nuova Europa, un sistema di econo– nria di .mercato non potrebl:>e rassomigliare al suo p,-e.cedente sto– rico altro che nella 1peTmanernzadel suo fecondo meccanismo ope-

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