Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944
- 86 - conflitti pohtici, con vilttarie di Jiatto, sempre suscettibili di esse,re ' rim<>sse,n questione. Ed infatti la « Storia d'Ewropa » è vrna~ dall'intenzione diel Croce di mettJe..rsi contemporameamente - e senza una distinzione ben chia·ra - dal pwnto di vàsta etico, ove l'ideale liberale p<ie<Va,,rebbe rrecessarùimentie sugli ideali comuni– stici autoritari; democratici e dal punto di vista religioso, ove pre– vale' \lidea4,ecomtln!)€'nte=nte pii) travolgente, quale eh€ esso sia. Se ciò è vero. ne segue che la, distinzione delle quattro stori,e . fondamentali (delÌ'axte, &ella filosofia, dell'ieconomia " del:l' "ti.ca ) è insufficiente, ma il rimedio non è nell'elevar.e semplicemJente una dt es~ a « iStoria tra :Le storie », sibbene nel distinguere ulteriori storie tra ]e storie, e cioè almeno anche una storia propriamente p:>1itko-60Ciale ie una storia non forse specificamente religiosa, ma certamente ideologica. E su queste, assai più che sulll'economia ,e sulla filosofia, può avere un'influenza, ancor forise limitata, ma in– vero riformatrice, l'etica - pu<chè agente a lunga scadenw,_ come educazione dei costumi. Alla Juoe di questie nuove distinzioni (sulla ctri sistemazione idealiecsi ,può e ISi deve continuare a liavo11are iJl1 sede specifica- . mente lqg:ica ed è da sperare ~ altri di noi più competenti vi la– vorino), si scorg,e meglio la ragione dell'dnsufficientle ,comprensione crociana della rivoluzione che viviamo: -questa non opera soltanto e neppure tanto nel cam.po del calcolo economico, dell'a~pirazione al dovere -compiuto, della passione del1 viero, ma Qpiera·soprartutto in quel ~a,mpo della potenza politico-<socri.alee deJ dissidio ideolo– gico reVig.ioso(tra ortodossùe -e ortodossie, e ortodoosie e eresie) che la1filosofia di Croce non aveva nettamJ€11\teidentificato ,e che l'am– biente di ·«<iasaCroce, <era(almeno fino· a poco fa) portato a sot'tlova– lu:aTe. E nelle nruove d.iistinrioriipolitico-sociali e id-eok>gico-relli– giose si ,realizza imV!è,ro, in un ce-rtosenso, quell'aooostament.o della teoria alfa praxis che nelle distinzioni tradizionald T~<:€- rim– posslbile, Come dovriemmo concludere? Dal Croce noi rivoluzionari li– beralsocialisti abbiamo ·molto impa·rato e ·molto ,abbi1amoancora da imparare. Però il Croce 1 hlai creduto (e qui la co1pa non è o almeno non è prevalentemente nostra) che noi imendessimo creaa:e col no– stro id~ale di giustizia un connubio artifidalie tra morn:J,e ed eco– nomia. co'1nubio che può aver sedotto gente troppo di lettere filo– sofiche come quella brava persQ11!a ,esirt;antetra Croc,ei1eGentile e HageJ 1e ~ant, ma. ~on. noi che l'e~pea-ienza della· rivoluzione {e delle sue 1mplacab1li <>S1genze) obbliga di continuo a verifioa,-e se è effettivamente possibile fare quel che vogliamo fare. Così i!! Crooe •tua, battagrnato oontro Ja :r~ostra -ombra, ,e 111.on ha ,ancora:rico– nosciute Le n:ostrei&enui.n~. funzioni per un v.erso politico-sociali, per un altro 1deologiehe (per usare questa <ie:nominazione in luogo di queLla rel:igiosa che, nena nostra• bocca di latci inrveterati po- trebbe, ruonare male), ' E il lettoTie ·Ci scusi se, per di,re questo, ci è 'Parso converuente prendere lo spu:nto a,J libro del « discepolo prediletto » che alla prima 1g:ran prova r:in.nega:i!lMia.estro.Sulla scorta di quel libro ci è
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