Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944

- 82 - dare virilm.€'Ili1e in faccia e analizzare gli attuali oambiame!Mi strut– turali della storia dehle genti. Certo, il Croce potrebbe s~re dire - come in eflletto dice talvolta - che un uomo non può faa,e di tutto e che i ,problemi di storia della logica ,e dell'estetica sono non meno vivi dei probliemi politiÌci sociali, ~eligiosi, economici, militari. Ma potrebbe ~ marlo Solo a condizione di rinunciare ad essere il centro form,ativo della cultura nostrana e di dire francamente 1aisuoi: mi segua chi ha preval€111tiinteressi di logica purn e di estetica _re gli altri fa": ciano quel che io non me la sento di faire, s, dedichino a, pro<blenn pur si im,portanti ai quali io non ho LI tempo nè l'inclinazione di dedicarmi. In realtà il Crocie decadrebbe dalla sua funzione di educatore di più gen<l!'a'zioni, se si adeguasse a tale ipotetica aprioristica di– visione del lavoro storico. Ma di talle decadenza nan è seriamente questione. Il Croce è aiflZÌ vieppiù indotto M occuparsi di storia po– litica recente. Se tuttavàa lo fa, ~tro limiti cl>e ci paiono troppo angusti, cercando dii riduxre a « malattie mi,rali » .quelle chre sono i1wece, in mDdo evidentie, spinose contraddizioni istituzionali della civiltà moderna, che investono 1!.a radice dell ',esistenzarnazionale, della sovranità statale, del dilritto codificato, della collaborazione e della concorrenza sociale, dello stesso conretto cristiano dell'uomo, ciò è dovuto non a tinùdiezza, non " indifferenza, ma ad un acuto senso di responsabilità che al Crooo vàene dalla « religione del– l'opero.sità > e ,per cui pare fuori luogo affrontare oggi come oggi problremi alla cUi risoluzione, attualmen1ie, ci mancano i mezzi adeguati. La situazione [l)Sicologica del Croce è per l'appunto alquanto analoga a qrwella di AntoJllio Labriola ch e, alla fin e del se,;,.olo scorso, in ,presenza del C.roce medes:imo si scheamò.va di trattare in d_ettaglio i problemi storici diel movimento ope raio marxistico che gli stavia. tanto a cUOl!'e, perchè - dice<Va- a nulla serve discor– ,rere in Itaùia di qUJeJ1 che in Italia non siamo capaci di creare. Ed! efrettivamente il Crnre <li socialismo, ad esempio, si è occupato (sia [Pllre da filosofo e non da uomo politico) finchè un movimento socialistico oa.pace di progresso esisteva in Italia, in forma manci– stica o rioormista o sindacalista rivoluzionaria .e &e n'è disinteres– sato, quando il socialismo iltaliano sfociò nel massimalismo nulli– sta, parolaio ed auto-dissolvente. Ma ecco, qu&Slt'atteggiament,o pur fatto di sev,era serietà è vi– ziato, come prova J'eisempio citato, da un residuo di sfiducia Mll~ forze di interdipendenza umana mondia!le. Non c'è ancora movi– mento operaio serio in Italia? Non siamo in grado di crearlo? Ma e se saremo aiutati dall'esempio <li qUJelche si fa al1xave? Il S<r cialismo è morto, anzi si è suicidato in Italia? Ma e se in q,ualche paese rorge un socialismo nuovo e si pi€'Ilo di forza religiosa pro– pulsiva, da provocare improvvise rigenerazioni tra di noi? P,erchè non dobbMroo ricercare sintomi di una tale possibile evoluzione e, constatabili, operare per metterci in ,grado di assimHare quelle in– :tiluenze esterne che si avvicinano?

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