Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944
-6- cea difensiva delle forw con~erviatrici di fronte aJl'asr,anzare & una demcJcrruoiamganica delle masse: m queste cond:iziO!llilo stesso problema della monaochia può diventaM secondiMio. Per intanto, in presenza d!i, t001te minaccciose forze d'involuzione, il problema del potere igov1ernativo mantiene la sua validità, e con et3SO quindi i pamiti, nella loro struttura ,e nelle loro .finalità tm.)<lizioriali. Nonost:>nte la buona volO!lltà dehla sua direzione, dàfflcoltà in– terne ostacolooo il pairtito d'az:ionle su1le vie che abbiamo segm,to. Eppure la sua ocigine e la sua stessa struttura composita indicava la nuova necessità daell'organizzazione unitaria'. Esso sem,bra ripro– durre nel suo inrtemo 1a coalizione d,ei pa,rti:ti, non però come -coa– lizio:tlle,ma come unità concreta ~ effetti'Va. Ma nei .rapporti in– terpartiti ,esso ha accettato la situazione che si era creatta senza tender.e a modiliioorla. Esso 'Si è posto come partito in mezzo a par– titi ed ha oscillato senzia una visuale chiam tra il movimento rivo– luzionarao chie supem i partiti e fa lotta politica normale che 1d impone con tutte lJe loro gelosie ed i loro machiavellismi. Il par– tito d'azi-0ne ha segnato in I~lia l'indirizzo della rivoluzione de– mo:cratica, ma: proprio nel momento in cui i comunisti sem.brano mettersi su questa via, un ma1intteso spurito di autoconservazione e di differienziazio.ne rende timi.da ed incerta una 1parte della base del partito. Del resto, come abbiamo v.isto, è la s!essa realtà poli– tica italiana .che impone la sopra,vvivenza di questi 011ganismi par– ticolari; ma il p. d',a. nO!llha fatto finora abbastanza per modifi– cairla. Se ]Ja. nostr;a -diagnosi è esatta, oggi ostacolare il movimento unitario -equival,e ad ostacoLa:re la rivoluzione democratica: ie, se ci è permesso ruu,e qualche suggeTimento al p. d'a., diremo ohe. tutta la sua portata, riv,c,luz:iO!llaria ilipenderà dalla sua ca,pa.cità di ade– rire can tutte ,le sue fOT'ze aUe organfazazioni unitarie là dove esse sono già costituite e di promuoverle là dove ,esse sono ancora as– senti. Sopratutto nelle oatmpagne. Il passa,ggio, attrav-eirso la guerrn: .insurrezionale euTopiea, dal partito unico, totalitaria al movimento unitario democratico, raJ>– presenta dunque oggi una tendenza, il cui successo è ancora in– certo perchè riman,e 1 anicor:aa.iperta l'.a!ttra alternativa, deHa lotta del partiti nel, seno di una democrazia bo~ghese. ,Ma è ,chiaro che vi è un altro pericolo. Chi ci garantisce che il mwimento urùtario non torni 1a sfiociille nel paffit.o untco, che le organizzazioni di base non peI1dano la loro autonomia per trasformarsi in organi pertfie– rici di un forite istatOI centralizzato, mosso dal centro per opera di un seilo ,partito di funzionari? Noi vediamo due correttivi ,due .re– more interne a questo pericolo. La prima ie fondJarrn.entale'consiste nell'autonomia -effettiva degli organismi di ma&sa. I partiti pos– sono promuov•erli e por.bare tutto ;1 preso dk>lle !aro forze e <leHa loro ,esperiehza di lotta nel seno degli organismi, ma nena S'ltai ef– fettiva funzionalità l'organizzazione unitaria deve dissolvere i par– titi ed 1esp.rimere differenze dal proprio seno ,in modo assoluta– mente tibero e fuori da ogni schema di tradizione. Al limite, noi vediamo in questo prooesso i•l so11giere dei partiti nuovi. L'altra
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