Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944

- 75 - sti 1a loro vdlontà, tradotta im ferreo met.odo 011ganizzativo, d,i e,s;– ser:e l •""'Pidelle masse, nel senso ,più rigoroso del!Ja parola, di nan oodeire alla '1l'Ontaneltà delle masse. I ~eraliisrti dovrebbero fare prqprio questo metodo d<lmUlliÌsta. « Ma ciò possono raggiungere salo a patto di senti11S.ianzitutto tenuti ad una disciplma verso il loro movrl.rnento politico. Adkxperano perciò J/iinftu,enza ché riescono ,a oonquisme sulle m.as 'le e sulbe !aro onganà2Zazioni, pe>r utilàz– za.rle a pro del loro movimento, ,e nion viceversa». Le taTe dei co– munisti sarrebbero jnveoe quelbe del loro ,pro~amma di oollettt– WSino ·ad oltranza, <realizzabile jpraticamente sdlo a mezzo d; stati naziO!nali dispotici e buroorati.ci. La distinzione tra: il metodo rivofuzionario dei comunisti, da :aocettarre led aissimilane 111ella sua sostanza {naturalmente i,n que– stioni ipa.Tb:icol,a,ri,, nel suo .eccesSWo ,classismo, nei suoi ec<:essivi ma.chiav,edl.ismi, Pantagruel lo criti<,a) e il programma del comu– nismo, da rifiutare e sostituizie con quelllo « f!ed~alista » a 11eSQi.ro infinitam.ente più ampio, è 1giiustifical>adaWassunzione ohe i co– munisti awebb€ro forgiato il loro metodo attraverso un 'esperi.en: za 'politica realmente vis,;uta 1einteirpretata, mentre avrebbero accet– tato aprioristicamente e dlogmaticamente il programma colletti..n– s'tico, soggia,oendo sia al .fasci.no della -tradizione ma,rxista, che al ?'SO dello \S/1lato nazionale contJelmporanieo clu,, di fatto, ·anche in– d~endentemente dai •comunisti, si sviluppa ver.510' il collettivismo autor.itat'io militaTista. ·Questa distlinzione-.glustifioazione è fomnamiente •esatta. Ma .se si esaminano meglio i termini che si sono distinti, si giunge a ooncllUSioni alquanto diverse. Il metodo comunista del partito in– te,o come ltegge ,polltica dldgente ferrea - d1 wan lunga supe– riore aUa spontaneità delle masse - è effebtivamen,te ,presente in Marx e Ì!ll LEmlÌ!Il, agli esordi della loflOI attività rivoluzionaria ed è b€ln 1forrnu!Ja4onegli scritti del 1845-48 dell'uno, del 1900-1905 del-l'altro. Ma nè Marx nè uenin ricavavano ,q1.11el I1110todo da espe– rienze rivoluzianarie del loro ~empo: queste esperienze, negli .anni in questione, emano .anco~ di là da vtemire. Il ,ffietodo ctiscendev·a dallo studio dellie grandi rivol'U.2lion.i del passato (di quella, del 1789- 93 per Marx, di questa e <l'i quella de] .1848-49 ,per Lenin), .n.eJJ.e quali i demlocratici puri ingenui •furono facilmente soppiantati da COD4ottieri più astuti. Poi, sia Mairx che Lenin Vleil.Illero a partieo1- par,e di persona a movimenti di masse rivoluzionarie. Il ,metodo in questione non •aJbilitòil primo a far figura di clir-àigentedella:. r.ivo– luzionie nel 1848-49, chè anzi rimase profieta disaemato clamamte nel deserto e neppure il secondo potè estender,e la sua influenza ,di capo, n"11.arivoluzione deil 1905-06, al di là del piccolo partito bolscevi:co, che non av,eva molto pe30 nèlla determrinazione degli eventi. Catilo, malgrado queste esperienze non favorevoli, nè Mia:rx nè Lenin rinunciarono alla loro teoria d!,l partito d'avanguardia più o meno dittatoTiale ed ,a-.,evano ragione di non rinunciawi, chè in -es.so , gùroe un fomlo di verità. Ma, senza dirllc,, si "1esero conto che quella teoria è adeguata solo a oerlie situazioni e non già a tuttte le .aituazioni. E qu,a.ndo, dopo il 1860, il mK>VimJento democra-

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