Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.2-3 lug-ott 1944
-- 112 - in un sistema di cooperrativ,e che consentisse aJ.le piccole aziende cli conseguire gli stessi vantaggi dellie grandi aziende, per quanto riguarda l'acqu:isto diei concimi, delle sementi e degli strumenti agricoli l'uso delle macchine, l'organizzazione delle vendite; 2) ~struire, a ,carico del bilancio dello Stato, le sfirad<e,gli ac– quedotti, le case coloniche, per ~end<>re,adatto l'ambiente ,fisico allo sviluppo della cond1z1one .clelle te= m pICcole propneta col– tivatrici; 3) facilitare il credito per le nooessarie trasformazioni fondia– rie e 1per i miglioramenti agrari; 4) r-iformro-e il dirjtto di suooessione, il diritto delle obbliga– zioni ,e l'ordinamento 1Jr1bu1Jario per ostaeoJ.are tanto la p!>lvierizza– zione del la proprietà terriera quanto la rioo.struzione della pro. prietà terriera capitalistica troppo grande. ll. - La, picco/ai pnoprietà autonioma colti.vatrice,. Molte sono le ragioni ,per le quali riteniiamo che la piccola proprietà autc,noma coltivatrice debba essere l'obbiettivo princi– paJ,e anche della ;riforma agraria italiiana. Solo la proprietà della rterr,a risponde ipienamente ,al.Leaspilra– zioni dei nostri contadini. Il contadino italiano vuole aver.e la sua terra, vuo1e senhrsi re dlel suo piccolo d0mi.nio; vuole lavorare. e risparanial"e colla prospettiva ~i ritrovare poi 1ui, e la sua fami– glia, nell'aumento della pmduttività del fondo, il compenso ai suoi sa:crifid; vuole avene 1a s~cuiiezza che suo figlio, e non altri. rac– coglierà i frutti dell' albe.ro che pianua. Sarebbe ben tPOCO soddi– sliatto ,se ,gli venisse data la terra in partecipazione collettiva, e sa– rebl:1e assolutamente o.stile ad ogni politica tendente a trasfor– marlo in un impieg,a,to dello stato, coltivatore della terra. La piccola proprietà coltivatrice può, tn qualche modo, soppe– rire alla deficienza di capitali disponibili nel nostro pa>ese, con l'aumento di lavoro. Le più meravigliose trasformaz:iiooù,anche di ca,rattere fondiaxio, .sono state compiute. così in quasi tubte le r~ gioni italiane: con un aumento dieJloaforzo1 umano al posto dello sforzo della macehina e degli animali; col pro}ungamento della giornata di lavoro dai primi lucori dl>JJl'alba a,lle tenebre della notte. « La r.i!Costituzionedei viigneti d.i:strurtti ,dalla fìl~o~ra fu dovuta pr:ecipuamente1, fin nelle Pugll€, ai piccoli proprietari col– tivatori, inclusi quelli di nuova formazione; altrettanto dicasi delle soleggiate ,pendici ~ila Costa Az~urra trasformate da oliveti in stupende aiuole cli ro&ee garofani, o del già P3"'lldooo piano di Al– benga mutato in un m•eravigtiv" orto l.()lienodi serrie fredde o « calde » dove -crescorno precoci legumi ed ortag.gi primarticcio fiori, ricercatissimi per l',esportazione. Co1c,i. 1a trasformazione dei semi– nativi cli Casdna (Pisa) im fertilissimi orti irrigui. Op.pure sempre Jn To.sc311la, attorno a Monte Amiata » (22). La pie-cola- proprletà coltivatrice è la forma di mganizzazione (22) Pag. 2'.-32 dell'oP. cit. del Lorenzoni.
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