Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

zicnal~) non entrerà fin d'ora nel suo spirito agendo come ideale e come organizzazione. Il fatto che teorie d'apparenza totalitaria abbiano dato talvolta risultati llberau non implica che si debba in esse com balttere la parte morta e reazionaria. Il bisogno di essere 1,,re::enti con Le nostre forze, sul nostro pi•ano., anche se la nostra vocazk,ne è solo di pubblicisti, è più forte di quel che Cobetti lo pensasse in principio. Eccoci apparentemente piuttosto !ontano dal nostro originario rilievo della uniLateralità rivoluzionaria di Gobet~1. La maggior parte dei problemi •cui abbiamo accennato (totalitarismo, disoccu– pazione, tecnocrazia, burocratizzazione l:J:ello Stato) sono divenuti attuali dopo la morte di lui e non si saprebbe fargli colpa di averll ignorati. Ma occorreva qui accennare, qui in uno scr!i:'•) dettato dai biscgni attuali, a quel punto della sua dottrina in cui ncn si trova l'appicco con i problemi del nostro tempo. Nella letteratura giova– nil,e di Carlo Rosselli (pure teoricamente /tanto meno esperto di Go– betti) l1a carità appresa in tempo di guerra v-erso i contadini, il senso nazionale ereditato con le tradizioni di famiglia del risorgi– mEµlto Ed una passione originale di ricerca economica generarono assai più chiaramente quel problema che è diventato problema del tempo nostro: la distruzione dei g-ermi totalitari del socialismo, l'inserzione delresigenza liberale nel mare dei problemi della gran– de industria e d-elle aspira~oni delle grandi masse: la creazione teorica del liberalsocialismo. Un liberalsocial 1 ,.stta di G. L.

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