Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

- 83 - lismo • posta da Gobetti non valeva più per il mondo moderna, ov~ il p-ericolo fonda.mentale inon è più il compromesso, ma il « to– talitarismo •. Il rom promesso, nel significato deteriore della pa– rola, come l'adopera Gobetti è un sintomo cli debolezza e di jncoe– renza, l'incapacità che hanno un partito, un uomo, un'idea a inci– dere attivamente nella realtà - e quest.o compromesso è de, tempi in cui 'gli ideali si rielaborano, in cw alle istituziom manca l'afflato dello spirito che lo fondò. Ma nel ventenmo pootgobettiano, nel pericx:lo tra Le due guer:re mondiali, mentre il compromesso è con• tinuato da parte di stracche istituzioni liberali, il tentativo di su– perare questa fiacchezm con a,ffermazioni integrali è finito dap– pertutto con il lotaHtarismo. L'affermazione pura, diretta, fino alla rivoluzione i:ttransi– gente, di un'id-ea non basta a costituire lla, libertà, come pareva al gentiliano Qobetti. Nè basta che a quest'idea si as.socino alcune .: istituzioni liberali :> assolute, affermate da m.inoria.nzeattive con– tro lo Stato. Occorre un rapporto orgalrico tra quella idea e quella libertà. Poteva Gobetti, con una scrollata cli spalle, rigettare, c~– me pura sovrastruttura, la parte totalitaria, millenaria del do_gma marxista e affissarsi alle nuove classi, ricche di promesse libera!i, che sorgono a costituire il nuovo Stato e il nuovo ordine. Sta di fatto che la coscienza liberale era in quelle classi limitata allora ad alcuni problemi (fondamentali certamente) della vita operaia. dell'intransigenza verso il vecchio Stato di polizia, ma aveva i suoi lim,iti non solo nella scarsa visione di alcuni problemi nazionali (eome quello indicato da L. G'uliani), bensì anche nei miti totali– tari del milleruùo socialista, utilissimi a preparare la stessa sotto– missione di quelle esigenze liberali a uno stato fondato sulla tee– Irica diretta dall'alto e liberatrke di questi suoi bisogni immediati. L'interpretazione liberale dei moti del marxismo di Gobetti trovava un paragone molto suggestivo nei miti della riforma pro– ta.tante. Anche allora sembrava, dal servo arbitrio. dal totale ina– bissarsi della personalità dell'uomo dinanzi alla divinità erano sor– te Je com.unità libere e liberatrici, la libertà dell'Europa mode!'na. Questa identificazione del marxismo.-liberalisrno attraverso la «rivoluzione» impedì a Gobetti di cogliere lo stesso problema at– torno al quale primq,..volgeva lo sguardo acuto: il rapporto tra e– sigenza liberale e tecnica moderna, il punto della libertà e dell'il– libertà dei' movimenti socialisti, che pure ,egli aveva visto con pro– fondità non poter consistere semplicemente nell'attenuarsi del so– cialismo, nel suo sfumare e farsi parlamentare, accettando -prote– ziom statali a favore di detenninati gruppi. Il suo rifiuto del ri– formismo non era solo 11rifiuto politico di un metodo di compro– messi ormai invecchiato: era, da una parte. il rifiuto della storla che abbiamo segnalato, e dall'altra il girare attorno ad un grande problema della storia moderna, i rapporti tra produzione di massa e regolamenti dall'alto, statali e burocratici, fossero essi posti den– tro O fuori dell'officina. La spinta liberale delle masse che tendono a sost;itwrsi al capitalista, a farsi imprenditrici (spinta che sembra-

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