Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

- so - aborti morali>}) ma crisi morale de1l'Italia, possibile a risolversi soltanto attnaverso un processo profondo di rinnovamento. Nel– !'agosto del '24 comprese e scrisse che la battaglia, mal.e impo– stata, era dalle opposizioni perduta e p:r:evide che nell'inverno Mussolini avrebbe avuta La, situazione in mano, e che alle mino– ranze _ « moderne» del paese si riapriva solo un lungo caro.mino di er:esia, di intransi,genza, cli vita sotterranea. Non sono però neppure questi i valori gobettiani che ci inte– res~ano oggi. Oggi ci jnter.essa la sua intuizione fondam·entale po– litica, quella che forma il nucleo di « Rivoluzione liberale>> e che consiste nell'identificazione della crisi rivoluzionaria diel '19 con uno sforzo verso la creazione di istituzioni liberali degne di un paese moderno, quali non erano le istituioni ereditate dal Risor– gimento. Qu,este ultime, creazione in parte fortuita di una mino– ran2Ja geniale, ,e del genio in cui questa S'incarna, l'antiretorico e pro5aico Cavour, erano fallite poi nel compromesso democratico e riformista, nella mancanm di vigorosi nuclei che vigorosamente lottassero per far trionfar.e una visione moderna del m.ondo, nella protezionistica richi-esta di favori al governo. Due sembravano ia Gobetti le forze ormai fuçri da questo giuooo di politica corruttrice, i partiti politici moderni ohe la prJ,. porzionale aveva remancipato dalla tutela governativa e che al parlamento si oppon,evano alle viecchie combjnazioni tra uomo e uomo tSulla ba3e di « compensi >> e, sopra tutto, Le masse eduoate fl.lla lotta di cla.LSse intransigente della gr:ande iridustria moderna, gli operai della Fiat che lot1Javano per avere in mano, con la di– rPzione dell'industria, il proprio destino. Go'betti, che iece- a volte politicamente figura di comunista, -era nell'ideologia profonda– mente antisocialista; del moto dei consiig,li di fabbrica esaltava quel suJ porsi come minoranza energica, non a domandare favori allo St; :i.to, ma contro di esso, ,cellula vi"V8J dij una nuova società che Gobetti pensava libera, sottoposta alle ~rree leggi del\ 'oo:momia di produzione, ascetica, libera inlfine dalla « •retorica ,> € cioè dal– r~C'c-essodi uma.rrismo letterario e accademico che adugg1 le ener- gie. L'intuizione di Gobetti, che ci fosse una spinta liberale nel moto rivoluzionario il quale cuUllinò con l'occuj:>azione delle fab– briche, era giusta; e giusta era pure la sua intuizione che questo fosse uno dei punti fondamentali della problemia.tica sociali.~ ita– liana. Non perchè il moto degli operai sia di per sè tutto, neppure nel complesso equilibrio delle economie cittadine settentrionali; il sottile equilibrio ,degli scambi e dei mercati non si domina attrn.– verso la so:cial'izzazione della igrande industria ma questo moto, se cosciente dei suoi limiti, se deliberato a da'I"Siistituzioni liberali e a dìr3itngueni dallo stato (del quale pure deve porre i pr01blemi della trasformazione) può essere la forza di polarizzazione di altr,e clarssi e -ceti liberi, l'inizio di una distribuzione nuova ed emanci– pazione di forze in tutti i gradii della società. Perchè però quesba intuizione di Gobetti restò allo stato di

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