Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944
- 57 un sistema misto con un settore collettivo e uno individualista.. Dunque i socialisti, che non vogliono essere altro che la parte più evoluta di quel « nucleo omogeneo », di quella « forza propul– siva », di quella classe portatrice della puova cviiltà, devono pen– sare solo alla realizzazione di quella precisa volontà d;,l proleta– riato. Se ci sono in .questa faccenda dei ritardatari sono oggi pro– prio e solo i socialisti classisti. Si rendono conto che la base clas– sista è assolutamente insufficiente a convogliane forze sufficienti per rinnovare la società, sanno che tutta l'esperienza di questo sec-010 ed in particolare quella attuale, ha fornit-0 prove e contro– prove della inadeguatezza dell'impostazione classista, si affan– nano ad e5cogitare i più talm.udici ragionamenti per ricoinpren– den: nelle loro formule politiche anche altre forme sociali ,e tut– tavia non riescono mai a lib~rarsi dagli schemi di cui sono pri– gionieri. Dov'è « il » proletariato? sempre e dappertutto ci sono solo determinati gruppi di operai socialisti, accanto ai quali stanno socialisti non operai, mentre altri gruppi operai insieme ad altri non operai m.ilitano in altri .campi. Dove mai « il » proletariato ha espresso il suo desiderio di veder realizzato il socialismo colletti– vista? Sempre e dovunque gli elaboratori e i primi propagandisti di questa, come di qualsiasi altra idea, sono stati degli intellet– tuali. Perchè mai il proletariato dovrebbe avere uno speciale in– teresse a cessane di essere una classe sfruttata nel sistema capi– talistico per diventare un servo dell'officina, come Gccadrcbbe ne– ces5ariamente in un sistema di collettivismo integrale? I limiti classisti del socialismo sono staìi nel passato una forza in quanto hanno favorito la formazione di un movimento di massa che ha imposto una serie di trasformazioni parziali a favore delle classi lavoratrid. Ma da un pezzo sj sono convertiti in un ostacolo per– chè non permettevano di sviluppare la lotta per la causa della ci– viltà. Non ti fa pen:.:a,r proprio nu11a il fatto che socialisti e comu– nisti debbono tener oggi ripiegato e celato il loro programma e combattere sic et simpliciter per la causa democratica? Questo accadde solo per il socialismo «continentale», mentre quello in– glese (tanto meno classista) bene o m.ale tende ad imporre fin d'ora una serie di riforme per il dopoguerra. L'idea che del socialismo hanno i continentali è infatti molto settaria, poco universalmente umana, e non riesce ad inserirsi naturalmente nella lotta per la demoerazia, mentre quella che ne hanno gli inglesi ci riesce. (A scanso di equivoci ti avviso che parlo dell'orientamento g,enerale del socialismo anglosassone, e che ho molte e molte cose da cri– ticare in esso). Se del socialismo si vuol dare una fdrmulazione che tenga conto veramente delle esperienze fatte, mi pare che questo com– pito spetta anzitutt-0 a intellettuali - com;, te - i quali non deb– bono trincerarsi dietrb professioni di fede del genere di « mi ri– confermo più che mai collettivista », « mi confermo più che mai classista», ecc. In tal modo si prepara solamente un ennesimo fal– limento del movimento socialista. Quando vi sento parlare di so-
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