Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

Non solo, ma .gLi operai critic~-rono apertamente la presenza di Raveda e di Buozzi a fianco di Piccardi ed ascoltarono molto malvolentieri gli inviti alla calma fatti dai cinque partiti. -Ciò si– gnifica che anche nella massa si erà 'fatta chiara la neces.sità di un cambiamento politico: i problemi locali delle officine venivano ad estendèrsi ad un problema nazionale i cui ,termini - paoe, distI'u– zi,one del fascismo, espropriazione della borghesia - si pre5enta– vano chiarissimi e ben determinati agli occhi degli operai. Ma cosa significa nelle menti dell'operaio l'abbattimen\o del fascismo e della borghesia? Il senso di queste ,richieste è molto chiaro: per l'operaio il fascismo e la borghesia sono necessaria– mente connessi o megHo il primo è fl prodotto degli interessi di classe del se-condo. Distruggere il fascismo e lasciare sussistere i I\ privilegi della borghesia industriale e agricola sarebbe un contro– senso. La conseguenza è ·chiara ed inevitabile nella men.t.e dell'o– peraio: dittatura del proletariato. Ciò spiega anche l'estremismo della massa operaia. Il fatto che l'operaio sia generalmente comunista non deve stupire: il ri– fomnismo è fallito nel 1922 ed ha lasciato il potere al !fascismo, mentre il comunismo portava le masse al potere in Russia. D'al– tra parte l'operaio di,ffida di tutti gli altri partiti (che ai suoi oc– chi sono « borghesi )) , cllifida del parlamentarismo, in oui sa che la borghesia ha sempre la possibilità di vincere e considera quindi ]a rivoluzione annata come l'unica soluzione. Questi principi sono solidamente radicati nell'operaio, cosic– çhè nell'agosto del 1943 persino il collaborazionismo del partito comunista con gli' altri partiti fu -considerato di malocchio. Da ciò appare chiaa-o come nelle comm!.ssioni di fabbrica dell'agosto 1943 fosse in gernne qualcosa di più che Ùn centro di riv,endicazioni sindacali e di agitazione locale. Esse rappresenta– vano l'avanguardia della ma.s.sa operaia, lo strumento mediante il quale il lavoratore faceva sentire la sua voce nel mondo poli– ti-ca re intorno al quale le masse venivano ad OO'ganizzarsi. E quanto grande fosse l'importanza delle commissi<>ni è di– mostrato dell'inlfelice tentativo del fascismo repubblicano di tra– sfornnarle in ongani di penetrazione fascista nelle mas.se . Il ten– tativo, date le premesse sulle quali le commissioni erano state famnate, era destinato a fallire, tanto è vero che il recente scio• però di marzo ha costretto il partito fascista repubblicano a scon– fessare anche quelle poche commissionj che avevano continuato a vivere una vita legale. Ormai la vecchia com.missione cli fabbrica è diventata uno strumento di lotta clandestina che, proprio per il suo ca.-attere di illegalità, sta perfezionando e irrobustendo la sua natura politica. In questo momento indubbiamente le commissioni clande– stine sono sotto il controllo del partito ·comunista italiano; molti, animati da un'in:fielice e inrveterata antipatia per tutto ciò che porta l'atbri~uto « comunista » 1 deprecano questo fenomeno. Ma non si rendono conto che gli operai erano comunisti (.di tendenze

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