Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

- 27 - z; ron l'aiuto di questa, han fatto fallimento; i moti che hann2 o– sato romperla con lo stato tradizionale ed eclliicM1eal suo posto un nuovo regime, si sono affermati. Basti pensare a1la democrazia rHormista italiana (da Nitti e Bonomi s?no ai socialisti), alla social– democrazia tedesca, ai vari oortelH deltle sinistre in Franci~ ma anche ai moti autoritari di questo paese tipo Laval e Déat (para– lizzati a priori dalla resistenza dellt'apparato statale a cambia.– menti di sostanza), alla Repubblica di Azana in Spagna, ai nume– cosi movimenti faS<:;stoidi della Jugoola,via, dell'Ungheria. della Romanja ,e, al po1 1 o opposto, 'Perfino alle quasi idilliache democra,_ .zie sociali della Cecoslovacchia, del Belgio, dell'Olanda (che al mo– mento critico sono state paralizzate da uno stato troppo moderato e benpensante per poter osare!), basti pensare a quelli che ebbe- ro in comune tutti questi moti e regimi, così diversi tra di loro per idealità sociali, e doè aMa loro paura di un sovvertimento dello stato, alla loro in-Datpacità di imporre le riforme desiderate coi pro– pri m-~zzì 1 senza dover implorare l'airuto di una burocrazia mi_li– iare ed amministrativa che quelle ri.forme non comprendeva e n9-n amava. Si sco"ge agevolmente che lì era la pia,ga e anche retro– spett1vamenbe conviene mettere il dito suNa piaga. Tanto più che, per convèrso, han dato prova di straordinaria vitalità i movimenti che hanno osato sostituire le loro forze a quelle dello stato tradi– -zionale. Tra il bolscevismo russo e l'anarco-sindacalismo spagnolo, tra il nazismo gernnanico e il comunismo francese, tra il Com.une socialista industrial-e di Vienna ·e il comunismo contadino baLca– tnico, Je differeniie sono enormi, senza dire che iJI ·nazismo è di _per sè stes~o l'anta~onista mortale di tutti gli altri regimi rivo- 1uzionatj citati. P€rò uno dei principal~ segneti della loro forza è comune: la creazione di uno strumento straoridinario (squadre di assalto, comitati rivoluzionari, cellu~e e commissari di partito, so– viet, ecc.) pa<ticolarmente atto a tradurre in prptica il programma . immediato del movimento, rompendo con gli indugi della legisla- ' zione e dell'anuninistrazione ordinarie e mobilitando direttamente· centinaia di migliaia o anche milioni di uomini nel corso d-i tal~ pratica attuazione dei provvedimenti rivoluzionari. E se, natural– mente, non si è addivenuti, con qt11este rivoluzioni, all'abolizione dell'esercito e de1la burocrazia, si sono ~invece trasfomnati -e l'-e– serc.ito e la bur-ocrazia e si è ottenuta la loro subordinazione alla poHtica rivoluz,ionaria. Queste .constatazion\ ~ ohe hanno da servire come punto di partenza al nostro stuàio, non significano peraltro alcun atto di accusa all'esercito e alla burocrazia formati daj precedenti r.egirni conservatori-Iii.beral~. L'antimilitarismo da un lato, il li'beralismo estriemo dall'altro sono ormai frutti fuori stagione. Si tratta ve– .ramente. dli mere constatazioni di fatto. Per l'esercito e la buro– crazia tratdiz.;ona1i l'esser estranei alle .riforme poHtiche ed eco– nomiche non era un difetto, ma una forza, in un certo sens.o era la loro ragion d'essere. La ltoro apoliticità, il loro conservatorismo, .sottraeva i problemi della difesa del paese e le funz.ioni essen-

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