Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

- Ul - pertà ohe si organizzeranno quelle forze che cosciamente debb'"ono battersi per quell'obbiettivo pohtico ben preciso e ben difficile da raggiungersi che si chiama Ubertà. Insomma la stampa clande– stina in que:;to periodo di lotta è stata troppo poco oolitica, non ha saputo abbastanza emergere dall'uniformità che, è vero, era Ja sua prima condizione di vita, non ha saputo dare sempre va– lore politico e non soltanto e1oico, combattentistico o patriottico alla bassaglia odierna. Esempio tipico sono stati a questo propo– sito, i giornali partigiani, Il Combatten~e, Il Garibald"no, La Tra– dotta de! Partigiano (strano titolo che, se ha qualche senso, vor– rebbe evidentemente indicare le gambe), L'Informatore biellese, Il Pa,tigiano alpino, che troppo spesso si sono limitati ai bollet– tini delle battaglie, ai consigli tecnici, all'esaltazione generica del– l'eroismo partigiano, ma che troppo raramente ancor:a si sono aperti a far vedere chiaramentE· il valore politico della guerra par– tigiana, a cercare di legare qurst'uliima con 1a realtà contadina ~ valligiana in mezzo. alla quale essa si svolge, a discutere i pro– blemi della democrazia interna delle bande, a suscitare gli or– gani di controllo e di governo dei villaggi influenzati o dominati dall'esercito di liberazione. La • diffidenza contro i politici » che è un fatto reale, su cui tentan') di speculare i fascisti oggi e su cui conterano domani naturalmente le forze reazionarie di tutti i co– lori, è un problema che va affrontato di petto, è un sintomo im– aportante di una fusione non ancora completa tra l'antifascismo e le forze vive del paese. Non basta certamente nascondere questa immaturità sotto la bandiera tricolore dell'unità. I giornali par– tigiani saranno e sono un sintomo importante ed interessantissi– mo della forza e dello sviluppo dei sentimenti combattentistici e della Capacità delle forze politiche nuove a dare al senso di ri– ~;olta dei soldati traditi e sbandati una nuova organizzazione, una nuova anima che di rivoltosi ne faccia dei rivoluzionari moderni. I nostri partigiani debbono trovare nei giornali loro una delle tante vie che oggi portano l'uomo apolitico italiano àlla coscienza della propria funzione nella p1opria società. Troppo spesso si è ri– sposto alla diffidenza di fronte alla politica con il mascherarsi con parole generiche o addirittura si è rinunciato a pensare in ter– mini che non siano di guerra e di forza. La stampa troppo poco politica è ancora un sintomo di questo atteggiamento generale. Eppure esso non è che un ripiego. Di politica non si fa a meno, sopratutto in tempi di rivoluzione. Bisogna che la stampa clan– destina. esca sempre più dal generico, riprenda i problemi fonda– mentali, non solo politici, ma sociali, militari, -economici, europei li dibatta e li presenti, nella loro naturale sem.plicità, ma senza !a!Si pudori. L'elementarità della lotta di oggi non deve essere più una ragione che impedisca il sorgere della politica di domani. Per chi abbia seguito L'Ital'a Libera, nella sua edizione cen– trale o nelle sue varie edizioni regionali, per chi abbia letto l'A– vanti ! o Il Grido di Spa ·taco queste osservazioni potranno parere strane. Le discus5ioni sul Comitato di Liberazione Nazionale, sul– l'ordine del g;omo del 16 ottobre, sulla monarchia, ecc., non sono

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