Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944
- 107 - concetto fondamentale, sul quale gli studi economici dell'ultimo cinquantennio sulle crisi periodiche hanno sufficientemente ri-. chiamato l'aittenz.ione. La scienza delle finanze insegna come si può colpire la proprietà, la quale è appunto, come scriveva il Marx, un'1mmane congerie di m'€rci. Ne ,consegue che se lo Stato propone di addivenhìe al frazionamento e alla elimjnazione delle gros5e fortune non deve limitarsi ad accertarne il valore, esigen– done il pagamento in moneta, ma deve mettersi in grado di ge– stire patrimoni per collocarli sul mercato quando queS'to offre con– dizioni convenienti, con la creazione di un demanio collettivo, del quale in Italia abbiamo avuto già esempi che hanno funzionato con un' c,erto successo. · Ciò che invece è urgente r,ealizzare nello stato moderno, per effetto delle esigenze alle quali più sopra ho potuto accennare, è un controllo della disposizione del risparmio cli nuova formazione, per il quale rorganizza"l.ione attuale non è abbastanza ,efficiente. L"i,.stituzione che dovrebbe assolvere a questo controllo è la banca, la quale neirultimo isec.olo ha potuto esercitare una gran– diosa attività prom.otrice, trasformando in capitali risors-e collet– tive da essa mobilizzate attra\·erso· alla trasformazione della cir– colazione monetaria_ Esaurendosi la portata di questo volano ab– biamo visto formarsi la teoria del credito a bneve termine, che non ha altro significato che questo: che la banca deve tener conto della natura delle disponibilità da essere impiegate. Ma siamo giunH al punto in cui si è visto che questo non è più soltanto problema di azienda, ma problema di me--ca.Jto, al quale la ban-oo deve prepararsi, imparando a controllare non sol– tanto la circolazione monetaria ,e la distribuzione del credito, ma anche la distribuzione <Jei capitali. Naturalmente, compiti di questa portata dovranno' richiedere ·trasformazioni profonde nella attuale organizzazione bancaria, sulle quali pure richiamiamo l'attenzione degli studiosi. Aggiun– gerò soltanto che il fine cui dovrà ispirarsi qu-esta organizzazione è il seguente. saper dare il credito, nen ai più ricchi, ma ai ·più .ca– paci, a coloro che sono fo grado di produrre a costo minimo. Naturalmente anche per questo non sarà sufficiente sapienza di organizzazione, ma si richiederà preparazione negli uomini, senso di re~ponsabilità, dirittura di carattere. Fare credito ai ricchi è facile e più sicuro e io non saprei escludere che una delle cause non ultime della cattiva distribu– zione d2lla ricchezza risi,eda, più che nella disonestà, nella pigri– zia mentale dei banchieri ,e nel loro scaTSOsenso di responsabilità, attenuato dalla formazione de-Ile grandi banche, che ha affievo– lito l'inf-luenza del banchiere di razza. E per ora faccio punto. I miei lett~.ri avranno compreso che quanto siamo venuti co,nsiderando finora non fa parte di_un pro– _gramma, ma è il 1ien.tativo di fissare le direttrìc.i, sulle quali l'or– ganizzazione economica moderna va evolvendosi. -La .persuasione che sta al fondo della mia fede è però che
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